Eravamo soli.


Senza aspettative.


La nostra era una vita silenziosa.


Io facevo quel che potevo, lavoravo ogni giorno e praticamente non avevo amici, a trent'anni non avevo nemmeno la fidanzata. Lei aveva solo me.


Quella sera, anziché salutarmi come sempre prima di andare a dormire, rimase in piedi a guardarmi davanti la porta della sua camera. Sembrava volesse dirmi qualcosa. È sempre stata una donna abbastanza timida, conosco perfettamente le sue maniere ma ad ogni modo mi alzai dal divano e mi avvicinai. Aveva un'aria un po' strana, insolita, ma non mi preoccupò. Per la prima volta riuscivo a vederla da vicino in camicia da notte. Era bianca e di seta, leggermente trasparente, secondo me la faceva molto sensuale nonostante la sua età ma non mi ero mai permesso di pensarla in questo modo. Mi diede un bacio sulla guancia quasi a sfiorarmi la bocca.


Mi colse di sorpresa quel bacio dato in quel modo, non me l'aspettavo proprio.


Le chiesi se stava bene e lei mi rispose di sì, fece anzi una faccia stupita.


Aveva la voce tremolante.


Per istinto gliene diedi uno anch'io ma mi parve di capire che se ne aspettasse un altro. Ci ritrovammo faccia a faccia, molto vicini l'uno all'altro, in un silenzio sordo che mi fece sbattere il cuore improvvisamente. Non capivo e forse non c'era proprio nulla da capire. Mi lasciai guidare dall'istinto forse folle ma la baciai dritto in bocca, al che lei diede un gemito che uscì istintivo forse di paura, non so. Non mi staccai subito, anzi, azzardai persino con la lingua e lei incredibilmente me lo concesse. Lentamente le misi una mano tra i capelli dietro la nuca e con l'altra la tenevo delicatamente per la spalla stretta a me, lei poggiò le sue mani sui miei fianchi e così ci lasciammo andare a un bacio appassionato.


In quel momento mi stavo sentendo finalmente uomo. Stavo baciando per la prima volta una donna e non mi sentii per niente a disagio per il fatto che fosse lei.


Sentii un gran bene in quel bacio, come un piacevole ritorno a casa, una sensazione totalmente nuova ma di un sapore molto familiare. I bagliori del televisore erano la sola luce che illuminava la nostra scena, mentre quella soffusa dell'abat-jour lluminava la sua camera.


Prendemmo fiato per qualche istante, con un sorriso timido e incerto in preda allo stupore, all'incredulità di quella situazione, non riuscimmo a mettere insieme parole sensate, i nostri respiri erano affannati ed entrambi avevamo sicuramente paura di pentirci sin da subito.


Percepii nei suoi occhi un leggero rimorso, quasi fosse una richiesta di perdono per la sua imprudenza mentre in me cresceva invece la voglia di continuare. La strinsi forte, non volevo che il pentimento prendesse il sopravvento e iniziai a sbaciucchiarla dappertutto felice come un bambino, lei sospirò alzando la testa chiudendo gli occhi in segno di resa. Con la mano mi accarezzava i capelli mentre io scendevo lentamente. Eravamo arrivati a un punto di non ritorno.


Mi ritrovai davanti ai suoi seni vestiti ancora dalla bianca seta che stava indossando. Si intravedevano i capezzoli, a quel punto già turgidi. Riesco ancora adesso a provare l'emozione di quella visione, quei seni che mi avevano allattato da piccolo e che non avevo mai più rivisto, ora erano davanti a me. Non le chiesi nessun permesso, agii d'istinto e ne scoprii uno. - Oh mio Dio ! – disse, fissandomi dritto negli occhi con un’espressione quasi terrorizzata. A me era venuto anche il singhiozzo.


Me lo misi in bocca come se non avessi denti. Questa cosa la fece gemere. Era bellissimo, una cosa che non avrei mai immaginato di ripetere nella mia vita ,era tutta mia, era tutto il mio amore e l'avevo tra le braccia. Mentre succhiavo, con le mani le stringevo il sedere che devo dire era molto sodo considerando l'età, ma la cosa che più mi eccitò fu il suo coinvolgimento. La sentivo respirare sulla mia fronte, pronunciare il mio nome sotto voce e accarezzarmi la testa. Eravamo ormai in preda all'eccitazione. Non c'era più nulla che si potesse fare per evitare l'inevitabile.


Eravamo noi due.


Sempre soli, ma questa volta disinibiti.


Potevo intravedere le mutandine rigonfie di pelo sotto l’ombelico. La mia mano d'un tratto scivolò in mezzo alle sue gambe, che nel frattempo si agitavano sempre più… era caldissima. Avevo sfiorato con la mano il pube dal quale ero venuto al mondo e la cosa non aveva generato nessuna indignazione da parte sua se non gemiti di piacere. Stavamo varcando la soglia della decenza umana e morale, scaraventati dalle onde di un'improvvisa passione (forse coltivata segretamente negli anni) improvvisamente venuta fuori come un fiume in piena. Non potemmo più restare in piedi davanti la porta.


Fu ovvio.


Mi fermai, mi rimisi in piedi e la presi in braccio come si fa con la sposa.


Entrammo in camera da letto.


Lì la posai delicatamente sul letto sul quale si lasciò cadere dolcemente e mi guardò con gli occhi che brillavano di commozione. Stava piangendo, ma di emozione disse. Mi venne istintivo abbracciarla. Mai prima di quel momento avevo sentito il suo profumo così forte, così inebriante. Affondai il naso nei suoi capelli, materni e profumati come lo erano sempre stati. Ci amammo profondamente da quell’istante, più di ogni altro. Si spiegava finalmente il motivo per il quale io non avevo mai cercato una moglie e lei un marito. Due estranei sarebbero stati comunque degli estranei nelle nostre vite, non ci avrebbero mai reso felici quanto lo eravamo in quel momento.


Ci osservammo da vicino.


Aveva i segni del tempo scolpiti sul viso, le rughe, persino qualche capello bianco, ma era bellissima. Non pensavo nemmeno a cosa avrebbero detto gli altri perché tanto non lo avrebbero mai saputo, vivevamo lontani dal resto del mondo, tanto prima e ancor di più in quel momento. Lei intanto con la mano mi accarezzava il petto da sotto la maglia. Era distesa davanti a me, con i capelli che coprivano il cuscino, accanto c’era l'abat-jour, il comodino e le sue cose. Ci prendemmo qualche secondo poi ci baciammo di nuovo.


Stavolta la scena fu degna di Oscar.


Eravamo quasi nudi.


Mi voltai ancora una volta verso i suoi seni, un po’ più audace però con la lingua e con i denti, non risparmiai neanche qualche piccolo morso. Nel frattempo il suo corpo sotto le mie mani si agitava sempre più freneticamente. Arrivai all'altezza del suo ombelico e delle sue leggere striature che si muovevano come in una danza del ventre, scesi ancora più in basso con la bocca fin quando non sentii il cotone fresco e morbido delle sue mutandine. Il mio cuore non aveva pace, batteva all’impazzata. A quel punto alzò le gambe mettendomele intorno al collo e con i piedi iniziò a spingermi la faccia contro di sé. Sì proprio così. Scioccato da questa sua iniziativa mi lasciai guidare fino a ritrovarmi con il naso e la bocca completamente immersi nel suo fiore, l’unica cosa che ancora ci separava era quello strato sottile di cotone profumato che tra l’altro aveva iniziato a inumidirsi. Mentre andavo avanti e indietro timidamente con la testa spinta dai suoi talloni, uscii la lingua e la bagnai. A quel punto sussurrò qualcosa che non capii e fece più forza. Si aiutò con la mano tenendomi schiacciato a sé per qualche istante, agitò il bacino vorticosamente e i suoi gemiti aumentarono. Era in preda a un orgasmo primordiale. In pochi istanti fu tutta inzuppata. Io le respiravo tra le gambe con il cuore in bocca. Fu quando feci segno di togliergliele che mi guardò di nuovo di s**tto, ma con uno sguardo stavolta accondiscendente. Se le lasciò scivolare via senza dire una parola. Rimase completamente nuda davanti a me. A quel punto anch’io tolsi via tutto e vedendomi nudo forse, si sentì un po’ in imbarazzo. La alzai dal letto, me la misi in braccio e naturalmente iniziammo a fare l’amore. Ricordo ancora la prima penetrazione. Faccia a faccia, io in piedi, lei aggrappata a me dal collo con le gambe aperte sorrette dalle mie braccia, tra le mani stringevo le sue natiche e con il pene dritto la penetrai, per la prima volta. Avevo appena penetrato mia madre. Iniziammo a godere in modo proporzionale al movimento su e giù che si fece sempre più rapido, sempre più intenso. I nostri corpi si ricongiungevano tra il sudore e il godimento. Arrivammo poco dopo all’orgasmo, insieme, come madre e figlio, con il mio pene dentro di lei e il suo respiro sul mio. Provati, stravolti e anche sfiniti da quell’immensa carica ci abbracciammo di nuovo distesi. Quella sera facemmo l’amore tutta la notte praticamente. Eravamo rinati sotto una nuova luce. Oggi, per gli altri continuiamo a essere semplicemente madre e figlio, per noi invece, siamo qualcosa di più.

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Tag: Incesto