BRUTTA STRONZA!
Prosegue la nostra storia!
Vediamo coinvolti una donna meschina e disinibita e un giovane felicemente fidanzato che finira' per invaghirsene divenendo il suo schiavo!
Contattatemi qua agostinogiannelli199@virgilio.it
Capitolo Secondo:
“Sapori Locali”
-… Pero’ Cara, prima di questo... “contatto”…-
Manuela spari’ in camera da letto per ricomparire davanti all’anziana visitatrice subito dopo, con un grosso oggetto opaco fra le braccia.
-… e’ necessario fare prima un altro passo!-
Fatta eccezione per lo scambio di battute fra le due donne, l’appartamento era immerso nel più perfetto silenzio e sbirciando la scena dall’angusto cucinino, udivo tutto quello che succedeva in anticamera con la massima chiarezza.
L’aggeggio rotondo fu deposto sulla tovaglia dalla proprietaria, con fare solenne.
Io mi affacciavo oltre lo stipite della cucina di Manuela senza troppo riguardo, protetto dal tendaggio a fili che la mia vicina, evidentemente, usava per separare il locale dall’anticamera:
Potevo vedere che un’ espressione serissima tirava i suoi bei tratti facciali, tanto da distinguerli anche nella penombra:
Questo e la teatralità esasperata della donna, in ogni movimento, non fece altro che aumentare la mia percezione comica della situazione, sopratutto quando la sfera “prodigiosa”, cocciando contro la superficie del tavolo, produsse quel suono attutito e cigolante tipico della plastica di bassa qualità.
-Dobbiamo farti scaricare le energie Antonia!-
Ti sento stressata… carica di auree negative!
E poi…-
Come se stesse per fare chissà quale rivelazione, abbasso’ la voce guardandosi intorno con fare circospetto.
-… Sappi che in generale qualsiasi tipo intensità psichica in una situazione come questa e’ controproducente!-
L’anziana annui’ debolmente.
Non capivo se quel contegno, quel modo rigido e titubante di reagire alle cialtronerie della sua interlocutrice, fosse dovuto a un sano scetticismo o se, i si trattasse di genuina soggezione verso il nulla cosmico che la mia vicina cercava di venderle.
Poi Manuela venne verso di me:
Nonostante il caldo ancora combattivo di quei primi giorni di settembre, la sua sagoma sinuosa era infilata e tenuta a bada da una giacca sportiva squadrata.
Immaginavo che le servisse a darsi un’aria un filo meno civettuola...
a me comunque quel dettaglio dava l'idea dell'ennesimo oggetto di scena, un costume, una farsa, cosi’ come tutto cio’ che la circondava del resto...
C’era un qualcosa di sciatto in lei, (sensuale ma sciatto!) e artificioso al contempo: Vederla indossare un capo che tradizionalmente avrebbe dovuto essere meno aderente e più formale, strizzarle i seni enormi e i fianchi ampi con la stessa delicatezza e grazia di un reggiseno sportivo sudato!
Con le tasche cucite, ceche, i bottoni gonfi e opachi come gli occhi dei pesci sui banchi del mercato e un tessuto color grigio topo che evocava le targhe commemorative su cui di solito si imprimono gli epitaffi per i defunti...
Manuela sembrava ammantarsi di una tentata austerita’ cimiteriale per poi rimanere aperta, provocante e vistosa, nel suo top rosa flou scollato bene in vista, e svenduto a occhi profani come i miei.
Le goccioline di sudore sulla parte alta del suo petto bruno brillarono mentre mi rivolgeva un ghigno cattivo e, andando al frigo, riempiva un bicchiere di succo alla frutta.
La guardavo in silenzio con apprensione crescente tirare fuori dalla credenza un flaconcino e versarlo con foga nell’intruglio…
Quella situazione mi piaceva sempre meno.
-Ecco qua Bella Signora!-
Tornata dalla sua vittima, esibì un sorriso degno del gatto che gioca col topo.
-Bevi Antonia, stiamo per scaricare energie e… spostarne altre…
E’ importante che tu sia idratata!-
L’anziana obedì e vuoto’ il bicchiere in piccoli sorsi mentre la padrona di casa srotolava il filo che si dipanava dalla base del globo per poi essere collegato alla presa.
Ancora una volta, vedere quei suoi fianchi da cavalla divaricati e il fondoschiena ingombrante annaspare goffamente nella mia direzione, con la proprietaria che al buio cercava di infilare gli spinotti in presa, a tentoni, smorzo’ per un attimo la tensione con l’ennesima nota di comicità.
Quando ebbe finito, compiaciuta, ritorno’ al tavolo.
Manuela non sedette, rimase in piedi, preferì incombere invece sulla povera signora Antonia.
Come ho detto nel capitolo precedente, io essendo alto uno e sessantanove, mi vedevo un microbo al cospetto di quella donna, che sui tacchi era quasi uno e ottanta e seppur florido e un filo appesantito vantava un fisico da amazzone… quindi potevo immaginare bene come dovesse sentirsi la povera, minuscola anziana dovendola subire per di più stando seduta!
Poi Manuela le mise una mano sulla spalla e senza tanti riguardi, prendendole il braccio con il bicchiere ancora in mano, lo avvicino’ al viso per essere sicura che fosse effettivamente vuoto.
L’anziana si lascio’ fare, completamente succube, sembrava diventata di colpo un fantoccio.
Io invece ero teso come un violino:
Non ci voleva un genio per capire che qualunque cosa stesse per fare, non sarebbe stato nulla di buono.
Mi guardo’ e divertita mosse la mano verso l’oggetto al centro.
Sentii un *click* e la sfera inizio’ ad emettere lampi di luce livida e tagliente.
Antonia trattenne il respiro e strabuzzo’ gli occhi, sbattendoli.
Colta alla sprovvista face per posare il braccio sul tavolo lasciandoci sopra il bicchiere e volgersi verso quella che avrebbe dovuto essere la sua confidente.
-Eieieiei… Non cosi' in fretta! Questo lo DEVI tenere in mano hai capito?
Il braccio rimane in alto! E rimane alzato… come le tue palpebre!-
-Io-io…-
Manuela era tornata gelida e perentoria mostrandomi per la seconda volta la sua vera natura.
-Tu DEVI concentrarti! Fissa il globo con estrema attenzione e ascolta!-
Intanto le ghermiva il braccio e la spalla tenendola al contempo schiacciata contro la sedia e impossibilitata a schermarsi la vista.
-Convergi la tua attenzione sull’unica cosa che al momento e’ importante! Avanti!-
-B-basta ti prego spegnilo...-
-Antonia e’ imperativo che tu fissi il globo!-
La poveretta dopo pochi secondi smise di divincolarsi e pian piano anche di protestare.
-Shhh… Calma, fissa, rimani concentrata…-
La voce calda di Manuela accompagnava subdolamente l’illuminazione radiale, insieme al delicato ronzio prodotto della lampadina:
I lampi intermittenti illuminando il viso dell’anziana sembravano farla ogni secondo ancor piu’ vecchia, debole e stanca, come se quel trattamento la stesse prosciugando della sua vitalità’…
-“auree negative” un cavolo!”- Pensai!
-NON CHIUDERE GLI OCCHI! Avanti tienili aperti!… avanti!-
Antonia stava letteralmente lacrimando, mentre Manuela le ringhiava nelle orecchie ogni volta che la beccava a distogliere la vista o sbattere le palpebre.
Vedevo che l’anziana lottava disperatamente per compiacere la sua aguzzina e mi rendevo anche conto che nonostante la tensione… sentivo anche io di essere sempre più… coinvolto dalla situazione…
Poi anche l’espressione negli occhi della succube comincio’ a farsi opaca come la superficie dell’oggetto che la stava ipnotizzando.
Non so quanto tempo passo’, io stesso facevo fatica a non rimanere catturato da quella sequenza intermittente di luce, che giurerei fosse diventata più serrata:
Forse perché’ ero molto piu’ preso dal viso gretto, plebeo e irradiato di fascino al neon della Matrona che stava in piedi che altro, fatto sta che a un certo punto la signora Antonia fu ridotta a parte del mobilio.
Fra lei e il tavolo apparte per la forma e il materiale non sembrava esserci alcuna differenza:
Due oggetti per diversi scopi.
Vedendo che la poveretta era cotta, Manuela, allento’ la stretta sulla sua spalla trasformandola in una carezza.
Tanto non pareva piu’ essere in se....
-Okay vecchia mummia… brava… puo’ bastare.-
Ridacchio’ la donna.
Dopodiché strappandole il bicchiere dalla mano, la fece sbilanciare in avanti, con la testa nel vuoto e le scapole a reggere tutto.... ci si sarebbe aspettato di potervi infilare in mezzo una batteria!
La sfera fu spenta, Antonio riposava con gli occhi chiusi. Immobile.
-Antonia mi senti?-
Io seguivo affascinato.
-Si… si Manuela ti sento.-
-Voglio che mi racconti perfino e per segno tutto di lui.
Raccontami di tuo figlio.-
-Mmmm… L’ho perso vent’anni fa, lui aveva solo sedici anni…-
Io ero incantato dalla scena.
C’era qualcosa di orrendamente meschino e eppure sensuale in quello che vedevo:
La Signora Antonia era totalmente nelle mani di Manuela.
-E come?!… VOGLIO sapere come!…-
-L’ho perso… Ho perso il mio piccolo perché c’e’ stato un incidente…-
-Che tipo di incidente?-
-Lui era in auto con mio padre… era in auto con suo nonno…-
-La macchina ha sbandato?-
-Si… suo nonno… un’attacco di cuore… dissero che era possibile… mi dissero che mio padre…-
-Si-si’… Taglia corto vecchia ciabatta!-
-Non capisco…-
-Perché? Perché senti di volergli parlare?-
-Vorrei solo… Io vorrei solo potermi mettere in contatto un ultima volta… sono piena di rimorso… vorrei solo parlargli e dirgli…-
-E dirgli?-
-Che mi dispiace…-
-Ti dispiace perche’?!-
-Mi dispiace perché avevamo litigato prima… mi dispiace perche’ non ci siamo più parlati… perche’ poi e’ uscito…-
In quel momento potevo sentire la sofferenza nel tono della Signora Antonia, le lacrime e la voce rotta mi fecero davvero un effetto profondo, ma fosse stata anche più composta, solo le pause parlavano più di mille altri gesti…
E tutto questo invece veniva raccolto dal bieco animo di Manuela e i suoi occhi d’avvoltoio per poi essere usato chiassa’ come.
Odiavo sempre più quella donna, eppure sentivo di esserne al contempo tremendamente infatuato…
-Va avanti vecchia mummia!-
-Mi dispiace perche’ e’ tutta colpa mia!
Perché l’avevo messo in punizione, era da una settimana che non ci parlavamo…-
Prosegui’ Antonia amara tenendo gli occhi chiusi.
-Era diventava una gara di testardaggine… quando e’ salito lui non mi ha neanche guardata… era diventata una gara… si! Una…-
-Bene! Basta cosi… Adesso voglio che mi ascolti attentamente Antonia…
Quando schiocco le dita tu ti sveglierai e dimenticherai che abbiamo parlato. E’ chiaro?-
-Si’ Manuela… mi e’ chiaro…-
Manuela mi fece segno di alzare le tapparelle e io senza neanche provare a oppormi obbedii.
Con quel piccolo gesto ero stato, seppur in minima parte, promosso da spettatore a complice di quella donna!
-Bravo! cosi’ almeno ti rendi utile a qualcosa… e portami via sta cinesata dalla tavola… mettila in cucina!-
La mia vicina riporto’ la sua attenzione sull’anziana e schioccando le dita la risveglio’ dalla trance… feci appena in tempo a tornare nel mio “nascondiglio” con la “sfera” fra le braccia!
La Signora Antonia lentamente apri le palpebre e si rimise dritta sulla schiena.
Pareva stanchissima e invecchiata di altri 30 anni.
-Tutto bene Cara…? sei svenuta… hai fatto quasi cadere il bicchiere…-
-I-io si…penso… mi sento solo stanca…-
Disse l’anziana stirandosi.
-E’ normale. E’ fatto per questo… stiamo per accogliere e attirare a noi l’energia di un’entità non ancora trapassata… non possiamo permetterci sovrastimolazioni… sarebbe come entrare in vasca e buttarci l’asciugacapelli…-
Le sorrise benevola.
-Ti prometto che la seduta invece sarà una cosa velocissima…-
Manuela si sedette difronte a lei.
Poi le prese le mani nelle sue, e io mi trovai infastidito per la seconda volta.
Assurdo! Ero piccato con me stesso, incapace di non invidiare l’anziana Antonia solo per quel piccolo, insignificante gesto di fasulla intimità…
-Adesso fai silenzio, tienimi le mani!
Pensa a lui, faro’ tutto io il resto…-
-Grazie Manuela…-
… fasulla intimità che avrei voluto condividere io.
Passo’ un’ po di tempo, entrambe le donne sembravano in una situazione di stallo… poi di colpo Manuela apri’ bocca e si alzo’ in piedi interrompendo il contatto bruscamente.
-No!-
L’Antonia la fisso’ di colpo come se fosse stata pugnalata.
-Eh…-
-No Antonia scusami, ma questo non posso farlo!
Passa domani mattina e sarai rimborsata, e poi ti pregherei… ti pregherei di non contattarmi mai più.-
-Ma! Ma come… come…-
-Penso tu lo sappia. Non offendere le mie percezioni e menchemeno la mia intelligenza. Lasciami sola adesso.-
-N-no ti giuro… ti prego Manuela…-
-Ascolta, io non nascondo che questo per me e’ un modo di pagare le bollette Cara…-
Manuela addolci’ strategicamente il tono.
-…entrare in sintonia con certe entità e’ sempre stancante e anche pericoloso… ma e’ qui che metto un freno! Devo!
E viene meno anche la fiducia…-
-Io…-
-Tu non mi hai detto tutto! Ho avvertito una presenza distinta… non quella dello spirito di un bambino solo… ma un’entità ostile… piena di rabbia… se non avessi interrotto il contatto sarebbe stato pericoloso per me. C’e’ qualcosa che mi hai taciuto?-
Antonia crollo’ in lacrime… sciorinando la storia che già avevo sentito poco prima.
Fu uno spettacolo avvilente… e patetico.
-Si tratta di un qualcosa di rischioso e complesso quello che vuoi…-
-Mi stai chiedendo di fare da mediatrice fra te e uno spirito che nutre un rancore… potente…
Non posso… non voglio provarci… sempre ammesso che prenda per veritiero ciò che mi hai raccontato…-
-Manuela ti prego… anche se ci vorranno tante sedute…-
-“Ci vorranno!”… non penso neanche di darti un numero Antonia!
Dipenderà dallo spirito e quanto grande e’ il suo rancore… il costo che ti chiedo… e’ alto… affronto un grande rischio…-
-Tutto quello che vuoi…-
Antonia quasi per una sorta di riflesso mise mano alla sua borsa…
-Fermati! Guarda… sei distrutta.
Torna a casa, fatti un bel bagno stasera e poi… pensaci su! Domani ti faro’ sapere…non sono ancora sicura di volere accettare!-
L’anziana si lascio’ accompagnare alla porta singhiozzante e ossequiosa.
-Posso aiutarti, ma dobbiamo decidere tenendo conto dei risvolti pratici Cara… ne vale la pena? Dietro tutta quella negatività’ il tuo piccolo… magari potrebbe non esserci gia’ piu’…-
La porta fu chiusa ma io continuai a sentire i singhiozzi sul pianerottolo per un po’.
-La vecchia pagherà… immagino fino alla fine dei suoi giorni…-
Manuela mi guardava raggiante e io sperai di non essere arrossito.
Quando sorrideva si illuminava di una bellezza crudele.
-Lei e suo marito sono venuti spesso nel mio negozio…
Se ho inquadrato i tipi, sono i classici due che quando uno muore l’altro segue di crepacuore poco dopo.
Fanno sempre tutto assieme, hanno sempre fatto tutto assieme e assieme pagheranno quello che vorrò… fino a quando vorrò-.
Si avvicino’ a me e sentii le sue mani posarsi sulle spalle.
Il mio corpo si irrigidì di colpo, come se fosse divenuto blocchetto di pietra:
I suoi occhi verdi mi bucavano il cervello, tutto quello che avvertivo era il cuore battermi all’impazzata nelle orecchie e le dita di Manuela arrampicarmisi sul per il collo.
-Hai capito perché ho voluto che tu assistessi a tutto ciò?-
Ero stomacato da quella donna e la sua sfacciataggine… eppure… sentivo di esserne sempre più… innamorato.
-P-perché vuoi…-
-Si?-
-Vuoi che prenda sul serio ciò che mi hai detto stamattina…-
L’amara consapevolezza di essere io nella stessa situazione, in un certo qual modo, della povera vecchia che era appena uscita in lacrime attimi prima, mi riporto’ sul pianeta terra.
Mi riscossi e me la scostai di dosso.
-Ma io ho già accettato Manuela!-
Tentai di sembrare piu’ aspro e deciso possibile...
-Risparmiami altri giochini e andiamo al dunque… Quanto chiedi?-
…Ma le parole mi uscirono in un mormorio che sembrava più che altro attendere l’approvazione della diretta interessata prima d’ esser del tutto palesato.
-300 a partire da oggi… ogni mese… oppure li seduta ci finisce la tua fidanzatina.-
-Stronza...-
-Io aspetto...-
Tirai fuori il portafoglio e le porsi i soldi.
-Beh… ma non e’ mica finita.-
La guardai interrogativamente: aveva parlato senza fretta.
-Oggi sei stato un cafone, prendo i soldi per non spillarli alla tua Lucia… ma per il mettertela contro… mi divertirò!-
-Ma! Tu-tu mi hai detto…-
-Ho cambiato idea.-
-Io-io non ho altro… Manuela non posso permettermi di più…-
-Tu hai ancora qualcosa invece…-
Mi prese di nuovo il viso fra le mani e mi carezzo’ con più decisione.
L’odore della sua pelle, i suoi occhi, i seni che premevano sul mio petto… non capivo più nulla.
Ero tipo ubriaco senza aver toccato alcol…
-Ma-ma che fai…-
-Andrea di nuovo… hai dubbi sul fatto che se voglio vi rovino?-
Mormorai un “-N-no…-“ Che si spense in gola ancora prima di uscirmi dalle labbra.
Il suo dito mi scivolo’ sulla punta del naso:
Come premio per la risposta esatta avevo ricevuto un altra carezza.
-Adesso fai come ti dico e ti lascio tornare da lei...-
Io la seguii ciondolante in camera da letto.
-Non voglio che tu senta… pensi minimamente di rispondermi o mancarmi di rispetto… mai più…-
-O-okay…- Balbettai. -Allora non…-
Lei si sedette sulla sponda del letto senza nemmeno ascoltare, e mi tiro’ per le braccia facendomi inginocchiare per terra.
-Non…-
-Vagina o Piedi?-
-C-come…-
-Sfilami le infradito e la gonna avanti!-
Mi sentivo mancare, ma obbedii senza oppormi.
Le sfilai le ciabatte una a una con delicatezza e in ritorno, qualche attimo dopo, fui sommerso da un’onda acre, pungente e severa.
Era un come se mi fosse stato abbaiato un comando nelle orecchie da una voce tremendamente sensuale… una costrizione perentoria e subdola al tempo stesso.
Persi la testa!
Sbottonai la gonna e liberai le cosce imponenti di Manuela da quello che con il caldo era diventato un sudario.
Rimasi a bocca aperta.
Non aveva le mutandine.
Vi giuro, io non ho mai e dico MAI prima di allora capito discorsi come “A ME PIACE LA FIGA” “SONO VAGINA DIPENDENTE”… tanto che crescendo mi ero qualche volta posto dubbi sulla mia sessualità a fronte dell’entusiasmo dei miei coetanei verso l’oggetto di cotanta venerazione.
Avevo sempre pensato ai genitali femminili come organi, e nulla di più, anzi a dirla tutta un male necessario.
Una parte dell’insieme di cio’ che mi attraeva in una ragazza, e che trovavo puntualmente privo di nota o addirittura sgradevole se pensato singolarmente…
Quella di Lucia, per esempio, nonostante fosse una bellissima presenza (in generale e nella mia vita) era quello che vedevo in tutte, una fessura rossa, con la peluria piu’ o meno folta intorno e la carne pallida:
Quando stringevo la mia fidanzata fra le braccia, pensavo ai suoi capelli, sentivo le sue coppe, il mio inguine fra le sue gambe si beava del contatto con le natiche, il movimento dei fianchi, il tono delle cosce...
Figurarsi se mi eccitavo per una vulva in se!
Pero’ vi giuro, in quel momento, quello che avevo davanti a me, sotto al naso, era.... semplicemente stupendo!
E si... “Stupendo” lo scrivo per farvi capire!:
Nell’attrazione profonda, spazio per i termini “Bello”, “Magnifico”, “Stupendo” in realta’ non c’e’, quelli sono tutti termini che hanno eccezioni estetiche idealizzate, indietro negli anni di modo, di portamento, di una certa benignita' morale... nulla a che vedere con quella febbricitante attrazione che mi stava facendo finire tra le spire di quella vipera!
Sappiatelo!
Beh io sbavavo comunque.
Stupendo voleva dire quello...
Sbavare e non accorgersi di farlo!
Manuela aveva l’inguine marcatamente piu’ chiaro rispetto al resto del corpo olivastro.
Probabilmente effetto di lampade e altre abbronzature... Fatto sta che quel triangolo di carne... di pelle calda e profumata... rimaneva su un’invitante tonalita’ speziata che ricordava lo zucchero fuso lasciato a raffreddare.
Oltre a quello spavaldo accento caramellato posto in evidenza dall’effetto cromatico, la sua vagina era completamente depilata.
Liscia.
Provocante.
Slabbrata... perfettamente armoniosa con le proprorzioni delle cosce floride e del pube il cui filo d’adipe impediva all’organo di rimanere schiuso mostrando la carne dell’interno.
I suoi seni enormi che lasciavano posto al costato scendendo con la sguardo, fino a stringersi lentamente toccando l’ombelico e le cosce ampie andando a unirsi all’inguine si allargavano ulteriormente portando l’occhio in un unico punto...
Sembrava un taglio di carne ben cotta, succulenta, invitante... mentre la fissavo sentivo salirmi l’ aqualina in bocca come i personaggi dei cartoni animati quando guardano le bistecche...
Le parole di un mio collega dei tempi, mi rimbombarono nel cervello.
Ricordai di quando facevo vendite per telefono, e a pranzo mangiavamo in ufficio tutti insieme .
“LE DONNE E IL CIBO INDIANO VANNO SEMPRE MANGIATE CON LE MANI”
-Bella vero?-
-Si’- Risposi onestamante in un filo di voce.
-E’... meravigliosa...-
Sollevo’ i polpacci e mi pianto’ i talloni nelle scapole.
Non sarei sicuramente scappato.
-Piedi o Vagina?-
Esitai.
Lasciai che il mio sguardo scivolasse sul dorso scotttato dei suoi piedi.
Era asciutto e abbronzato... Sembrava il cuoio caldo delle selle antiche, bellissimo, venato... palpitante.
Aveva le unghie smaltate di lacca trasparente e perfettamente tenute che facevano intravedere la carme morbida e rosa al di sotto.
Feci si che con una carezza mi volgesse il fondo di quelle meraviglie verso il viso...
Le piante erano lo specchio dell’anima di quella donna, pensai li’ per li’:
Lucide di sudore e secrezioni che si raccoglievano intorno alla pelle vile e spaccata dei talloni e sopratutto sotto le dita:
Letteralmente, vi dico che Manuela aveva gli avampiedi costellati di calli, occhi di pernice e ricoperti e chiazzati asimmetricamente di aree la cui pelle ingiallita riusciva a sembrare secca e unta insieme...
Su quelle linee sinuose e bellissime che andavano a comporre un tipo piede lungo, ma anche generoso e ben sviluppato, il giallo minacciava di estendersi e ricoprire tutto proprio come una macchia di grasso su un piattino di plastica tenuto in bilico fra le mani di un bambino...
Pensai schifato...
Pensai schifato che ci avrei incollato volentieri le labbra!
Portai nonostante tutto il viso verso le sue.
Manuela ridacchio’.
-Peccato, se avessi scelto i piedi ti avrei fatto comunque dare un’assaggino...-
Feci per raddrizzarmi e tornare verso le sue estremita’...
-Ha-ah! Troppo tardi!-
Mi guido’ il mento verso il sesso col tallone, lasciando una sbavatura fetida che potevo sentire e odorare distintamente dallo zigomo fino al labbro, ricordando la mia umiliazione e il fatto che in quel momento ero un verme...
Sforzandomi, cercai di pensare che se avessi rifiutato l’invito avrei davvero rischiato di vedere la mia Lucia finire vittima dei trucchetti di Manuela.
“Insomma a che serve il romanticismo se poi a seguirlo si finisce per perdere?”
Intanto ero li’, prostrato e gongolante, deluso dall’idea di non poter dare una leccata extra al piede di una donna disgustosa e senza scrupoli.
Intanto ero li’, con quei pensieri in testa, che realizzavo onestamente di come le mie mani carezzassero senza ritegno le cosce della vipera che sputava veleno su di me e la mia relazione da mesi...
E intanto ero li, a schiudere con mille premure e gentili pressioni, una vagina che adorava farsi possedere dai peggiori soggetti.
Scostai quella carne scura per rivelare le pareti uterine rosate.
Avvicinai ulteriormente le mie labbra alle sue e inspirai l’odore leggero ma intenso che emanava il suo sesso.
C’era una nota sopita in quell’aroma che sembro’ tentare di mettermi in guardia.
Non colsi:
Ero fuori di testa e sentivo le sue dita aggrovigliarsi fra i miei capelli.
Con naturalezza iniziai a leccare il clitoride.
Davo brevi leccate e poi con le labbra tiravo un po i lembi di quella carne fantastica...
Mi sentivo affamato, arrabbiato verso me stesso e in generale...
Ero preda di un languore severo per una donna da cui mai avrei voluto sentirmi attratto e di cui avevo bisogno all’impazzata.
Insistetti a raccoglierle la pelle fra le labbra con sempre meno delicatezza.
Manuela gemendo e presa alla sprovvista mi fermo’.
Fermo no... no parti dal basso! Devi fare tutto!-
Io rimasi perplesso... ma obbedi’.
Dall’estremo e salendo sentivo la lingua finire in profondita’ naturalmente e portarmi il liquido di cui Manuela era pregna.
Mi inquietai.
“Scavando si possono innescare cedimenti...”
E il sapore di Manuela, dei suoi umori era intenso, denso, non mi piaceva per niente... non era come quello di nessuna ragazza con cui ero mai stato... era deciso... sapeva di quello che odorava...
Mi affrettai a raggiungere il clitoride e ripresi come avevo coimnciato... preferivo sentire la carne fra le mie labbra che i suoi umori impiastricciarsi nelle mie papille.
Anche li’ Manuela gemendo mi fermo’.
-No no fermo! Ti ho detto di partire dal basso... e rimani li, spingi dentro!-
Io non capivo... scossi la testa ma feci comunque come mi era stato ordinato.
-Bravo... adesso continua! Lo senti?! Sono tutta bagnata mmmmm... continua a bere Caro! Manda giu avanti...-
Iniziavo a sentirmi sempre meno eccitato.
C’era qualcosa nel tono della mia vicina che non mi piaceva affatto.
Una nota di sarcasmo trattenuta a stento forse, io pero’ non riuscivo a guardarla in viso visto il tipo di attivita’ che stavo praticando.
In piu’ aveva iniziato a stringermi per i capelli di modo che quando riuscivo a farlo , a staccarmi, era per quei centimetri che bastavano a malapena per farmi riprendere fiato.
Ben presto continuando a leccare mi trovai la bocca piena di liquido dal sapore... strano.
Boccheggiai e tossi’ per respirare, dell’altro liquido mi fini’ in gola, quello che riuscii a sputare fuori ritorno’ nella mia cavita’ orale con gli interessi e tentai di raccoglierlo al lato, nelle guance.
Manuela ghignava e serrava la presa.
Io ero sempre piu’ inquieto... c’era davvero qualcosa di diverso nel gusto e consistenza di quello che mi sentivo in bocca rispetto a quando lo facevo con Lucia.
-Sai che sei stato proprio uno stronzo stamattina a fare quei commentini taglienti?-
Tentai di mormorare qualcosa, ma altri umori mi finirono nel palato strozzandomi.
-Mhmhmhm scusami ma non capisco...-Scimmiotto’ lei.
-Con la mia vagina in bocca faccio davvero fatica a capirti...-
Strinse i capelli fino a farmi davvero male!
-Non e’ bello per una donna scoprire di essere stata scaricata alle 8 del mattino...
Sopratutto dopo che abbiamo scopato tutta l’alba assieme...-
Io capii.
Mi venne la nausea.
Mi divincolai disperatamente dalla sua presa e vomitai l’anima appena prima di aver raggiunto il bagno.
Manuela rideva sguaiata.
-Povera Lucia! Il suo fidanzato l’ha appena tradita leccando lo sperma di un altro!-
CONTINUA!
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«Affascinante puttana»