CAPITOLO 2: Il compagno di mia mamma.


Anni '80. Avevo 22 anni. Mia madre, dopo aver divorziato, aveva un compagno, un uomo di 53 anni dall'aspetto giovanile, simpatico, fisico tutto sommato ancora gradevole se non per un pò di pancetta da cinquantenne.


Nonostante il mio debole per gli uomini maturi, fino a quel momento non avevo mai avuto pensieri proibiti su Agostino, il compagno di mia mamma, forse perchè, a livello inconscio, trovavo grave la cosa, anzi gravissima; se mia madre avesse scoperto una mia porcata col suo compagno, come avrebbe reagito? Chissà il casino...


Ma ben presto, i miei pensieri indecenti cominciarono ad andare proprio a lui, ad Agostino. La gravità, l’amoralità e l'indecenza della cosa “proibita”, mi eccitavano da morire. Lui era carinissimo con me, sempre disponibile, sorridente, gentile e paterno. Ed era proprio questo suo atteggiamento paterno ad eccitarmi tanto. Ogni volta che lo vedevo o che mi accompagnava da qualche parte, mi eccitavo tantissimo, al punto che poi mi masturbavo pensandolo nudo, a cazzo dritto a mia disposizione, immaginando cose da maiala con lui. Curiosa, mi chiedevo se anche lui avesse delle mire "particolari" su di me, anzi, intimamente, lo speravo maliziosamente.


Una volta, rincasando improvvisamente, li colsi nudi a fare l'amore in camera da letto. Loro non si accorsero della mia presenza. Silenziosamente mi misi a spiarli e, quando mia madre iniziò a fargli un pompino, potei vedere il suo cazzo in piena erezione sotto gli esperti colpi di lingua di mia mamma. Un uccello non particolarmente grosso, ma assai largo e dalla cappella dura ed oscenamente eccitante. Come e quanto avrei voluto essere al posto di mia madre a ciucciare quella meravigliosa cappella! Corsi in camera mia e mi sditalinai selvaggiamente al pensiero di fargli un pompino e di ingoiare tutta la sborra che sarei stata capace di tirargli fuori dai coglioni.


Passavano i giorni e nulla accadeva, però, dopo avergli visto l'attrezzo, guardavo Agostino con occhi diversi, assai meno innocenti, con più malizia e desiderio ancora maggiori. L'avergli visto il cazzo, scatenava le mie fantasie più oscene e più proibite, era diventato una vera e propria ossessione per me; addirittura, mentre scopavo col mio fidanzato (e scopavo tantissimo), pensavo ad Agostino. Ma poi, come si dice, l'occasione fa l'uomo ladro….


E fu così che un pomeriggio d'estate, mia madre gli chiese la cortesia di accompagnarmi ad un colloquio di lavoro fuori città. Messa al corrente che mi avrebbe portata Agostino in macchina, ne fui estremamente felice e la mia fantasia iniziò a lavorare in maniera scatenata; immaginavo la scena di noi nudi a fare porcate oltre ogni decenza; insomma scopare col compagno di mia madre, era una cosa indecorosa e proibita, pericolosissima ma molto eccitante, un sogno proibito, ma proprio per questo, fortemente desiderato.


Nel primo pomeriggio, Agostino venne a prendermi. Inutile dire che mi vestii con leggins neri e magliettina bianca, senza mutandine ne reggiseno, decisissima a provare a far colpo su di lui. All’epoca avevo un piercing al naso. Salutata mia madre con un bacio sulla guancia, montai in macchina. Il mio abbigliamento da troietta non aveva colpito mia mamma, ma notai che aveva invece colpito lui. Salutandomi, vidi i suoi sguardi desiderosi alle mie tette, una bella terza, sode e con capezzoli sporgenti e duri da sembrare chiodi. La cosa non mi sfuggì e mi fece avere un sussulto di maliziosa eccitazione. Non era più una novità; volevo farmi scopare duro da lui.


Eravamo in luglio inoltrato. L'aria era molto afosa e calda e lui era vestito con pantaloncini corti e maglietta. Partimmo e cominciammo a parlare amabilmente come al solito ed eravamo sereni e tranquilli, anche se nella mia fervida immaginazione da porca, desideravo ben altro. Mi resi conto che mi stavo eccitando un casino, ma ero scoraggiata dal suo atteggiamento come sempre corretto, educato, che mi faceva temere che lui non pensasse a me in quella maniera, che poi pensandoci bene, sarebbe stata la normalità. Iniziai a bagnarmi e temevo che si notasse non avendo la mutandina.


Non so perché, ma non riuscii a trattenermi ed improvvisamente dissi: 


"Lo sai che tempo fa sono rincasata e vi ho beccati mentre facevate l'amore, te e mamma?".


Agostino si ammutolì, arrossì e cadde nel pallone più totale, al punto che non riuscì più a dire una parola. Dopo alcuni minuti di silenzio, rincarai la dose e, con un filo di voce, aggiunsi: 


"A vedervi mi sono eccitata, sai?”.


Lui, imbarazzatissimo, balbettò qualcosa tipo: 


"Ma sei la figlia della mia compagna, come è possibile, ho più di 30 anni più di te". 


Però questa volta lo avevo colpito e affondato, perchè notai un evidente rigonfiamento alla sua patta; stava infatti avendo un'erezione violenta, improvvisa. Io ero una gran bella fighetta, tette sode e dure, un culo da spavento, due belle gambe, con i capelli neri ma tinti castano chiaro, due labbra da vera pompinara, abbronzatissima, insomma ero proprio un bel bocconcino. Il mio aspetto eccitante, unito al mio modo di parlare, avrebbero fatto arrapare un morto, pensai. 


Cominciai a prenderlo in giro, ed allontanandomi verso lo sportello, gli guardavo la patta dicendo: 


"Ti sta venendo duro, Agostino".... mentre ridevo in maniera nervosa, maliziosa, eccitata all'inverosimile e ben decisa a fare porcate con il compagno di mia madre. 


Lui iniziò a sudare in evidente imbarazzo, non rispondeva, ma nello stesso tempo chiaramente eccitato ed attratto dalla situazione scabrosa che si era creata tra di noi. Una cosa era certa: in quel momento avevo voglia, volevo il suo cazzo più di ogni altra cosa.


Meccanicamente, senza pensare, appoggiai la mano sulla sua patta rigonfia, mentre lo guardavo intento alla guida. Lui sussultò al tocco, mi guardò, con i suoi occhi mi implorava di fermarmi, di smetterla. Ma cominciai ad accarezzargli inesorabilmente il cazzo sotto i pantaloncini, lentamente e delicatamente, sentendolo divenire sempre più duro. Ormai sapevo che era mio, slacciai il cordoncino, calai la chiusura lampo e lo tirai fuori, ormai turgido, dalle venature gonfie. Lo scappellai e cominciai a fargli una sega lenta, notando che lui godeva; disse di smetterla per il fatto che fossi la figlia della sua compagna, ma stava godendo tanto e non riusciva a farmi smettere. Intanto, inesorabile, la mia mano andava su e giù col cazzo bollente in pugno, lo scappellavo tutto. Sempre delicatamente, gli calai i calzoncini e gli slip alle caviglie, poi gli allargai le gambe nel possibile per non intralciare la sua guida, mi calai su di lui e presi a lappargli i coglioni con la lingua. Ero infoiata e vogliosa del suo cazzo. Lo volevo tutto in bocca.


Mi fermai e, con tono da grandissima troia, gli chiesi: 


"Ti hanno mai fatto una pompa mentre guidi"? 


Lui, con voce rotta dall'eccitazione, rispose: 


"Si, tua mamma". 


Maliziosamente risposi: 


"Ah si? Ma io credo di essere più brava di lei a succhiare un bel cazzo come il tuo, ed ora te lo dimostro". 


Così, mi calai su di lui e ripresi a leccargli i coglioni, per poi salire sull'asta nodosa, fino ad arrivare alla cappella dura che accolsi tra le labbra cominciando a succhiarla e ciucciarla; la sbocconcellavo avvertendone l'odore ed il sapore, me la gustavo ingordamente, avevo una voglia incredibile, insaziabile del suo cazzo. 


Con le tette dure schiacciate sulla sua coscia destra, presi a fargli un pompino incredibile. Impugnando il largo uccello alla base, ad occhi chiusi e godendo come una porca, andavo su e giù ritmicamente, mugolando dal piacere intenso che mi provocava il succhiare ingordamente il cazzo del mio "patrigno". Lui era in estasi, godeva come un porco, con una mano sul volante e l’altra sulla mia testa, mentre con la lingua gli solleticavo la cappella, la leccavo dalla punta al frenulo, fino al prepuzio, poi ingoiavo l'intero cazzo ben decisa a farlo venire nella mia bocca. 


Gli stavo sparando un super pompino, umido e selvaggio. Lo avevo desiderato tantissimo nelle mie fantasie erotiche. Ero come impazzita con la bocca e la lingua sul suo cazzo duro, gonfio, eccitante, con la cappella lucida e turgida da leccare e ciucciare allo sfinimento. A tratti, con le dita allargavo l’uretra, e lui mi chiedeva di ficcarci la punta della lingua; mi eccitava questa cosa e così lo feci impazzire dal godimento, mentre mi osservava lavorarmi la sua cappella.


Era resistente, ambedue eravamo sudatissimi a causa della temperatura estiva alta, non raggiungeva l'orgasmo, ma la mia bravura da pompinara presto ebbe la meglio. Ero impaziente di ingoiare, avevo sete di sborra bollente da mandare giù.


E così feci una pausa, poi guardandolo negli occhi, con voce suadente, gli dissi: 


"Godi nella mia bocca, ti prego". 


Lui, con un cenno del capo, mi fece capire che era quello che desiderava. Ad occhi chiusi, con la bocca lorda di saliva e liquido seminale, mi fiondai di nuovo sul suo cazzo e ripresi il pompino, notavo dei rallentamenti dell'auto ogni volta che raggiungeva l'apice del piacere mentre, infoiata dal suo cazzo in bocca, godevo nel sapere che lo facevo godere così tanto. 


Dopo qualche minuto, venni ricompensata. Infatti, mentre andavo su e giù sul cazzo, una brodaglia calda e densa mi inondò la bocca, la sua sborra appiccicosa mi colpì la lingua ed il palato; stava venendo, con schizzi copiosi e violenti, mi stava sparando in bocca una quantità enorme di sperma. Mi sentii estremamente troia con la bocca piena di sborra del mio patrigno da assaporare e mandare giù. Agostino si era lasciato scappare un prolungato lamento di piacere mentre godeva nella mia bocca tenera e giovane. Quella cappella che sputava sborra era inebriante, una sensazione che mi mandò in visibilio. Con gli occhi rivoltati, aiutavo lo sperma ad uscire dall'uretra, risucchiando la cappella, con le labbra che schioccavano, mi stavo facendo venire in bocca da Agostino senza vergogna, ne rimorso per mia madre, la sua compagna. Senza neanche toccarmi, venni anche io, la sensazione della sborra calda e densa in bocca, mi fece venire intensamente, mentre ingoiavo lo sperma denso ed appiccicoso.


Con tracce di sperma residuo sul viso, mi alzai e gli dissi: 


"Al primo posto adatto, fermati… voglio che mi scopi, tutta"....


Sebbene fosse appena venuto nella mia bocca, Agostino doveva avere una gran voglia di scoparmi, perchè, come gli avevo chiesto, immediatamente si inoltrò nella vegetazione che fiancheggiava la strada, fermando la macchina in uno spiazzo isolato e deserto.


Con la bocca ancora impastata dalla sua sborra ingoiata pochi minuti prima, mi buttai al suo collo e presi a baciarlo. Lui contraccambiò in un bacio umido, volgare. Giocavamo con le lingue, ci mordicchiavamo le labbra, per poi insistere ancora in un bacio profondo, prolungato, da togliere il fiato. Intanto, porca e viziosa, gli ripresi in mano il cazzo adesso mezzo moscio, iniziando a segarlo. Lui mi accarezzava il culo e le tette.


"Allora, mi vuoi scopare?” gli chiesi maliziosamente, guardandolo dritto negli occhi, mentre lo sbaciucchiavo e gli segavo l'uccello. 


Lui non disse nulla, si alzò, mi fece scendere dall'auto, mandò in avanti i sedili anteriori e mi disse di metterci dietro. Prima di rientrare in macchina, mi guardai attorno per assicurarmi che non ci fosse nessuno, mi spogliai e vidi Agostino rimanere a bocca aperta nel vedermi nuda. Praticamente, tirai via leggins e maglietta e già ero nuda, non indossando nè la mutandina nè il reggiseno. Lui si tolse la maglietta e sfilò il pantaloncino con gli slip dalle caviglie; eravamo completamente nudi.


Lo raggiunsi in macchina e mi sedetti a cavalcioni su di lui; sentivo strusciare le tette sul suo torace villoso, mentre lui, “impastandomi” il culo, mi baciava sulla bocca, il collo, dietro le orecchie, le tette. Ero bagnatissima, il compagno di mia madre mi eccitava tanto, avevo fantasticato molto su di lui ed ora che le mie fantasie erotiche erano diventate realtà, volevo godermi il suo cazzo per bene. Mi piaceva fare la porca con lui.


Gli feci capire che volevo scopare. Presi a baciarlo, mentre glielo ripresi in mano e, appurato che era di nuovo duro come il marmo, orientai la cappella verso la mia fica, mi ci sedetti sopra, facendolo scivolare delicatamente tutto in profondità dentro di me. Finalmente il mio "papino" mi scopava, finalmente potevo godermi il suo cazzo duro piantato in fica. Avvertire la penetrazione fu una sensazione paradisiaca.


Gememmo al contatto profondo e indecoroso dei nostri sessi. Agostino cominciò a scoparmi delicatamente, con le mani sui miei glutei, mi pompava la fica, si trombava senza ritegno la figlia della sua compagna, la sua figliastra, mentre mi succhiava le tette ed i capezzoli a turno. Eravamo due porci che, maliziosamente, si godevano quella situazione proibita ed eccitante.


Il mio liquido vaginale rendeva il suo cazzo umido mentre, ritmicamente, mi pompava a fondo. Godevo nel vedere e sentire lui godere, stavo impazzendo dal piacere con quel bel cazzo piantato in fica, tanto che, con gli occhi chiusi, cominciai a saltare su di lui in maniera violenta, con gli ammortizzatori della macchina che rumoreggiavano, strillando di piacere. 


"Oh Dio… Oh Dio….  Che cazzo che hai… fottimi… fottimi tutta… ti prego…. non fermarti… scopamiiiii!" e dopo pochi minuti di pompaggio, scossa da brividi, venni, venni in una maniera intensa, profonda ed indecorosa, col cazzo del mio "papino" ficcato interamente nella vagina.


Sudatissima ed ansimante, mi adagiai su di lui per riprendere fiato, col cazzo ancora dentro; lui non era ancora venuto e lo potevo sentire ancora duro dentro di me. Mi fece alzare, mi mise a "pecorina" e cominciò a leccarmi la schiena. Mi faceva venire i brividi il contatto della sua lingua sulla mia pelle vellutata, quando poi scese a leccarmi il buco del culo, ad occhi chiusi godevo tanto. Mi leccò per bene anche la passera, poi si sollevò di poco e lo ficcò di nuovo, iniziando a montarmi selvaggiamente. Eravamo indecorosi in quella posizione che io tanto amo; lui dietro che mi pompava come un toro da monta, con colpi forti, profondi, violenti, io con il viso tra le braccia ad accogliere il cazzo del compagno di mia mamma nella fica, godendo come una matta. Con le mani mi allargava il culo mentre, avanti e indietro, avanti e indietro, Agostino mi scopava in maniera esperta, mi faceva la fica inesorabile ed instancabile. Potevo sentire il contatto del suo addome con le mie chiappe ogni volta che penetrava interamente in me, mi sentivo sventrare dal suo cazzo in fica. Stavo godendo tantissimo, il suo cazzo che mi scopava mi faceva impazzire, avevo gli occhi riversi, e così venni ancora una volta, strillando tutto il mio godimento in un urlo di liberazione.


Adesso, avendo perso completamente la testa e ogni freno inibitorio, volevo dargli anche il mio culetto sodo, rotto dal bidello qualche anno prima. Ero affamata di cazzo in tutti i buchi.


"Adesso inculami" lo implorai, "lo voglio tutto in culo, ti prego, sfondamelo". 


Si fermò e, con la cappella bagnatissima dai miei e dai suoi umori, mi umettò per bene la rosellina e, con un colpo di reni secco e deciso, mi inculò in profondità senza esitare neanche un attimo. 


"Già lo hai preso in culo, vero? Già è bello largo, chissà quanti ne hai presi troia" - mi disse ed io risposi: 


"Siii, da anni lo prendo in culo, me lo ha sverginato il bidello della scuola". 


Agostino, incredulo ma eccitato da tutto ciò, bravo come un toro da monta ed infoiato dalla situazione, inculava la sua figliastra con foga pazzesca, in un turbinio di sensazioni che ci rapivano, ci portavano all'estasi. Dal canto mio, mi sentivo una gran troia già per il fatto di avergli fatto quel gran pompino con ingoio mentre guidava, ed ora mi stavo dando interamente a lui. Alla vergogna ed alla paura iniziale, era subentrata la complicità; ambedue eravamo consapevoli che indietro non si tornava, avevamo fatto il passo proibito, indecoroso, indecente. Lui, uomo di 53 anni, si stava scopando e inculando con violenza la figlia, poco più che ventenne, della sua compagna, dopo avergli sparato in gola un mezzo litro di sborra. Era una situazione talmente assurda e trasgressiva, che ci faceva impazzire ancora di più dal piacere, tanto che Agostino mi stava facendo il culo in maniera selvaggia, senza più controllo. 


"Lo sapevo che eri una troietta, lo sapevo", lo sentii dire, mentre stantuffava e pompava il mio buco, facendomi godere come una porca col cazzo in culo.


Era uno spaccaculi coi fiocchi, ci sapeva fare, perchè alternava colpi in culo a colpi in fica, facendomi impazzire, tanto che venni un altro paio di volte strillando e mugolando. Il suo cazzo, come un ariete durissimo, sembrava volesse scoppiare da un momento all'altro e, improvvisamente, mentre mi sodomizzava, sentii il mio intestino riempirsi di sborra bollente. 


Mi sfuggì un urlo di piacere mentre mi assestava gli ultimi colpi risolutori, gli ultimi colpi che lo portarono all'orgasmo intenso e abbondante. Mi aveva riempito il culo di sperma. 


Tirò fuori il cazzo ancora gocciolante dal mio culo, stille di sborra colarono finendo dalla mia rosellina alla mia figa e poi giù sul sedile; Agostino, esausto si sedette ed io, dopo aver ripulito lo sperma dalla fica per prudenza, da vera troia navigata, mi accanii a pulirglielo per bene, leccando ed ingoiando gli ultimi residui di sborra. Che sapore strano aveva ora la sua cappella.... Un misto salaticcio di sperma, sudore e umori anali, ma mi piaceva. Ero, almeno per il momento, sazia.


Rimanemmo un pò in quella posizione, io con la guancia sinistra appoggiata al suo addome, a pochi millimetri dal suo cazzo a riposo, quando lo sentii esclamare: 


"Dio santo, sono le 16:30, hai il colloquio praticamente adesso e noi siamo qui nudi, distanti ancora chilometri"! 


Prontamente risposi: 


"Sti cazzi il colloquio, non mi frega nulla, abbiamo chiavato, abbiamo goduto, mi hai sfondata per bene, è questo che volevo fare da tempo". 


"Sai da quanto ti desideravo Agostino, sai da quanto tempo pensavo al tuo cazzo"? 


E ricordo che fu proprio in quel momento che mi confidò che pure lui mi desiderava già da tempo.... Scoppiammo a ridere insieme, lo rimproverai per non averci provato prima, ma lui si giustificò dicendomi che non pensava minimamente che fossi così porca e che era sempre stato frenato dalla paura di un mio rifiuto e dalle conseguenze derivanti dall’essere scoperti.


La vicinanza della mia bocca al suo cazzo, mi eccitò di nuovo. Ci fu infatti il tempo di un ultimo pompino che gli sparai con dedizione, fino a farlo sborrare, ancora una volta, nella mia bocca; ingoiai ingordamente di nuovo tutto il suo sperma, mandandolo giù nello stomaco, dopo averlo assaporato per bene.


Ci rivestimmo e ci accordammo per dire a mia madre che il colloquio lo avevo sostenuto e che mi avrebbero fatto sapere l'esito, ci ricomponemmo alla meno peggio e raggiungemmo la città, dove prendemmo un gelato, per poi rincasare. Non vivevano insieme, lui e mia madre, quindi mi accompagnò a casa ed andò via. Non avevamo parlato per niente del futuro, per la verità, durante il tragitto di ritorno, non parlammo affatto, ma sapevamo che ci saremmo ricascati ed avremmo trombato ancora ed ancora. Praticamente eravamo divenuti amanti.


Infatti, dopo quella prima volta, ci siamo fatti numerosissime scopate clandestine, gli ho fatto decine e decine di pompini con immancabile ingoio profondo; ogni occasione era buona per rimanere soli, per ciucciarglielo o per farci una grande chiavata o per farmi inculare forte. Quando ci incrociavamo in casa, eravamo bravi a non far capire nulla a mia madre, eravamo abili ed attenti a non far intuire nulla e continuavamo a comportarci come prima, come se nulla fosse mai accaduto, anche perchè altrimenti sarebbe successo il finimondo. Era il nostro sordido segreto.


Una sola cosa strana mi capitava ogni volta che parlavo con mia mamma; mi ritrovavo a pensare, divertita ed allo stesso tempo eccitata: 


"Mamma, se sapessi... mi fotto il tuo compagno"!


Questa fu una delle mie prime esperienze da gran porca; scopare con il compagno di mia mamma mi faceva impazzire con orgasmi da sballo, portandomi addirittura a squirtare. Quando ho a disposizione un bel cazzo, perdo ogni freno inibitorio e me lo godo appieno. 


... continua.....

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