Quella mattina di primavera guardavo con curiosità le offerte di lavoro su siti specializzati: non ero alla ricerca di un lavoro, ma nella vita non si sa mai. Trovare un’occasione per migliorare le proprie condizioni è sempre difficile, per cui, anche se a tempo perso, una scorsa alle pagine e pagine di annunci era comunque qualcosa su cui spendere un po’ di tempo.


Un annuncio attirò la mia attenzione più degli altri: “Prestigiosa firma del lusso ricerca un personal assistant per il proprio responsabile di area”. L’annuncio era corredato di un indirizzo email abbastanza anonimo a cui inviare la propria candidatura. Seppur senza alcuna aspettativa, inviai il mio curriculum, che nulla aveva a che fare con il mondo del lusso o della moda, con tutti i miei dati.


Un paio di giorni dopo ricevetti una mail di risposta, con cui venivo convocato il giorno dopo presso un indirizzo fuori città, con la richiesta di confermare l’appuntamento, che feci senza esitare. Dentro di me ero quasi divertito da quella convocazione inaspettata, e il giorno dopo mi preparai per l’incontro come se dovessi andare a fare una gita. L’annuncio specificava che sarebbe stato informale, per cui evitai giacca e cravatta, preferendo abiti più sportivi senza però scadere esagerare: almeno la camicia è d’obbligo, pensai.


Arrivai all’appuntamento con più di quindici minuti d’anticipo, ed ebbi così il tempo di guardare la villa che mi comparve davanti una volta sceso dalla macchina. Era splendida, come si conviene ad una “prestigiosa firma del lusso”, con intorno un giardino che si intuiva rigoglioso al di là del muro di cinta.


Suonai con qualche minuto di anticipo, e dopo un po’ una voce al videocitofono si palesò. “Buongiorno sono Alex, sono qui per il colloquio”. Sentii scattare la serratura del cancelletto ed entrai: il giardino era splendido, e la piscina a fianco della villa lo era ancora di più. Il vialetto che arrivava su uno spiazzo davanti alla villa era curatissimo, e un paio di automobili di grossa cilindrata facevano bella mostra di sé davanti all’ingresso.


Appena arrivato davanti al grande portone, questo si aprì, con un tempismo quasi magico. Davanti a me comparve un uomo di colore, alto quasi due metri, robusto ed elegante, che mi tese la mano e mi invitò ad entrare. “Buongiorno Alex, piacere di conoscerti, io sono Kevin… vieni, accomodati” mi disse con un leggero accento inglese. Evidentemente doveva essere in Italia da molto, poiché la sua pronuncia era ottima, e l’accento si percepiva, ma non era per nulla marcato.


Entrammo in un ampio salone con una grande porta finestra che dava sulla piscina, e ci accomodammo su un divano che nel mio salottino sono sarebbe mai potuto entrare. Parlare con Kevin era piacevole, e mi sembrò davvero strano definire quella chiacchierata un colloquio di lavoro. Certo, lui mi illustrò tutte le attività e le responsabilità che quel ruolo avrebbe comportato, ma lo fece con tale naturalezza e affabilità che faceva sembrare tutto molto banale. Rimarcò più volte che quel tipo di lavoro non prevedeva orari fissi, tutt’altro: le cose da fare erano tante, per cui la mia disponibilità sarebbe dovuta essere quasi assoluta.



“Questo ha fatto rinunciare praticamente tutti i candidati che ho incontrato fino ad ora” mi disse lui. “Evidentemente molte persone hanno perso il vero attaccamento al lavoro e lo spirito di sacrificio… Eppure lo stipendio è ottimo”, aggiunse.


E in effetti lo stipendio era spropositato, cosa che però mi fece anche pensare che quel tipo di lavoro sarebbe stato davvero massacrante. “In effetti quando mi ha detto dello stipendio quasi credevo di aver capito male” dissi sorridendo “Ma se è così non stento a credere che lei pretenda massima disponibilità”.


“Disponibilità e obbedienza assoluta” disse lui “e le necessità dell’azienda vengono prima di ogni altra cosa”.


Non so perché, ma quando disse questa frase ebbi la sensazione di vedere nel suo sguardo qualcosa di strano che mi fece tentennare. “Ma devo dire che mi farebbe molto piacere se tu accettassi” aggiunse con largo sorriso “perché credo che tu potresti davvero essere adatto a questo ruolo… gli altri che ho incontrato li avrei scartati comunque, anche se si fossero resi disponibili ad accettare il ruolo di assistente personale”.


“Beh, confesso che la cosa è molto allettante” dissi iniziando a pensare seriamente a quell’offerta di lavoro nata quasi esclusivamente per curiosità.


“Ne sarei davvero felice” disse lui alzandosi in piedi “perché qualcosa dentro di me mi dice che tu saresti la persona giusta” aggiunse con un sorriso malizioso. “Ma quando dico che le necessità aziendali vengono prima di tutto e che si pretende obbedienza assoluta… sono molto serio” disse slacciandosi i pantaloni e lasciandoli cadere giù fino alle caviglie.


Rimasi impietrito per quello che mi trovai davanti: non aveva biancheria intima, e fra le sue gambe un grosso uccello nero dondolava lentamente, ancora non in erezione, ma già di notevoli dimensioni.


“Allora, pensi di essere all’altezza dell’incarico che ti viene offerto?” disse lui con tono professionale, nonostante io non lo guardassi più in viso, ma avessi gli occhi incollati a quel grosso arnese nero che continuava ad ondeggiare davanti a me. Ma quello che divenne chiaro era che il colloquio vero stava iniziando in quel momento. Non so se quell’incarico mi interessava davvero, ma quello splendido esemplare di uccello nero di sicuro sì.


“Se sarò all’altezza non lo so” gli dissi prendendoglielo in mano delicatamente ed iniziando lentamente a massaggiarlo “ma sono uno a cui le sfide piacciono…”.


Sollevai il suo cazzo che stava lentamente ed inesorabilmente diventando sempre più duro, portandomelo all’altezza delle labbra. Dischiusi la bocca per accogliere la grossa cappella nera, ed iniziai lentamente a far scorrere le mie labbra su quel pezzo di carne sempre più duro.


“Bravo, mi piace vedere spirito di iniziativa” disse lui mentre si levava anche la camicia, restando nudo davanti a me, che ormai avevo iniziato a far scorrere con più decisione nella mia bocca il suo cazzo ormai duro. Lui mise entrambe le mani sulla mia testa, tenendola ben ferma, e prese il controllo della situazione, iniziando a muovere il bacino avanti e indietro con decisione, affondando il cazzo fino all’inizio della mia gola. Rivoli di saliva iniziarono a colarmi dagli angoli della bocca, mentre lui imperterrito continuava il ritmico andirivieni fra le mie labbra.


“Bravo” disse “si vede che sei portato… la dedizione al lavoro è una grande dote”, aggiunse sfilando il cazzo dalla mia bocca.


Ondeggiava duro davanti a me, con abbondanti filamenti di saliva che univano le mie labbra a quell’invitante cappella. Lui iniziò a muovere il bacino a destra e a sinistra con movimenti decisi, iniziando a schiaffeggiarmi con il membro grosso e venoso, e ad ogni colpo la saliva schizzava e colava ovunque. Io rimasi a bocca aperta a guardarlo, godendomi ogni colpo di quel grosso cazzo in piena erezione, finché lui con decisione non me lo rimise in bocca, ricominciando a scoparmela. Diede alcune affondate decise, poi me lo infilò a fondo fin quasi in gola. Ma era grosso, troppo grosso per me, che non avevo mai imparato ad ingoiare un normale cazzo fino alla radice… figuriamoci uno così. Imperterrito, mi tenne il cazzo affondato in bocca per lunghi secondi, tirando anche la mia testa verso di sé, affinché io non potessi in alcun modo ritrarmi da quella prova. Un attimo prima che io andassi in crisi per la mancanza d’aria, lui sfilò il suo grosso cazzo dalla mia bocca, facendomi riprendere fiato.


“Bravo, questo è lo spirito di sacrificio che cerchiamo”, esclamò. “Spogliati adesso, forza” mi ordinò, ed io, senza battere ciglio, mi spogliai in un attimo, obbedendo senza esitazione a quell’ordine.


“A pecora sul divano ora” aggiunse in un tono che non ammetteva repliche. Mi misi sul divano a pecora, e lui mi sistemò meglio nella posizione da lui voluta, spostandomi le gambe e posizionando meglio il mio culo.


“Perfetto così” disse dandomi una sonora sculacciata che mi fece sobbalzare. “Ora arriva la parte più importante del colloquio… ma anche la più impegnativa” aggiunse sistemandosi sul divano dietro di me.


“Spero di soddisfare le vostre aspettative” dissi spingendo il culo all’indietro, spalancando così meglio davanti a lui la strada che portava a soddisfare le mie voglie perverse. Lui mise le mani sulle mie natiche e le spalancò per bene, rivelando il mio buchetto voglioso pronto ad essere penetrato.


“Mmmmmmm… non è certo il primo colloquio che fai, vero?” chiese osservando il mio buchetto che, chiaramente, non era certo vergine.


“A dire il vero per un posto del genere mai…” dissi girando la testa verso di lui e guardandolo negli occhi.


“Stai giù!” disse perentorio dandomi un’energica sculacciata che risuonò forte nel grande salotto. Ubbidii, mentre sentii la sua cappella appoggiarsi decisa sul mio ano e poi iniziare a spingere. Sentii il mio buco, pur allenato, spalancarsi a fatica per far entrare quel grosso arnese nero, che avanzava deciso centimetro dopo centimetro, incurante di cosa io potessi volere.


Ma, d’altra parte, più quel cazzo mi entrava nel culo, e più io non desideravo altro che continuasse, che non finisse… e lui sembrava lo sapesse, perché mi penetrò senza un attimo di esitazione finché ogni centimetro del suo grosso cazzo non fu dentro di me.


“Ottimo!” disse lui con il cazzo piantato a fondo nel mio culo “Hai davvero ottime capacità… sembri proprio tagliato per questo posto. Ora vediamo come te la cavi sotto pressione…”.


Non aveva ancora finito la frase che sentii il suo cazzo iniziare a muoversi nel mio culo con movimenti lenti, ma profondi e sicuri. Lo sentii afferrarmi per i fianchi e aumentare via via il ritmo di quel meraviglioso andirivieni, e soprattutto aumentare la potenza delle spinte, che diventarono nel volgere di pochi minuti energiche a tal punto da spingere con forza il mio corpo contro il divano.


Io mugolavo di piacere mentre quel nero di quasi due metri ormai spingeva come un toro il suo splendido cazzo a fondo nel mio culo sempre più sfondato. Il mio primo maschio nero non tradiva in alcun modo i luoghi comuni sugli uomini di colore, anzi… ne rispettava tutti i canoni. Mi sfondava il culo con veemenza, ad un ritmo veloce e costante, come se potesse andare avanti per ore ed ore. Io alzai la testa gemendo di piacere, e lui, senza variare per niente il ritmo dei colpi, mi sculacciò con forza ordinandomi di abbassare la testa. Obbedii, lasciandomi andare all’estasi che quel grosso cazzo nero mi procurava, sperando che non fosse un sogno… sperando che quel posto di lavoro fosse davvero mio.


Ad un tratto una voce profonda mi scosse da quell’estasi… “Allora Kevin, come va il candidato?”. Kevin si fermò, ed io aprii gli occhi, senza muovere la testa. Un altro uomo di colore, anch’egli con un fisico scultoreo, con indosso un accappatoio azzurro, era comparso nel salone, davanti al divano. Evidentemente doveva essere entrato dalla porta finestra che dava accesso alla piscina, ma io non mi ero accorto di nulla… potenza del piacere che un cazzo può dare…


“Credo stia andando molto bene” disse Kevin.


“Ottimo!” rispose il secondo uomo “Sarebbe ora che finalmente trovassimo il mio assistente personale”.


Il suo? Ma allora Kevin… era solo un collaboratore!


“Secondo me può farcela…” aggiunse Kevin, mentre il secondo uomo lasciava cadere a terra l’accappatoio. Le ultime parole di Kevin ancora mi risuonavano nella testa quando vidi e capii: il secondo uomo aveva un cazzo già in piena erezione, ancora più grosso del suo, soprattutto in larghezza.


“Molto bene” disse l’uomo sparendo dalla mia vista, girando attorno al divano. “Finisco io…” aggiunse.


Sentii il grosso cazzo di Kevin sfilarsi dal mio culo e dietro di me i due uomini darsi il cambio. Kevin si mise in piedi davanti a me, a braccia conserte. Lo vidi che mi guardava sorridendo e mi faceva l’occhiolino, mentre dietro di me sentii sistemarsi sul divano l’altro uomo, che iniziò a strofinarmi nel solco fra le natiche il suo enorme arnese. Poi lo piazzò al centro del mio buco già allargato dallo splendido lavoro di Kevin, ed iniziò a spingere. Anche lui spinse con decisione e senza fermarsi nemmeno per un attimo il suo grosso uccello nel mio culo. Direttive aziendali forse… Sta di fatto che io rimasi quasi senza fiato mentre quel devastante tronco di carne nera mi penetrò fino in fondo.


“Bravissimo!” disse l’uomo stringendomi forte i fianchi una volta piantato il suo cazzo nel mio culo. “Il lavoro potrebbe davvero essere tuo… “.


“Sarebbe un vero piacere” quasi mugolai.


“Mi piace questo entusiasmo…” disse lui. “Kevin ti ha detto che qui si lavora duro vero?”.


“Oh sì…” dissi io gemendo, con quel grosso arnese ben piantato nel culo.


“Non ho sentito!” disse l’uomo sculacciandomi con forza.


“Sì! “, dissi io a voce alta, ma rotta dall’eccitazione. “Io adoro il lavoro duro…” ansimai…


“Ho visto.”, disse lui, “ma alle volte Kevin è un po’ troppo tenero”, aggiunse. Vidi Kevin sorridere malizioso, mentre il suo capo dietro di me cominciava quella che probabilmente era l’ultima parte del mio colloquio.


Mi prese saldamente per i fianchi ed iniziò senza troppi complimenti ad incularmi con vigore, con colpi profondi e potenti, tirando fuori il cazzo quasi fino alla cappella e poi affondando con forza. Ogni affondo mi strappava un gemito di piacere e mi avvicinava sempre di più alla conquista di quel posto di lavoro a cui per nulla al mondo avrei rinunciato.


Il ritmo aumentò, con colpi sempre profondi e potenti, che quasi mi toglievano il fiato. “Ti piace proprio il duro lavoro…” ansimò l’uomo.


“Lo adoro” gemetti io. L’uomo mi sculacciò ancora con forza.


“Non ho sentito!” disse continuando imperterrito a sfondarmi il culo.


“Lo adoro!” urlai io con tutto il fiato che avevo. “Lo adorooooo!” ripetei urlando, mentre vidi Kevin sorridermi con il pollice alzato. Approvava il porco, degno assistente di un uomo che mi stava sfondando a dovere. Ma forse ormai quel posto era mio…


L’uomo dietro di me sembrava un toro che non si sarebbe mai fermato davanti a nulla. Spingeva con forza il suo enorme arnese nel mio culo, incurante di ogni altra cosa. Mi stava mettendo alla prova, finendo di spaccarmi il culo che Kevin aveva già provveduto a testare col suo uccello. Ogni tanto l’uomo mi dava una sculacciata che aveva come effetto quello di farmi stringere il culo e sentire ancora meglio quanto quel grosso cazzo mi stesse sfondando. Io mugolavo come una troietta, e questo non faceva altro che fare infoiare ancora di più quel toro scatenato nel mio culo.


D’improvviso sfilò dal culo il suo cazzo e prendendomi per un braccio mi fece inginocchiare con fare autoritario. Mi infilò in bocca il grosso cazzo e, tenendomi la testa come prima aveva fatto Kevin, prese a scoparmela con frenesia. Affondò solo due o tre volte, poi mi lasciò in bocca solo la grossa cappella, e, tenendomi la testa ferma con una mano, iniziò a menarsi furiosamente il cazzo. Lo sentii fremere e subito dopo iniziare a schizzare nella mia bocca il suo nettare caldo. Quattro o cinque schizzi di sperma bollente mi riempirono rapidamente la bocca ed io, sicuro di quello che lui avrebbe voluto, ingoiai avidamente ogni goccia. Finalmente il movimento della sua mano rallentò, e gli ultimi fiotti di sperma mi finirono sulla lingua e poi in gola. Lui mi lasciò la testa e mi sfilò dalla bocca il cazzo guardandomi soddisfatto. Immaginando che non aspettasse altro, mi leccai le labbra, ingoiai le ultime gocce e mostrai la lingua e la bocca vuota per dimostrare che avevo ingoiato tutto il suo sperma.


“Ottimo! Sei assunto!” disse l’uomo con un gran sorriso. “Kevin, per favore sbriga le ultime formalità…” disse prima di allontanarsi nudo verso la piscina.


Kevin mi fece alzare e poi mi spinse con decisione ancora sul divano, ma a pancia su. Mi sollevò le gambe e mi rimise nel culo il suo splendido cazzo nero. Tenendomi le gambe sollevate e spalancate, si mise su di me ed iniziò a incularmi con lo stesso vigore con cui mi aveva inculato prima che il suo capo arrivasse.


“Così, bravo… così… inculami… dammelo tutto” mugolavo io.


“Con vero piacere” ansimò Kevin, aumentando ancora la potenza delle spinte. Mi inculò ancora per diversi minuti, ad un ritmo ed una potenza che non calarono mai finché non raggiunse anche lui l’orgasmo. Con un balzo fu su di me, iniziando a menarsi il grosso cazzo a pochi centimetri dalla mia faccia. Io lo guardai, spalancando la bocca e tirando fuori la lingua, mentre ormai al culmine gemeva in preda ad un orgasmo impetuoso: gli schizzi arrivarono impetuosi e mi bagnarono il viso e la lingua, inondandomi di caldo sperma. Al contrario del capo, Kevin sembrava prediligere la sborrata sul viso anziché in bocca, dato che dirigeva chiaramente gli schizzi sul mio viso anziché sulla mia lingua.


”Secondo me questo lavoro ti piacerà” disse strizzandomi l’occhio.


“Quando si comincia?” gli chiesi io con un sorriso.


“Lo hai già fatto” rise Kevin. “Ora raggiungi il capo in piscina” aggiunse strizzando l’occhio. “Era tanto che cercavamo un assistente, e di lavoro arretrato ce n’è tanto!”. Per il mio culo ci sarebbe stato tanto lavoro e poco riposo… il lavoro dei sogni!

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Categorie: Gay e Bisex
Tag: Bisex Gay