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I primi provini si tennero all’incirca quindici giorni dopo, rispetto a quando Marco aveva parlato alle ragazze di questa possibilità di guadagnare molto diventando schiave bdsm per ricchi clienti per periodi più o meno lunghi.


Le selezioni si tennero in una villa vicino al lago di Como immersa da uno stupendo parco, quindi da fuori sarebbe stato impossibile per chiunque vedere cosa sarebbe successo all’interno.


Le ragazze vennero radunate tutte nell’atrio adiacente all’ingresso della villa e Marco fece un lungo discorso per chiarire a cosa sarebbero andate incontro coloro che avessero superato il provino. Disse che la remunerazione sarebbe stata molto alta, ma molto alto sarebbe stato anche il rischio per la loro incolumità, infatti avrebbero dovuto fare le schiave per ricchi clienti alcuni dei quali molto perversi. Avrebbero potuto guadagnare bene anche per ogni ragazza che fossero riuscite a portare nel giro, inoltre dal momento in cui venivano selezionate l’agenzia avrebbe avuto libero accesso ai loro account social che avrebbe potuto utilizzare come meglio aggradava loro, infine concluse che coloro le quali non fossero state disponibili se ne sarebbero dovute andare via immediatamente, ma nessuna la fece.


Le ragazze vennero quindi invitate da Marco a spogliarsi completamente, infatti il primo esame sarebbe stato un analisi della loro bellezza e la reazione dei punti più sensibili. Marco infatti pizzicava i capezzoli con le unghie di ogni ragazza per vedere la sensibilità di questi e faceva altrettanto con il clitoride per vedere anche questo come resisteva al dolore di essere pizzicato con le unghie. Fatto questo infilò due dita in ciascuna delle passerine per vedere lo stato e la sensibilità delle passerine tutte già vistosamente bagnate.


I provini continuarono invece singolarmente dentro la villa dove era presente un dungeon attrezzato tutto punto: gabbia, cavallina, croce san Andrea, immobilizzatori, gogna, letti detenzione.


Il provino consisteva in una prova standard per tutte le ragazze. Si cominciava con la cosiddetta cavallina una specie di panca con cavigliere in cui si legano le gambe e in cui la schiava si mette a pancia in giù come fosse una cavalla. Qui avveniva uno spanking con una frusta di cuoio molto dolorosa, ma alla quale tuttavia non era difficile resistere per delle vere schiave.


La seconda prova era quella dell’immobilizzatore un altro strumento in cui si sta seduti a pancia in giù e che permette di bloccare mani e piedi. Qui la prova fu abbastanza dura vennero infatti frustate con delle stecche di bambù del tipo di quelle che si usano per tenere su i pomodori e che si usavano nel regno unito fino a una trentina di anni fa per redarguire gli studenti indisciplinati.


La terza prova consisteva nel dover resistere per due minuti tenendo in mano con i palmi delle mani degli enormi vassoi, pieni di enormi libri per cui per delle ragazze era praticamente impossibile farcela e quindi sarebbe scattata la punizione che consisteva nel farsi attaccare delle mollette da bucato di legno che sarebbero state staccate con un colpo secco di un frustino.


L’ultima prova era la sedia di tortura una normalissima poltrona in cui ci si siede tenendo le gambe larghe e che permette di frustare con facilità la passerina gli organi genitali.


Le ragazze seppure con enormi difficoltà soprattutto nel resistere alla stecca di bambù diedero il massimo impegno per resistere, infatti questa sarebbe stata la loro unica occasione nella loro vita di migliorare il loro status sociale data la loro mediocrità.


 


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