Vista l’imminente uscita al cinema del film ‘Spiderman: No Way Home’ ho pensato di omaggiare a mio modo la serie.
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Dopo la tragica morte di Stark i Vendicatori erano allo sbando, senza un leader. La terra era più vulnerabile che mai. Lo Stregone Strange cercava di fare il possibile per respingere gli attacchi che provenivano dalle altre dimensioni, ma non bastava ormai. Ogni due giorni una visita, ogni due giorni centinaia di vittime innocenti. L’agente Fury aveva quindi deciso che era arrivato il momento di ridare ai Vendicatori un capo. Il Capitano sembrava essere la scelta più naturale ma già in passato aveva avuto delle incomprensioni con il governo statunitense, di lui non ci si poteva fidare; Thor apparteneva ad un altro pianeta e la sua permanenza sulla Terra non poteva essere garantita; Hulk non aveva affatto la stoffa del leader. D’altro canto Tony aveva già preso la sua decisione circa il suo erede quando aveva lasciato all’Uomo Ragno la sua tecnologia. Certo, quel ragazzo era appena un ventenne ma Fury doveva ammettere che era caparbio e ligio alle sue responsabilità. Prima però doveva superare una prova, la stessa a cui lo stesso uomo di latta si era sottoposto agli inizi della carriera…
Quando ricevette la chiamata Parker si trovava al Central Park insieme a Anne Jay. Da quando si erano messi insieme amavano rifugiarsi, appena era loro consentito, in quella macchia di verde: protetti dagli alberi, lontani dai guai, a godersi il tepore del sole e limonare per intere ore. Quella chiamata aveva destato sorpresa e speranza. In realtà i due avevano spesso fantasticato dell’ipotesi di un Uomo Ragno alla guida dei supereroi più potenti della Terra; magari avrebbero pure potuto rimediare ad Anne Jay un superpotere, esponendola a qualche tipo di radiazione, in modo da fare di lei un Avengers: a Anne Jay sarebbe piaciuto diventare la donna mantide perché forse non esiste predatore più feroce o la donna gatto per via della passione per i felini: si trattava però di chiacchiere, nient’altro che sogni ad occhi aperti. Almeno così credevano. Il mondo non si sarebbe affidato a un adolescente. Invece…la richiesta dell’agente dello S.H.I.E.L.D aveva fugato ogni dubbio.
FURY: “Figliuolo, abbiamo ragionato a lungo. Sono tutti d’accordo. Stark ti voleva come suo successore, così sarà a tutti gli effetti. La guida degli Avengers ti aspetta.. Stasera ci sarà una riunione del gruppo in cui ufficializzeremo la cosa. Alla torre degli Avengers alle 20. Porta anche la tua fidanzata, gli altri vogliono conoscere la futura first lady. Pensano sia molto carina!”
Quell’apprezzamento per la ragazza non era allora sembrato qualcosa di strano. Non ci si poteva immaginare quali fossero le reali intenzioni dietro l’invito e poi Anne Jay era anche arrossita un po’ al pensiero che Capitan America la trovasse carina. Prima di mettersi con Peter era con il supereroe con lo scudo che aveva sognato di fare l’amore centinaia di volte: nella doccia era arrivata a toccarsi ansimando e gemendo per il suo patriottico pene che la violava a pecorina. Per tutto il resto del giorno la coppia euforica non aveva parlato d’altro se non del vestiario che sarebbe stato più opportuno indossare. Per l’occasione meglio presentarsi eleganti? Non si trattava di una cena di gala, sebbene in un certo senso di un’incoronazione. Per il nervosismo e la paura di apparire ridicolo Peter non aveva osato nemmeno chiedere. Casual? Sarebbe stato forse imbarazzante se si fossero scoperti gli unici a sfoggiare un outfit da cerimonia. Alla fine avevano optato perché Spiderman indossasse il costume high-tech mentre Anne Jay un semplice maglione piumato con dei jeans e un tacco. La voglia di apparire bella si sarebbe espressa nel trucco curato e negl’orecchini a cerchio.
Per chi non li avesse mai visti al cinema è il caso di descriverveli: Peter ha occhi castani, moro, magro ma muscoloso, alto pochi centimetri sopra l’1,70, viso pulito da bravo ragazzo; Anne Jay è un po’ meno alta di Peter, anche lei occhi e capelli castani, i capelli ricci sono lunghi appena sotto le spalle, corporatura esile, seno piccolo e grazioso e culetto sodo.
Arrivati la sera alla Torre degli Avengers erano stati accolti da un’affascinante receptionist e fatti salire al settimo piano attraverso l’ascensore. Erano stati quindi condotti nella sala delle riunioni. La sala delle riunioni è un ampio stanzone con un tavolo al centro, s’affaccia all’esterno con una vetrata oscurata però per gli impiccioni. In piedi li aspettavano i Vendicatori, Nick Fury e Dottor Strange. Sorrisi a trentadue denti e saluti affettuosi. Erano stati invitati ad accomodarsi. L’agente dello S.H.I.E.L.D. aveva finto di rammentare a tutti la ragione dell’incontro.
FURY:” La perdita di Iron Man è stata un duro colpo. Non solo per noi ma soprattutto per l’umanità. Occorre andare avanti con più forza proprio nel momento più buio. Anche ora dobbiamo affidarci alla sua lungimiranza. Quando ha scelto di donare a Peter la sua tecnologia ha designato un successore”
Anne Jay non si spiegava però perché tutti gli sguardi erano rivolti a lei. Sembravano sguardi libidinosi, imbarazzavano. Il suo Cap la mangiava con gli occhi, lo stesso Thor. Era certa che Hulk avesse sussurrato all’orecchio di Strange qualche porcata. Perché inoltre era l’unica donna lì dentro? Il suo fidanzato era troppo preso dalla pantomima per accorgersi che qualcosa non andava. Tutto quanto trovò comunque presto una spiegazione.
FURY: “Ora ci chiediamo se Spiderman sia disposto a tutto per la sua famiglia e il futuro dell’umanità. Se sia disposto anche ad assistere inerme mentre facciamo le peggio cose alla sua dolce metà, in poche parole se sia disposto a guardare Anne Jay prostituirsi davanti ai suoi occhi”
SPIDERMAN: "Cosa???"
Una freccia gli aveva come lacerato da parte a parte il petto. Doveva essere uno scherzo. Si sforzò di ridere ma chissà perché nessun altro rideva con lui. Non si trattava di una goliardata. Gliela ripeterono nuovamente. Sarebbe diventato il leader degli Avengers a condizione che per due ore a partire da ora avesse accettato che la sua ragazza venisse scopata in tutti i modi possibili e perversi da supereroi super pompati e guardando Hulk mostruosamente dotati. Questa era la prova a cui si era sottoposto anche Iron Man. Panico e odio, mille pensieri gli esplosero insieme in testa. L’uomo ragno si rivolse a Anne Jay sperando che lei ne fosse inorridita quanto lui. Sperava di sentirsi dire che quelli erano folli, eroi farlocchi con cui non vale la pena di mischiarsi. Invece fu la ragazza, cercando di trattenere il terrore ma anche un’inspiegabile dose di eccitazione, a rassicurarlo che malgrado tutto se ciò poteva salvare milioni di vite era la cosa giusta da fare. Avevano già dato per assodato che fosse legittimo ricevere una richiesta del genere per una posta in gioco tanto grande.
ANNE JAY: “Va tutto bene, stai tranquillo. Pensa a quanto bene potresti fare alla guida di questo posto, tesoro. Da grandi poteri derivano grandi responsabilità, no? Voglio fare la mia parte”
DOTTOR STRANGE: "E’ deciso allora"
Immobilizzato grazie ad un incantesimo a Peter venne solo concesso di tenere la mobilità degli occhi. Così si sarebbe potuto godere nel suo sguardo un mix di disperazione, indignazione e rassegnazione; magari si sarebbe vista una lacrima di fronte a una scena un po’ più dura: quelle non sarebbero di certo mancate. Anne Jay fu portata al centro della sala e fatta salire sul tavolo. Dovette per cominciare eseguire uno strip-tease, così per riscaldare gli animi se ce ne fosse stato bisogno. Cercò di mostrarsi sensuale mentre si piegava per togliersi le scarpe e abbassata la zip si lasciava scivolare gli jeans inarcando la schiena e ondeggiando il sedere. Non troppo affinché il suo moroso non finisse per pensare che ci provasse persino gusto ma quando quel pensiero si impadroniva della sua mente lo sguardo deluso di Steve Rogers la fulminava e riportava all’ordine. Una standing ovation investì la stanza quando la ragazza restò solo in intimo: sotto i vestiti aveva nascosto una gradevole lingerie di pizzo. Infine lanciò in mezzo al pubblico il reggiseno e il perizoma. Se ne vergognava.
Fu proprio Steve Rogers a farla scendere dal tavolo prendendola in braccio: la baciò infilandole poco delicatamente la lingua in gola, la palpeggiò e la sculacciò. Ora era una puttana, doveva starci senza protestare. Il supereroe le mostrò il razzo che aveva in mezzo alle gambe: un bel cazzo di 26 cm circonciso in mezzo a un pube depilato. Non dispiacque a Anne Jay pesarselo in mano ma ridendo il Cap la strattonò via con violenza afferrandole i ricci.
CAPITAN AMERICA: “Aspetta, non correre. Hai fretta di prenderlo in bocca? Prima devi dimostrare di essere una docile cagnetta”
Senza darle il tempo di rispondere l’aveva accompagnata a terra sempre tenendo ben stretto il pugno sui capelli. Il Cap ghermì il suo pesante scudo e come fosse un frisbee lo lanciò. Finì nell’angolo opposto.
CAPITAN AMERICA: “Giochiamo. Che cosa fanno le cagne? Brava: se il padrone gli lancia un oggetto lo riportano, con la bocca. Vai!”
Già camminare a quattro zampe sul pavimento, che non doveva essere stato spazzato di recente ed era appiccicoso, era una prima umiliazione. Poteva distinguere un conato di vomito farsi largo nella gola. Almeno non gli avevano chiesto di strisciare. Le aveva imposto invece di sculettare perché una cagna felice di servire il suo padrone scodinzola. Si era sentita umiliata e derisa. Arrivata nei pressi dello scudo si era chinata per afferrarlo e tenerlo saldo con la mandibola. Aveva però scoperto che quello scudo era più pesante di quel che si aspettava. Era stato davvero faticoso riportarlo per tre volte. Non paghi di quella umiliazione gli uomini avevano chiesto allo stregone supremo di farle crescere un seno abnorme. Alla ragazza era quindi spuntata una sesta che spingeva a terra il suo fisico non abituato. Steve per poco non si era piegato dal ridere. Infine le passò una mano sui capelli, che voleva essere forse una carezza, e le offrì il cazzo in faccia. Nonostante un po’ di dolore alle ginocchia, le tette che la ricacciavano verso il basso e un atroce bruciore alla mandibola Anne Jay si allungò per prendere il fallo tra le labbra. Anne Jay credeva d’esser diventata piuttosto abile: in primis leccò e succhiò i testicoli, leccò e sputò l’asta e fece a lungo l’amore con quel glande maestoso. Tradì un certo trasporto che non persero tempo a farle notare.
HULK: “Guardate, la troia si è bagnata. Si sta formando una pozzanghera sul pavimento”
In effetti Anne Jay aveva lavorato quel pezzo di carne come una cagnetta avrebbe fatto con il suo osso. Allo stesso modo era diventata bramosa e gelosa del suo osso indifferente alla puzza di piscio e sborra stantia che emanava. S’era così eccitata bagnando il pavimento dei suoi umori. Quando il supereroe fu sul punto di venire le spinse bruscamente la testa contro il pube e le venne in gola. Si staccò subito dopo ripulendosi sul suo volto.
Le si avvicinò quindi Thor, il dio del tuono. Anne Jay non aveva mai scopato un dio e forse non le sarebbe più capitato. Certo, avrebbe auspicato una prima volta diversa. Il dio si mostrò subito molto interessato ai suoi seni. La fece rialzare e la trascinò fino al tavolo. Questa volta la ragazza dovette chinarsi con il busto su di esso e poggiarvi i seni da vacca. Fu allora che il dio le fece luccicare davanti agli occhi il martello. Disse come se fosse una cosa normalissima che l’avrebbe presa a martellate sulle tette. Ovviamente la ragazza aveva urlato in preda al panico e aveva cercato di divincolarsi con scarsi risultati. Aveva pregato, implorato in lacrime. Anche gli occhi di Peter si erano riempiti di lacrime e odio. Furono la prima e l’ultima martellata a strappare le grida più forti. Thor aveva ‘generosamente concesso’ ad Anne Jay di masturbarsi. Anzi, aveva deciso che le martellate sarebbero terminate quando la ragazza fosse venuta. Tuttavia il dolore le aveva reso difficile l’operazione, era riuscita solo a pisciarsi addosso. Perciò a Spiderman era stata sbloccata temporaneamente la faccia per aiutarla con profonde ciucciate al clitoride. Dopo l’orgasmo piena di lividi intorno ai capezzoli e dolore si era lasciata cadere.
THOR: “Ehi, non abbiamo ancora finito! Io non sono venuto e poi non pensi che anche Peter meriti una piccola ricompensa?”
Il dio biondo aveva rimesso in piedi Anne Jay nella stessa posizione di prima. Era ora malleabile come un manichino. Ora mentre Thor le scopava la fica a pecorina lei segava il fidanzato. Al fidanzato era anche stato ‘concesso’ di torturarle i seni con le mani, altrimenti si sarebbero abbattute altre martellate. Per quanto Parker si sforzasse di non infierire particolarmente la ragazza strillava ogni volta venisse stimolata con un po’ più di pressione quella parte sensibile del suo corpo. Indovinate? Le dovette venire sulle tette. Anche Thor fece lo stesso.
Mancavano Hulk e Nick Fury. Rabbrividì la ragazza sentendo i loro passi dietro di lei avvicinarsi. Aveva da sempre considerato l’agente un sadico bastardo; certo, quella benda sull’occhio doveva servire alla suggestione. Anne Jay sembrò sul punto di aggredire gli uomini quando vide il bestione verde togliersi i mutandoni: un cazzone mostruoso di 40 cm puntava contro di lei. Cosa poteva aspettarsi da un gigante di 3 metri?
ANNE JAY: “No, no! Vi prego, mi sfondate!”
Alla fine aveva cessato ogni ostilità rimettendosi umilmente al volere dei Ricattatori. Non era nemmeno sicura che se anche Peter avesse rinunciato al posto di leader quelli l’avrebbe lasciata andare. Poteva solo sperare che il dolore le avesse lasciato una piccola finestra di tempo per godere. Peraltro doveva ammettere di essere tra un grido e un altro sovraeccitata. Il piano era questo: con delle corde l’avrebbero appesa per le mammelle al soffitto, ma sollevata di pochi centimetri da terra; le mani sarebbero state legate dietro la schiena e il suo stesso intimo le sarebbe stato messo in bocca a impedirle di strillare troppo; Fury e Banner le avrebbero fatto provare un sandwich, il primo scopandole il culo e il secondo riempiendole la fica contemporaneamente. Anne Jay non l’aveva mai presa in culo ma dovette confessare a se stessa che nonostante un ingresso molto doloroso e accompagnato da non pochi mugugni (inoltre la penetrazione era avvenuta a secco) l’esperienza era da rifare con maggiore calma; fu Hulk a sfondarla completamente e per un bel po’ di tempo continuò a sentirsi quel nerbo nodoso scavarle l’intestino e il cervello. Entrambi le riversarono dentro quantità incredibili di sborra che in buona parte il suo corpo rigettò andando a formare un vasto lago a cui si unirono in minima parta i suoi umori e la sua urina.
Sfinita Anne Jay abbandonò a terra le sue membra sfibrate, incurante di trovarsi in mezzo al lago di sborra. Come ultima umiliazione gli Avengers le urinarono in coro, anche lei si lasciò uscire impotente un ultimo getto di piscio caldo.
DOTTOR STRANGE: “Attento a ciò che desideri, Parker”