Un incontro fortuito
Giuseppe insegna italiano in una scuola serale della periferia di una grande città. 35- 40 anni, occhi e capelli castani, fisico pallido e non allenato. Una sera, finite le lezioni, si imbatte in un ragazzo che aveva scorto già altre volte nel buio della via. Il ragazzo avrà circa 20 anni, carnagione scura, non proprio nera ma marroncina, capelli dread tinti di biondo, magro, vestito alla moda. Giuseppe intuisce che Henrique, così si chiama il giovane, è là per vendere fumo. Preso allora da un nobile istinto civico e morale, anche se un po’ impaurito, il nostro prof si avvicina e cerca di dissuadere il ragazzo dal compiere la sua attività. Henrique scoppia in una sonora risata, che presto si traduce in un sorriso: un bellissimo sorriso bianco tra le labbra carnose. Sembra così giovane Henrique, sguardo puro e sorriso dolce. Henrique è anche molto intelligente e sveglio e intuisce di piacere a Giuseppe.


Il ragazzo caffelatte dice allora al timido docente di seguirlo e quest’ultimo ubbidisce preso da un misto di paura, curiosità ed eccitazione. Mentre camminano, Henrique sferra una pacca sul culo a Giuseppe, mantenendo un furbo sorriso sul volto. Quando arrivano in fondo ad un vicolo, Henrique avvicina a sé il volto del mingherlino Giuseppe e gli dice “dame 50 e ti mostro il pitone”. Giuseppe non ha soldi al momento, un po’ è preoccupato, ma è anche molto curioso di vedere quel pene che si immagina essere lungo e grosso. E così concorda di prelevare del denaro al bancomat subito davanti. Ne prende un po’ di più mentre Henrique attende dietro e gli dà un altro schiaffo sulle chiappe.


Il piacere comprato
I soldi passano di mano. Henrique, alzando il capo in segno di dominio, si sgancia la cintura, si abbassa un pochino gli jeans, i boxer, e tira fuori un enorme cazzo moscio. E’ moscio, ma è già molto lungo e grassottello. Mai visto un arnese così possente e lungo. Una vena attraversa l’asta, al termine della quale spunta una rosea cappella. Davvero un bellissimo cazzo marroncino. “150” dice Henrique. Giuseppe capisce al volo, passa di mano altri soldi, si mette in ginocchio ed inizia a prendere in bocca la grossa verga. La sensazione orale è pazzesca: la bocca già riempita dal primo pezzo del cazzo. La cappella che spinge in gola, il volume che cresce, e il cazzo che pian piano si indurisce.


Henrique ama la figa, ma non disdegna nemmeno il sesso gay. La testa castana di Giuseppe, ormai umiliato, è tra le mani di Henrique che accompagna il movimento ritmico del capo lungo quel pezzo di lungo cazzo che la cavità orale può accogliere. “Andiamo a casa” dice Henrique quando il suo bastone risulta parallelo al terreno. Altri metri nel buio, Giuseppe da un lato è sempre più spaventato ma dall’altro il suo cazzetto è ormai duro negli slip. Henrique vive in una bella casa, il soggiorno è ampio, divani, poltrone, tappeti, piante.. Chissà come ha potuto permettersi tutto questo ben di dio. Si toglie la felpa e la t- shirt e compaiono degli splendidi addominali a tartaruga.


Preda di un giovane padrone
Il petto non è enorme, d’altronde Henrique è magro, ma il suo fisico nel complesso è bellissimo, dolce e selvaggio nel medesimo tempo: cosce affusolate, sedere sodo, piccolo e alto, sixpacks, fisico comunque atletico, un tatuaggio grande che diparte dal petto e ricopre il collo, un piccolo tattoo anche sulla fronte, di lato, labbra carnose, sorriso seducente, sicuro e dolce. Giuseppe non se lo fa chiedere due volte, come d’istinto inizia a leccare l’addome di Henrique, sembra una cagna, la sua lingua percorre pancia, e poi cosce, petto, le grosse palle, e poi risale, di nuovo l’addome, il petto, il collo, e quando arriva vicino alla bocca, la bacia… Parte un appassionato bacio alla francese, Henrique è meno preso, ma accetta, Giuseppe invece si bacia il suo giovane puledro ormai eccitatissimo. D’altronde Henrique ha un viso davvero bello.


Dopo un po’, il cioccolatino spinge via di forza Giuseppe, che sta quasi per cadere a terra. “Altri 200 e ci divertiamo”. Giuseppe esita, gli sembra di aver speso già troppi soldi, il suo pisellino è duro da un bel po’ e così eccitato che sente già di aver bagnato leggermente le mutande. Vuole tornare a casa e farsi una bella sega nel suo lettino. Ma Henrique si incazza, lo schiaffeggia sul culo e sul volto. Il suo corpo si ingrossa, il petto si gonfia, gli addominali diventano ancora più evidenti, e anche l’immane cazzo ciondolante sembra essere ancora più lungo e prorompente. Giuseppe cede, è troppo cotto, e in fondo si vive una volta sola. Riprende a spompinare il suo padrone dopo essersi denudato. Il suo pisellino eretto sfigura totalmente. Sembrano appartenere a due specie diverse di uomini.


Scopato senza pietà
Quando ormai il cazzone di Henrique è al massimo della potenza, ossia, nonostante la lunghezza che spesso limita la capacità ascensionale di chi ce l’ha molto lungo, punta verso l’alto, egli afferra Giuseppe e lo mette di schiena, un po’ in avanti, con le mani appoggiate sullo schienale del divano. E’ allora che il salamone di cioccolato penetra il buco del culo del prof, che si fa scappare il primo urletto: “ahi”. Henrique se ne fotte e inizia a trapanare Giuseppe come se non ci fosse un domani. E’ selvaggio, le sue treccine oscillano avanti e indietro al ritmo dei colpi, i suoi addominali son durissimi e sbattono sulle chiappe di Giuseppe provocando un suono “pac” “pac” “pac”; i suoi coglioni pieni e grossi sbattono sulla parte bassa di Giuseppe, che li sente, e si eccita ancora di più.


Henrique se lo sbatte, Giuseppe sente il cazzone che come un treno attraversa ritmicamente il suo culo e colpisce la pancia, le pareti calde dell’ano si contraggono attorno al cazzone vigoroso. All’ennesimo colpo in profondità, il pisellino sballonzollante di Giuseppe inizia leggermente a gocciolare di sborra. Henrique continua come un toro, o uno stallone, spinge ancora più in fondo, in modo che anche la base del cazzo che, data la lunghezza, era rimasta fuori, penetri l’interno. Le urla e i vagiti di Giuseppe sono ormai incontenibili, ma a questi ad un certo punto si aggiunge un verso animalesco del nero che sborra dentro a Giuseppe. Tira poi fuori il suo cazzo, barzotto ma sempre enorme, assomiglia a una proboscide scura e bagnata. La cappella è umida e di un rosso intenso. L’ultima leccata per Giuseppe prima di salutarsi con un tenero bacio.


racconto di Giuseppe

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