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Per Jessica e Manuela l’esperienza del club lesbo fu abbastanza traumatico, quindi la ricerca delle schiave e per liberarsi da quel gioco e iniziare a guadagnare come promesso da me e Jack doveva incominciare al più presto.
Decisero di affittare un appartamento e un ufficio a Milano, dove tra modelle, aspiranti modelle, attrici, aspiranti attrici c’erano diverse prede possibili per i loro scopi.
Cominciarono mettendo annunci su svariati siti internet che cercavano delle escort di alto bordo soprattutto tra modelle, attrici o aspiranti tali per un lavoro molto ben retribuito.
Le ragazze che risposero all’annuncio ovviamente non furono attrici o modelle famose, né di medio valore, né ragazze che avessero ottenuto il benchè minimo successo nel mondo dello spettacolo o della moda, ma solo ragazze che avevano cercato il successo nella grande città, ma non lo avevano trovato e cercavano come sbarcare il lunario avendo come unico talento la passerina che avevano tra le gambe.
Durante il primo colloquio Jessica e Manuela alle ragazze spiegavano quale sarebbe stato il lavoro: per tre anni avrebbero dovuto essere completamente schiave dell’organizzazione, venivano sottratti loro i documenti e dovevano esibirsi in club bdsm o in qualsiasi posto fosse loro ordinato ed essere private completamente della loro libertà, in cambio avrebbero avuto un compenso stratosferico con cui non avrebbero più dovuto lavorare per tutta la vita, ma alla minima esitazione e disubbidienza avrebbero potuto essere mandate a casa e private del compenso.
Per molte nonostante la situazione non proprio allegra in cui si trovavano era comunque troppo e rinunciarono subito, altre invece circa una trentina non resistettero alla tentazione, ma soprattutto all’alta remunerazione promessa e decisero di andare avanti nella selezione.
Jessica e Manuela dissero che sarebbero state sottoposte a tre prove superate le quali avrebbero potuto firmare il contratto e cominciare la loro nuova avventura.
La prima prova consisteva nel far bere alle ragazze due litri d’acqua, avrebbero dovuto trattenere l’istinto urinatorio per due ore dopo le quali avrebbero potuto fare solo una piccola goccia di pipì e poi sfogare l’istinto urinatorio completamente dopo un altra ora.
Le ragazze vennero vestite con degli slip bianchi in modo da poter osservare meglio la loro resistenza nel trattenere lo stimolo oratorio e nell’umiliarle maggiormente nel caso in cui questo non fosse successo, dato che sullo slip bianco l’urina sarebbe stata più evidente.
Tutte le ragazze riuscirono seppur tra enormi difficoltà a trattenere lo stimolo per due ore, ma una decina di loro non riuscirono a urinare solo una goccia e dalla loro vescica uscì molta più pipì abbassando il loro punteggio. Delle venti che riuscirono ad urinare solo una goccia solo una decina riuscì a resistere un altra ora acquisendo il massimo punteggio, le altre data la sensibilità della vescica e lo sforzo per far uscire solo una goccia non riuscirono a resistere si pisciarono addosso. Jessica e Manuela le fotografarono e l’umiliazione per loro fu veramente tanta: avevano gli slip inzipppati di pipì, la vergogna era tantissima e si vedeva chiaramente nei loro volti.
La seconda prova consisteva nell’apposizione di un attaccapanni del tipo di quelli che si usano per appendere le gonne sulle mammelle, ad ogni ragazza veniva assegnato un punteggio in base al tempo con cui fossero riuscite a resistere: il dolore e la smorfia nei loro volti era evidente si vedeva chiaramente che le loro mammelle non avevano mai subito un trattamento del genere, ma cercarono tutte di resistere il più possibile. Jessica e Manuela di divertirono tantissimo nell’assistere alla scena e con vero sadismo non fotografavano le mammelle delle ragazze, ma la sofferenza del loro volto.
La terza prova consisteva invece nella punizione dei loro sederini: le ragazze sarebbero state frustate con un legno di bambù del tipo di quelli che si usano per tenere su i pomodori. Quelle che si erano comportate nel modo peggiore nelle due prove precedenti avrebbero ricevuto un numero di copi maggiore.
Il numero di colpo andò da dieci colpi che fu il trattamento riservato alle migliori a cento che fu il trattamento riservato alle peggiori. Per queste ultime la prova fu veramente dura, ma la prospettiva di prendere tutti i soldi che a loro erano stati promessi riuscì a farla superare. Il loro sedere era praticamente sanguinante con piaghe ovunque Manuela e Jessica furono veramente cattive nell’infliggere loro i colpi.
A tutte le ragazze fu poi fatto firmare un contratto in cui era pattuito l’importo che avrebbero riscosso al termine del periodo di schiavitù di tre anni, ma era anche precisato che in caso di disubbidienza in qualsiasi momento potevano essere congedate senza essere pagate.
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