Lorenzo, ti scrivo queste “due righe” per dirti che sei lo zio cui tengo più di tutti e questo lo sai fin troppo bene.


Del mio; anzi, del nostro passato trascorso assieme, in questi ultimi sette anni, ho solo ricordi che mi fanno palpitare colpevolmente il cuore.


Per quanto riguarda il futuro; invece, fatico veramente a immaginarmelo senza di te. Anelo intensamente il prossimo momento che passeremo noi due da soli.


Non importa se non riusciamo a vederci tutti i giorni o se passano settimane da un nostro incontro all’altro. So che ci sei e che mi desideri, altro non mi serve. 


Mi piace pensare, quando le nostre famiglie si riuniscono per trascorrere una serata o una vacanza insieme, ai brindisi che facciamo dopo cena. Nell’euforia della serata, noi facciamo tintinnare i nostri due bicchieri. Tu mi sorridi maliziosamente e capisco senza bisogno di alcuna parola i tuoi pensieri.


Quando lavoro nel tuo pub, intenta a servire un avventore da dietro il bancone; ti devo confessare che trepido nell’attesa che tu, passando da dietro, mi poggi delicatamente una mano sul sedere senza che nessuno se ne accorga e mi sussurri all’orecchio qualcuna delle tue frasi a effetto che ti piacciono tanto.


Sappi che mi eccito tantissimo e mi bagno alla sola idea che questo è il tuo segnale abituale (a volte un po’ stupido per via delle cretinerie che t’inventi) per dirmi che hai tempo; dopo la chiusura del locale, per incontrarci nel tuo minuscolo ufficio o per andare in qualche posto desolato fuori citta per copulare come conigli.


Probabilmente dipenderà dal fatto che non riusciamo a incontrarci così spesso come vorremmo; ma quando ci appartiamo solo noi due, sei irruento, focoso, quasi animalesco. Mi sento come una gazzella sorpresa da un leone nella savana.


Spesso non riesco nemmeno a dirti quanto mi sei mancato o a baciarti che già le tue mani sono sotto la mia gonna che si liberano d’inutili orpelli come le mutandine e i collant per preparare la strada al tuo cazzo turgido che s’insinua nel mio sesso già fradicio dall’impazienza d’incontrarti.


Posso solo esprimere i miei sentimenti nei tuoi confronti ansimando di piacere mentre ti servi del mio povero corpo più e più volte come più ti aggrada fino a quando non veniamo e poi crolliamo esausti.


A qual punto, finalmente, possiamo parlare e condividere tenerezze e coccole; ma è solo una breve pausa fino a quando il tuo uccello si risveglia e riprendiamo ad accoppiarci come se non ci fosse un domani.


Altre volte, sei più gentile e sembri quasi una persona affettuosa. M’inganni con le tue parole dolci guardandomi diritto negli occhi, mi dai una carezza sul volto, seguita da una pacca sulla testa; poi mi spingi sempre più giù, fino all’altezza del tuo sesso e mi costringi a occuparmi del tuo cazzo.


Ti diverti con la mia testa come fosse un giocattolo, la guidi con le tue mani forti e ti prendi il tuo piacere mentre mi scopi la faccia; ma questo ovviamente non ti basta. 


Sei irruento e ben presto ti dimentichi delle buone maniere; così spingi sempre più in profondità il tuo cazzo fino a quando fatico a respirare con quel coso ficcato in gola. Agito le mani implorando una tregua che non mi concedi mai.


Alla fine, mentre annaspo e tu te la ridi di gusto, mi fotti la testa con rinnovata energia e poi ti liberi del tuo abbondante carico di seme che mi costringi quasi sempre a ingoiare.


Non mi faccio illusioni. Tu hai la tua famiglia ed io il mio compagno. La vita è quello che è. Nonostante quello che si dica sul rincorrere i propri sogni e che non bisogna rinunciare mai; a volte tocca piegarci al volere del fato e accettare quello che abbiamo ricevuto.


Se mi consenti un desiderio; magari per un solo giorno fuggiamo e nascondiamoci in un posto, dove nessuno ci possa trovare; nessun contatto con il mondo esterno e niente di cui doverci preoccupare. 


Solo noi tre, io tu e il nostro amore.


 

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