Avevo conosciuto Gio’ un pigro mattino d’estate gironzolando per una chat in cerca di un po’ di chiacchiere e di svago piccante. Era in una stanza dal nome “Cazzi grossi” che era tutto un programma… Entrai anche se la stanza era desolatamente vuota, con solo lui in evidente attesa di qualcosa e qualcuno di interessante. Mi salutò ed iniziammo a chattare, e con mio piacere constatai che non disegnava i culetti maschili, anche se li preferiva con contorno di lingerie. Gli chiesi come mai fosse solo, ottenendo come risposta un laconico ma significativo “ce l’ho troppo grosso”. Me lo mostrò per qualche minuto in cam, e capii cosa intendeva: era un arnese che, seppure non in piena erezione, appariva davvero enorme, di sicuro oltre i 20 centimetri come mi disse lui con orgoglio ma anche quasi con sconsolata rassegnazione, e soprattutto con una circonferenza esagerata. E’ per questo che, nonostante trovasse in continuazione ammiratori per il suo splendido arnese, non riusciva però a trovare culetti abbastanza coraggiosi da provarlo fino in fondo.


La cosa non mi meravigliava più di tanto, viste le generose dimensioni del suo uccello, ma allo stesso tempo mi intrigava e mi stimolava le fantasie più perverse. Che tali sembravano dover rimanere, vista la distanza che ci separava… Ci ritrovammo quindi più volte a chattare, con lui che mi raccontava i continui fallimenti che otteneva nel trovare qualcuno che prendesse il suo enorme arnese nel culo.


Il tutto con l’aggravante della sua voglia di scatenarsi in una inculata selvaggia, a cui la sua irrefrenabile voglia di scopare un culo irrimediabilmente lo portava, con l’ovvia conseguenza di far fuggire chiunque provasse a prenderlo. Lo convinsi a provare con più calma, ad iniziare piano per poi provare ad aumentare il ritmo una volta che la troia di turno avesse preso dimestichezza col suo arnese, ma il risultato non cambiava. Tutti i pochi coraggiosi arrivavano a prendere la cappella e poi desistevano. Ed io mi ritrovavo a fantasticare se al loro posto sarei mai stato capace di accoglierlo tutto. La risposta nelle mie fantasie era ovviamente sì, ed immaginavo Gio’ soddisfatto ad incularmi con tutta la foga di cui poteva essere capace. Ma tanto erano solo fantasie.


Finché un giorno accadde l’inaspettato: Gio’ sarebbe dovuto venire per lavoro a meno di 50km da me, e mi propose di raggiungerlo, almeno per far due chiacchiere e finalmente conoscerci. Pur se titubante, accettai, prenotando una stanza nel suo stesso hotel. Ci incontrammo per cena, e chiacchierammo amabilmente, anche se traspariva in modo tangibile la voglia di entrambi di cercare di capire se potevo essere davvero io la troia che lui stava così inutilmente cercando. “Stanza 321, fra mezz’ora…” mi disse lui con un sorriso malizioso una volta pagato il conto.


Salii in camera, mi feci una doccia veloce, ed usai il mio fido dildo per preparare il culetto, allargandolo e facendolo rilassare: la sfida che mi attendeva era davvero impegnativa. Passata la mezz’ora, mi infilai una semplice tuta ed andai da lui: bussai quasi timidamente alla stanza 321. Dopo pochi secondi mi aprì la porta accogliendomi con un sorriso. Era in accappatoio, e mi invitò ad entrare. Nemmeno mi sedetti, un po’ timoroso e titubante su cosa fare. Una cosa era cenare e fare due chiacchiere piacevoli, una cosa era affrontare la bestia che aveva tra le gambe.


Ci pensò lui a togliermi dall’imbarazzo, prendendo un pacchettino dalla sua valigia e lanciandomelo.


“Dai, metti queste” disse con voce che tradiva una voglia irrefrenabile.


Andai in bagno e aprii il pacchettino. Conteneva un paio di calze autoreggenti velate nere, con la parte superiore in cui abbondava il pizzo. Le infilai guardandomi allo specchio, ed in effetti vedendo il mio culo incorniciato da quelle calze mi sentii davvero una troia pronta a fare qualunque cosa per soddisfare il suo maschio.


Uscii dal bagno mostrandomi nudo a lui con solo le calze indosso: Gio’ era nudo sul letto che lentamente si masturbava, ed evidentemente già pregustava la mia apparizione, visto che il suo cazzo era già quasi in piena erezione. Svettava, grosso, largo, venoso, di dimensioni davvero fuori della norma. Il solo pensare di prendere quell’enorme tronco di carne nel culo mi faceva rabbrividire, ma di piacere.


Gio’ si spostò mettendosi a sedere sul bordo del letto, con le gambe aperte. Con una mano teneva dritto il suo enorme uccello, muovendolo lentamente come per invogliarmi. Io lo guardavo come ipnotizzato quel grosso arnese ondeggiare, fremendo dalla voglia ma paralizzato al tempo stesso.


“Dai, vieni… assaggialo… non morde mica sai?” sussurrò Gio’ che evidentemente stava anche lui morendo dalla voglia di capire quanto sarei potuto essere la troia che voleva.


Mi ritrovai inginocchiato fra le sue gambe, col suo cazzo che continuava ad ondeggiare invitante a pochi centimetri dal mio viso, emanando un eccitante profumo di maschio eccitato. Tirai fuori la lingua ed iniziai a leccarlo partendo dallo scroto e risalii lentamente su lungo il tronco che sembrava non finire mai, fino ad arrivare alla grossa cappella, che slinguai tutto intorno. Indugiai sulla punta e, guardando Gio’ dritto negli occhi, dischiusi le labbra accogliendo il glande nella mia bocca affamata.


Iniziai a succhiare lentamente, e mentre le mie labbra scorrevano lungo quel grosso tronco, lui lasciò il cazzo che io prontamente afferrai con entrambe le mani. Le mani scorrevano all’unisono con la bocca, avvolgendo quello splendido esemplare di cazzo. Lo spompinavo con foga, e ogni tanto interrompevo i movimenti frenetici per cercare di prenderne in bocca il più possibile, ma senza mai riuscire ad andare oltre la metà. Sentivo il cazzo durissimo fra le mie dita e fra le mie labbra, scorrermi sulla lingua fino all’inizio della gola, riempiendomi la bocca di carne bollente.


Il mio pompino appassionato non fece altro che portare l’eccitazione di Gio’ al livello di guardia, tanto che, ormai infoiato come un toro, si alzò in piedi senza alcun preavviso, e il cazzo scivolò fuori dalla mia bocca. Mi ritrovai Gio’ in piedi davanti a me, e il suo enorme cazzo ancora una volta davanti al viso che oscillava invitante. Lo afferrò e me lo sbatté più volte sul viso schiaffeggiandomi, mi afferrò la testa avvicinandola al suo cazzo e mi ordinò di aprire la bocca. Mi infilò il cazzo fra le labbra senza tanti complimenti e, continuando a tenermi la testa con una mano, iniziò a scoparmi la bocca. Il cazzo scorreva veloce fra le mie labbra arrivandomi quasi in gola, mentre io afferrai il bacino di Gio’ per cercare di frenarne l’impeto. Per tutta risposta lui mi prese la testa con entrambe le mani e accelerò fottendomi la bocca infoiato all’inverosimile. Rivoli di saliva mi colavano dalla bocca e lungo il suo cazzo, bagnandomi il mento e il petto. Sfilò il cazzo dalla mia bocca, fradicio e lucido di saliva, mentre io rimasi ansimante con la bocca spalancata a guardarlo. Guardò compiaciuto l’abbondante saliva che bagnava il suo grosso uccello per poi infilarmelo ancora con foga fra le labbra, ricominciando a scoparmi la bocca.


Lo sfilò e rinfilò nella mia bocca più volte, ogni volta con abbondante saliva che colava ovunque, e ogni volta riprendeva a fottermi la bocca con la stessa voglia e la stessa foga. Finché non mi prese per un braccio facendomi alzare e mi spinse sul letto facendomi mettere a pecora: in questo modo potevo finalmente offrirgli ciò che ormai smaniava possedere, ovvero il mio culo. Gio’ si mise in ginocchio dietro di me, ed iniziò a strofinare il grosso cazzo grondante saliva fra le mie natiche contro il buchetto fremente di voglia, bagnandolo abbondantemente.


“Adesso te lo sfondo questo bel culetto” sussurrò con voce carica di eccitazione.


Puntò la grossa cappella sul mio buchetto ed iniziò a spingere: il lavoro preparatorio con il dildo era stato opportuno, perché mentre la punta del suo cazzo iniziava a farsi strada io sentii il culo aprirsi e tendersi all’inverosimile.


“Piano Gio’… fai piano… è… enorme…” lo supplicai.


Nonostante fosse infoiato in modo incredibile continuò a spingere lentamente, senza lasciarsi andare alla tentazione di iniziare a spingere come un toro. Il suo cazzo sembrava non finire mai, ed io sentivo il culo che faceva fatica ad accogliere quell’enorme uccello, strappandomi gemiti di piacere, ma anche togliendomi il fiato per quanto mi stava allargando.


“Bravo… così… prendilo… sta entrando tutto… ecco un culo come dico io…” ansimava lui finalmente alle prese con un culo capace di avere il coraggio per provare ad accogliere il suo colossale cazzo.


“Oh sì Gio’… bravo, così…. Lentamente… vedrai che entra…” gli sussurravo per guidarlo e per spingerlo a proseguire con la dovuta delicatezza, necessaria ad evitare che cedesse e iniziasse a spingere come un forsennato, rovinando tutto.


Lentamente, centimetro dopo centimetro, con una grande ed inaspettata pazienza, Gio’ mi piantò nel culo il suo cazzone.


“Finalmente…” gemette mentre teneva il suo cazzo immobile ben piantato a fondo nel mio culo, e con le mani iniziava a massaggiarmi ed impastarmi i glutei.


“Finalmente un culo da vera troia…”.


Girai la testa, e vidi che guardava estasiato il suo cazzo che era infilato fino in fondo al centro del mio culo, quasi incredulo di poter avere finalmente un culo per sé e per le sue voglie da tanto tempo frustrate.


“Oh Gio’ hai un cazzo fantastico” gli sussurrai con voce piena di voglia, svegliandolo da quella specie di trance. “Dai, inizia a muoverti… vedrai che sarà ancora meglio” aggiunsi sorridendo e leccandomi le labbra.


Giò sorrise, e, tenendomi saldamente per i fianchi, iniziò lentamente a muovere indietro e avanti il bacino, con il suo uccello che così completava la sua opera, finendo di aprirmi il culo che ad ogni affondo era sempre più cedevole ed accogliente.


“Bravo… così… mmmm…. mi piace da impazzire…” mugolavo mentre il suo cazzo scorreva sempre lentamente ma più deciso fra le mie chiappe.


Lentamente ma inesorabilmente Gio’ iniziò a spingere di più, facendo scorrere il suo cazzo con più energia e sempre maggior velocità.


“Che culo… che culo…” continuava a ripetere, mentre sentivo il suo grosso cazzo spingere sempre di più e più a fondo.


Ogni affondo mi strappava un mugolìo, e la cosa non faceva altro che aizzare Gio’ che ad ogni colpo aveva sempre più la certezza di aver finalmente trovato la troia che aveva tanto cercato. Ed ogni suo colpo era sempre più profondo, sempre più veloce, sempre più deciso. E il mio culo sempre più aperto ed accogliente.


Il ritmo stava diventando sempre più sostenuto, ed io sentivo il suo grosso cazzo affondare con sempre maggior facilità nel mio culo, sempre più dilatato. Gio’ ormai stava perdendo ogni remora sentendo il mio buchetto ormai remissivo e sentendomi mugolare di piacere ad ogni sua spinta, per cui mi prese saldamente per i fianchi ed aumentò ancora la profondità e la potenza delle spinte. Mi sentii quasi schiacciato contro la spalliera del letto, mentre lui spingeva con sempre maggior forza, incitandomi con voce roca: “prendilo troia… così così… prendilo tutto… te lo spacco questo culo da troia!”.


“Così… bravo… spingi Gio’… spingi…” lo incitavo, sapendo che così sarebbe diventato un vero toro “spaccami il culo… spaccamelo come piace a te…”.


Le sue voglie da toro erano ormai inarrestabili e senza freni, e dava spinte profonde e potenti, ad un ritmo forsennato, entrando con prepotenza nel mio culo ormai arresosi alla sua devastante foga.


Ad un trattò sfilò il cazzo dal culo, che rimase spalancato davanti a lui.


“Cazzo che culo che hai… proprio come piace a me… sembra fatto apposta per il mio cazzo” disse con un filo di voce contemplando la voragine che aveva davanti.


“E il tuo cazzo è quello che ci vuole per il mio culo affamato” gli sussurrai guardandolo “adoro come me lo scopi…”.


Gio’ non mi fece nemmeno finire la frase e mi rimise nel culo il suo enorme arnese con un’unica, decisa spinta, talmente forte da togliermi il fiato.


“E’ tutto per te troia… tutto per il tuo culo…” disse ricominciando a pomparmelo nel culo come un toro.


Si sistemò meglio, mettendo i piedi all’altezza del mio bacino e sollevando il suo, in modo da trovarsi sopra di me. Le mie spalle ed il mio viso erano contro il materasso, ed il mio culo proteso verso l’alto ad contrastare le spinte del mio stallone: in questo modo, tenendomi per il glutei, mi inculava dall’alto vero il basso, schiacciandomi al letto. Con la testa piegata guardai all’indietro, e vidi nello specchio ai piedi del letto Gio’ che mi sovrastava, ed il suo grosso cazzo che mi affondava senza pietà nel culo.


Mi inculò con foga, con spinte profonde e potenti, per un tempo che mi sembrò infinito, finché non mi pianto il suo grosso cazzo a fondo nel culo e mi sussurrò all’orecchio “ti piace il mio cazzone nel culo, vero troia?”.


“Mi piace da impazzire” ansimai “e adoro come mi inculi…”.


“Troia!” mi disse sfilando all’improvviso il suo cazzo e spingendomi in avanti, quasi sbattendomi contro la spalliera di legno del letto. Con movimenti decisi mi fece mettere a pancia in su, mi prese le gambe, le sollevò e le piegò, tenendomele premute contro il petto. Il mio bacino si sollevò, e Gio’ mi affondò deciso nel culo il suo splendido tronco di carne, ricominciando a fottermi con vigore. Così immobilizzato non potevo far nulla, se non godere delle forti sensazioni che quel palo di carne mi dava nel penetrarmi con forza. Afferrai allora Gio’ per i glutei ed iniziai ad accompagnare i suoi movimenti, sentendolo contrarre i muscoli ad ogni affondo. Ma dopo un po’ più che accompagnarlo iniziai a tirarlo a me, cercando di fare in modo che spingesse con più forza e più a fondo il suo cazzo di marmo nel mio culo.


Il ritmo diventò forsennato, e Gio’ non resistette a lungo: con un balzo sfilò il cazzo dal mio culo e si mise su di me, che rimasi bloccato con le gambe spalancate bloccate dalle sue e il suo cazzo a pochi centimetri dal mio viso. Gio’ si segava a gran velocità, e dopo pochi secondi con un gemito iniziò a schizzare densi fiotti di sborra sul mio viso.


“Troiaaaaaaaaa!” rantolò mentre i primi schizzi mi bagnavano il viso, le guance e le labbra, colandomi sulla pelle.


A bocca spalancata cercavo di placare la mia sete di sperma, mentre lui continuava a menarselo e a schizzare senza curarsi di dove i densi fiotti andassero a finire. Fu così che al termine dell’ondata di piena mi ritrovai con il suo sapore in gola, ma anche con il viso, il collo ed i capelli bagnati dai suoi schizzi.


Avanzò ancora spingendo il bacino in avanti, e mi infilò fra le labbra la grossa cappella che ancora pulsava per l’orgasmo. Io feci l’unica cosa che c’era da fare, ovvero succhiarla per ripulirla da ogni goccia di sperma e per assaporare il frutto di quella entusiasmante cavalcata.


“Bravo… pulisci tutto… succhia…” ansimava lui riprendendo fiato “sei proprio una gran troia…”.


Mi piaceva sentirmi chiamare troia, mentre col suo cazzo nella mia bocca gli accarezzavo i glutei spingendolo ad affondare di più il cazzo fra le mie labbra. Un cazzo che non sembrava avere la minima intenzione di ammosciarsi, e che Gio’ iniziò a muovere lentamente avanti e indietro fra le mie labbra, duro come il marmo.


Lo sfilò dalla mia bocca, iniziando a passarmelo sul viso, facendomi sentire la sua pelle di seta sulle guance e sulle labbra.


“Ti piace il mio cazzo vero troia?” chiese sorridendomi.


“Da impazzire” risposi.


Gio iniziò a darmi dei colpetti col cazzo sul viso, prima sulle labbra, poi più decisi sulle guance.


“E sai cosa si merita un troietta come te?” chiese con la voce rotta dalla voglia.


“Cosa…” chiesi io con altrettanta voglia, mentre lui ormai quasi mi schiaffeggiava con il suo cazzo durissimo.


“Questo…” disse mentre con una mossa fulminea si rimetteva indietro col bacino e mi infilava il cazzo nel mio culo già provato dalla monta da poco conclusa.


Ricominciò a sfondarmi il culo con foga, con colpi profondi e vigorosi, strappandomi rantoli di piacere intenso, dimostrando che nonostante la sborrata la sua voglia e il suo vigore erano intatti, segno di un desiderio represso da tanto di avere un culo a sua completa disposizione. E io ero ciò che aveva da tanto desiderato, una troia che non voleva altro che avere il suo grosso cazzo dentro di sé.


“Così… bravo… inculami… incula la tua troia…” lo incitavo ansimando mentre il suo cazzo continuava senza pietà a distruggermi il culo.


“E allora fammi vedere quanto sei troia… fammi vedere quanto ti piace nel culo…” disse ad un certo punto sfilandomelo dal culo e sdraiandosi sul letto, col bacino sul bordo ed i piedi poggiati per terra.


Salii su di lui, dandogli le spalle, e abbassando il bacino mi ritrovai con il suo cazzo fra le mie natiche, che premeva sul buchetto ormai aperto. Abbassandomi mi impalai sul suo cazzone, che mi scivolò nel culo con relativa facilità. Mi assestai per bene con quel grosso arnese del culo, per poi sollevare i piedi e metterli sul bordo del letto. In questo modo, appoggiandomi con le mani al suo torace, potei spingere e sollevare il bacino, iniziando un su e giù perverso su quell’enorme attrezzo di piacere. Gio’ mi teneva per il culo, accompagnando i miei movimenti e aiutandomi a sollevare ed abbassare il bacino ad un ritmo che man mano aumentava all’aumentare della mia voglia.


“Così, troia… impalati…” mi incitava mentre il mio culo ingoiava con naturalezza il suo tronco di carne.


Il porco non aveva scelto a caso il lato del letto su cui iniziare quella cavalcata. Davanti a me c’era un grande specchio, nel quale mi sembrava di vedere una scena di un film porno: mi vedevo in autoreggenti impalarmi con gusto, con la faccia ancora bagnata dal suo sperma, mentre il suo cazzo spariva con facilità nel mio culo affamato. Mi sentivo una vera troia, mentre muovevo il culo su e giù su quel cazzo equino che ormai aveva reso il mio culo un’autostrada, impalandomi con foga. Ma a Gio’ piaceva controllare tutto, e iniziò a spingere in alto col bacino, dapprima per venirmi incontro quando mi abbassavo e penetrarmi con più profondità e decisione, per poi aumentare ancora una volta il ritmo.


Mi ritrovai fermo col bacino sollevato, mentre lui spingeva verso l’alto dando colpi potenti con sempre maggior velocità. Vedevo nello specchio il suo cazzo scoparmi con una velocità incredibile, che non credevo possibile quando all’inizio della serata avevo finalmente messo le mani e la bocca su quell’enorme arnese. E invece lo vedevo nello specchio e soprattutto lo prendevo nel culo con una naturalezza che evidentemente aveva reso reali i sogni del porco che continuava senza sosta a incularmi con foga e veemenza.


“Sì, sei proprio una grandissima troia!” disse piantandomelo a fondo nel culo.


Senza togliermelo dal culo mi sollevò e mi spinse contro il tavolo, e mi ritrovai in piedi con le mani appoggiate al tavolo e lui dietro di me, sempre ben piantato nel mio culo. Mi fece sollevare una gamba facendomi poggiare il piede sulla sedia, e poi ricominciò a incularmi come un toro infoiato. Mi teneva stretto per i fianchi mentre affondava con forza nel mio culo, ed io dovetti ancora una volta fronteggiare la veemenza delle sue spinte. Mi inculò per un minuto buono ad una velocità pazzesca, raggiungendo un secondo orgasmo che si preannunciava abbondante come il primo. Sfilò il cazzo e mi diede una sonora sculacciata.


“Inginocchiati troia” mi ordinò. In un attimo fui in ginocchio davanti a lui che si stringeva forte il cazzo pronto ad esplodere: un attimo dopo prese a menarselo furiosamente iniziando a schizzare come una fontana.


“Sborroooooooooo!” rantolò mentre il primo schizzo mi colpì il viso, seguito da altri bollenti e densi. Continuando a ripetere quanto fossi troia svuotò ancora una volta i coglioni sul mio viso, le mie labbra e la mia bocca, per poi lasciandosi andare all’indietro sedendosi sfinito sul letto.


Mi guardò sorridendo mentre il suo sperma ancora mi colava sulle guance e mi disse: “Finalmente ho trovato la mia troia… credo che dovrò venire più spesso da queste parti…”

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Categorie: Gay e Bisex
Tag: Bisex Gay