Daniel.
“Sei settimane di riposo assoluto, niente sforzi, niente allenamenti ed un ciclo di massaggi decontratturanti al termine del quale valuteremo la situazione del muscolo”. Il dottor Corbelli mi saluta con un in bocca al lupo ed io me ne vado, in sella alle mie nuove stampelle fiammanti, con passo incerto.
E tanti saluti al derby di domenica. Bella merda. 
18 anni, professione calciatore, 1 metro e 90 per 67 kg di muscoli, ampiamente meritati dopo le ore passate in palestra e sui campi d’allenamento. Domenica scorsa ho esordito in prima squadra, nel calcio che conta. Speravo di farlo prima, certo, magari a 16 anni come i veri campioni, ma non mi posso lamentare. Un sogno che si avvera. A 10 dal termine della gara il coach mi chiama e mi fa: “Dani! Dai che entri!”. In 8 minuti scarsi di partita sono riuscito a sbagliare 2 passaggi, beccarmi un tunnel da un trentenne e stirarmi il quadricipite per provare a recuperare una palla che, con ogni probabilità, sarebbe finita fuori comunque. Gran bell’esordio.
Per le prossime 6 settimane sarò bloccato a casa, nemmeno uno straccio di amico da poter contattare, non conosco nessuno qui. Mi sono trasferito mesi fa, ma, fra gli allenamenti sfiancanti a cui ci sottopongono e la mia indole esageratamente timida, mi ritrovo puntualmente a chiudere le mie serate solo come un cane, davanti alla Play.
Bella merda. 



Rebecca.
Dio come sono bagnata. Speriamo di non sporcare le lenzuola, le ho appena cambiate. 
Mi sta prendendo da dietro. A pecorina. La posizione sessuale più sfrenata che abbiamo mai provato in 11 anni di matrimonio. A volte mi chiedo se la nostra sia la camera da letto con la più bassa esperienza sessuale tra tutte le camere da letto del mondo. Se le mura potessero parlare probabilmente non saprebbero che dire, chiudendosi in un silenzio imbarazzato. 
Concentrati che hai poco tempo. Sentilo com’è duro, ogni spinta potrebbe essere l’ultima. 
Una mano scende a stimolare il clitoride mentre mio marito, 46 anni, medico sportivo da una vita, continua a spingere il suo cazzo più a fondo possibile, probabilmente pensando di costringermi a trattenere dei gemiti di piacere incontrollabili. Così non è, aimhè. Cioè, non fraintendiamoci, il sesso con lui è bello, o almeno lo era una volta, ma dopo 11 anni delle stesse 2 posizioni e dei soliti 10 minuti tende a perdere quel brivido che mi lasciava senza fiato in giovane età. Non che sia così vecchia, 40 anni festeggiati 2 settimane fa, con amici e parenti. Un corpo che, non senza un pizzico di orgoglio, tenderei a definire ‘ancora molto attraente’. Le tette sono inevitabilmente un po calate negli anni, ma rimangono grandi al punto giusto e con le areole piccole e compatte. Capezzolini sensibili tanto quanto la mia fighetta, ancora sufficientemente stretta da far sborrare un porno attore alla prima strizzatina. Probabilmente causa inutilizzo. Il signor Corbelli, mio marito, non ha mai avuto quella che gli esperti definirebbero una ‘smodata pulsione sessuale’. Nel suo Mondo avere un rapporto sessuale a settimana è più che sufficiente ed i preliminari sono quasi un obbligo, un documento da dover compilare prima di poter passare alla chiusura dell’affare. 
Non abbiamo figli. E’ stata una scelta condivisa da entrambi. Troppo impegnati con le nostre rispettive carriere per concederci il lusso di un pargolo. Siamo una coppia ben oliata, almeno dal punto di vista lavorativo, lui visita i giovani sportivi infortunati ed io li rimetto in sesto nel mio studio di massaggi terapeutici. Funzioniamo bene e tanto basta.
La mia fica sbrodola umori sopra la sua asta, sempre più dura. La sento gonfia, pronta ad esplodere. Vorrei che prendesse l’iniziativa, che desse una scossa a quel meccanico atto procreativo. Una sculacciata ogni tanto, un ‘troia’ gridato tra un affondo e l’altro, o, perché no, un ditino in culo. Curioso. Forte. Prepotente. Non accade nulla di tutto ciò. Dà un altro paio di affondi e lo sento gemere come un animale.
Cazzo c’ero quasi! Ancora 2 spinte dai. Cazzo. 
Muovo il bacino cercando di tirare fuori ancora un paio di affondi da quel suo bastoncino di carne che, già lo sento, sta perdendo vigore. Niente da fare. Si sfila completamente sudato e si accascia su un lato, col fiatone. 
Quelle lenzuola saranno zuppe di sudore ancor prima che cominci a russare. Bella merda. 


 


 


Daniel.
Viale Serboni 8. E’ questa. 
Entro nella clinica consigliatami dal dottore precisamente alle 15:57, ben 3 minuti in anticipo rispetto all’orario concordato. E’ un posto piuttosto gradevole, ben tenuto e soprattutto non ha quell’aspetto da ospedale che mi aspettavo di trovare. Non c’è nessuno al suo interno, solo una ragazza seduta dietro una scrivania che, dopo aver schedato i miei dati, mi indica un punto imprecisato dietro di lei e mi congeda con un “seconda porta sulla destra”. 
Busso ed entro senza attendere risposta. La stanza è ampia, con un lettino per massaggi a due piazze che domina la scena al centro della stanza. Sulla destra, immediatamente visibile non appena aperta la porta, c’è una scrivania con un computer ed un paio di piante ornamentali. Le pareti sono ricoperte di scaffali pieni di lozioni, boccette, asciugamani e tutto ciò che ti aspetteresti di trovare in una clinica per massaggi. La signora dietro la scrivania è di bell’aspetto. Alta, con un fisico slanciato, forse giusto 2-3 kg di troppo che la rendono più piena e desiderabile. Capelli rossi, quasi ruggine. 
“Signora Corbelli?”
“Salve Daniel. Entra e chiudi la porta per piacere”.
Parliamo del mio infortunio, dell’intensità del dolore che provo e di altre minuzie tecniche che immagino la aiutino ad inquadrare meglio la mia situazione prima che, con un sorriso, mi inviti a spogliarmi nudo, assicurandomi di coprire le mie parti intime con un asciugamano, e distendermi pancia-sotto sul lettino. 
“Inserisci la testa all’interno del buco nella parte alta del lettino e rilassati. Ti do 5 minuti di privacy”.
Ma perché cazzo devo spogliarmi nudo? Deve massaggiarmi una cazzo di gamba. Cristo.



Rebecca.
Dopo pranzo sono sempre eccitata. Sarà la digestione o che-ne-so. Mi ritrovo sembra bagnata come una scolaretta a fare i pensieri più sconci. Come oramai è diventata mia abitudine, dalle 15 alle 16, finisco per saltare da un sito porno all’altro nel silenzio del mio studio. Il video di oggi è di una giovane coppia, ripreso con il cellulare eppure incredibilmente nitido. La tecnologia ha fatto passi da gigante. Lei lo sta spompinando, non senza fatica viste le dimensioni del membro, e sembra felice come una ragazzina. Lui le accompagna la testa con la mano costringendola a sbavare e rimanere in apnea ad ogni affondo. Bellissimo. La mia mano scende ad accarezzare l’inguine da sopra i leggings senza quasi che me ne accorga. Sono calda. Vogliosa. Impaziente. Se il paziente delle 16 fosse entrato senza bussare mi avrebbe sicuramente vista in una situazione quantomeno bizzarra ed imbarazzante ma, fortunatamente, bussa dandomi un paio di secondi per ricompormi e chiudere la pagina internet. Devo smetterla di fare queste cazzate. 
E’ un bel ragazzo. Alto e muscoloso. Un po goffo su quelle stampelle, ma sono sicura riscuota un bel successo con le ragazze. Un calciatore se non ricordo male. 10 sedute decontratturanti, con particolare attenzione alla gamba destra, vittima di lesione. Lo invito ad entrare e mi sorprendo nel constatare la voglia che ho di lanciargli un’occhiata al pacco, di sbirciare, anche solo fugacemente, un cazzo che non sia quello di mio marito. Resisto all’impulso e gli rivolgo le solite domande di routine sperando riescano a distrarmi e riportarmi nella mia classica condizione di distaccata professionalità. Le sue risposte sono veloci, è visibilmente imbarazzato e questo non aiuta la mia attenzione che continua a tornare al video chiuso poco fa. A quel cazzo enorme. Venoso. 
“D’accordo Daniel, la situazione è piuttosto chiara. Ora spogliati nudo e…”
Ho detto nudo? Cazzo ho detto nudo. Ma che cazzo mi succede. Nudo! Cazzo, cazzo!.
“..e accomodati sul lettino pancia-sotto per piacere. Puoi…coprire le tue parti intime con un asciugamano che troverai sullo scaffale dietro di te. …Sì, bene… Inserisci la testa all’interno del buco nella parte alta del lettino e rilassati. Ti do 5 minuti di privacy”.
Ma perché cazzo gli ho detto di spogliarsi nudo? Devo inventarmi qualcosa o qua rischio la licenza. Cazzo! Stupida cagnetta infoiata che non sei altro. D’accordo, niente panico. Mi inventerò una scusa…tipo che debba essere completamente rilassato per poter andare a lavorare più efficacemente sul muscolo leso. Un rapido massaggio alla schiena per giustificare il tutto, si scende alla gamba, la si massaggia e tanti saluti. Magari potrei utilizzare più olio del dovuto, così da giustificare anche la totale assenza di abiti. Sì, può funzionare. Calma.


 


Daniel
Prendo uno degli asciugamani dalla pila nello scaffale indicatomi e mi spoglio. Ancora non capisco a che cazzo serva essere completamente nudo per un massaggio alla gamba, ma se c’è una sola cosa a questo mondo che non mi metta in imbarazzo è il mio cazzo. Madre natura è stata piuttosto generosa con me e sono praticamente certo che sia l’unico fattore che mi abbia dato la forza necessaria ad affrontare le prime docce con i compagni d’allenamento, agli inizi della mia carriera.
Mi distendo sul lettino inserendo la faccia all’interno dell’apposito buco, facendo bene attenzione a nascondere il cazzo sotto la pancia e sistemo l’asciugamano sopra il culo come meglio posso. L’atmosfera è piuttosto fredda ed ho la pelle d’oca su tutto il corpo.
Speriamo passi in fretta


 


Rebecca
Aspetto ben più di 5 minuti per essere sicura di non sorprenderlo con la mercanzia in bella vista. Busso ed entro.
Il ragazzo ha veramente un bel corpo: la parte superiore del corpo è tonica e muscolosa, ma la parte inferiore è ancora meglio. Le sue gambe sono fasce di muscoli scolpiti nella pietra. Nonostante sia disteso, a riposo, i suoi polpacci sono duri come fossero in perenne contrattura e l’asciugamano non riesce a coprire quelle che sono 2 natiche perfettamente modellate.
“Ok Daniel, ora eseguirò un massaggio rilassante con dell’olio caldo. E’ importante che tutto il corpo sia rilassato per poter andare a lavorare poi sul muscolo in maniera efficace. Cominceremo dalla schiena per poi passare ad un vero e proprio massaggio decontratturante. Se in qualsiasi momento sentissi dolore ti prego di dirmelo, è importante che ti senta completamente a tuo agio”
Prendo l’olio dallo scaffale e me lo spalmo sulle mani. E’ piacevolmente caldo e profumato. Il contenitore non è propriamente comodo da utilizzare ma è una sorta di thermos capace di tenerlo alla giusta temperatura per giorni interi. Appoggio le mani sulla sua schiena ed aspetto che si abitui al cambio di temperatura. Ha la pelle d’oca ed è rigido come un tronco, ma dovrebbe riuscire a rilassarsi nel giro di pochi minuti.


 



Daniel
Il contatto con le sue mani calde mi dà un brivido intenso, ma ben presto mi abituo alla sensazione e mi rilasso. Il massaggio è gradevole. A volte delicato ed a volte piuttosto intenso, soprattutto all’altezza delle scapole e del collo. Stacco il cervello e provo a rilassarmi. 
Non so bene quanto a lungo continui quel trattamento, credo di essermi quasi addormentato ad un certo punto. Il mio corpo è come una soffice nuvola che volteggia nella stanza. Mi sento leggero, senza forze ma in maniera piacevole. Il tocco delle sue mani è soffice e delicato, come la coccola di un’amante. 
Ad intervalli regolari la dottoressa si stacca dal mio corpo e torna con le mani più oliate e più calde di prima per riprendere da dove aveva lasciato. Quando mi avverte che sarebbe passata a massaggiare le gambe le rispondo con un ‘ok’ sbiascicato rischiando di sbavare per terra. Mi sento in dormiveglia, come imbambolato. Il suo tocco leggero sulla gamba sinistra, però, ha l’effetto di una frustata sulla mia mente sopita riportandomi bruscamente alla realtà. E’ una zona particolarmente sensibile, pericolosamente vicina al cazzo, ed il massaggio sembra più intimo, più sensuale. Mi irrigidisco per un secondo, ma non sembra notarlo. Mi affido alle sue mani esperte, tentando di trattenere l’imbarazzo.


 


Rebecca.
Le mie mani scivolano senza difficoltà lungo quei tonici muscoli andando a mettere pressione nei punti di accumulo dello stress e, in generale, lungo la spina dorsale. In genere l’arte del massaggio è faticosa e ti risucchia le energie in un attimo, ma questa volta mi sento rilassata come se stessi massaggiando me stessa. Le mie energie fluiscono all’interno del corpo del ragazzo, per poi tornare indietro ed avvolgermi in un caldo abbraccio. Sono ancora bagnata ed il contatto ravvicinato con quel fisico 18enne non fa che peggiorare la situazione. Mi sorprendo a lanciare occhiate furtive, di tanto in tanto, ai suoi glutei da sotto l’asciugamano. Magari potrei arrivare a toccarli con la scusa del massaggio rilassante. Solo per un instante. Solo per capire quanto effettivamente siano duri e piacevoli al tatto. 
Mi sposto a massaggiare le gambe con un fremito d’impazienza. Da lì avrò una visuale ben più dettagliata del suo inguine e, nonostante mi ripeta di dover evitare qualsiasi sguardo lascivo, so già che non resisterò alla curiosità. 
La mia professionalità regge per un minuto scarso. Le mie mani continuano a scorrere lungo le sue gambe, alternando da una all’altra, ma il mio sguardo è già perso in direzione del suo inguine a malapena coperto dall’asciugamano. 
Il cazzo è nascosto sotto la pancia, ma lo spettacolo di due belle palle piene, con una leggera peluria a fare da contorno, e della zona perineale mi riempiono gli occhi. Mi mordo un labbro per ricacciare indietro l’istintivo impulso di accovacciarmi e prendere i suoi coglioni in bocca, leccarli, succhiarli con delicatezza, magari far correre la lingua lungo il perineo, su, fino all’ano, assaporandolo, forzandolo con la lingua. 
Con due palle così chissà che cazzo che deve avere il ragazzino
La pantomima della dottoressa professionale e distaccata è caduta da un pezzo. Non ho modo di resistere alla miriade di pensieri che mi attanaglia la testa. Mi sento eccitata come non mi succedeva da tempo. Ogni volta che provo a ricompormi il mio sguardo cade di nuovo sul suo inguine e pensieri peccaminosi mi invadono il corpo in un’ondata travolgente. Ho bisogno di vedergli il cazzo. Solo uno sguardo fugace. Per avere qualcosa su cui masturbarmi più tardi. Per saziare il morboso desiderio che mi sconquassa.
La sua timidezza potrebbe giocare a mio favore, portandolo a trattenere qualsiasi flebile protesta riguardo al trattamento che ho in mente di riservargli. Un gioco innocente, dettato dal caso.
L’idea di farglielo venire duro, qui ed ora, mi scalda il ventre e mi inzuppa le mutandine. Il pensiero del suo imbarazzo e di come lotterà per evitare di eccitarsi non fa che aumentare la mia urgenza morbosa.
Apriamo le danze.


 


Daniel
Il mio corpo ora è vigile. Sveglio. Il massaggio alle gambe è rilassante, ma l’idea che da quella posizione possa vedere quantomeno le mie palle mi imbarazza al punto da tenermi in allerta. Mi sento stranamente osservato, esposto. Cerco di svuotare la mente e rilassarmi quando sento il tocco lieve delle sue dita nell’interno coscia. Una sensazione di solleticante prurito mi avvolge lo stomaco e mi dà la pelle d’oca. I suoi palmi sono aperti ad avvolgere entrambe le mie cosce, con i pollici ben larghi all’interno. Li sento scorrere dal retro del ginocchio, lungo tutto la lunghezza delle cosce, fino ad arrivare a pochi centimetri dalle palle per poi staccarsi e riprendere la propria corsa dall’inizio. E’ estremamente piacevole, ma anche estremamente pericoloso. Il solletichio che provo è un chiaro segno di quanto il mio inguine si stia godendo quel trattamento e di come una prima avvisaglia di erezione stia facendo capolino alla base del mio cazzo. Sarebbe tremendamente imbarazzante farmi sorprendere con un’erezione in una situazione del genere e cerco di distrarmi in tutti i modi, ma i suoi pollici si fanno più insistenti, più audaci. Ho la sensazione che ad ogni passaggio arrivino leggermente più su, sempre più vicini alle palle. Delicati ma impossibili da ignorare. Poi lo sento. E’ stato un contatto fugace, quasi rubato, ma comunque sufficiente a darmi un brivido dalla base della spina dorsale fino al collo. Giunti a fine corsa quei pollici si sono scattati dall’interno coscia per andare a premere direttamente sui miei coglioni. Poi, come se nulla fosse, sono tornati dietro il ginocchio ed hanno ripreso la loro inesorabile corsa all’insù. Di nuovo in zona pericolosa, di nuovo spudoratamente sulle mie palle e ancora da capo. Sento il cazzo risvegliarsi dal torpore e cominciare a pulsare fra la pancia ed il lettino. Mi ritrovo ad aspettare con impazienza l’ennesimo passaggio delle mani, quel tocco leggero sulle mie palle scaldate dall’olio. Stringo i pugni per combattere l’erezione imminente. Non resisterò a lungo.


 



Rebecca
Le mie mani stanno ottenendo il risultato sperato. Non posso vederlo, ma lo sento. Gli sta venendo duro, poco alla volta, ma inesorabilmente. Lo vedo irrigidirsi ogni volta che faccio scorrere fugacemente i miei pollici sui suoi testicoli per poi rilassarsi subito dopo. Cerca di non darlo a vedere ma ha i pugni serrati nello sforzo di trattenere il piacere che si sta facendo strada nel suo corpo. Sforzi inutili. E’ ora di aumentare il dosaggio. Non posso più aspettare.
“Ora ti toglierò per qualche minuto l’asciugamano Daniel, devo massaggiare anche i glutei se vogliamo che tu raggiunga uno stato di relax tale da permettermi di lavorare sul tuo infortunio” 
Tutte cazzate, ma d'altronde cosa vuoi che ne sappia lui? L’esperta del settore sono io.
Non mi risponde per niente. E’ come pensavo: sin troppo timido anche solo per accennare ad una flebile protesta. E’ anche probabile che oramai ragioni quasi interamente col cazzo e che sia quasi impaziente di sentirmi andare ancora più a fondo. Se smettessi ora sono sicura che ci rimarrebbe male. Lo manderò comunque a casa con un’erezione inesplosa è vero, ma fremo al pensiero che si possa masturbare sotto la doccia pensando a me, alle mie mani, al mio tocco. 
Vediamo di dargli un motivo più che valido per poter fantasticare.
Le sue chiappe sono esattamente come me le immaginavo: forti, compatte, scolpite da un artista. Prendo a massaggiarle con movimenti circolari, oliandole per bene. Faccio correre le unghie da un gluteo fin giù verso l’interno coscia e lo vedo rabbrividire. Le gambe tese, i pugni serrati. Magnifico.
Prendo la boccetta dell’olio e ne verso una generosa quantità su entrambi i glutei assicurandomi che un bel rivolo denso si insinui nella spaccatura e vada ad inondare il suo ano e poi giù verso le palle.
Oramai ho abbandonato qualsiasi remora. Desidero solo farglielo venire più duro possibile e dargli una bella occhiata, a futura memoria. Un’innocente occhiata a quel membro in tiro per me. Pulsante. 
Il mio indice comincia a correre dalla base delle palle fino ad arrivare all’ano, seguito dalle altre dita a riporto. Ben presto mi ritrovo ad alternare entrambe le mani lungo tutto il suo perineo. Dove una si ferma l’altra riprende. Una carezza alle palle che termina in un leggero tocco all’ano per poi cambiare e percorrere la strada inversa con tutta la malizia possibile. Lui è in balia degli eventi e gli piace. Glielo leggo negli spasmi che accompagnano i miei passaggi, nelle leggere contrazioni delle natiche ogni volta che il suo cazzo ha un fremito. Ogni minuto che passa divento più audace, più affamata. Gli afferro le palle alla base con l’indice ed il pollice della mano sinistra a formare un anello e lo torturo con delle piccole spinte verso l’esterno, quasi a volerle allungare. Nel frattempo il pollice della destra sta applicando una leggera pressione proprio al centro del perineo ed il mio indice saetta avanti e indietro sull’ano. Lo vedo inarcare la schiena, probabilmente per far posto alla possente erezione sotto la pancia. Aumento l’intensità dei movimenti. Lo sento impazzire. E’ giunto il momento. 
It’s show time! 
Mi stacco bruscamente, gli pizzico una chiappa e con una voce che non sembra la mia lo invito a girarsi.
“E’ tempo di trattare il muscolo”
“I-Io…non saprei…” 
Mi aspettavo un barlume di reticenza da parte sua, ma non ho nessuna intenzione di tirarmi indietro ora. Voglio vedere il frutto del mio duro lavoro e non c’è imbarazzo o asciugamano che possano impedirmelo a questo punto.
“Avanti Daniel, non ti farò male. Metti questo sotto la nuca per appoggiarla”
“Lascia pure l’asciugamano lì dov’è” aggiungo non appena vedo che fa per recuperarlo e coprirsi prima di mettersi supino. Posso leggergli lo stupore negli occhi e mi piace. Un cucciolo impaurito. 
“…Oddio!”.
Mi sfugge di bocca senza che nemmeno me ne accorga. La vista del suo cazzo completamente eretto mi porta ad un passo da un orgasmo mentale mai provato prima. Va oltre ogni mia più rosea aspettativa. Saranno almeno 20 centimetri di possente carne pulsante, largo due volte quello di mio marito. La cappella è gonfia ed umida, a metà nascosta da un prepuzio leggermente arrossato. Larghe vene in rilievo corrono lungo tutta l’asta fino a scomparire alla base. E’ incredibile come, nonostante le dimensioni, si regga in piedi da solo, sfidando la gravità e puntando fiero verso il soffitto. Allargo leggermente le gambe per dare modo alle mie grandi labbra di schiudersi, impazienti di accoglierlo in un caldo abbraccio.
“E’… è del tutto normale Daniel. Non…non ti preoccupare.”
Fa per coprirsi con le mani ma glie lo impedisco prontamente. Avida di guardarlo ancora un po’. Ho la salivazione a mille come se la mia bocca non vedesse l’ora di inghiottirlo. 
“Dobbiamo…dobbiamo aiutarlo a rilassarsi però o il trattamento sarà inutile”
Non posso crederci di averlo detto davvero! I patti erano chiari: un’occhiata fugace, magari un ditalino veloce in bagno prima del prossimo appuntamento e tanti saluti. Non posso davvero pensare di toccarlo! 


 


 


 


Daniel
La situazione è surreale. Non posso credere stia accadendo davvero. Mi fischiano le orecchie dall’imbarazzo, ma il mio corpo non desidera altro che soddisfazione sessuale. Sento il cazzo scoppiare, tendersi fino allo spasmo. Mi annebbia la mente e irrigidisce il corpo.
Ha davvero appena suggerito che dovrei venire per potermi rilassare del tutto? Me lo sono immaginato?
La dottoressa è rossa in viso, visibilmente a disagio. Pensavo si fosse incazzata, mi avesse sbattuto fuori dalla stanza eppure sembra non riuscire a distogliere lo sguardo dal mio cazzo. Ha uno sguardo avido, impaziente, gli occhi sgranati, le labbra dischiuse. Il suo tono di voce è totalmente differente da prima. 
“Con il tuo permesso…”
Mi afferra il cazzo con entrambe le mani prima che possa realizzare quali siano le sue intenzioni. La stretta è paradisiaca. Un contatto agognato da tempo. Sento il cazzo irrigidirsi ancor di più in un moto di trionfo. Le sue dita sono soffici, affusolate, le sento avvolgermi in una stretta via via più intensa. La sento stringere con forza entrambe le mani e rilasciare poco dopo, solo per poter tornare a stringere. Come se lo strizzasse. La vedo intrecciarsi le dita ed impugnarlo saldamente alla base per poi risalire piano piano verso la cappella. Una volta arrivata in cima comincia a far roteare i polsi cosi da coccolarmi la cappella coi i palmi delle mani. La stretta si allarga e, tenendo le dita intrecciate, tira fuori i pollici dal pugno e, durante la discesa, li lascia scorrere lungo il frenulo in tutta la sua lunghezza. Nessuna donna mi aveva mai regalato sensazioni del genere, nemmeno col proprio sesso. Ad ogni discesa il tocco dei suoi pollici sul frenulo mi manda letteralmente in estasi. Sento che potrei trascorrere il resto della mia vita in quel limbo di piacere. Si stacca per pochi secondi, giusto il tempo di versare abbondante olio dalla cappella fino alle palle, inondandomelo. Il calore che ne consegue mi scatena un brivido lungo tutto il corpo. Mi afferra saldamente il cazzo con la sinistra mentre la destra, con lenti movimenti circolari, risale lungo l’asta fino alla cappella. Incrocio il suo sguardo. Siamo entrambi in estasi. I suoi occhi sono folgoranti, come se mi volesse mangiare in un sol boccone. Il ritmo delle mani aumenta e ben presto la mano avvolta alla base comincia a seguire i movimenti dell’asta alternandosi in un su e giù da impazzire. Il leggero movimento rotatorio che sta imprimendo fa sì che ogni centimetro del mio cazzo tremi al suo passaggio e crampi di piacere cominciano a risalirmi lungo lo stomaco. Apre le mani e prende a sfregare entrambi i palmi sulla cappella, come se volesse accendere un fuoco con un pezzo di legno trovato nel bosco. Quando la sinistra si stacca per andare a massaggiare le palle, la destra riprende un su e giù quasi frenetico ora. Mi sega ad una velocità pazzesca per circa 20 secondi per poi fermarsi e staccare le mani. Dopodichè riprende l’opera dove l’aveva lasciata. Ogni volta che si stacca da me inarco la schiena involontariamente come alla ricerca di quel contatto perduto. Si sta divertendo. Lei è il gatto ed io sono un topolino in suo potere. Poi rallenta.
La mano destra si piazza dietro l’asta con il palmo destro in orizzontale, scappellandola ad ogni affondo, mentre il palmo della sinistra scorre lungo tutto il mio frenulo esposto al suo volere. Sento l’orgasmo crescere prepotente e lei immagino se ne accorga perché cambia prontamente trattamento. La sinistra torna a tenere il cazzo saldamente scappellato dalla base mentre le dita della destra mi afferrano la cappella dall’alto, quasi come una gabbia che scendesse ad incatenarla. Su e giù. Normalmente un contatto così diretto risulterebbe quasi doloroso, ma l’olio rende il tutto indescrivibilmente piacevole. La sento spostarsi sul lettino. Ora è a cavalcioni della mia gamba sinistra. Percepisco chiaramente, nonostante i leggings, quanto sia bagnata là sotto e, quasi a conferma, la sento cominciare a strusciare il proprio bacino sulla mia gamba con voluttuosità. 
Il suo indice destro ora è avvolto proprio sotto l’attaccatura della cappella ad uncino e mi manda scariche di piacere in tutto il corpo ogni volta che lo fa roteare tutt’intorno. Appena ce l’ha a tiro non perde occasione di passarmi il pollice sul frenulo, tenendomi sull’argine dell’orgasmo così a lungo che perdo la cognizione del tempo.


 


 


 


Rebecca
Se non lo sentissi gemere sommessamente quasi sull’orlo della pazzia direi che sta piacendo più a me che a lui. Le mie mani si muovono da sole, trovando sempre nuovi modi di procurargli scariche di piacere incontrollato. Tenendolo incatenato esattamente dove voglio che sia. Alterno situazioni al limite del dolore come le mie unghie che corrono lungo tutta l’asta, a momenti di estremo piacere come il mio palmo sul suo frenulo, per poi stringergli la cappella in una dolce morsa avvolgente. Voglio vederlo sborrare. Voglio che mi ricopra le mani di denso seme bollente. Voglio farmelo colare lungo i palmi delle mani, giù fino ai polsi. Vedere il suo viso deformato dal piacere. Sentire il suo possente membro esplodere fra le mie mani, abbandonarsi al mio tocco. Intreccio le dita e gli afferro il cazzo in quella che sarà la mia presa finale. Pollici uniti e protesi a torturare il frenulo ad ogni passaggio e palmi ben aderenti al membro durante tutta quella folle danza. All’aumentare del ritmo della sega aumentano anche le mie spinte di bacino a far sfregare la mia fighetta lungo quei muscoli tesi allo spasmo dal piacere. Ci sono molto vicina e così anche lui. Il ritmo sale vertiginosamente. Deboli gemiti sfuggono dalla bocca di entrambi. Lo sento indurirsi ancora di più fra le mani. Un ultimo lungo spasmo. Serra i pugni per trattenere un urlo e libera il suo orgasmo nel mondo. Getti di sborra calda fuoriescono come zampilli da un vulcano in eruzione. Le mie mani non accennano a voler rallentare. La sua sborra fra le dita sembra scottare come lava, si insinua all’interno della mia presa andando a sporcare tutto il cazzo e fungendo da ulteriore lubrificante alla mia sega. L’odore di sperma riempie l’aria e non riesco a trattenere un grido strozzato quando finalmente vengo anch’io. Il piacere mi inarca la schiena e risale in rapide scariche elettriche lungo tutto il mio corpo. Il mio clitoride caldo e gonfio grida il suo orgasmo ed apre le porte ai miei umori. Mi porto rapidamente una mano alla bocca e lecco via avidamente la sborra dalle dita mentre gli ultimi spasmi di piacere lasciano il posto ad una calma e totale soddisfazione. Finalmente appagata.


 



Daniel
Passano alcuni minuti in cui entrambi ci godiamo in silenzio la ritrovata tranquillità ormonale. E’ la dottoressa a parlare per prima. 
“Credo…credo sia meglio terminare qui per oggi. E’ stato faticoso per entrambi, ma anche… estremamente bello. Ti darò 5 minuti di privacy così che tu possa rivestirti in tranquillità. Stessa ora venerdì?” 
“O-ok dottoressa...” 
“Chiamami Rebecca”
“S-Sì…ok…grazie Rebecca”


 


 


 


 

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