Capitolo 45
La mattina successiva ci svegliammo tardi, erano le undici passate quando le labbra e la voce di Simona mi fecero aprire gli occhi:
- "Sveglia dormiglione, a che ora devi essere al campo?”;
- "Buongiorno, alle 14,00, giochiamo alle 15, sono a pezzi stamattina, il tempo fuori com’è?”;
- "Piove a dirotto tesoro, ti bagnerai come un pulcino oggi pomeriggio.”;
- "La cosa non mi preoccupa, mi piace giocare sotto l’acqua.”.
Andammo in cucina, vista l’ora presi solo un caffè, Paolo non era in casa, era andato a prendersi un aperitivo con il direttore dell’assicurazione dove lavoravo, guardammo un po’ la TV e dopo aver pranzato andammo al campo per la partita. La strana coppia composta da Simona e Roberta quel giorno era completata da Paolo e Mario, il direttore dell’assicurazione dove lavoravo, pioveva tantissimo e giocammo una partita molto dura, scontri fallacci dovuti anche al campo che era davvero in pessime condizioni. Vincemmo la partita 3 a 1, segnai una doppietta, verso la metà del secondo tempo mi rifilarono un calcione da dietro sulla caviglia che mi piegò letteralmente le gambe, non ebbi nemmeno la forza di reagire, la botta era stata davvero forte, mi fecero uscire e mi portarono nell’infermeria per un controllo, poi al pronto soccorso dove diagnosticarono una forte distorsione alla caviglia destra, sarei dovuto restare a riposo per almeno 15 giorni.
Tornammo a casa verso le 18, 00, la caviglia era gonfia e mi faceva male, me l’avevano fasciata stretta, Simona si calò nei panni dell’infermiera, la cosa la riempiva di soddisfazione. Mi fece accomodare sul divano con la gamba sulla poltrona, si sarebbe occupata di ogni cosa, mi portò un aperitivo con delle tartine e si sedette accanto a me, mentre Paolo aveva iniziato a preparare la cena.
- "Sei molto gentile Simona, ma non sono un invalido...”;
- "Hai sentito cosa hanno detto in ospedale? Devi tenere la caviglia a riposo e non fare sforzi, poi lo sai che mi piace viziarti...”.
Prese una tartina e mi imboccò, subito dopo un bacio, intanto la sua mano scivolava nei pantaloni, lo tirò fuori cominciando a segarlo, poi si abbassò e prese in bocca la cappella.
- "La cosa mi piace, forse è proprio quello di cui ho bisogno in questo momento...”;
- "Di cosa avresti bisogno in particolare?”;
- "Di un tuo pompino, di quelli sconvolgenti che sai fare solo tu…”;
- "E’ proprio quello che avevo intenzione di fare…rilassati tesoro, lascia fare a me…”.
Delicatamente mi sfilò i pantaloni e gli slip, cominciò a leccarmi il piede che non era fasciato, era da un po’ che non si dedicava alle mie estremità, intanto si masturbava, baciò a lungo anche quello fasciato, i suoi occhi erano fissi su di me, salì lungo le gambe baciandole e leccandole, arrivò alle palle e si soffermò a lungo mentre mi segava con la mano, ansimava eccitata mentre mi sussurrava parole dolci, in quel momento entrò Paolo:
- "Ragazzi la cena era quasi pronta...”.
Simona lo guardò mentre era intenta a leccarmi le palle e con tono di disprezzo lo apostrofò:
- "Non vedi che sono impegnata, siediti e guarda in silenzio oppure vai fuori dai coglioni, Gianluca ha bisogno delle mie cure…”;
- "Scusate, vado a spegnere altrimenti si brucia tutto.”;
- "Fai quello che vuoi basta che non rompi più le palle!”.
Mi scappò una risata, quell’ometto era proprio un pirla, Simona si prese il cazzo in bocca subito dopo, preso dall’eccitazione spinsi la sua testa con violenza verso il basso, senza fare una piega restò ferma a farsi dirigere, cominciai a scoparle con forza la bocca, respirava a fatica, sapeva che mi piaceva, sbavava moltissimo, quando rallentai prese fiato e dopo averlo asciugato con la lingua mi guardò con gli occhi lucidi sussurrandomi:
- "Ti prego fallo ancora…”.
Non me lo feci ripetere, quando tornò Paolo sua moglie aveva il viso completamente devastato, lo guardai mentre le sbattevo il cazzo in gola con forza, ammirava la scena evidentemente compiaciuto di come la stavo trattando, le tirai su la testa prendendola dai capelli, sospirò guardandomi con gli occhi lucidi e pieni di eccitazione.
- "Ti piace il cazzo vero?”;
- "Da morire, mi piace il tuo cazzo, solo ed unicamente il tuo...”;
- "Fammi sborrare Simona, manca poco…”;
- "Posso farti venire con i piedini?”;
- "Fai quello che vuoi…”.
Si sfilò le autoreggenti, mi fece allungare le gambe sul divano, ricominciò a succhiarmelo con passione, intanto accarezzava le palle, quando sentì che stavo per venire si coricò anch’essa, mi prese il cazzo tra i suoi piedi segandomelo dolcemente, sborrai in maniera copiosa, schizzando ovunque, accarezzò ancora un po’ il cazzo, poi prese un piede e cominciò a leccarselo, ingoiando lo sperma di gusto, sorridendo e guardandomi negli occhi eccitata, lo aveva fatto altre volte e mi era piaciuto tantissimo. Leccò accuratamente lo sperma che colava in mezzo alle dita dei suoi piedi, essendo agile e snodata passava la lingua facilmente anche sulle piante, i suoi occhi erano fissi su di me, sorrideva soddisfatta, presi la sua testa facendola scendere in mezzo alle mie gambe, la sua calda lingua adesso leccava palle e buco del culo, riprese a succhiarmi il cazzo che era rimasto perennemente duro, lo gustava con una passione ed una dedizione assoluta, accompagnai la sua testa sulle gocce che erano cadute sulla pelle del divano, non esitò a ripulire anche quelle, sempre con gli occhi su di me, ero stravolto dalla sua porcaggine assoluta, il dolore era passato in secondo piano, non mi sarei mai abituato ad una donna così, ogni volta riusciva a sorprendermi e farmi perdere la testa.
La baciai a lungo mentre continuava a segarmi, non ne aveva mai abbastanza, la sentivo sottomessa, la volevo usare fino in fondo, riusciva a tirar fuori la parte più spregiudicata di me, la presi per i capelli tirandole la testa indietro, spalancò la bocca e sorrise, mi guardò intensamente e disse:
- "Dimmi, cosa devo fare?”;
- "Devo pisciare…”;
- "Falla addosso a me ti prego…”;
- "Lo sai che sei una troia vero?”;
- "Si, sono la tua cagnetta…”.
Mi prese per mano accompagnandomi in bagno, non sentivo nemmeno più il dolore talmente ero eccitato, entrò nella vasca, si inginocchiò al suo interno, raccolse i capelli legandoseli dietro, mi avvicinai e si prese il cazzo in bocca all’istante, leccava la cappella e restava con la bocca aperta, pronta a ricevere la mia urina, pisciai piano riempiendole la bocca fermandomi quando la vedevo piena, la ingoiava e si rimetteva nella posizione di prima, lo feci più volte fino a svuotarmi completamente, alla fine era totalmente stravolta in viso, aveva ingoiato fino all’ultima goccia la mia urina ed era visibilmente soddisfatta, guardò Paolo che si era gustato la scena ad occhi spalancati e disse:
- "Lo vedi quanto sono sporca Paolo?”.
Lui non le rispose, la guardava senza parlare, leccò nuovamente il mio cazzo e poi aggiunse:
- "Sono sua Paolo, solo sua, tu non conti niente, lo spettacolo è finito scemo, vai a preparare la cena che ho fame!”.
Se ne andò a testa bassa mentre lei sorrideva soddisfatta, mi feci un bidet, lei una doccia e poco dopo raggiungemmo il marito per cenare.
Dopo cena Paolo se ne andò a casa sua, noi guardammo un film per poi andare a letto verso mezzanotte.
La mattina successiva mi svegliai per andare al lavoro, la caviglia era un po’ meno gonfia ma facevo fatica a camminare, Simona mi accompagnò in ufficio, non riuscivo a guidare.
Ci vollero alcuni giorni per poter tornare ad essere autonomo, la caviglia cominciò a funzionare decentemente nel fine settimana, in quel periodo scopammo in maniera selvaggia almeno tre volte al giorno, con la scusa che non potevamo uscire mi consumò letteralmente il cazzo, le serate erano all’insegna del sesso, senza tregua e limiti. Venerdì andai per la prima volta al lavoro da solo, nella pausa pranzo non tornai a casa, mangiai in un bar con i colleghi, uno di loro festeggiava il compleanno e volle offrirci il pranzo. Alla fine della giornata andai a trovare i miei prima di rincasare, mentre uscivo da casa loro incontrai Roberta con una sua amica, parlammo della mia caviglia e del fatto che non mi ero fatto vedere al bar per tutta la settimana, quella sera ci saremmo andati, mi parlava in maniera sensualissima, sentivo un gran desiderio di possederla.
Tornai a casa e dopo aver cenato andammo al bar, avevo voglia di Roberta, era più di una settimana che non stavo con lei e la desideravo molto, quella sera poi era una gioia per gli occhi; indossava un vestitino rosso molto corto che la fasciava in maniera straordinaria, le lanciai diverse occhiate sensuali, ricevendone in cambio altrettante, Simona seguiva il mio comportamento con molto interesse, era eccitata nel vedermi flirtare con lei a distanza, ero particolarmente caldo, mi avvicinai e le sussurrai:
- "Ti voglio fuori all’istante!”.
Senza aggiungere altro percorsi il corridoio che portava nel vicolo a passo lento, dopo aver aperto la porta restai fermo ad aspettarla, comparve subito dopo, mentre si dirigeva verso di me la guardavo con il sangue che mi ribolliva nelle vene, il suo modo di camminare ed il suo sorriso mi fecero perdere ogni tipo di controllo, aspettai che uscisse, chiusi la porta, mi appoggiai con la schiena contro il muro, la presi da dietro abbracciandola, la baciai sul collo, spostò i capelli dall’altro lato permettendomi di poterlo fare meglio, spinse il culo contro il mio cazzo che era duro come il marmo, lo ondeggiò mentre le succhiavo il lobo dell’orecchio, si eccitava moltissimo quando lo facevo, infilai una mano sotto al suo vestito sollevandoglielo, spostai il perizoma e cominciai a passare il dito sul suo clitoride, colava umori in maniera esagerata, solitamente era restìa a certe effusioni in luoghi potenzialmente pericolosi nell’essere scoperti, quella sera invece sembrava incurante di dove ci trovassimo e che qualcuno potesse vederci. Cominciò immediatamente a gemere, si girò con la testa verso di me baciandomi con passione:
- "Mi sei mancato tanto la settimana scorsa…”;
- "Anche tu, avrei voluto chiamarti ma ero sempre con Simona oppure al lavoro.”;
- "Avrei voluto esserci io a prendermi cura di te…”;
- "Lo stai facendo adesso…”;
- "Si, tra poco ti farò vedere quanto mi sei mancato, voglio il tuo cazzo Gianluca…”.
Era sfacciata, eccitata, le mie dita cominciarono a penetrarla, ansimava mentre continuava a parlarmi:
- "Non ti fermare Gianluca, sento il tuo cazzo in mezzo alle mie chiappe, lo voglio dentro di me…”.
Con una mano la masturbavo e con l’altra accarezzavo i suoi seni mentre le baciavo il collo, continuava ad ondeggiare con il culo contro il mio cazzo, sentivo il desiderio di penetrarla crescere, si girò, mi slacciò la cintura, fece cadere a terra ii pantaloni e gli slip, lo prese in bocca e cominciò un pompino strepitoso, accompagnando con la mano ed insalivandomelo abbondantemente, girai lo sguardo e notai che qualcuno ci stava osservando, riconobbi la sagoma di Simona, era uscita dal bar ed aveva raggiunto il vicolo, approfittando che Roberta era con il volto contro di me si era avvicinata senza che la potesse vedere, presi la sua testa facendogliela aderire alla mia pancia, Simona arrivò a pochi metri da noi, mettendosi dietro ad un muretto sul lato sinistro rispetto alla mia visuale. In quel modo poteva godere di una totale visuale di quello che stava succedendo, mi eccitava da impazzire la cosa, Roberta era completamente persa, senza inibizioni in quel modo non mi era mai successo di ammirarla, non si preoccupava minimamente che ci potessero scoprire, la feci alzare, la girai con il sedere verso di me nella posizione precedente al pompino, mi abbassai leggermente per essere all’altezza giusta e la penetrai nella figa, era così bagnata che sentivo i suoi umori che colavano abbondanti. La scopavo lentamente ma con un ritmo costante, muoveva il suo meraviglioso corpo affondando ogni colpo fino in fondo, la abbracciai stringendola forte girandole la testa sul lato destro, baciandola sul collo, intanto guardavo Simona, si stava masturbando, vedevo chiaramente le sue mani muoversi sotto il vestito ed il suo volto in estasi, Roberta ansimava tantissimo, ebbe un orgasmo, sentii chiaramente che stava schizzando umori come mai le avevo sentito fare, non era necessario che mi fermassi e credo che ne ebbe altri in sequenza a giudicare da quanto si dimenava e gemeva. Stavo per esplodere, se ne accorse, se lo sfilò inginocchiandosi davanti a me, mi segai davanti al suo viso schizzandolo abbondantemente, le sporcai parecchio anche i capelli, quando finii di sborrare era completamente ricoperta di sperma, sorrise, si spostò quella che aveva sugli occhi e prima di riprenderlo in bocca disse:
- "Ma quanta ne avevi?”.
Ripulì lo sperma dal suo volto usando il mio cazzo, spostandoselo in bocca ed ingoiandolo.
- "Non ti riconosco più Roberta, fino a poco tempo fa non avresti mai fatto certe cose…”;
- "E’ colpa tua, sei tu che mi stai facendo fare cose che non avrei mai pensato di accettare, pensa che mi piace perfino il sapore del tuo sperma ultimamente. E tu quale Roberta preferisci? Quella più innocente oppure come sono ora?”;
- "Mi piacciono entrambe, forse adesso è più divertente fare sesso con te, questo si…”;
- "Mi sono dovuta adeguare, l’amante deve essere più disinibita a letto, non trovi? Adesso vado in bagno a ripulirmi, mi hai ridotta malissimo e mi devo rifare il trucco, è stato bellissimo tesoro, ci rivediamo tra un po’, racconterai tutto a Simona anche questa volta?”.
Girai lo sguardo verso Simona, si era rimessa dietro al muretto per non farsi vedere ma mi stava guardando, la fissai negli occhi per un istante, poi tornai a rivolgermi a Roberta e risposi:
- "Credo che abbia capito quello che siamo venuti a fare qui…”.
Roberta sorrise, si alzò, mi baciò con passione e tornò nel bar. Raggiunsi Simona che mi abbracciò baciandomi:
- "Siete stati favolosi, sta diventando una vera troietta la tua Roberta…”;
- "Mai quanto te comunque, adesso torniamo dentro, passa da dove sei arrivata, non voglio che ci veda rientrare insieme…”;
- "Ti voglio anch’io, adesso…”;
- "A casa, non ti preoccupare, avrai anche te la tua dose…”;
- "Dai adesso, qui!”;
- "Non insistere Simona, ho detto che voglio rientrare al bar adesso.”.
A malincuore ci congedammo, rientrai nel bar e mi fermai in bagno, quando uscii Roberta stava anche lei raggiungendo gli altri, percorremmo il corridoio insieme, in silenzio, scambiandoci unicamente un paio di sguardi d’intesa, quando arrivammo Simona la guardò sorridendole, capì tutto, sgranò gli occhi e sorridendo mi sussurrò all’orecchio:
- "Siete due depravati! C’era anche lei li fuori con noi vero?”.
Mi limitai a sorriderle, il solo fatto che avesse intuito tutto e non si fosse arrabbiata mi fece letteralmente esplodere il cazzo nei jeans, tornai a fantasticare su come sarebbe stato straordinario averle entrambe a letto, la sua reazione mi stupì, passò il resto della serata a sorridere quando i nostri sguardi si incrociavano e la cosa mi mandò in pappa il cervello.
Quando salimmo in macchina per rientrare a casa Simona iniziò subito a parlare di quello che era successo.
- "Secondo me Roberta è pronta per entrare nelle nostre serate…”;
- "Non credo Simona.”;
- "Invece ne sono convinta, dovresti parlargliene, è bellissima, l’ho guardata prima mentre la scopavi, non hai idea di quanto avrei voluto leccarla mentre il tuo cazzo era dentro di lei…”;
- "Così mi mandi in tilt, sarebbe il mio sogno avervi a letto insieme…”.
Entrammo in casa e si buttò su di me, trascinandomi a letto all’istante, ci baciammo e spogliammo in un baleno, si mise con la testa in mezzo alle mie gambe leccandomelo avidamente.
- "Sento il profumo della sua figa sul tuo cazzo…”.
Leccava di gusto e lo succhiava in maniera straordinaria, era eccitata, bollente e desiderosa quanto me di provare questa esperienza.
- "Immaginaci entrambe intente a succhiarti il cazzo, le nostre lingue passerebbero su ogni cm del tuo corpo a lungo…”;
- "Non ti fermare Simona…”;
- "Mentre te lo succhio lei ti lecca le palle, tu staresti li a goderti il nostro lavoro di bocca, scommetto che saresti in estasi…”;
- "Lo sono anche adesso, ma immaginarvi entrambe in mezzo alle mie gambe sarebbe un sogno….”;
- "Poi mentre te lo succhio tu le leccheresti la figa, sarebbe grondante di umori come lo era prima, vorresti scopare prima lei, la prenderesti a pecorina, io sarei sotto a leccarti le palle mentre la penetri…”;
- "Mi stai facendo impazzire Simona…”;
- "Poi passeresti a scopare me, prima nella figa e poi nel culo, forte come sai che adoro...”.
Raccontava eccitata entrando nei minimi dettagli mentre mi faceva un pompino a dir poco straordinario, mi guardava negli occhi come al solito, sentivo il calore della sua bocca e della sua lingua in ogni centimetro del mio sesso, avrei voluto che non si fermasse mai, le accarezzavo la testa, accompagnava il mio gesto come una gattina che fa le fusa.
- "Dopo avermi fatto godere come solo tu sai fare passeresti al suo culetto, il suo è più stretto, per agevolare la penetrazione lo insaliverei per bene, mentre la inculi leccherei il suo clitoride e le tue palle, ogni tanto lo tireresti fuori per fartelo succhiare, lo dirigerei dentro al suo ano, finchè la sentiresti godere, infine toccherebbe a te venire, ci inginocchieremmo davanti al tuo cazzo e ci inonderesti di sperma, ce lo scambieremmo leccandolo dai nostri volti mentre tu ci guardi soddisfatto…”;
- "Cazzo Simona basta, adesso vieni qui!!!”.
La feci sedere sul mio cazzo inculandola senza prepararla minimamente, comparve una leggera smorfia di dolore sul suo viso ma scomparve all’istante, cominciò a cavalcarmi come una forsennata, era così bagnata che i suoi umori colavano e schizzavano sul mio corpo ad ogni affondo, ebbe un orgasmo in tempo record, mi chiese di fermarmi lasciandosi il cazzo piantato tutto dentro nel suo ano, le gambe le tremavano fortissimo, appoggiò le mani sul mio petto, quasi a sorreggersi per non cadere, una pozza di umori si era formata sulla mia pancia, chiuse gli occhi e si passò la lingua sulle labbra, ruotai leggermente il bacino e le sue gambe tornarono a tremare.
- "Mi fai impazzire Gianluca…”.
Vedevo la sua figa pulsare, il suo culo si contraeva ripetutamente, colava sudore dalla fronte, stava avendo ripetuti orgasmi, sapevo che questa sua caratteristica la portava al limite dello svenimento, in quel momento era quello il suo desiderio e la lasciavo fare, si sapeva gestire, se lo sfilò poco dopo:
- "Ho bisogno di prendere fiato scusa…”.
Leccò i suoi umori dalla mia pancia, sempre con gli occhi puntati su di me, la adoravo in quei momenti, sentivo che stavo per scoppiare e lo intuì anche lei, tornò a cavalcarmi, stavolta nella figa, era così bagnata che quasi non mi rendevo conto di averla penetrata, bastarono pochi colpi per fare in modo che le scoppiassi dentro, la inondai di sperma, inarcò la schiena leggermente indietro, cominciò a colare fuori dalla sua vagina, la raccolse con le dita e la ingoiò spalmandosela prima sulle labbra, mi guardava soddisfatta e sorridente.
- "Cazzo Simona quanto sei bella…”;
- "Cazzo Gianluca quanto mi scopi bene…”.
Restò in quella posizione a lungo, continuando a ripetere gli stessi gesti, sentivo che l’eccitazione non cessava, il cazzo restava duro nonostante mi bruciasse ed ero esausto, lei invece dimostrava di non averne avuto ancora abbastanza.
Scese, mi prese per mano e mi accompagnò sotto la doccia, la invitai ad inginocchiarsi e cominciai a pisciarle addosso, era divertita e la ingoiava sorridente, quella donna ormai non mi sorprendeva più e queste depravazioni facevano ormai parte dell’ordinarietà, la sua perlomeno.
Continua...