Capitolo 1
L’uomo della Fermata
Alessia percorreva la strada che da casa l’accompagnava alla fermata del bus tutte le mattine da quando si era trasferita da Milano ad un paesino nella provincia di Roma.
Ogni mattina si faceva bella con la speranza d’incontrare qualcuno con cui attaccare bottone, visto che al momento la sua lista di amici era stata polverizzata da quell’improvviso trasferimento in una città dove non conosceva nessuno.
Ultimamente si era accorta di un uomo, sulla quarantina, che le fissava spesso il suo culo, e la cosa la compiaceva.
Si allenava parecchio in palestra per mantenere il suo fisico da modella mancata solo per via dell’altezza, un metro e sessantotto di altezza con una terza di seno e un lato b che faceva girare molti sguardi che insieme ai suoi capelli lisci mori e ai suoi occhioni verdi non la facevano certo passare inosservata.
Lei però adorava gli uomini adulti e non sopportava i ragazzini della sua classe, tutti piccoli e sfigati che forse neanche sapevano com’era fatta una donna.
Quella mattina si era agghindata con un pantacollant nero e una maglietta a maniche corte bianca, soprattutto grazie al periodo estivo poteva spaziare su vestiti seducenti.
E come si aspettava l’uomo era li, non aveva neanche trent’anni e considerato che lei ne aveva quindici era quello perfetto per iniziare a fare qualche test sulle sue abilità di seduttrice.
Si mise quindi vicino a lui, senza dare troppo nell’occhio e facendo sembrare il movimento naturale, quindi fece finta che le fosse scivolato qualcosa dalla mano per abbassarsi e mostrare il sedere proprio all’uomo che voleva sedurre.
Ebbe l’effetto desiderato visto che nel suo rialzarsi lentamente fece scivolare lo sguardo sulla patta dei pantaloni dell’uomo, che indossava una classica divisa da lavoro.
<Mi sera caduta la penna.>
Disse verso di lui, che non aveva ancora idea di essere finito nella sua tela d’ingannatrice qual era anche se ancora era una ragazzina.
Sorrise all’uomo mentre controllava l’ora, era ancora presto e il bus sarebbe passato fra un bel po', un vantaggio per lei che ormai era entrata nel mood.
<Sa mica che ora è?>
Chiese e con la scusa andò ad avvicinarsi all’uomo che aveva davanti ben conscia che così lui poteva vedere il suo seno attraverso la maglietta.
Non portava alcun tipo di reggiseno e la sua piccola espressione innocente non faceva che andare a disturbare l’erezione che sperava stesse crescendo ancora.
<Sono le sette e mezza.>
Rispose l’uomo confermando a lei che era ancora presto e che il suo bus non sarebbe arrivato prima delle otto e mezza, di li non passava nessuno a quell’ora, soprattutto in un giorno festivo come quello, l’idea era ottima e la voglia fra le sue cosce saliva.
Voleva sentire quel membro sbatterla e l’avrebbe fatto, sapeva bene di aver quell’uomo alla sua mercé, quindi mise in atto il suo piano velocemente.
<Sa, mia madre mi dice sempre di non parlare agli sconosciuti.>
<Ah sì? Beh. Ha ragione!>
La voce dell’uomo era strozzata, chiaro che stava combattendo contro la sua voglia di far della ragazzina quello che voleva, e lei lo sapeva piuttosto bene, sommata la voglia al modo in cui lei si stava comportando sapeva bene che mancava poco per farlo desistere.
<Lei di solito come passa il tempo?>
Chiese avvicinandosi quindi all’uomo di spalle, per far si che il suo membro duro andasse a toccare i suoi glutei, anche se in maniera impercettibile, si strusciava e lo guardava come una gatta in calore che guarda la sua preda.
E non ci volle molto che l’uomo le mise una mano sul seno destro, facendola gemere a voce alta e spingerla ancora di più verso di lui.
<Sei parecchio eccitato vedo.>
<Chissà di chi è la colpa vero?>
Una delle mani rudi dell’uomo andarono a privarla della protezione dei suoi pantacollant e poté chiaramente sentire il calore e l’umidità di un pene maschile di prim’ordine, uno di quelli che si sarebbe divertita volentieri a prendere e che stava per gustare.
Si girò quindi, andando finalmente a incrociare lo sguardo con quel bellissimo arnese che stava per prendere la sua figa bollente e giovane.
Sorrise d’istinto all’uomo mentre lo afferrava con la mano libera e iniziava a farla scorrere su di esso, avvicinandosi a lui mentre l’altro la palpava sul culo, infilando un dito nell’unico punto dove un pene non era ancora entrato.
<Piano lì…>
L’uomo parve capire immediatamente e andò a rallentare, l’idea che volesse prenderla nel culo la stava facendo impazzire, sembrava tanto fesso e invece si stava rivelando più porco del previsto, ed era un punto a suo favore.
Scese quindi, lentamente per far si che l’uomo capisse le sue intenzioni e dopo averlo afferrato per bene andò a spingersi contro quel membro, leccandolo dalla punta fino alle palle.
Il sapore le parve intenso, un aroma dolce che le faceva diventare la figa bollente.
Si spinse maggiormente a fondo per spingerselo il più possibile mentre l’uomo le accarezzava la testa e iniziava a gemere, musica per le sue orecchie, lo aveva in pugno.
Si mise d’impegno perché sapeva che dovevano sbrigarsi ma non voleva lasciare il suo nuovo amico con un’erezione nei pantaloni e le palle piene, non voleva avere un dolorino sulla coscienza.
Passò le mani sui testicoli, guardandolo negli occhi per provocarlo ancora di più, malgrado fosse consapevole che non servisse poi a molto visto il livello di sangue che ormai era arrivata fra le gambe di lui, era certa che non avrebbe resistito a lungo ancora.
<Vieni.>
Disse imperiosa, quasi fosse consapevole che l’uomo non avrebbe resistito più a lungo di cosi, quindi si avvicinò al suo membro e passò la lingua sul frenulo e non dovette attendere molto che un intenso schizzo le colpì il palato, ne assaporò il gusto salato mentre altri schizzi e gemiti mostravano quanto avesse avuto effetto su quell’uomo che ormai non era più uno straniero.
Quando si alzò continuò a massaggiare il pene dell’uomo, guardandolo per poi scambiarci un intenso bacio, voleva sentirsi di qualcuno e ora si sentiva sua.
<Casa mia è libera.>
Disse, prendendolo per mano conscia che oggi qualcuno sarebbe mancato dal lavoro e qualcun’altra sarebbe stata assente in classe.
Peccato solo che avrebbe camminato male, vista la dimensione di quel membro e la voglia di lui di prenderla da dietro.