Prima di tre parti di un racconto di fantasia che parla di tre ragazzi, due fratellastri e una “amica”. Ho deliberatamente modificato e abbellito la trama tentando di renderlo più credibile. Il racconto è ambientato a Roma.
N.B. I protagonisti si intendono maggiorenni e consenzienti
Buona lettura!
Questa storia, ben oltre il limite della follia, parla di me, Alessandro, della mia sorellastra Federica e della sua migliore amica, nonchè mia attuale ragazza, Neus.
Partiamo da me: mi chiamo Alessandro, un ragazzo moro, occhi celesti, alto 1.90. Sebbene non faccia nè sport nè palestra ho un fisico asciutto che attira spesso gli sguardi delle ragazze. Nato in toscana, all’età di sei anni mi sono trasferito a Roma, dopo che mia madre ha deciso di separarsi da mio padre e di iniziare la convivenza con un’altro uomo, quello che dopo più di dodici anni mi sono abituato a chiamare papà.
In casa con me vive Federica, figlia del compagno di mia madre, che ormai considero come una vera sorella. Federica è una pazzoide per via della sua passione sfrenata per shopping e cura del corpo che ha iniziato a manifestare fin dalla tenera età. E’ soprannominata da tutti Camaleonte, una sorta di soprannome-cognome dovuto ai suoi frequentissimi cambi radicali di look. Per sua sfortuna, la sua paghetta settimanale e gli extra che le passano i nostri genitori non le consentono di trasformarsi così spesso come vorrebbe, tuttavia riesce a “diventare un’altra”, cambiando completamente look, almeno una volta a settimana. A questo punto è impossibile descrivervi il colore dei capelli mutevole come la direzione del vento: di solito li porta lisci e lunghi sulla schiena ma anche questo è momentaneo. I suoi occhi, quando non indossa le lentine colorate, sono di colore azzurro. E’ alta 1.70, ha un fisico da pin-up che ovviamente cura in modo maniacale, e una terza di seno che spesso riesce a far sembrare più abbondante grazie a studiati stratagemmi. Pochi ragazzi le girano intorno, intimiditi dalla sua altezza nonchè terrorizzati da questo suo continuo cambiare di aspetto. Tra i pochi ‘valorosi’ c’è Francesco, il suo attuale ragazzo, meritevole di medaglia al valore per la sopportazione e ribattezzato da tutti Ciccio Camaleonte. Ciccio sopporta Fede con una pazienza veramente degna di un santo. Ma se da un lato Ciccio ha il pregio di riuscire ad accettare le continue follie di mia sorella senza sbroccare, dall’altro è così geloso e insicuro, da essere capace di montarle scenate epocali solo per aver fissato un altro ragazzo per più di tre secondi. Insomma, sono così matti da essere considerati marito e moglie di fatto: i coniugi Camaleonte.
Neus, l’amica del cuore di Federica, è una ragazza dal carattere esplosivo, un’altra matta. Capelli neri, corti, occhi verdi, alta un metro e ‘na caciotta (come si dice qui a Roma quando si parla di chi non brilla per altezza), un fisico da atleta, Neus sembra essere l’esatto opposto di mia sorella. Per la legge che gli opposti si attraggono, è profondamente legata a mia sorella, sua fedele complice di mille malefatte. Neus gira sempre in tenuta sportiva, attenta alla forma fisica come Fede, pratica da sempre millemila sport per tenersi in forma. Spesso si comporta come un maschiaccio: non di rado la vedi giocare a calcio con i ragazzi o parlare con loro di moto e auto sportive. Da anni, con la scusa dell’amicizia con mia sorella, ci ritroviamo Neus a gironzolare per casa tanto che i miei la considerano una di famiglia. Tra me e lei non c’è mai stata una vera occasione per legare: cerco sempre di tenermi a dovuta distanza da mia sorella e da lei per non essere coinvolto nelle loro malefatte. L’occasione per avvicinare Neus a me arrivò alle superiori: essendo finiti nella stessa classe, dalla semplice conoscenza passammo a essere compagni. Con la scusa del confronto sui compiti, spesso e volentieri Neus mi piombava in camera, irrompeva senza bussare, creandomi spesso situazioni imbarazzanti.
Ma per capire cosa intenda dire dobbiamo parlare di me. Come già detto, la mia presenza non passa inosservata agli occhi delle ragazze; non mi sono mai sentito un “fico da panico”, un adone irresistibile, ma ho imparato a sfruttare il mio aspetto fisico. In più, con il tempo, ho acquisito una sorta di sesto senso nel capire da gesti e sguardi se interesso ad una ragazza. Quando questo accade (e vi giuro che accade molto spesso) non esito a provarci. Quasi sempre mi va bene, a volte così bene che riesco a finirci a letto lo stesso giorno. Non mi reputo un playboy, ma mi sento orgoglioso del mio campionario di scuse per riuscire a finire nelle loro mutandine che sembra funzionare alla perfezione.
Torniamo dunque a Neus e alle sue incursioni in camera mia. Dopo aver aperto la porta di camera e avermi beccato a letto con la ragazza di turno, Neus, piuttosto che ritirarsi alla chetichella e provare a passare in un altro momento, preferisce mettersi ad urlare di proposito, far notare la sua presenza e far scappare via chi mi sta facendo compagnia sotto le coperte. Questa cosa mi fa incazzare a bestia, portandomi ad urlare a Neus le peggio cose. Ogni volta la discussione finisce sempre con la colpa del sottoscritto che ha dimenticato di chiudere la porta a chiave. Durante l’ultimo anno di superiori poi, con la scusa degli esami di maturità, queste sue incursioni erano diventate così frequenti da ritrovarmela in stanza praticamente un giorno sì e l’altro pure. Questo stare insieme così spesso e per così tanto tempo, l’aveva portata ad aprirsi con me, tanto che un giorno abbiamo deciso di metterci insieme.
Fu un giorno molto particolare: per l’ennesima volta Neus era entrata in camera mia mentre stavo facendo delle ‘cose’ a letto con una ragazza. Dopo la solita pantomima e la fuga della poveretta, persi la testa e misi le mani addosso a Neus. La spinsi a terra, mi ci buttai sopra; Neus cercò di divincolarsi, ma il peso del mio corpo sul suo ebbe la meglio sulla sua agilità e preparazione atletica. Dopo qualche minuto di lotta ci ritrovammo faccia a faccia, lei sotto di me con i polsi bloccati a terra dalle mie mani. La guardai dritto negli occhi e piuttosto che discutere sull’accaduto, le chiesi il vero perchè delle sue pantomime.
Neus si arrese: mi confessò di farlo di proposito. Mi disse di provare una profonda gelosia, di essere stufa di essere vista da me solo come un’amica: Neus voleva di più da me. Vuotò completamente il sacco, raccontandomi di come mia sorella la tenesse informata di ogni mio movimento, soprattutto quando portavo qualcuno in casa. Ammise infine che alcune sue incursioni non erano casuali ma calcolate: avevano l’obiettivo di togliermi di torno tutte le ragazze che non fossero lei.
Scoprire Neus così ossessionata per me, vederla così vulnerabile, così donna…mi resi conto che considerare Neus più di una amica non sarebbe stato poi così male, andavamo abbastanza daccordo come amici, probabilmente saremmo andati daccordo anche sotto le coperte…
Finimmo a letto per scopare come matti quel giorno stesso, scoprendo di avere un’intesa sessuale eccezionale. Questa scoperta ci portò a combinare indicibili porcate…non ne avevamo mai abbastanza. Insomma sembrava tutto perfetto…o quasi. Dopo i primi tempi di amore idilliaco, la gelosia di Neus tornò a fare capolino, diventando via via sempre più ossessiva. Non dovevo vedere nessun’altra, non dovevo fare il cretino, tutte le mie amiche erano improvvisamente diventate delle troie che non aspettavano altro che entrare nel mio letto e che tramavano malefici piani volti a farci lasciare… Mi ritrovai a seguire una sfilza di regole infinite per evitare che Neus andasse fuori di testa e mi montasse scenate degne di quelle di Ciccio Camaleonte con mia sorella. Mia sorella Fede, da semplice complice di Neus nella conquista del sottoscritto, divenne una sorta di mio secondino: non potevo dire o fare qualcosa in assenza di Neus senza che lei non venisse informata puntualmente.
Oltre a quella matta (ma porca da morire) di Neus, dovevo stare attento a quel che dicevo o facevo davanti a quella infame di mia sorella.
Ma il livello di follia (e gelosia) era destinato ad assumere livelli incredibili. E qui inizia la parte più folle di questa storia.
Neus, quando non stava insieme a mia sorella, viveva praticamente in simbiosi con il sottoscritto: non si staccava mai da me. Non vi dico i drammi che fece Neus alla notizia che i suoi genitori avevano deciso di passare le vacanze dai suoi nonni paterni a Barcellona e lei era stata obbligata ad andare con loro. Ovviamente Neus avrebbe preferito rimanere incollata a me, ma i suoi furono categorici: la vacanza era stata pianificata da tempo, Neus, impegnata a starmi dietro, se ne era dimenticata, e il suo bigletto non si poteva annullare.
Il giorno prima della partenza, Neus passò a salutarci.
Stavo studiando tranquillamente in camera quando dal piano di sotto sentìi un enorme trambusto seguito dalle urla di mia sorella e di Neus. Per nostra fortuna mamma e papà non erano in casa: se avessero assistito a quel macello avrebbero sicuramente dato di matto anche loro.
“Vieni qui, ti ho detto!” – urlava Neus a mia sorella Federica che cercava di disperatamente di resistere
“Lasciami stare Ne’! T’ho detto che nun vojo…scordatelo! …sei fuori di brocca!” – gridava mia sorella impazzita
La porta della stanza si spalancò improvvisamente: Neus stava trascinando di peso mia sorella.
Mi limitai ad assistere in silenzio sorridendo a quella scena grottesca. Neus dopo aver messo temporaneamente ko mia sorella, chiuse a chiave la porta per evitare una sua fuga. Poi si avvicinò a me, mi stampò il suo solito bacio sulla bocca e, con un’abilità che tuttora stento a credere, mi spinse insieme alla sedia lontano dalla scrivania e mi tirò giù pantaloni e mutande.
“Neus, smettila! T’ho detto che non lo faccio!” – tornò a urlare mia sorella rossa in viso
“Se non lo fai giuro che mi incazzo come una belva!” – rispose Neus – “…racconto a Ciccio la storia di Monte Mario! Ti faccio pentire di essere nata!”
Non ho idea di cosa fosse questa storia di Monte Mario, so solo che mia sorella sentendo le parole Ciccio e Monte Mario sbiancò in faccia e ammutolì.
Neus afferrò il mio pisello e cominciò a menarmelo. Ero sbigottito e incredulo. Mentre il mio pisello cominciava a prendere turgore, Neus finalmente mi fece partecipe del suo piano folle: in sua assenza la sua fidatissima amica, alias mia sorella, avrebbe dovuto assicurarsi che io andassi in giro con le palle vuote. In poche parole, Neus, in preda ad uno dei suoi folli deliri di gelosia, aveva pensato a questa originale soluzione per assicurarsi che mentre era a Barcellona dai nonni io non ci provassi con nessuna e che, nel peggiore dei casi, facessi cilecca a letto. Un piano perverso, folle, ma non per questo privo di una sua logica.
“Serpe senza veleno, non morde!” – aveva concluso il suo ragionamento mentre continuava a menarmi il pisello e a mostrare a mia sorella Fede cosa avrebbe dovuto fare (come se ce ne fosse stato bisogno).
“Vieni qui!” – ordinò poi a mia sorella
“…ma è mio fratello!” – protestò poco convinta Fede – “…mi fa schifo!”
“Tuo fratello sto cazzo!” – adoravo quando Neus diventava volgare – “Lo devi fare! Devi farmi vedere come lo fai! Voglio partire tranquilla.”
La obbligò a prendere in mano il mio pisello che ormai era diventato duro come una roccia: conoscevo abbastanza Neus da sapere che non le avrebbe dato pace finchè non avesse ottenuto quello che voleva.
Fede, con fare rassegnato, dopo aver leccato la mano per lubrificarla, cominciò il suo lento massaggio sotto l’occhio attento e vigile di Neus.
Mentre la sua mano continuava a muoversi sul mio pisello, mia sorella, completamente rossa in viso, teneva lo sguardo fisso in un angolo della stanza.
Chiusi gli occhi cercando di facilitarle quell’ingrato compito e provai a concentrarmi sulle sensazioni che la sua mano mi stava procurando. Malgrado lo stesse facendo con un certo distacco, Fede era abbastanza brava…ci sapeva fare.
“Ecco, così, brava…” – disse soddisfatta Neus che, conoscendomi alla perfezione, intuiva che me la stessi spassando.
Cominciai a mugolare di piacere, cosa che (…non so mia sorella) Neus apprezzò molto.
Sentivo però che il massaggio di Fede non sarebbe stato sufficiente a farmi venire.
Tornato ad aprire gli occhi, guardai Neus con l’espressione di chi ne ha abbastanza di seghe e vuole scopare.
Neus capì al volo: si spogliò in un attimo e dopo essersi assicurata di essere ben lubrificata liquidò mia sorella.
“Ok, hai capito come si fa.” – disse a Fede allontanandola da me
Poi si mise a cavalcioni su di me, si puntò il pisello tra le gambe e cominciò a scoparmi.
Sapevo che quella sarebbe stata la mia ultima scopata con Neus prima della sua partenza, per cui, incurante della presenza di mia sorella, mi concentrai su di lei cercando di soddisfarla il più possibile.
Scopammo con foga in quella posizione. Neus sopra di me si muoveva con la destrezza di un atleta. Le succhiai con forza i capezzoli per aumentare la sua eccitazione fino a portarla all’apice del piacere. Mi godetti beato il suo orgasmo, con il pisello ben piantato nella sua figa, tenendola tra le braccia per evitare che, priva di forze, finisse a terra.
Poi ci spostammo sul letto, dove iniziammo una seconda cavalcata alla missionaria. Mentre la montavo, Neus mi stringeva con forza le gambe attorno al corpo e le braccia attorno al collo baciandomi forsennatamente il viso. Questa volta l’orgasmo travolse entrambi: le venni dentro mentre lei si lasciava andare ad un lungo gemito di piacere. Ci ritrovammo esausti l’uno sull’altro ad ansimare pesantemente.
Neus, riavutasi dall’orgasmo, prese a carezzarmi i capelli e a darmi dei piccoli leggeri bacetti sulla fronte.
“Farai il bravo…promesso?” – mi sussurrò dolcemente.
Le risposi guardandola in faccia con un sorriso sornione.
“Guarda che dico a Fede di tagliarti il pisello la notte mentre dormi, eh?! Altro che farti una sega!” – continuò con voce seria
“Neus, falla finita!” – disse mia sorella stanca di sentir parlare di piselli.
Improvvisamente ci ricordammo della sua presenza: Fede durante quel nostro amplesso si era andata a sedere a terra in un angolo della stanza e dopo aver divaricato leggermente le gambe e si era sditalinata pesantemente, incapace di restare indifferente allo spettacolo che le avevamo dato. In quella stanza avevamo goduto in tre e, a quanto pare, Fede era quella che aveva il viso più sconvolto.
Arrivato il momento dell’arrivederci, dopo esserci ricomposti, accompagnammo Neus a casa. Sulla strada di ritorno io e Fede, vuoi per l’improvvisa separazione da Neus, vuoi per l’imbarazzo di quanto era accaduto in camera mia, vuoi per l’ingrato compito che mia sorella avrebbe avuto nei giorni successivi, non ci rivolgemmo la parola.
La mattina seguente, di buon’ora, Neus partì con il volo che da Fiumicino l’avrebbe portata a Barcellona: era iniziato un periodo molto particolare tra me e mia sorella Fede.
Trovate il resto del racconto sul mio blog: raccontidienea (punto) blogspot (punto) com