La giornata di lavoro era appena conclusa ed ecco che mi accingevo a lasciare l’ufficio come ogni giorno quando notai la porta dell’archivio senza la solita chiave esterna nella toppa “Che strano… eppure avrei giurato di avercela messa prima…” dissi tra me e me visto che non molto tempo prima ci ero stato io stesso per recuperare il solito faldone di carta per stampante che come si sa non basta mai. Girando il mio sguardo attorno noto che il computer fisso della segretaria è ancora lì acceso, i suoi effetti personali in bella vista “che strano, eppure Katia, una giovincella di indubbio fascino che non tradiva dal suo aspetto le origini russe, aveva detto di dover andar via proprio verso quest’ora” cosa che prima di allora non era mai avvenuto visto che di solito nemmeno io restavo così tardi in sede ma quella volta avevo avuto delle pratiche da sbrigare che causarono un mio ritardo imprevisto.
Mentre stavo lì a soffermarmi su questi pensieri ecco un flebile suono indistinto provenire dalla direzione dell’archivio. Decido quindi di avvicinarmi ed ecco un nuovo suono, simile ad un lamento “Sembra proprio Katia… che starà facendo lì dentro a quest’ora?” mi dico mentre nel modo più silenzioso possibile apro la porta, di tipo scorrevole, per sbirciare. Chi l’avrebbe mai detto, non solo era Katia lì dentro, ma era anche inginocchiata dinanzi ad un ragazzo di colore dal fisico mastodontico intenta a fargli un pompino magistrale “Alla faccia della timida e poco socievole segretaria…” dico tra me e me mentre la vedo pompare quella verga nera e dura come il marmo dalle dimensioni che per fortuna non dovevano essere confrontate con nessun altro… perché avrebbero causato il ritirarsi di tutti i concorrenti. Un membro lungo e largo come solo nei migliori porno del genere interrazziale ne avevo potuti intravedere.
Tornando a noi, la giovane Katia sembrava davvero sapere il fatto suo, lo ingoiava alla grande e con entrambe le mani stimolava da buona pompinara affamata e vogliosa tutto ciò che la sua bocca e la sua gola non erano in grado di accogliere; ogni tanto intervallava tutto ciò a strizzate, leccate e succhiate di scroto e testicoli da vera porno attrice mentre mugolava e ricopriva di abbondante saliva tutto ciò che il toro da monta di colore di fronte a lei gli stava ben volentieri offrendo e che veniva ringraziato da presa ferrea sulla chioma rossa di lei mentre l’altra mano dietro la sua nuca la spingeva a fondo (o meglio il più possibile) su quella trave lunga e spessa tra le gambe di lui. Minuti, che sembrarono interminabili, dopo ecco che lui le afferrò le guance e quasi alzandola di peso la mise diretta a cosce spalancate sulla fotocopiatrice sbattendole il suo super membro tutto dentro fino alle palle e iniziando a farsela come un bull degno di questo nome. Katia dal canto suo urlava dal piacere fissandolo negli occhi con un sorriso da porca e leccandosi le labbra in una maniera che già sarebbe bastato a farlo venire duro come il marmo a qualsiasi essere umano.
Ed ora eccola lì, lei che con tutti noi dell’ufficio si dimostrava tanto schiva da sembrare quasi timida “E certo, perché per lei servono le colonne di marmo nero per godere!” pensai io mentre la vedevo cingere le gambe attorno al ventre dell’uomo e con la mani candide poste sul suo culetto nero marmoreo, spingerlo sempre più a fondo nella sua fighetta rasata… ebbene si, perché dalla mia visuale poteva distintamente vederle ogni centimetro di vulva esistente. Era proprio una porcella russa di prim’ordine la nostra Katia e quel mostro nero dinanzi a lei era proprio quello che si meritava una così, in grado di farle sentire la sua virilità fino al punto più profondo possibile da raggiungere, aprendola, sfondandola e rovinandole la sbrodolante vagina all’inverosimile. Mentre constatavo tutto ciò ecco che lui l’afferrava ponendole le mani sul culetto sodo, muovendosi al centro della stanza e continuando a scoparsela sorreggendo il peso di entrambi sulle sue sole gambe, si fa per dire, essendo esse due colonne portanti muscolose a livello gladiatorio.
Lei rimbalzava inghiottendo nella vagina tutto il nero che lui le stava sbattendo dentro continuando a muovere ritmicamente i suoi fianchi verso l’alto ogni volta che lei gli ricadeva addosso e tutto ciò le strappava ancora urla e gemiti acuti del tipo “Si… sfondami tutta… fammi godere come mai prima… forza che ti voglio pure in culo dopo… sai quanto mi piace quando me lo spacchi in due!” A quel punto io quasi impallidivo “No vabbè… non dirà sul serio… come fa quello a…”; mentre terminavo la frase nella mia mente ecco che lui la girava con una semplicità disarmante, senza peraltro far uscire il suo marmoreo pene dalla vagina dilatata all’inverosimile e ponendole una mano sul collo la teneva piegata a pecora sulla fotocopiatrice mentre l’altra mano andò ad allargarle il culetto all’inizio con due, poi tre e dita che si muovevano dentro a fuori quasi allo stesso ritmo delle sue spinte poderose di fianchi.Lei godeva rigirando gli occhi all’indietro, lasciandosi andare a commenti che però si perdevano solo in gemiti e versi lussuriosi in una lingua che solo loro due erano in grado di comprendere.Lui continuava a darci dentro in modo animalesco e selvaggio prima nella vagina e dopo sbattendole quello stesso arnese nel culetto che sodo e di dimensioni medio-piccole qual’era mai avrei immaginato fosse in grado di accogliere oggetti di dimensioni simili nemmeno nelle mie fantasie più recondite e spinte.
Non ci volle molto perché lei finalmente, incredibilmente prima di lui che continuava a pomparle dentro tutto quel mostro di carne che si ritrovava urlò di piacere praticamente inonda il suo ventre di umori che colarono abbondantemente anche sul pavimento dell’archivio, e solo dopo altri minuti ecco che lui annunciava di essere al limite sollevandola e girandola prima di premerla giù in ginocchio e prendere a menarsi la verga nera e pulsante finendo per schizzarne sperma ovunque su capelli, viso e labbra di Katia che dopo ovviamente da buona porcellina ripulì il suo bel toro nero meglio di una doccia calda e anche tutta la crema dal suo viso venne raccolta dalle sue dita sapienti che la consegnarono ad un ingoio profondo quanto oscenamente rumoroso.
Io mi affrettai a recuperare le mie cose e andar via dall’ufficio prima che i due potessero accorgersi della mia presenza ma da quel giorno, ogni volta che Katia mi avvisò di dover andare via prima, non perdevo occasione per tornare in ufficio in orario tardo per vederla scopare selvaggiamente col suo stallone di colore.
Spero come sempre che abbiate apprezzato questo mio racconto, primo che riguarda un rapporto interrazziale, e per questo motivo attendo con curiosità ancor maggiore il riscontro e i commenti da parte vostra sia qui in basso che alla mia e-mail di contatto. Avete voglia di discutere con me di sesso e di erotismo o anche dei suggerimenti sulle prossime situazioni che vorreste vedere nei miei racconti? Beh, cosa aspettate allora. Scrivete al vostro Madip.
E-mail di contatto: madip@hotmail.it
«Grazie mille per aver espresso il tuo giudizio :-)»
«M é piaciuto!»