Ho ancora gli occhi chiusi ma ormai sono sveglio da un po’ e mi godo il pompino che, non so ancora bene chi, mi sta facendo. Sento la sua lingua che scorre sulla mia erezione mattutina godendosela a fondo e provo a capire chi sia nonostante sia difficile visto il via vai di ragazze infoiate e pompinare che girano in casa mia.
E’ tutto ancora più difficile da quando ho capito che in fondo potevo unire l’utile al dilettevole con la maggior parte di queste ragazze. Quindi da un po’ di tempo mi divertivo a far diventare alcune tipe che mi scopo, solo le mie predilette chiaramente, in delle donne delle pulizie. Tenevo solo quelle più ricche, a LA non è mai stato difficile trovarle, in modo che non creasse troppi problemi avere varie copie delle mie chiavi in giro in caso di furti o robe varie. Ricche ragazze annoiate che sbavavano per me che mi pulivano casa, riempivano il frigorifero, rasavano il prato e facevano qualsiasi cosa le chiedessi. Ormai avevo una cosa come dodici ragazze selezionate con grande cura, con l’aspetto fisico di una modella e la sessualità di una troia da marciapiede, che mi ripulivano casa a turno o insieme, a seconda del mio (molto volubile) umore. A loro bastava poco, ma io cercavo di darle ancora meno, per quanto era dannatamente difficile. Potevo umiliarle in qualsiasi modo ma alla fine ti erano sempre grate. Questo mi faceva quasi innervosire e quindi diventare ancora più crudele, ma sembrava che niente le scioccasse, erano sempre pronte a cadere sempre più in basso per compiacere l’idea che si erano fatte di me. Ottimo.
Era diventato talmente complicato coordinarle che facevo fare tutto alla mia manager Tracy. All’inizio avevo trovato una scusa, ma c’era voluto poco prima che lei capisse come funzionava. Non aveva battuto ciglio, in fondo era una tipa tosta Tracy, non mi avrebbe sorpreso sapere che faceva la pappona prima di diventare qualcuno nell’Industria.

Quindi ora sto cercando di indovinare chi sia la povera creatura intenta a succhiarmi l’uccello. Spero per lei che la casa sia uno specchio perché in caso contrario le avrei dato una bella lezione. Non ti meriti un cazzo se prima non hai fatto la tua parte, nonostante si stesse dando davvero da fare la piccoletta.
Lecca tutto lentamente. Le mie palle avevano subito un trattamento da re. Ci si dedica senza alcuna fretta. Ne lecca una, poi la prende in bocca succhiandola delicatamente. Poi l’altra. Poi cerca di infalrsele tutte e due in bocca, con successo, lavorando duramente con la lingua. Mi sega mentre mi lecca lo scroto e finiva con qualche bacio, quasi romantica. Lecca tutta l’asta fino alla cappella e li si ferma baciando il prepuzio con la lingua. Poi lo prende in bocca muovendo lentamente la testa sempre più in fondo. Una volta preso quasi tutto si ferma, sta ferma quanto più può. Poi da capo per altre quattro o cinque volte fino in fondo. Una volta finito riprende dalle palle. Una vera professionista, senza alcuna fretta.
Da tutta questa arte mi sembrava chiaro che l’ho allenata per bene quindi posso scartare le ultime arrivate nel mio harem. Poi mi torna in mente la giornata precedente e capisco.
“Cindy ti avevo detto di sparire” dico senza aprire gli occhi.
La sua vocina vivace mi risponde dopo che lentamente estrasse il mio cazzo dalla bocca “Ma paparino, volevo farti fare dei bei sogni” dice mettendosi a sghignazzare come una bambina e poi riprendendo il mio cazzo con rinnovata energia.
“Almeno hai pulito casa?” le domando scocciato.
Questa volta fa schioccare il cazzo levandoselo di bocca “L’ho pulita ieri paparino. Oggi tocca a quella troia di Shelly” dice in tono scocciato. Non ho idea di chi sta parlando.
Mi stiracchio per bene allungandomi al massimo e sbadigliando rumorosamente, poi con un colpo di reni balzo seduto.
“Shelly vieni qui!” urlo mentre spingevo con una mano la testa di Cindy sempre più in fondo sul mio cazzo tenendola bene stretta in modo che non possa andare da nessuna parte.
Sento dei passi veloci nell’altra stanza e poi la vedo, Shelly, mi torna subito in mente. La perfetta amfroamericana per i miei gusti, con una carnagione non particolarmente scura, tratti morbidi con degli occhi neri bellissimi e profondi, capelli lunghi neri, due labbra grandi e morbide, una terza di seno perfetta montata su un fisico incredibile. Il suo culo era leggermente sporgente in fuori ma non troppo, magro e muscoloso, su due gambe chilometriche che sembravano disegnate.
Si ferma sulla porta con fare sicuro, tacchi, reggiseno e mutande nere di pizzo, la divisa che avevo consigliato alle mie donne. Una visione. Poi viene verso il letto lentamente e mi passa una birra ghiacciata. “Ben svegliato tesoro” dice con la sua voce calda e un’espressione che avrebbe indotto in tentazione un prete.
Non degna Cindy di uno sguardo che in tanto comincia ad avere conati visto che aveva tutto il mio bel cazzo infilato in gola da almeno dieci secondi. La vedo che comincia a cambiare colore, evidentemente non riesce a respirare, i suoi occhi verdi che si bagnano di lacrime.
“Fammi un favore. Controlla se questa troia ha ancora nel culo una bottiglia e nella figa il mio telecomando. Finisce sempre che poi non riesco mai a ritrovarlo quando mi serve”
“Si tesoro, sembra proprio che questa troia sia ancora bella piena”
“Brava la mia Cindy!” le dico con un tono sarcastico. “Allora sarai felice di ricevere la tua ricompensa ora” Ormai emette versi orrendi mentre perde bava dalla bocca. Le tappo il naso. “Chissà per quanto tempo ancora puoi resistere” le dico mentre la guardo boccheggiare.
Poi improvvisamente la spingo indietro facendola cadere dal letto. Rotola ansimante sul pavimento, il viso arrossato, il trucco nero sbavato attorno agli occhi, la bottiglia di birra che è stata spinta per metà fuori dal culo a causa delle sue contrazioni muscolari. E’ strano, mi eccita e mi disgusta allo stesso tempo. Per un secondo mi chiedo se devo raddrizzare un minimo la mia vita. Forse domani.
“Potevo resistere ancora almeno un minuto paparino” dice allegra con qualche lacrima che le scivola sul viso.
“Credo lo scopriremo presto”
Scendo dal letto, metto Cindy a carponi, sflio la bottiglia dal culo e la scambio col mio cazzo. Ottima scelta.
La sento bella comoda, dopo quella notte con la bottiglia sempre infilata dentro fino in fondo ora il suo culo mi calza come un guanto. La scopo violentemente. Shelly si masturba appoggiata a una parete.
Mentre la prendo le assesto qualche schiaffo sul culo, sento che le piace, sento che sta per venire. Allora la prendo per le spalle e la alzo da per terra. Ora la tengo sospesa, la sua schiena contro il mio petto.
“Shelly, masturba questa troia con il telecomando”
Shelly non se lo fa ripetere due volte, si fionda contro Cindy, afferra forte il telecomando che le esce dalla figa e comincia a farlo andare avanti e indietro. Cindy ormai non capisce più niente. Urla come un’ossessa per il piacere. Shelly muove il telecomando sempre più veloce, si inginocchia e incomincia a leccarle il clitoride. Io la scopo sempre più forte.
Cindy smette di emettere suoni, entra come in trance, poi comincia a tremare e dal suo clitoride incomincia a spruzzare a getto sul viso di Shelly.
Smetto di muovermi, mi sposto verso il letto e ce la butto sopra. Mi giro e vado verso Shelly che è ancora in ginocchio. “Veniamo a noi”
Mi piazzo di fronte a lei, il mio cazzo a cinque centimetri dal suo viso. Lei mi fissa e si lecca le labbra. Mi avvicino e lei apre la bocca, io mi muovo in avanti finché non le arrivo in gola. Poi esco completamente, poi di nuovo fino in fondo. Avanti così per un po’, mi godo la scena.
Shelly mantiene sempre il contatto visivo, anche quando la prendo per i suoi bei capelli nieri e glielo infilo bruscamente tutto quanto in gola.
“Ti piace splendida?”
Glielo sfilo dalla bocca per lasciarla rispondere “Usami” mi dice vogliosa.
La faccio alzare e la sposto contro il muro. “Appoggiati a novanta piccola” Ubbidisce.
Le scosto le mutandine e glielo appoggio contro la figa. “Dimmi cosa vuoi piccola” comincio a strofinarlo contro le sue labbra fradice.
“Ti voglio dentro di me Bret”
“Da dove vuoi che cominci?” muovo il mio cazzo dalla sua figa al suo culo lentamente, avanti e indietro. Me la rido mentre la sento ansimare. Queste tipe sono proprio il massimo.
“Dalla figa”
“Voglio sentirti supplicare”
“Ti scongiuro Bret, scopami!”
Le entro tutto dentro in un colpo solo. La scopo come un ossesso mentre lei ansima e mi viene in contro con il corpo a ogni mio singolo affondo. Se la gode proprio la scopata. La sento venire.
Allora le sputo sul culo, e ci infilo dentro il pollice. “Ora ti inculo troia”
Mentre infilo la punta della cappella le esce un urletto più acuto.
“Neanche mi ringrazi principessa..” le sussurro ad un orecchio
“Ah si! grazie Bret!”
“Figurati” glielo infilo tutto in un colpo solo facendole cacciare un urlo.
“Ti piace fartelo mettere nel culo senza pietà Shelly, eh?”
“Ah si Bret!”
“Sai a chi piace farselo mettere nel culo così?” le dico mentre la inculo violentemente.
“Alle troie!” urla mentre gode.
“Esatto bella” la tiro su per i capelli “e credo che tu sia proprio una eccellente”
Continuo a incularla per un po’, poi comincio a fare avanti e indietro tra i buchi mentre Cindy ci guarda dal letto masturbandosi. Shelly viene un'altra volta, io sono decisamente al limite.
“Cindy vieni qui, mettiti in ginocchio. Anche tu Shelly. Aprite bene la bocca e prendetevi il vostro premio”
Si inginocchiano, bocche spalancate con la lingua di fuori, mi guardano sognanti, felici, io provo poco o niente ma mentre le vengo in faccia mi sento decisamente meglio. Un orgasmo enorme.
Sono piene di sborra e cominciano a leccarsela a vicenda dal viso poi mi ripuliscono bene.
“Brave le mie troie” le dico mentre le accarezzo la testa come a due animaletti.
Recupero la birra che Shelly mi ha portato e ne butto giù un goccio mentre lascio la stanza.

Mentre guido la mia decappottabile sull’Hollywood Boulevard sento il vento che mi suona nelle orecchie. E’una giornata caldissima, il sole arroventa Los Angeles, i suoi marciapiedi stellati, l’Hard Rock Café, masse di turisti sudate che scattano foto. Barboni barattano sceneggiature per qualche moneta in modo da raccimolare abbastanza da bere qualcosa di forte. Guardo fisso davanti, mentre mi fermo a un semaforo e vedo ombre sull’attraversamento pedonale di fronte a me. Scatta il verde, resto fermo, bevo un sorso di birra, sento il clacson di quello di dietro. Gli alzo il medio e parto.

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