Capitolo 54


Quella notte feci fatica ad addormentarmi, Simona aveva nuovamente dimostrato che, messa davanti all'evidenza, tutto l'amore che dichiarava nei miei confronti era poca cosa, non che mi dispiacesse intendiamoci, non l'amavo, però fidarmi di lei e di quello che diceva era impossibile, forse avrei dovuto convincerla a seguire Paolo, troncare definitivamente un rapporto che ero ben consapevole non sarebbe durato, le ero grato per tutto quello che aveva fatto per me nel momento del bisogno, però avevo l’impressione di essermi cacciato in un guaio più grande permettendole di avvicinarsi nuovamente in questo modo.
La mattina seguente mi svegliarono le voci di Paolo e Simona, stavano discutendo animatamente in cucina, mi alzai barcollante e restai in corridoio ad origliare, brutta cosa ma volevo capire di cosa stessero parlando, Simona era particolarmente agitata:
- "Paolo come te lo devo ripetere? Tu non puoi obbligarmi a venire giù con te, sto bene con lui, per me il discorso è chiuso!”;
- "Simona, ascoltami ti prego, sei andata oltre tutto quello che posso accettare, non voglio obbligarti a fare niente però così non si può andare avanti, sei mia moglie in fin dei conti, vivi con lui e la cosa l’ho accettata, non vuoi più nemmeno che sia presente in certi momenti, spiegami cosa ci guadagno in tutto questo? Adesso devo andarmene via per chissà quanto tempo e tu mi giri le spalle dicendomi buon viaggio? Capisci che hai superato tutti i limiti?”;
- "Lo so che non era previsto Paolo, capisco il tuo punto di vista ma le cose stanno così, prendere o lasciare, vuoi che la facciamo finita? Vuoi che faccia una scelta? Va bene, scelgo lui! Sai che ti posso portare via un sacco di soldi vero? Possiamo andare avanti una vita con quello che mi dovresti se divorziamo, non mi fa paura restare senza soldi.”.
Ci fu un lungo silenzio, non sapevo cosa fare, la situazione stava precipitando e non avevo la minima idea di come poter intervenire, poi ad un tratto Simona disse:
- "Paolo che cazzo fai? Piangi?”;
- "Simona sono disperato, ti amo, non voglio perderti, sei la mia vita…”;
- "Vieni qui testone…”.
Li lasciai soli, non potevo intromettermi, mi stavo allontanando per tornare in camera, facendo finta di non aver sentito nulla, quando Simona tornò a parlargli:
- "Devi solo accettare questa nuova fase del nostro rapporto Paolo, siamo troppo legati io e te, anche economicamente, non possiamo fare a meno uno dell’altra, poi non hai detto che ti ecciti un casino quando ti racconto tutto quello che facciamo insieme io e Gianluca?”;
- "Si tesoro, mi eccita tantissimo, forse più che vedervi…”;
- "Allora dammi ascolto, tu vai giù e ti sistemi, prometto che verrò a trovarti spesso, magari verrà anche Gianluca con me, troveremo il nostro equilibrio tesoro, ti telefonerò spesso e ti racconterò tutto, ogni piccolo particolare, vedrai che andrà tutto bene…”;
- "Hai ragione Simona, faremo come dici te…”.
Stavolta tornai a letto, ero sicuro che non mi avessero sentito, pochi minuti dopo arrivò in camera Simona, aveva gli occhi lucidi, feci finta di niente e dissi:
- "Buongiorno, hai gli occhi rossi, tutto bene?”.
Fu sincera, mi raccontò della discussione che aveva avuto con il marito, non nascose nulla, compreso il fatto che le sarebbe piaciuto andare ogni tanto a trovarlo.
- "Simona, te lo dico sinceramente, di andare giù a trovare Paolo proprio non ne ho la minima intenzione, se vuoi ci puoi andare da sola quando ti pare…”;
- "Tranquillo, una volta sistemato ci andrò, ho voglia di te adesso…”.
Mi baciò con passione e poco dopo eravamo a “69” a darsi piacere a vicenda, scopammo a lungo ed infine andammo a farci la doccia insieme. Passammo la giornata con Sabrina e Marco, Paolo era tornato a casa appena dopo pranzo.
Lunedì mattina il direttore mi preavvisò che avrei avuto una nuova collega, sarebbe arrivata nel pomeriggio e sarebbe stata la mia principale collaboratrice, ormai avevo un ruolo importante nell’agenzia, avevo bisogno di una persona che mi seguisse ed aiutasse nella gestione di tutti gli impegni, ne avevamo parlato in diverse occasioni ma ritenevo fosse superfluo, aveva insistito e durante la mia convalescenza aveva fatto parecchi colloqui, scegliendo quella che aveva ritenuto la migliore, scherzando gli chiesi:
- "Vabbè, tanto ormai hai deciso, hai almeno scelto una bella ragazza?”;
- "Sei un porco, poi scusa, hai già una ragazza che sembra una modella e non ti basta? Lasciane almeno qualcuna per gli altri! Comunque ti è andata pure bene, è molto bella ma soprattutto preparata, viene da un nostro competitor, ho preso due piccioni con una fava assumendola, voleva cambiare aria, sono sicuro che formerete una bella squadra voi due.”;
- "Speriamo…”.
La mattinata passò regolarmente e dopo pranzo, verso le 14,30, feci la conoscenza con la mia nuova collega, Monica, una ragazza della mia età, molto carina devo dire, non ai livelli di Simona, ma di quelle che al primo sguardo ti fanno sangue; alta 1,65 circa, non magrissima, diciamo formosetta, capelli lunghissimi neri e due occhi azzurri che sembravano fanali nella notte, un seno abbondante, sedere ben definito ed un viso molto sexy, carina ma non esattamente il mio genere diciamo, nonostante questo ne restai immediatamente molto affascinato. Ci presentò e cominciammo a discutere di come avremmo dovuto collaborare, durante il discorso del direttore ci scambiammo diverse occhiate reciproche cariche di sensualità, notai subito che non le ero rimasto indifferente, indossava un paio di occhiali neri che la rendevano particolarmente sensuale, inoltre aveva un sorriso malizioso che mi mandava in pappa il cervello. La sua peculiarità era lo sguardo, mi guardava in un modo assolutamente penetrante, inoltre accavallava in continuazione le gambe, mostrandomi quanto fossero belle e levigate, insomma mi fece letteralmente impazzire l’ormone quella ragazza, non era una pivella, sapeva come sedurre.
Al termine del colloquio il direttore mi incaricò di farle vedere il suo ufficio, era a fianco al mio e comunicante, nei giorni precedenti il collega che lo occupava si era trasferito, quindi le era stato assegnato quello. Dopo averle fatto vedere la sua postazione di lavoro andammo a prendere della cancelleria che le serviva (cartelline, penne ed accessori vari), la tenevamo al piano di sotto, dove c’era anche l’archivio, cominciammo a girare per gli scaffali alla ricerca del materiale che le necessitava, ma cominciammo immediatamente a scambiarci battutine.
- "Allora, dimmi un po’, visto che dobbiamo lavorare insieme dobbiamo cominciare a conoscerci meglio, non trovi? Hai una ragazza per caso?”;
- "Si, convivo con una ragazza da qualche mese…”;
- "Urca roba seria allora…”;
- "Diciamo che la storia è un po’ complicata ma importante, e tu?”;
- "Ho un ragazzo da due anni, roba seria insomma, però vivo sola, non ci siamo ancora decisi a fare un passo in avanti, forse perché entrambi siamo spiriti liberi.”;
- "Spiriti liberi e state insieme da due anni? Curiosa come cosa…”;
- " Spiriti liberi perché entrambi se vediamo qualcuno che ci piace non ci facciamo problemi, non so se mi spiego?”;
- "Capito…”.
Seguirono alcuni momenti di silenzio durante i quali ci scambiammo sguardi carichi di eccitazione, mi piaceva quella ragazza, ogni secondo che passava facevo sempre più fatica a trattenere i miei istinti, mi avvicinai, le misi un braccio attorno ai fianchi e la baciai senza dire una parola, assecondò con molta decisione la mia mossa, baciava molto bene, fu lei a fare la prima mossa appoggiandomi una mano sul cazzo, fummo travolti dalla passione, le alzai la gonna ed affondai le dita dentro di lei, era fradicia, sbottonò i pantaloni con grande abilità, si vedeva che ci sapeva fare, si inginocchiò e lo prese in bocca, cominciando un pompino spettacolare, era bravissima, la tensione e la preoccupazione di essere scoperti rendeva tutto maggiormente eccitante. Si alzò poco dopo, la sollevai spingendola contro il muro, lo prese in mano e lo diresse dentro di lei, scopammo contro quel muro per alcuni minuti, mi abbracciava e baciava con molta foga, era una furia quella ragazza, ebbe un orgasmo e mi piantò le unghie nelle chiappe con molta forza graffiandomi fino alla schiena.
- "Cazzo mi fai male!”;
- "Scusami, mi farò perdonare subito!”.
Scivolò giù in ginocchio davanti a me e mi fece venire nella sua bocca in pochi secondi, era pazzesca quella ragazza, ingoiò e ripulì tutto con estrema dedizione, ci baciammo e rivestimmo in fretta, ridendo tutto il tempo.
- "Devo dire che come primo giorno di lavoro non è stato male, ho rischiato di farmi licenziare in tempo record!”;
- "Abbiamo rischiato entrambi Monica ahahahaa”;
- "Cazzo se ne è valsa la pena però…”;
- "Concordo…”.
Tornammo nei nostri uffici ma non fu semplice concludere la giornata, quando uscimmo si avvicinò mentre eravamo sull’ascensore e sussurrò:
- "Portami da qualche parte…ti voglio!”.
La portai alla tana, era libera, non feci in tempo a chiudere la porta che ci avvinghiammo con frenesia, era scatenata e piena di passione, seminammo vestiti per tutta la casa e scopammo a lungo, persi la nozione del tempo, sentii suonare il cellulare, era Simona:
- "Tesoro ma sono quasi le 20,00, sei ancora al lavoro?”;
- "Scusa Simona, avrei dovuto avvisarti…”.
Monica cominciò a ridere e mentre mi faceva segno di fare silenzio me lo succhiava, cercavo di tenerla distante per poter parlare con voce ferma.
- "Tranquillo, sai a che ora rientri?”.
Guardai negli occhi Monica e risposi:
- "Non mi aspettare per cena, farò tardi, scusa ma devo andare ora…”;
- "Ok, allora a dopo, un bacio…”.
Monica sorrise mentre aveva ancora il mio cazzo in bocca e con aria sorniona disse:
- "Mi permetti di fare una telefonata?”;
- "Basta che fai in fretta, non ho finito con te per stasera…”;
- "L’avevo intuito…”;
- "Se ti dispiace puoi andare…”;
- "Non mi dispiace per niente tesoro…”.
Telefonò al suo ragazzo, lo avvisò che quella sera non si sarebbero visti.
Passammo la serata a scopare, ordinammo due pizze ma non le finimmo nemmeno, c’era una sintonia particolare tra noi due, toccavamo entrambi i punti giusti come se ci conoscessimo intimamente da tempo, era calda e passionale, non disse di no a niente, anale compreso, anzi dimostrò di gradirlo moltissimo, tutto in una sera, come se fossimo nati per scopare insieme.
Tornai a casa che era quasi mezzanotte, Simona mi aspettava in sala, si era addormentata sul divano, andai a fare la doccia, mentre mi lavavo sentii la sua voce:
- "Come mai hai la schiena graffiata?”.
Mi girai e la vidi con gli occhi spalancati, non era mia intenzione mentirle:
- "Non ho lavorato stasera Simona…”;
- "Questo lo avevo capito Gianluca, non sono stupida, ti sei divertito almeno?”;
- "Non era previsto ma si, mi sono molto divertito.”;
- "Lo vedo, la conosco?”;
- "No, è la mia nuova collaboratrice, l’ho conosciuta anch’io oggi…”;
- "Devo dire che è stata una conoscenza approfondita la vostra…”;
- "Spero che non te la prenda, tra di noi gli accordi sono chiari vero?”;
- "Assolutamente, non sono gelosa, figurati, ti aspetto a letto.”.
Era evidentemente seccata, quando andai a letto restò con la schiena girata e poco dopo disse:
- "Sei libero di fare quello che vuoi lo sai…”;
- "Lo so, infatti non ti ho mentito.”;
- "lo apprezzo, però adesso tocca a me…”.
Si girò verso di me, mi abbracciò e mise la mano sul mio cazzo, ero esausto, non me la sentivo di scopare:
- "Simona sono esausto...”;
- "Non è giusto però, è stata così brava?”;
- "Ci sa fare, devo ammetterlo, dai porta pazienza, domani ci rifacciamo.”.
Il mattino successivo quando arrivai al lavoro Monica stava molto sulle sue, la vedevo distaccata, mi avvicinai:
- "Hey, tutto bene?”;
- "Tutto bene grazie, cerco solo di non starti troppo vicino, ho sentito che stanno chiacchierando su di noi...”;
- "Te lo hanno detto oppure lo sospetti?”;
- "Ero in bagno prima e c’erano due ragazze che stavano dicendo che io e te ieri abbiamo scopato nel seminterrato.”;
- "Cazzo, non pensavo che ci avessero visti, vabbè pazienza.”;
- "Sono appena arrivata e già passo per una troia…”;
- "Non sei una troia...”;
- "Una ragazza che la da al primo che incontra tu come la definiresti? E’ questo quello che pensano di me...”;
- "Ti interessa cosa pensa la gente di te?”;
- "Dipende…”;
- "In questo caso?”;
- "Meno di niente...”;
- "Quindi...”;
- "Torniamo di sotto?”;
- "Ahahhaaaa facciamo che nella pausa pranzo andiamo alla tana?”;
- "Molto volentieri...”.
Nella pausa pranzo andammo alla tana e scopammo per due ore senza nemmeno pranzare, con lei non c’era sentimento, solo sesso, passionale e “sporco”, voleva essere presa con forza e decisione, diceva che amava il suo ragazzo ma era troppo prevedibile e monotono a letto.
Alla sera raccontavo tutto a Simona, non era mia intenzione nasconderle niente, a differenza che in passato questi racconti non la eccitavano, la vedevo infastidita, senza però che la sua diventasse gelosia.
La mattina seguente, mentre ero in ufficio diverso dal mio, sentii la voce di Monica dall’altra parte del muro, parlava con un tono di voce basso ma la riconobbi, incuriosito cercai di capire cosa stava dicendo ma c’era troppo rumore, sbirciai fuori dalla finestra e la vidi nel vicolo che era al cellulare, non so il perché ma quella telefonata mi insospettì, così mi piazzai in una posizione che mi permetteva di ascoltare meglio la conversazione, arrivai nel momento giusto.
- "Non mi ha detto niente se le parla dei nostri incontri, non parliamo mai di lei, però se me lo confermi te vuol dire che è così. Credo che oggi andremo ancora in quell’appartamento…No tranquillo non sono una stupida, faccio sempre molta attenzione quando parlo con te…Se è infastidita vuol dire stai ottenendo il risultato voluto…Ok Paolo, ti faccio sapere, a dopo.”.
In quel momento tutto divenne chiaro come il sole, uscii fuori nel vicolo, ero furioso, mi vide e restò stupita, cercò di fare finta di niente:
- "Ciao tesoro mio…”;
- "Tesoro un cazzo, sei una zoccola pagata da quel cornuto di Paolo vero?”;
- "Non capisco, cosa dici?”;
- "Ti ho sentita puttana, ammettilo e forse non ti prendo a calci!”.
La presi per i fianchi e la spinsi contro il muro con forza, la mia faccia probabilmente era così incazzata che non cercò di continuare a mentirmi:
- "Ti posso spiegare tutto Gianluca…”;
- "Sto ascoltando e vedi di non dimenticarti niente!”;
- "Conosco Paolo da anni, mi ha chiesto questo favore, non potevo dirgli di no, cerca di capirmi…”;
- "Non c’è niente da capire, perchè?”;
- "Perché ti scopi sua moglie e lui la rivuole, so tutto dei vostri giochetti e di come stanno le cose, anche tu non sei proprio nella condizione di poterti incazzare, non trovi?”;
- "Senti brutta puttana, non sei nessuno per giudicarmi, sei solo una puttana e basta, sparisci dalla mia vista prima che divento davvero cattivo!”;
- "Lo capisco che sei incazzato ma così mi rovini, dovrò fare anch’io le mie mosse…”;
- "Dammi ascolto troia che non sei altro, non mi devi minacciare, non sai cosa sono capace di fare, sparisci e fallo in fretta, il tuo culo l’ho scopato più volte e mi sono divertito, adesso te lo parerò con quel cornuto di Paolo, stai tranquilla, però se quando rientro in ufficio ti trovo ancora in mezzo ai coglioni rimpiangerai di non avermi dato ascolto, mi sono spiegato?”;
- "Ok ok, comunque mi dispiace Gianluca, davvero…”;
- "Devi sparire!!!”.
Telefonai immediatamente a Paolo, ero davvero incazzato:
- "Pronto Gianluca, che piacere sentirti…”;
- "Non sarà un piacere sentirmi pezzo di merda!”;
- "Scusa?”;
- "Sei una merda Paolo, un piccolo uomo senza spina dorsale, ho scoperto la tua puttana, non far finta di essere felice di sentirmi…”;
- "Ti posso spiegare Gianluca…”;
- "Sono proprio curioso…”;
- "Rivoglio mia moglie Gianluca…”;
- "E questo secondo te può aiutarti a riaverla?”;
- "E’ innamorata Gianluca, mi resta solo la carta di farla ingelosire…”;
- "Non conosci tua moglie scemo, lo sai che non è la gelosia che può allontanarla da me…”;
- "Non è mai stata innamorata in questo modo Gianluca, nemmeno di me, sono disperato…”;
- "Avete cominciato voi questo gioco Paolo, non le ho mai tenuto nascosti gli incontri con Monica…”;
- "Lo so, infatti mi telefona piangendo quando stai con lei, ti rendi conto che sono io a consolare mia moglie perché tu stai con un’altra? La situazione è insostenibile, cerca di capirmi…”;
- "Nessuno la costringe a stare insieme a me, lo sa anche lei che non la amo, è una scelta sua e non risolvi niente facendola soffrire così, adesso fai sparire la tua puttana e quando vado a casa racconto tutto a Simona, vediamo come la prenderà?”;
- "No ti prego, così mi odierà Gianluca, ti prego non dirle nulla!”;
- "Non ci sto più ad assecondare i vostri giochetti, rivuoi tua moglie? Stasera te la rimando a casa con l’aereo scemo, tienitela pure testa di cazzo!”.
Riagganciai il telefono, ero furibondo, richiamò altre mille volte nel corso della mattinata ma non gli risposi, Monica era sparita dall’ufficio, il mio direttore disse che si era inspiegabilmente licenziata, mi sembrava sincero, probabilmente non sapeva niente della storia, mi disse solamente che le era stata caldamente raccomandata da Paolo e l’aveva assunta, però non si spiegava come mai fosse sparita in quel modo, feci finta di non saperne niente e lasciai trascorrere la mattinata cercando di calmarmi.
In pausa pranzo mi chiamò Simona, lo faceva spesso, la avvisai che avremmo dovuto parlare, mi rispose che sapeva già di cosa, si era sentita con Paolo e mi chiese scusa da parte sua, rimandai alla sera per non far sentire i cazzi nostri a tutti, anche perché non mi ero calmato, anzi ero davvero stufo della storia, dovevo fare qualcosa ed era arrivato il momento di troncare del tutto questa assurda storia.
Non mi preparai un discorso, sono molto istintivo in quei casi, quando rientrai in casa la trovai ad attendermi in sala, il suo volto era pregno di preoccupazione, si avvicinò e mi baciò, la invitai a sedersi poi cominciai il discorso con molta decisione, convinto della mia scelta:
- "Simona ho riflettuto a lungo, ne ho basta…”;
- "Cosa vuoi dire Gianluca?”;
- "Vuol dire che ne ho basta di tutto, non prenderla come un’offesa personale ma non ce la faccio più, tuo marito è distante e ti vuole con lui, quest’ultima mossa è quella della disperazione e lo capisco, penso che sia giusto che torni da lui, non sopporto più la situazione Simona.”;
- "Sei arrabbiato, lo capisco, Paolo è un coglione e gliel’ho detto ma non sono arrabbiata per quella puttanella, non me la sono presa per tutte le altre e non è certo per lei che ti farò storie, adesso ci facciamo una bella doccia, ti faccio un massaggino di quelli che ti piacciono tanto e vedrai che tutta la tensione andrà via, dai, non fare così…”;
- "Simona, forse non mi sono spiegato, ho detto che ne ho basta, non sarà un massaggio oppure una scopata a farmi cambiare idea, dammi qualche giorno, metto da parte tutta la mia roba, ti restituisco auto ed appartamento e torno ai miei, ho deciso mi dispiace.”.
Il suo viso si fece triste, arrossì vistosamente, delle lacrime scesero sul suo viso e prima che potesse dire qualcosa aggiunsi:
- "E’ stato bello Simona, ti ho amata per un periodo, abbiamo passato dei momenti che ricorderò per sempre ma la corda si è spezzata, inutile continuare a trascinarci in un rapporto che non ha più ragione di esistere, credo che anche tu sei consapevole che prima o poi doveva succedere…”;
- "Credo di essere incinta…”;
- "Cosa?”;
- "Hai capito bene, ho una settimana di ritardo ed ho fatto il test, sono incinta e tu sei il padre Gianluca, ho già fatto anche gli esami del sangue e domani ne avrò la certezza…”;
- "Come è possibile? Prendi la pillola…”;
- "A volte succede…”.
Il suo tono di voce non mi convinse, ormai la conoscevo ed ebbi il forte sospetto che stesse mentendo, in quel momento tutto fu chiaro, mi avvicinai e la presi per le braccia:
- "Tu hai smesso di prenderla, ammettilo e cerco di non sbroccare!”;
- "No Gianluca, ti giuro che…”;
- "Stai mentendo, te lo leggo negli occhi…”.
Ero furibondo, sull’orlo di scoppiare, credo che lo intuì e piangendo ammise:
- "Gianluca sai quanto ci tengo, un bambino sarà quello che ci terrà uniti per sempre, ho deciso, voglio restare con te, mollerò Paolo, mi accontenterò di quello che avremo, mi metterò a lavorare, saremo felici insieme…”;
- "Tu sei pazza, questo sarebbe il figlio del tuo inganno, come potrebbe tenerci uniti? Questa è l’ennesima dimostrazione di cosa siete tu e tuo marito, mi fate schifo Simona!”;
- "Lo so sei arrabbiato adesso, ti senti ingannato, lo capisco ma rifletti, è un segno del destino, sono rimasta incinta contro tutte le probabilità di questo mondo e tu sei il padre Gianluca…”;
- "Sai cosa ti dico? Non mi tirerò indietro, mi assumerò le mie responsabilità per questo bambino, lo riconoscerò e cercherò di essere un padre ma non sicuramente in casa con te, mi hai ingannato Simona, questo non te lo perdonerò mai!”;
- "Dai Gianluca, non fare così, ti amo…”;
- "Io no Simona, lo vuoi capire? Non ti amo, non sopporto più la tua presenza e quella di tuo marito nella mia vita, domani verrò con te dal medico, se confermerà la gravidanza mi assumerò le mie responsabilità però non saremo mai una coppia, questo devi fartelo entrare in testa ok?”;
- "Cosa vorresti fare?”;
- "Ci penserò su cosa voglio fare, ma di una cosa sono certo, tu non farai parte della mia vita Simona, perlomeno per come lo credi…ti passo a prendere domani ed andremo insieme dal medico, a che ora hai l’appuntamento?”;
- "Alle 10, ma dove vai?”;
- "Non sono affari tuoi dove vado, ti passo a prendere alle 9,30, vedi di farti trovare pronta!”.
Uscii di casa, non riuscivo quasi a respirare da quanto ero arrabbiato, avrei spaccato tutto se fossi rimasto li ancora qualche minuto, la sentii chiamarmi mentre scendevo con l’ascensore ma non le risposi, mi squillò numerose volte il cellulare finchè lo spensi, girovagai in città per un po’, poi presi una pizza ed andai alla tana, era libera per fortuna, avrei passato la notte la, non avrei più messo piede in quell’appartamento, non volevo più vedere quella donna, mi aveva ingannato nel peggiore dei modi, l’unica certezza è che se quello fosse stato davvero mio figlio non lo avrei abbandonato, per lui o lei ci sarei sempre stato, dovevo solo trovare il modo. Quella notte non chiusi occhio, per fortuna il giorno dopo avrei avuto il responso che mi interessava, dopodichè avrei preteso un test che confermasse che fossi io il padre, il resto lo avrei valutato successivamente.
Quando suonai il campanello di quella che era stata casa mia, uno strano senso di nausea mi attorcigliò lo stomaco, percorremmo il breve tratto di strada che ci separava dallo studio medico in auto, restando in silenzio, la tensione era altissima, entrambi, per motivi diversi, eravamo tesi ed ansiosi di sapere come stessero le cose veramente.
Quando entrammo nello studio medico ci fecero accomodare in sala di attesa, c’eravamo solo noi, l’infermiera disse:
- "Il dottore è subito da voi, cinque minuti solamente.”.
Ringraziammo entrambi, Simona era visibilmente scossa, cercò di parlarmi:
- "Gianluca…”;
- "Stai zitta, non voglio sentirti dire una parola!”.
Ero ancora infuriato, mi dava fastidio anche solo la sua presenza, mi aveva ingannato in maniera inaccettabile, non l’avrei mai perdonata.
Ci chiamarono nello studio del medico, ci guardò con aria dispiaciuta e disse:
- "So cosa vi aspettavate ragazzi, però mi dispiace deludervi, non sei incinta Simona, purtroppo i test da farmacia hanno una percentuale di falsi positivi ed è questo il tuo caso, mi dispiace, però siete giovani, potete riprovarci…”.
Simona restò pietrificata, tutta la sua macchinazione le si era rivoltata contro, si era illusa, sinceramente tirai un forte sospiro di sollievo, non ero assolutamente intenzionato ad avere figli, soprattutto in quel modo ne tantomeno con lei, salutammo il medico e tornammo in auto, scoppiò in un pianto disperato, non mi fece il minimo effetto, la scaricai davanti a casa senza dirle niente, ero carico di odio nei suoi confronti, dal canto suo nemmeno lei mi rivolse la parola.


Continua...

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