Questo racconto è scritto a 4 mani. Ci alterneremo io e Claudia Menestrella, un capitolo io e uno lei. Questo, il quarto, spetta a me.
“Eccoci qua, un posto paradisiaco, no?” domandò retorico Daniele. In effetti la spiaggia era bellissima e poco visitata. C’erano giusto un paio di coppiette e qualche gruppetto sparso, tutti molto distanziati.
Scegliemmo un posto abbastanza distante dagli altri e piantai con violenza il palo di ferro dell’ombrellone nella sabbia, per raggiungere quella bagnata in profondità.
“E dunque Stefano” iniziai a bruciapelo “Che ne pensi delle tette di mia sorella?”
“Eh? Cos?” Stefano aggrottò la fronte e inarcò le sopracciglia fingendo di non sapere di cosa si parlasse “In che senso scusami?”
“Dai Stefano, siamo tra maschi, è palese che se avessi avuto una cannuccia ci avresti bevuto in mezzo…”
“Ma io…” iniziò a bofonchiare.
Scoppiai a ridere insieme a Daniele.
“Dai lascialo stare, lui non ti conosce, non sa che scherzi” intervenne Daniele.
Stefano era proprio un pirla, ci guardava ancora interdetto e con una colorazione del viso prossima alla mia, con la sola differenza che io ero abbronzato/bruciato, lui solo imbarazzato.
“Rilassati Ste” dissi alla fine “Mia sorella è una gnocca, se non fosse mia sorella forse ce lo farei anche io un pensierino. Beato chi le infila il cazzo tra le tette”
“Ma cos…” Stefano continuava ad arrossire e farfugliare.
“Si è incantato?” chiesi a Daniele che scoppiò a ridere.
Ci stendemmo sui nostri asciugamani, facemmo un bagno chiacchierando del più e del meno, mentre io iniziavo a guardarmi intorno sondando la situazione. Alla fine la notte prima la moglie di Stefano si era fatta servire per benino ma non aveva ricambiato, che scostumata, ma l’avrebbe pagata.
“Ehi Ste” chiesi, quando ormai si era rilassato “Ma lo sai che quella tizia non fa che guardarti da quando siamo arrivati?”
Mi riferivo ad un paio di ragazze, una delle due in effetti aveva manifestato qualche attenzione per il nostro gruppetto anche se non ero affatto certo chi di noi avesse inquadrato.
“Ma…” Daniele stava per dire qualcosa, lo bloccai con un occhiolino. Evidentemente anche lui aveva notato che quelle due ragazze manifestavano un evidente pomo d’adamo sulla gola. O, almeno, evidente per noi.
“Dici?” domandò infatti Stefano interessato.
“Sì sì, secondo me dovresti provarci”
“Ma no, sono sposato”
“E con ciò? Che ti frega, mica qualcuno di noi va a dirglielo”
Stefano scoppiò a ridere e finse disinteresse ma quando tornammo sul bagnasciuga lo presi sotto il braccio e lo portai di forza verso le due ragazze, rivolgendomi a quella che ci aveva guardato.
“Ehi ciao come state? Tutte sole?”
“Eh sì” disse una delle due con una voce abbastanza femminile. In effetti non era affatto male, con un seno molto grosso e sodo, ma del resto quando c’è del silicone per mezzo è più facile sfidare la legge di gravità. Anche l’amica aveva una bella dotazione in termini di tette e infatti Stefano già stava iniziando a sbavare.
“Volete farci compagnia” chiese la seconda con una voce decisamente più profonda. Per un momento temetti che Stefano potesse mangiare la foglia, ma ormai era troppo infoiato.
“Sì sì…”
Ci sedemmo vicino a loro e ci raggiunse anche Daniele. Dopo un paio di chiacchiere vedemmo Stefano e la ragazza con la voce più profonda appartarsi dietro una roccia sul finire della spiaggia. Con una scusa mi allontanai lasciando Daniele e l’altra ragazza a chiacchierare. Raggiunsi la roccia e sbirciai dietro.
Stefano aveva il pantaloncino del costume abbassato alle ginocchia ed era appoggiato con la schiena sulla pietra, mentre la ragazza era in ginocchio davanti a lui e gli stava divorando il cazzo con una foga veramente lodevole. Si vedeva che sapeva quello che faceva e non avevo dubbi che Stefano se la stesse godendo alla grandissima. Tanto era l’impegno che ad ogni affondo di gola si sentivano dei rumori strozzati e il cazzo si stava riempiendo di saliva. Quando fu abbastanza insalivato si slacciò il bikini che copriva relativamente i grossi seni rifatti e vi infilò in mezzo il cazzo di Stefano, praticandogli una bella spagnola.
Chissà se Stefano pensava alle tette di mia sorella in quel momento. Io sì. Assurdo vero? Che potevo farci. Non che non le conoscessi, ma negli ultimi giorni mi era capitato di guardare a lei con occhi diversi. Non fraintendetemi, mi piace prenderla in giro, stuzzicarla, metterla in imbarazzo, ma questi ultimi giorni mi era piaciuto molto più del solito. Però no dai, sarebbe troppo anche per me, giusto?
Ad ogni modo Stefano era palesemente sull’orlo dell’orgasmo e la ragazza anche stava apprezzando il cazzo del mio amico, lo si deduceva dalla sporgenza che iniziava a gonfiarsi nel suo costumino striminzito. Non raggiungeva i miei notevoli livelli, ma la ragazza aveva in dotazione un calibro non indifferente.
Stefano sborrò quasi senza preavviso, emettendo un unico gemito di piacere finale. Il viso e il seno della ragazza trans erano ricoperti di sperma che iniziava lentamente a colare intoro alle forme rotonde di quelle tette da record. Presi il cellulare che avevo portato con me e scattai una bella foto ricordo, quindi subito intervenni.
“Ti è piaciuto Ste? Ora però devi ricambiare il piacere!” dissi indicando il pacco di lei.
Stefano impallidì nel vedermi, quindi spostò lo sguardo verso il pezzo di sotto del costume della ragazza trans vedendo solo ora la possente escrescenza che si delineava.
“Porca puttana ma se un uomo!” esclamò Stefano “Che schifo!”
“Oh ma che scostumato, ti ha fatto una pompa che da tua moglie te la sogni”
La trans non prese bene quello scambio, soprattutto quando ebbe capito che per noi era tutto uno scherzo. Non voglio tirarla a lungo, ma dovemmo scappare a gambe levate dalla spiaggia tra le offese e le minacce delle due.
Io e Daniele non riuscivamo a smettere di ridere, mentre Stefano appariva ben più amareggiato.
“Siete due stronzi” disse quando fummo tornati a casa “Che mi avete fatto fare… Voi lo sapevate vero?”
“Ste ma porca puttana aveva un pomo d’adamo che faceva provincia, io onestamente ero convinto tu te ne fossi accorto, altrimenti GIURIN GIURELLO CHE TE LO AVREI DETTO!”
Daniele scoppiò a ridere a quelle mie parole. Stefano fece cenno di andare verso la sua stanza.
“E dai, non fare così su” disse Daniele trattenendolo “Chi non è mai andato a trans almeno una volta nella vita? Cioé io no, tu Mario?”
“Nemmeno” ammisi “Però immagino che molti altri sì”
“Non siete divertenti…”
Per cercare di smorzare la tensione tirai fuori le carte del poker e organizzammo un texano per ingannare l’attesa delle ragazze, alla fine eravamo dovuti correre via prima del tempo.
Daniele era un degno avversario. Quel bastardo non valeva granché a letto, ma sul tavolo verde si faceva rispettare. Stefano invece, era un libro aperto. Quando bluffava si capiva, quando aveva una buona mano si capiva, si capiva tutto.
Lo stavo spennando ben benino quando ci ritrovammo in una situazione molto particolare. Sul tavolo c’erano due assi e io ne avevo altri due in mano. Guardai le altre carte a terra e, anche se ce n’erano 3 in grado di chiudere una scala, non erano dello stesso seme, quindi non c’erano rischi in una scala reale che potesse battermi. Daniele lasciò la mano appena iniziai a puntare, mi aveva capito. Stefano invece iniziò a rilanciare. La cosa bella è che non sembrava bluffasse… era proprio convinto di avere la mano vincente. Peccato fosse impossibile.
“All in” disse convinto e con sguardo di sfida.
“Solo? Io rilancio, metto sul tavolo mia sorella”
“No scusa, in che senso?” chiese Stefano
“Nel senso che te la puoi scopare se vinci”
“Ma… a parte che sono sposato eh… però se proprio lo volessi potrei anche senza il tuo consenso.”
“Sì ma sarebbe molto maleducato, non credi?” dissi tra il serio e il faceto. Subito fece marcia indietro.
“Ok, ammesso che accetto la puntata, ma che metto io sul tavolo per rispondere?”
“Metti tua moglie”
“Come scusa?”
“Tua moglie, se vinco me la scopo con il tuo benestare… Anzi proprio davanti a te” sarebbe stato bellissimo. Adoravo fottermi Claudia davanti a Daniele, ma lui era troppo entusiasta della cosa. Mi piaceva immaginare a volte che lui fosse geloso della faccenda. Avrei potuto finalmente sperimentare la mia fantasia.
“Ma che cazzo dici?!” Stefano sembrò spazientirsi.
“Vabbé non importa, lascia la mano…” lo esortai facendo già il cenno di prendere il piatto.
“Aspetta!” Stefano sospirò, guardò le carte per farsi forza “Ok, accetto la puntata”
“Benissimo” mostrai le mie carte “Poker d’assi”
“Guarda e piangi” rispose lui mostrando la propria mano “SCALA REALE!”
Tronfio posò le carte sul tavolo. Io e Daniele ci guardammo perplessi.
“Ste, ma quella… non è una scala reale” disse Daniele.
“Come no? 10, J, Q, K e A tutti di cuori” rispose lui.
“Ste…” Daniele dovette fare un enorme sforzo per non scoppiare a ridere “l’asso a terra è di quadri… quello di cuori lo ha in mano Mario”
“Quindi è solo una scala?” realizzò Stefano rimanendo a bocca aperta come un pesce lesso.
“Già… è il poker batte la scala” risposi prendendo tutte le fiches dal piatto “Vinco il piatto… e tua moglie.”
Porca Puttana, che cazzata che avevo fatto. Come mi era venuto in mente di scommettere mia moglie? Come avevo fatto a non notare che quello non era un asso di cuori? Aveva ragione mio padre che diceva che sono lento.
Daniele e Mario erano scesi a fare un po’ di spesa ed io ero rimasto solo a casa a rimuginare sulla faccenda. Che poi sicuramente Marina non ci sarebbe stata con uno come Mario, quindi potevo stare sereno, no?
“Eccoci” annunciò Daniele aprendo la porta. Aveva due buste e altre due ne aveva Mario. Dietro di loro arrivarono anche le ragazze, probabilmente si erano incrociati tornando.
“Tutto bene?” Mi chiese Marina dandomi un bacio “Noi ci siamo divertite un sacco”.
“Anche noi” risposi senza entusiasmo, ma tanto lei già si stava avviando verso la nostra stanza a cambiarsi.
La prima a farsi la doccia e cambiarsi fu Sabrina che subito mi raggiunse in cucina.
“Allora, che cuciniamo?” Mi chiese con aria allegra.
Indossava un prendisole bianco con fantasia a fiori, corto e leggero, che lasciava visibili le cosce tornite. Il suo seno florido questa volta era ben fasciato da un reggiseno nero che si intravedeva dal bianco del vestito. Cercai di non indugiare troppo e con uno sguardo cercai di capire se anche gli slip erano in coordinato, ma non si riuscivano ad intravedere.
“Avevo pensato a una bella carbonara, ho fatto prendere uova, pecorino e guanciale. Gli spaghetti già erano in dispensa.”
“Un po’ pesante per la cena, ma ok… Allora dimmi tu cosa devo fare, immagino sarai abituato a dare ordini in cucina”
“In realtà cucino praticamente da solo…”
“Vabbè immagina che io sia la tua aiuto cuoco, e dimmi cosa devo fare per te” non potevo esserne certo, ma mi sembrò che il tono dell’ultima parte fosse un po’ più ammiccante del solito.
“Allora io metto a bollire l’acqua e taglio il guanciale, tu magari grattugi il pecorino, va bene?”
“Ma ad un aiuto cuoco non chiedi se va bene, glielo ordini e basta”
“Allora ubbidisci” risposi ridendo.
“Agli ordini” rispose lei con un sorriso.
Presi la pentola e la riempii d’acqua per poi metterla sul fuoco. Quindi presi il guanciale e un tagliere e mi posi accanto ai fuochi per farlo a cubetti.
Sabrina intanto grattugiava il pecorino. Ad una certa però si fermò e andò a controllare qualcosa nel forno, il che era strano perché nel forno non c’era e non ci sarebbe dovuto essere nulla. Si chinò completamente lasciando che il suo vestitino salisse su mostrando un accenno di sedere. Si piegò rivolgendo la schiena a me che stavo vicino ai fuochi, quindi fece un passo indietro e involontariamente il suo sedere toccò il mio bacino. Mi scostai appena in tempo.
Lei sospirò profondamente, evidentemente quel contatto la aveva infastidita ma in fondo era colpa sua!
Si rimise dritta e mi guardò con aria quasi arrabbiata. Prese la mia mano e senza troppe cerimonie se la mise sul culo.
In quel momento capì che tutto quello che sembrava coincidenze e ammiccamenti, in effetti erano assolutamente voluti.
La mia mano avvolse la sua natica, morbida e soda al contempo. Non riuscii a resistere dall’affondare le dita nella sua carne un paio di volte per poi indagare più in profondità, scoprendo che non indossava assolutamente slip e che la sua vagina era già fradicia.
“Tu ti devi un po’ svegliare però” disse prima di appoggiare le sue labbra sulle mie e baciarmi. Il mio indice iniziò a carezzare le grandi labbra dall’esterno, già bagnatissime, giocando con la loro scivolosità prima di insinuarsi sulle piccole labbra, rimanendo però sempre all’esterno e continuando a giocherellare.
Eravamo in piedi in mezzo alla cucina, a baciarci, mentre la mia mano la ghermiva da dietro, infilata tra le natiche fino alla figa e stuzzicandogliela. Un rumore ci interruppe, qualcuno stava entrando.
Ci voltammo verso la porta, uno affianco all’altra con la mia mano ancora sotto al suo vestito ma invisibile a chiunque entrasse.
“Allora? Che cucinano di bello i nostri cuochi?” Chiese Marina entrando.
“Carbonara” disse prontamente Sabrina mentre continuavo a massaggiarle le piccole labbra con il mio indice a cui si era aggiunto anche il medio.
“Dai sul serio? È il mio piatto in assoluto preferito!”
“Infatti lo faccio per te cucciola” dissi a mia moglie mentre le mie dita umide degli umori di Sabrina iniziavano a farsi largo nel suo sesso bagnato.
“Ma sei proprio un amore” mi rispose “Ti amo!”
“Anche io ti amo” risposi infilando di botto indice e medio nella vagina di Sabrina, fino alle nocche, sfruttando la lubrificazione perfetta dei suoi umori. Scivolarono dentro senza la benché minima resistenza, era già prontissima. Lei sobbalzò.
“Mmm?” Chiese Marina avvertendo un mugugno improvviso di Sabrina.
“Eh?” Rispose lei presa alla sprovvista “No, sì… È che ho il singhiozzo”
“Ah ok…” E uscì.
Ormai il mio cazzo spingeva fortissimo sul cavallo dei jeans e reclamava per essere liberato. Feci per slacciarmi ma Sabrina mi fermo.
“No dai, non possiamo” disse “se entra qualcuno all’improvviso come fai a rimettere tutto a posto?”
Aveva ragione, ma io ero eccitatissimo e avevo una voglia matta di quella figa bagnata. Se non potevo scoparmela, almeno me la sarei divorata.
Afferrai Sabrina per i fianchi e la misi a sedere sul tavolo della cucina.
“Ma che fai?!” Si lamentò lei.
“Zitta!” Risposi perentorio. Troppo perentorio forse. Mi ero forse lasciato troppo prendere dalla passione. Stavo per chiederle scusa per il tono, ma lei in effetti ubbidì e non si oppose.
Posi un ginocchio a terra davanti a lei, le afferrai le ginocchia divaricandogliele e alzai il vestitino. Si mostrò ai miei occhi una bella figa bagnata e pronta per essere leccata. Era molto curata, non completamente depilata, ma con solo un ciuffetto corto a sormontarla. Subito fiondai la mia testa tra le sue cosce.
Iniziai a passare lentamente la lingua sulle labbra, con movimenti dal basso verso l’alto, lenti e continui. Cercavo di sincronizzarmi con il suo piacere. Infatti appena avvertii un tremolio nelle cosce capii che era il momento di passare alla fase successiva e andai sul clitoride, leccandolo sempre con movimenti dal basso verso l’alto, ma con affondi profondi della lingua. Sabrina gemette, manifestando apprezzamento.
Aveva un sapore che mi piaceva, lo sentivo in bocca e sulle labbra. Il sapore di quegli umori che copiosi si riversavano dal suo sesso avvolto dalla mia bocca vorace.
“Stavo pensando” la voce di Marina dal corridoio ci costrinse a interrompere di fretta. Io mi alzai e salai l’acqua che bolliva per poi buttare gli spaghetti. Sabrina accavalló le gambe non facendo in tempo a scendere dal tavolo.
In effetti, entrando, Marina vide una scena equivoca. La posa di Sabrina era provocante, come se mi stesse seducendo.
“Tutto ok?” chiese Marina cogliendo la situazione ambigua.
“Sì, dimmi tutto” risposi
“No dicevo, stavo pensando che potremmo mangiare nella verandina”
Sembrava una scusa per controllarci.
“Ottima idea” risposi.
“Perfetto” disse Marina avvicinandosi a me. Per marcare il territorio mi diede un passionale bacio che fece intrecciare le nostre lingue. Dalla sua faccia quando si staccò capii che aveva sentito il sapore di Sabrina nella mia bocca, anche se non lo aveva capito. Era solo interdetta. Sembró volesse aggiungere qualcosa, ma andò via.
Non attesi un secondo e mi rifiondai tra le cosce di Sabrina, divaricandogliele e affondando la mia lingua nel suo sesso così bagnato da aver creato una macchia umida sulla tovaglia dove era seduta. Prontamente mi mise una mano sul capo per tirarmi ancora di più verso di sé e darmi il tempo nel soddisfarla. Inarcó la schiena all’indietro e si godette la mia lingua affamata del suo orgasmo.
Il rumore della saliva si mischiava con quello degli umori mentre acceleravo sempre di più. Iniziò a genere Sabrina, così prontamente afferrò una pezza della cucina e se la mise in bocca, per ovattare il piacere.
“Mmmm!” più gemeva e più il mio cazzo spingeva sui jeans, conscio che quella sera sarebbe stato difficile dargli sollievo.
Strinse le mani sui miei capelli mentre accelleravo i movimenti di lingua, spingendo sul suo clitoride, incrementando il suo piacere. Facevo movimenti ampi ma sempre più veloci e lei sembrava apprezzare. Sfogavo tutta la mia fame di quella bellissima figa.
“Mmmm Mmmm mmm!” mugugnó più forte, prossima all’orgasmo.
Mi tirò con forza al suo inguine mentre io continuavo a leccare senza sosta.
“Ahmmmm!” si lasciò sfuggire un mezzo gremito venendo e riempiendomi la bocca di un flusso più copioso dei suoi umori.
Mi lasciò, passandosi una mano tra i capelli con il volto estasiato. Mi guardava ma non parlava. Quindi si posò un dito sulle labbra e io capii.
“Ora puoi parlare” le concessi.
“È stato magnifico…”
Annuii soddisfatto di me per alcuni secondi.
“Oh cazzo” esclamai un attimo dopo “la pasta sul fuoco”
E corsi ai fornelli.
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