E’ un caldo pomeriggio di giugno e me ne sto comodamente sdraiata sul divano del salotto, pancia sotto, gomiti piantati, cellulare in mano e video di Tik Tok a profusione. Ho perso il conto oramai di quante giornate ho passato nell’ozio più totale, imbambolata dal cellulare, persa nella mia noia. Non sono mai stata una tipa da spiaggia: tutto troppo caldo, sudato, l’acqua sporca, la confusione dei vicini d’ombrellone, la sabbia che ti si infila su, fino alle tube di Falloppio, se ti distrai un attimo. A casa ho l’aria condizionata, un grasso gatto peloso che si trascina di tanto in tanto verso la ciotola dell’acqua ed un orso di un metro e novanta perennemente infoiato che è il mio ragazzo. Franco, ma io lo chiamo Paperino per prenderlo in giro. 
Mi stacco un secondo dal cellulare per sistemarmi le mutandine che si erano di nuovo andate ad infilare fra le chiappe e ne approfitto per tirare il cordino del top del costume, che comincia a farmi sudare le tette più del sopportabile, liberandole all’aria afosa. Una terza piena, dotate di kit antigravità gentilmente offertogli dai miei 18 anni scarsi, e due areole piccoline a far da contorno a due capezzoli delicati, ma che sanno farsi notare se stuzzicati. Aaaah che bello non vivere più con i miei! Niente orari a cui sottostare e la sacrosanta libertà di girare nuda per casa. D'altronde siamo solo io e Paperino e il rischio più grande che corro a girare nuda è prendermi un cazzo duro fra capo e collo, ma so badare a me stessa. La nostra è una relazione onesta, sincera, sfrontatamente giovanile direi. Piena di sesso, serate, coccole e messaggi Whatsapp. Rispetto a lui sono piuttosto bassina, 1 metro e 65 scarsi, ma compenso con un culetto che è una meraviglia ed un carattere da peperina che fa sempre arrossire i ragazzi. Franco mi dice sempre che ho l’altezza da pompino e ci scherza su con gli amici, ma non mi dà fastidio. Anzi.
Entra in salotto in boxer e ciabatte. Tremendamente maschio: Muscoloso nei punti giusti, non troppa peluria in generale e 2 gambe che sembrano scolpite direttamente nel marmo. Si stende dall’altra parte del divano, appoggiando la schiena al bracciolo di destra ed intrecciando le gambe con le mie. Anche lui fisso sul cellulare.
“Amo, che fai?”
“Cazzeggio su Tik Tok e… sudo”
“Me lo fai un pompino?”
“Sei duro?”
“Non ancora, ma se scuoti un po quel culetto lo sarò fra un attimo”
“Eh allora vienitelo a prendere questo culetto, no?” Avrei preferito finire di vedere il video di 2 gatti che provano a contendersi un gomitolo di lana ingiallito, ma scuoto ugualmente il culo ed inarco la schiena per alzarlo un po’ e catturargli lo sguardo.
“Dai amo lo sai che il venerdì, dopo calcetto, ho le gambe a pezzi. E poi fa un caldo bestia. Un piccolo pompino per il tuo Paperino.” 
“E io che ci guadagno?” 
“Una bevanda rinfrescante a fine trattamento?”
“Fosse fresca davvero, magari!”
“Eddai amo!” Tira su un piede e affonda il pollice nella mia fighetta protetta solamente da una sottile striscia di stoffa, ben conscio del fatto che se mi fossi eccitata al punto giusto non avrei perso altro tempo e lo avrei spompinato alla grande.
“Ah! Vedo che quando vuoi riesci a muoverle quelle gambe così stanche e spossate!”
Non mi risponde, ma aumenta l’intensità del pollice, facendolo scorrere ora su e giù per tutta la lunghezza dell’inguine. 
“Che palle che sei! Va bene!” Mi giro e gli sfilo i boxer con irruenza. E’ già barzotto e sento la salivazione aumentare alla vista di quel palo di carne. Lo tiene quasi sempre depilato, con una leggera peluria di ricrescita sulle palle.
“Vuoi un pompino eh? Te lo faccio! Aaaah se te lo faccio, ma poi non andare a piangere dalla mamma quando non ne potrai più eh? Ti faccio scoppiare le palle”. 
Gli impugno saldamente l’asta con la mano destra e scendo a prendere in bocca quei bei coglioni gonfi che si ritrova. So che lo fa impazzire quando gli lecco le palle e lo sento subito cominciare ad ingrandirsi nella mano. Nel frattempo prendo a fare su e giù in maniera delicata: non è ancora lubrificato e voglio svuotarlo, non fargli male. Mi infilo un testicolo in bocca e lo succhio avidamente, poi riservo lo stesso trattamento all’altro, poi ad entrambi contemporaneamente. Lo sento mettersi comodo con un gemito di piacere, pronto a godersi il trattamento che tanto volte lo ha fatto sborrare incontrollatamente. Il suo cazzo ha oramai raggiunto un discreto grado di durezza ed è ora di insalivarlo per bene. Comincio a rimuginare con la bocca per creare un po’ di saliva e glie la faccio colare, dalla punta della lingua, sulla cappella gonfia, leggermente nascosta dal prepuzio. Vedo chiaramente due luccicanti rivoli di saliva correre rapidi lungo tutta l’asta ed andare a creare un paio di piccoli laghetti negli incavi delle palle. Lo scappello con delicatezza, spalanco la bocca e inghiotto quanto più cazzo possibile. L’odore del suo sesso misto a quello del sudore è inebriante, mi ritrovo ad inspirare col naso per poterne raccogliere il più possibile. Mi ubriaca.
 Il cazzo è grosso, con il primo affondo non ne supero la metà, ma so per esperienza che una volta lubrificato per bene e preparata la gola riuscirò a prenderne una buona parte. Solo in un paio di occasioni sono riuscita ad arrivare alla base, ma occorre la posizione giusta, ad esempio quella volta che mi ha scopato la gola mentre ero distesa supina sul letto con la testa a sporgere di fuori. Bei ricordi. 
Riprendo a dedicare la mia completa attenzione a quel cazzo pulsante che ora è decisamente arrivato al massimo della forma e me lo faccio sparire in gola di nuovo. Ogni volta che lo tiro fuori faccio sporgere la lingua lungo il tragitto per assicurarmi di stimolargli il frenulo quanto più possibile. Ooooh lo so che ti piace. Lo sento come fremi. Vediamo di farti impazzire.
“Guardami negli occhi”
I nostri sguardi si incontrano. I tuoi sono occhi offuscati dal piacere, spersi nelle sensazioni, i miei sono quelli di una tigre che ha designato il tuo cazzo come sua prossima preda. 
“Voglio che mi guardi mentre le te lo succhio. Voglio che mi fissi mentre vieni”
Le mie parole hanno il magico effetto di renderlo, se possibile, ancor più eccitato e teso allo spasmo. Ora che ho i suoi occhi puntati addosso mi prende la voglia di giocarci con la lingua, dare spettacolo. Comincio a farla correre lungo tutta l’asta in maniera frenetica. A volte allargandola per leccarlo nella sua interezza, altre stringendola per andarlo a torturare con la punta proprio lì dove so che è più sensibile. Inframezzo il tutto con abbondanti rivoli di saliva ogni volta che posso. Prendo a baciarlo sensualmente. I miei occhi piantati nei suoi. Appoggio le labbra alla cappella e lo bacio con delicatezza. Centimetro per centimetro. La lingua fa capolino e va a scendere in cerca del frenulo. Comincia a lambirlo velocemente, come una piccola, tremenda lucertola. Colpetti veloci, il contatto delle labbra, lo vedo riflesso nelle sue pupille quanto gli stia piacendo. Spalanco la bocca e lo ingoio di nuovo. Occhi fissi sui suoi, quasi in segno di sfida. Vediamo se resisti a questo. Comincio a spompinarlo furiosamente con un ritmo da capogiro, accompagnando con una mano il movimento delle labbra. Ogni affondo altra saliva si riversa sul cazzo, rendendolo più scivolo, dandomi modo di spingermelo ancora più giù, fino in gola. Sono al mio limite e sono costretta ad accompagnare ogni affondo con un verso gutturale e lo adoro. Stacco la bocca e mi porto ad un centimetro dal suo viso. I miei occhi riflessi nei suoi. La mia mano che continua imperterrita a segarlo furiosamente, avvolta solo intorno alla cappella, come piace a lui. Lo bacio in bocca mentre faccio scorrere le unghie lungo tutta la lunghezza del cazzo e gli infilo prepotentemente la lingua in gola. E’ tempo di farlo sborrare. Scendo di nuovo e me lo pianto in gola. Ora è la lingua a muoversi mentre le labbra rimangono ferme, attorno all’attaccatura della cappella. Intreccio le dita della mani e gli chiudo la base del cazzo in una morsa. Lo sego con violenza seguendo il ritmo impartito dalla lingua. Non ha scampo. Lo vedo chiudere gli occhi e gettare la testa all’indietro ma lo afferro prontamente per le palle e gli biascico: 
“Guardamih!”
Riprende a fissarmi come un cucciolo spaventato. E’ al limite. E’ tempo della mia ricompensa.
Dopo un altro paio di minuti lo sento irrigidirsi e strabuzza gli occhi quasi intimorito dalla potenza dell’orgasmo che sta per travolgerlo. Allargo la lingua in bocca e la vado ad incollare al palato per evitare che mi strozzi con i suoi schizzi e mi preparo ad accoglierlo. Viene. E’ un fiume. Caldi getti di densa sborra mi inondano il palato uno dietro l’altro in un’oscena danza. Il suo cazzo prende a pulsare ed ogni fremito corrisponde ad un altro getto, più denso del primo, più violento. Distinguo senza fatica almeno 4 zampilli differenti del suo piacere e continuo a segarlo per tirarne fuori ancora un paio. Avida. Insoddisfatta. 
Ha imparato la lezione a quanto pare perché tiene ancora gli occhi fissi sui miei. Mi stacco da lui, la bocca piena del suo piacere. Tiro fuori la lingua e lascio colare fuori il denso fiume di sborra mista a saliva che nascondevo. Corre lungo tutta la lingua, si ferma titubante in punta e si stacca ad andare ad imbrattare il cazzo dalla cappella alle palle. In genere adoro ingoiare, ma non oggi. Oggi ho altri programmi. 
Gli concedo un minuto per riprendersi dallo shock e riprendo a segarlo finchè è ancora barzotto.
“Piano amo che è sensibile adesso”
“Lo so”
Imperterrita riprendo la sega da dove mi aveva interrotta. Si irrigidisce, probabilmente infastidito dal contatto, ma io so che non è finita qui e lo sa anche lui. Non è la prima volta che ci proviamo. Se lo sego abbastanza velocemente ed abbastanza a lungo so di essere in grado di farlo venire di nuovo, di risucchiargli fuori fino all’ultima goccia di sperma in serbo per me. La mia presa è salda ed il cazzo non si sgonfia, rimane in quello stato fra il barzotto e il duro. Dormiveglia. 
L’asta è completamente ricoperta di sborra e la utilizzo come lubrificante. La raccolgo con la mano sinistra e la spalmo per bene dappertutto mentre con la destra non accenno a rallentare il ritmo. Ora si sta contorcendo sul divano. Gli piace ma non è solo piacere il suo. C’è anche una buona parte di fastidio, quasi di dolore. La velocità e l’attrito della sega trasforma la sborra in una densa cremina bianca che, uniforme, si spalma dappertutto modellandosi diversamente ad ogni mio passaggio. E’ vicino di nuovo. Il segreto è prenderlo prima che si sgonfi e muoversi velocemente, non dargli tempo di riposare, solo così è in grado di sborrare di nuovo e per giunta in pochi minuti. Che invenzione magnifica il cazzo!
Lo sento lamentarsi come fosse sotto tortura ed è il segnale che sta per essere travolto dalla seconda ondata di piacere della giornata. Inarca la schiena e non trattiene un urlo. Viene di nuovo. 1…2…3 getti di sborra vanno ad imbrattare il divano e il pavimento, sporcandomi i capelli nel tragitto. Il suo corpo è travolto da brividi incontrollabili, mascelle e pugni serrati, muscoli tesi.
Un uragano. 
Il mio uragano. 
Magnifico.


 


 

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Categorie: Masturbazioni Etero
Tag: Pompinare