1. Prologo.
La storia che oggi vi andrò a raccontare ha inizio in quel di Vieste, una incantevole cittadina pugliese sul mare.
Lì, vive serenamente Paolo con la sua famiglia, proprietaria di un bar-ristorante molto frequentato sulla piazza principale.
L'uomo, un uomo generoso, ha sposato Concetta, ora 55 anni, una donna dinamica, che non passa certo inosservata per la sua avvenente bellezza, e dalla quale ha avuto un figlio, Giuseppe, di 24 anni.
I tre, godono di una certo benessere economico, anche grazie al successo del locale, e quindi – ogni estate – Paolo può permettersi di “spedire” in vacanza moglie e figlio presso un agriturismo con maneggio a Rodi Garganico, il cui titolare è anche un apprezzato fornitore del ristorante.Ed è proprio in questo luogo – in assenza del capofamiglia – che accadrà qualcosa di inatteso e che sconvolgerà per sempre la pace del nucleo familiare...
2. Presentazioni.
Ebbene, una mattina che si preannunciava – già alle prime luci dell’alba – afosa e insopportabile, Concetta e Giuseppe partirono...
Paolo li salutò a malincuore, ma proprio non si poteva chiudere il locale in quel momento di così grande lavoro.
Caricarono tutti i bagagli in auto, e con il giovane alla guida si mossero con il proposito di fare di tutto per scaricare lo stress accumulato durante un anno che era stato molto pesante.
- "Sai, mamma, penso che mi farò proprio delle belle battute di pesca, affitteremo un motoscafo e mentre tu prenderai il sole io proverò la nuova attrezzatura...", disse pensieroso il ragazzo.
E la donna, che invece stava già fantasticando di ritagliarsi i suoi spazi di libertà a modo suo, gli rispose:
- "Veramente, più che di mare io avrei bisogno di contatto con la natura... Approfitterò, mentre tu sarai in mare, per fare delle belle cavalcate… Oltretutto, il signor Gabriele è così generoso!".E tra bei propositi di relax e la prospettiva di giornate spensierate, dopo circa un'ora di viaggio i due giunsero alla loro meta.
Come previsto, a Rodi trovarono ad attenderli un uomo sui 60 anni ma di aspetto ancora giovanile, sebbene corpulento, massiccio.
Per chi non lo conosceva, incuteva quasi terrore, con i suoi 100 kg distribuiti su un metro e 90 di altezza, barbuto e di carattere un pò scontroso.
Gli andò incontro quasi barcollando per la mole, vestito con una canotta lisa a strisce rosse e bianche che lo faceva sembrare un gondoliere, sotto la quale si immaginava un petto villoso e un ventre notevole…
Poi, salutò Concetta, dicendo con una intonazione che aveva del selvaggio:
- "Sono contento che siete qui... Vedrete vi troverete bene… Io e i miei assistenti siamo a vostra completa disposizione, per qualsiasi cosa...".
Al sentire quelle parole, Giuseppe si mise già sul "chi-va-là", geloso della madre, e cercò di "marcare il territorio". Rispose, freddo:
- "Sarà sicuramente così, mia mamma e io abbiamo bisogno di tranquillità".
Senza aggiungere altro, il gigante li condusse al loro alloggio, e poi – ricordandosi della passione di Concetta per i cavalli – a visitare il maneggio, dove le assegnò (per tutta la durata di quella vacanza) un bel purosangue arabo:
- "Con questo può stare tranquilla, è assolutamente mansueto", disse.
Poi, rivolgendosi a Giuseppe:
- "Tu, invece, potrai usare la mia barca per le tue battute di pesca...".
Ma il ragazzo, sibilò tra i denti:
- “Si, certo, lascio mia madre sola con un essere raccapricciante come te…”.
Sfortunatamente, Concetta era alle sue spalle, e quando il padrone di casa si fu allontanato gli urlò in faccia:
- “Ma sei matto? E se ti sentiva? Oltretutto, mi avresti fatto passare per una mangiatrice di uomini… Fortuna che è un mezzo frocio!”.
3. Via… si monta!
La donna era contenta di trovarsi in quella sorta di paradiso terrestre, dove avrebbe potuto essere davvero se stessa, lontano dai continui rimbrotti del marito che si preoccupava continuamente del suo contegno: era gelosissimo – anche lui – della consorte, ed ogni sguardo della moglie per i clienti lo rendeva furente…
Concetta, approfittando della totale solitudine che aveva trovato in quel recinto tutto per se, sin dal primo giorno sfoggiò una mise spettacolare.
Dei pantaloncini ridottissimi le avvolgevano perfettamente le natiche e lasciavano affiorare da sopra un sottile perizoma.
Le cosce poi, erano le sette bellezze! Ingombranti ma toniche, stavano li a ribadire tutta la sua provocante voglia di libertà.
Per non parlare del top che comprimeva a forza due seni immensi: benchè potessero all’apparenza sembrare rifatti, erano in realtà tutta “roba naturale”, talmente sodi che – nonostante un robusto reggiseno – presentavano dei capezzoli grossi e lunghi.
A cavallo, poi, assumeva una postura che suscitava voglie inconfessabili… E Gabriele, che a volte la guardava dal cancello e fingeva di apprezzare le sue gesta sportive, non riusciva a trattenere un profondo sospiro di mal celata libidine.
A volte, Concetta, usciva per una galoppata sulla spiaggia, ma quasi sempre preferiva restarsene in maneggio.
Dopo quel duro diverbio, il figlio aveva preferito curare il suo hobby lasciando la madre al suo, ogni mattina presto se ne usciva per le sue battute di pesca, e non rientrava mai prima dell’ora di pranzo.
Un giorno, la donna – facendo affidamento su queste abitudini ormai consolidate dei due uomini (aveva capito che Gabriele la mattina era impegnato a governare la proprietà) –, presa anche dalla grande calura, sentì il bisogno di maggior libertà: si tolse il top di jeans, slacciò il reggiseno, e lasciò letteralmente “esplodere” la sua bella sesta misura.
Così acconciata, cominciò a condurre il cavallo al passo e poi al galoppo, facendo sobbalzare ad ogni passo quelle tette meravigliose.
Si sentì finalmente emancipata, e pensò bene di replicare quella scelta ogni mattina, anche nei giorni seguenti…
Il pomeriggio, invece, data la presenza di altri ospiti, si comportava come una tranquillissima e normalissima donna di mezza età in vacanza, intrattenendosi a volte in cortesi discussioni…
Nessuno sospettava del “vizietto” di Concetta, fin tanto che, una mattina che ancora non albeggiava, lei decise di osare l’inosabile…
Era un’idea che le frullava per la testa già da qualche giorno, ma ora – guardandosi furtivamente attorno e non vedendo nessun movimento insolito – decise che era l’occasione giusta.
Si spogliò completamente e montò a cavallo “a pelle”, senza sella…
Era così bello ed emozionante! Concetta iniziò un’andatura a piccoli passi, e più andava e più sentiva crescere l’eccitazione: strofinando il suo pelo nero e rigoglioso sul mantello del cavallo, tra le cosce le scorreva indecorosamente un fluido appiccicoso.
Purtroppo, quell’esperienza paradisiaca durò pochi giorni, poiché la femmina – presa nel vortice dell’estremo godimento – aveva rischiato di essere rovinosamente disarcionata.
Così, le mattine seguenti, Concetta si limitò a rimanere in topless.
Era sola, o almeno così pensava…
Difatti, da qualche giorno, mentre lei era alla monta, Gabriele – nascosto nella penombra – aveva preso l’abitudine di restarsene ad ammirarla.
Passava così anche delle ore, e quei movimenti delle mammellone di lei lo faceva andare fuori di testa; tutto questo durava finchè – sentendo un certo umido sulle sue parti basse e abbassando lo sguardo sui pantaloni – non si accorgeva di una grande chiazza umida e scura: era venuto!
Furtivo, si allontanava dal “luogo del misfatto” per andare a cambiarsi, lasciando l’ignara femmina al suo divertimento.
4. A tu per tu.
Gabriele si contentò per un pezzo di stare lì a guardare quella donna così incantevole, ma accadde che un giorno – non resistendo più – decise di uscire allo scoperto.
Concetta era appena scesa da cavallo, ancora con le tette al vento ed imperlate da una miriade di goccioline di sudore, quando l’uomo le si avvicinò, lentamente ma tranquillamente alle spalle:
- “Signora Concetta! Ma lo sa che è davvero bellissima?”.
La donna, in un primo momento raggelò, stando sopra pensiero e non riconoscendone la voce; si voltò di scatto, e quando lo ebbe dinanzi a meno di un metro tentò invano di coprire con una mano quelle immensità, riuscendo però solamente a nascondere le areole scure e i grossi capezzoli che dall’imbarazzo le si erano drizzati in maniera incredibile.
Poi, corse verso le scuderie a prendere i suoi indumenti, seguita da presso da Gabriele:
- “Signora, non faccia così, non scappi, non voglio fare del male… E’ così bella che, anche volendo, non riuscirei a farle nulla…”.
Rincuorata, Concetta si fermò al centro del recinto e tolse la mano dai seni che – assecondando la forza di gravità – immediatamente precipitarono verso il basso, mentre l’uomo continuava a tenere lo sguardo fisso su quel ben di dio.
Era sì imbarazzata, ma il suo primo pensiero – di terrore – andò a suo marito:
- “Signor Gabriele, la prego, non dica niente a mio marito di quanto è successo… Sarebbe capace di farne una tragedia!”.
Lui le sorrise e replicò:
- “Stia tranquilla, io non ho visto niente, anzi mi perdoni, ma sa, non sono abituato a vedere delle cose così belle… Non sono sposato, e non ho nemmeno avuto mai il piacere di toccare una donna…”.
Concetta si stava sciogliendo, e così rispose all’uomo con un sorriso altrettanto largo e, incuriosita, gli chiese:
- “Se posso permettermi… Come mai non ha ancora conosciuto una donna? E’ una persona così generosa!”.
Ma Gabriele seguiva un ragionamento tutto suo, e riprese:
- “Si, sono generoso ma anche sempre molto eccitato… Sa, erano tanti giorni che la guardavo… Lasci che le confessi che l’ho vista anche quando cavalcava completamente nuda…”.
Così, i due iniziarono uno strambo colloquio, durante il quale Concetta iniziò a vedere in quel gigante più un “bambinone” che una minaccia, tanto che gli fece un pò pena e alla fine – colta da un sentimento “materno” – lo invitò a toccare quegli oggetti da lui tanto agognati:
- “Ascolti, Signor Gabriele, qui non ci vede nessuno, siamo solo io e lei… Forza, le tocchi!”.
Gabriele non avrebbe mai sperato in una tale offerta, dapprima restò un poco imbambolato, ma non se lo fece ripetere due volte… Afferrò con pollice ed indice di entrambe le mano i capezzoli di lei, li fece roteare più volte in un senso e nell’altro, e alla fine afferrò a mani aperte quelle coppe gigantesche, restandone quasi ipnotizzato.
Concetta, allora, si fece più audace e cercò di provocare il suo interlocutore:
- “Signor Gabiele, perché non ci diamo del tu? Che ne dice?”.
E l’altro:
- “Ma dice sul serio? Non è che si sta prendendo gioco di me?”.
- “Suvvia” – rispose la donna, scrutandolo con sguardo malizioso – “mi sembra che al punto in cui siamo…”.
E così fecero… Da quel momento, l’uomo, non perdeva occasione per incrociarla in qualsiasi momento della giornata, e lei ricambiava questo “giochino”, facendo la massima attenzione affinchè Giuseppe – il figlio – non sospettasse di nulla…
La situazione si stava infiammando, e così Concetta – un altro giorno in cui i due si incontrarono nelle scuderie mentre lei (sempre in topless) governava il cavallo – affondò il colpo:
- “Gabriele… Posso farti una domanda… uhm… diciamo un po’ indiscreta?”.
- “Ma certo” – ribadì lui non immaginando neppure lontanamente dove la donna voleva arrivare – “tu puoi chiedermi tutto, senza problemi… Allora, cosa vuoi sapere?”.
E lei:
- “L’altra volta mi hai detto che non hai mai toccato una donna… Come mai? Alla tua età… Ben posizionato economicamente…”.
Gabriele rimase come fulminato… Non si aspettava una domanda del genere… Come avrebbe potuto dirle la verità? Temeva di perdere la sua “compagnia”, ma a quel punto si fidava talmente tanto di lei che, tutto d’un fiato, le sparò:
- “Ho un problema in quello che voi donne cercate in un uomo… e tutte mi hanno fatto capire che è troppo piccolo!”.
Concetta quasi non voleva crederci, ma vista la sua sincerità, dissimulando meraviglia gli disse:
- “Sono pochissimi i casi in cui una donna non riesce ad essere soddisfatta da un uomo, e può dipendere anche da noi femminucce… Non credo che questo sia il tuo caso!”.
Poi, dopo una breve pausa, si mise le mani sui fianchi e ridendo continuò:
- “Dai, mostrami questo problema!”.
Gabriele sgranò gli occhi, incredulo e vergognandosi della stupefacente richiesta di Concetta. Non sapeva cosa pensare, se si trattava di semplice curiosità o cosa… E se poi anche lei – come tutte le altre – avrebbe finito per deriderlo?
A bassa voce (come se lì ci fosse qualcuno), le disse:
- “No, ti prego… Credimi, è proprio così… E’ davvero improponibile…”.
Ma la femmina non volle darsi per vinta… Ormai, era troppo eccitata e su di giri, e alla fine riuscì a convincere l’uomo, il quale – sospirando cedette:
- “E sia! Facciamo l’ennesima figuraccia!”.
5. La sua “prima volta”.
Mentre Gabriele si guardava intorno cercando il posto adatto, Concetta fu più lesta di lui e gli additò il morbido strato di paglia che era posto sul pavimento della stalla al momento vuota.
Sentendosi in qualche modo rassicurato di un minimo di privacy, l’uomo iniziò a spogliarsi e quindi si stese dove la donna gli aveva indicato.
Concetta era talmente oppressa dalla gelosia di marito e figlio che vedendo quel cazzo lì dinanzi a lei, che fu un momento passare dalla semplice curiosità alla bramosia sessuale…
Lo prese in mano, e cominciò a manipolargli le palle, completamente avvolte da un irsuto pelo, dure e gonfie a causa di una ben visibile eccitazione.
Era talmente ammaliata da quei testicoli che lì per lì non indugiò sulla piccola asta.
Il marito, anch’egli non era un superdotato, ma comunque la “gratificava” a sufficienza, e bastavano pochi tocchi perché il suo attributo assumesse dimensioni incoraggianti, mentre quel cazzo sembrava essere inanimato, come morto…
La brava femmina cercò di darsi da fare, impegnando tutta la sua abilità: lo pompava con fervore, ma ogni sforzo si rivelò vano.
Presa dallo sconforto, Concetta si lasciò andare a un’imprecazione:
- “Ma cazzo, è davvero minuscolo questo uccello!”.
Gabriele, oltre alla vergogna, provò una delusione che certo non lo aiutò a raggiungere un’erezione anche minimale, e le confessò:- “Te lo avevo detto che è piccolo, al massimo dell’eccitazione non raggiunge più di 12 centimetri scarsi”.
Tra l’altro, Concetta notò che quel pene non era circonciso, provò a giocare un po’ con il prepuzio, ma ecco un’altra sorpresa: l’uomo era affetto da una severa fimosi, che a stento gli permetteva la fuoriuscita – forzando non poco – completa della cappella…
Da moscio, tutto sembrava filare per il verso giusto, ma al culmine del pompino l’operazione gli provocava un male cane…
- “Ma perché non ti sei fatto circoncidere” – esclamò lei – “almeno così un problema l’avremmo risolto… Ok, non ti preoccupare, proviamo a vedere se con il mio infallibile sistema succede qualcosa di buono…”.
E detto questo, si sfilò gli stivali, poi i pantaloni attillati da equitazione, ed infime gli tirò in faccia il suo microscopico perizoma trasparente, nella speranza di farlo “risvegliare” almeno un altro pò, ma niente, era sempre ai minimi termini…
Concetta, letteralmente presa dallo sconforto, gli montò sopra per disperazione… Guardandolo fisso negli occhi in gesto di sfida, si introdusse tre dita dentro la sua fica già abbondantemente lubrificata dalla voglia di sesso, e quando fu dilatata a sufficienza si calò lentamente sul pene del suo padrone di casa, che sparì tutto dentro le sue viscere.
- “Ahhhhh…”, fu il solo, interminabile, gemito soffocato che uscì all’unisono dalle loro bocche…
Ma mentre per Gabriele quello fu già un trionfo, la donna quel cazzetto lo sentì appena.
Provò a farlo sviluppare con sapienti e collaudati movimenti dei muscoli vaginali… Provò e riprovò, ma alla fine dovette arrendersi all’evidenza…
Concetta, però, non era tipo da gettare la spugna così facilmente: voleva godere, e godere con quel cazzo!
Percui, si sfilò da in mezzo alle grandi labbra quel piccolo mucchietto di carne, e – con il maschio sdraiato supino e con l’enorme stomaco che si ergeva fino a fare diventare quasi marginale il suo pene – afferrò saldamente con la mano sinistra la base della minuscola asta, mentre posò “a pinza” pollice ed indice della destra sull’imboccatura stretta e frastagliata del prepuzio.
Il pollice descrisse un rapido cerchio sulla circonferenza esterna, per poi farsi largo e tentare di penetrarvi.
Vista la problematicità dell’operazione, riposizionò il pollice in corrispondenza dell’indice ed iniziò a far scivolare la pelle verso il basso, incurante delle smorfie di dolore di Gabriele:
- “Eh, lo so che fa male, ma vedrai che presto sarà tutto risolto, e ci divertiremo un mondo!”.
Entrambi,con sensibilità diversa, sentirono che sforzava, ma anche che si stava scoprendo una piccola porzione di cappella.
Lei abbassò del tutto quel rivestimento una prima volta, ma quando mollò la presa il glande tornò a ricoprirsi lentamente del tutto.
Per evitare di dover ricominciare tutto da capo, Concetta lo impugnò appena sotto la corona del glande, mentre con la sinistra lo teneva fermo all’attaccatura delle palle.
La pelle, sottile, sembrò un po'arrossata dalla trazione, ma la donna sembrò divertita, presagendo il piacere che avrebbe provato con quel cazzo scappucciato dentro: infatti, per la prima volta, si potè apprezzare un’erezione importante…
Arrotolò il prepuzio fino in fondo, e constatò come lui fosse incredibilmente arrapato.
Non volle che lui venisse proprio ora, e con due dita ricoprì velocemente il tutto; poi, lo fece ridiscendere completamente, verificando con piacere che questa volta il movimento meccanico era sensibilmente più agevole.
La donna non perse tempo… Decise di far provare a Gabriele una sensazione che sicuramente non aveva mai provato prima: risollevò per la seconda volta il prepuzio, e con il volto a poca distanza dal membro fece combaciare le sue labbra al punto di massimo restringimento, iniziando a praticargli un bocchino che ebbe fine solamente quando il cazzo risultò completamente scappucciato nella sua gola.
Aprì le sue fauci, e finalmente l’erezione era a un livello accettabile… Emise un sospiro di soddisfazione e disse:
- “Ora si che ci siamo!”.
Recuperò la posizione eretta che aveva assunto all’inizio, “a cavallo” dell’uomo, e questa volta se lo fece entrare tutto dentro senza problemi.
Gemette, Concetta, impegnandosi in uno smorzacandela appassionante, che terminò quando Gabriele le scaricò in utero tutto il seme che aveva “accumulato” per tutti quei lunghi anni…
Sfinita, la femmina si accasciò accanto a lui, a gambe larghe, mentre lo sperma principiava a stillare dalla fessura.
I due estemporanei amanti non si resero conto di tutto il tempo che era trascorso in quel convegno amoroso, ma evidentemente era giunta l’ora di pranzo, dato che Giuseppe – rientrato dalla pesca – stava cercando la madre in ogni luogo.
Quando entrò nella scuderia, Concetta e Gabriele erano talmente spossati che non lo udirono né lo videro.
Al contrario, lui stava ritto in piedi a vedere lo “spettacolo” che era dinanzi ai suoi occhi, e soprattutto la madre che – ancora ansimante – aveva la sborra dell’uomo che fuoriusciva dal suo ventre.
Giuseppe, era un bel ragazzo, sessualmente superdotato, che – vista la “vivacità” della mamma – sognava da sempre di scoparla in travolgenti amplessi.
Inizialmente, restò a bocca aperta, senza riuscire a dir parola…
Ripresosi, poi, dallo shock iniziale, urlò contro i due adulteri:
- “Schifosi che altro non siete! E tu, mamma, che cosa hai fatto a papà che è rimasto a casa a lavorare per noi? Ti ha detto di divertirti, ma così…”.
Concetta si sentì assalita da una grande vergogna, nuda e “goduta” davanti al figlio…
Cercò di nascondere maldestramente le sue “intimità” tra le braccia di quel gigante, restando immobile e muta, e non seppe che dire…
Ma lo sapeva benissimo Giuseppe, che – al colmo del rancore – si voltò su se stesso lasciando la donna smarrita per le possibili conseguenze che il fatto avrebbe potuto avere.
6. Faccia a faccia, madre e figlio.
Dopo un attimo di spavento, Concetta si rivestì in fretta, uscì frastornata dalle scuderie e si mise in cerca del figliolo: voleva spiegargli, ma… In fin dei conti, cosa c’era da spiegare? Era tutto così evidente…
Ad ogni modo, non trovandolo in giro pensò che fosse andato a smaltire rabbia e gelosia in una nuova battuta di pesca.
Così, pensando di avere del tempo per argomentare meglio le sue scuse, si diresse verso la loro camera per farsi una doccia e prepararsi per il pranzo, ragionando tra se e sé:
- “Che vergogna… Come faccio a guardare ancora in faccia il signor Gabriele? Mi sono lasciata andare come una puttana…”.
Mentre cercava una soluzione soddisfacente, giunse a destinazione…
Stava per inserire la chiave nella serratura ed aprire la porta, quando questa – inaspettatamente – gli si allontanò aprendosi verso l’interno…
Alzò lo sguardo con il cuore in gola… Era Giuseppe, che – contrariamente alla sua immaginazione – la aspettava per un chiarimento che si preannunciava davvero tempestoso:
- “Ah, eccoti, finalmente… Hai finito di farti i tuoi comodi?”, approcciò il ragazzo senza dargli il tempo di aprir bocca.
Concetta, che cominciava a sentirsi in colpa ma non si aspettava un approccio del genere, abbassò lo sguardo e sommessamente rispose:
- “Giuseppe, guarda che non è come pensi tu, è successo tutto così improvvisamente, che non ho avuto il tempo di ragionare… Io non ho tradito nessuno, io amo te e tuo padre…”.
- “Lo vedo!, ci ami così tanto che, non appena ti ho lasciata sola, ti sei buttata tra le braccia di quell’energumeno”, ribattè incurante di aver di fonte la genitrice il ragazzo.
- “Dai, figlio mio, non fare il bambino… Ci siamo incontrati al maneggio, mi ha fatto i complimenti, e io ho capito subito che era un poveretto che non aveva mai avuto una donna… Mi ha fatto pena… Ecco tutto!”.
- “Tanto pena che gli hai aperto le cosce e ti sei fatta riempire… Andiamo, mamma, ammetti che ti sei comportata come una femmina in calore”.
- “No, questo non è vero!, mi ha preso alla sprovvista anche a me, non mi aspettavo che mi venisse dentro senza preservativo, ma ti giuro che non c’è stato nessun coinvolgimento emotivo serio”.
Ma Giuseppe era davvero furente, non credette alle incerte e impacciate spiegazioni di Concetta, anzi la provocò:
- “Mio padre non meritava questo tradimento, e io non posso far finta di niente…”.
- “Che vuoi dire? Non ti intromettere in cose più grandi di te, e soprattutto che non ti riguardano!”, provò a contrattaccare la donna per recuperare almeno un po’ della sua autorevolezza nei confronti del figliolo.
- “Ah si?, non mi devo intromettere? Con che faccia tu vieni a dirmi questo? Non ti sembra abbastanza grave tutto quello che hai fatto alla nostra famiglia? No, mamma, questa volta hai davvero esagerato, e io non posso non raccontare tutto a papà!”.
- “Ma sei pazzo? Quello mi ammazza a bastonate, geloso com’è… Se poi lo venissero a sapere in paese, direbbe che ho macchiato il suo buon nome… No, ti scongiuro!, non farmi questo! Ho capito di aver sbagliato e non lo farò mai più, ma non fare questa pazzia!”.
Il giovane respirava con affanno dalla rabbia repressa e dalla richiesta della madre, che a lui parve davvero impossibile da recepire…
In quella piccola stanza regnava un’atmosfera pesante e da ultima resa dei conti…
Nessuno dei due osava più parlare della faccenda per ribattere alle ragioni dell’altro, quando all’improvviso sulle labbra di Giuseppe comparve una risatina perfida e perversa.
Riaprì la bocca e disse, duro, alla genitrice:
- “Va bene. Potrei anche rinunciare a mettere mio padre sull’avviso. Potrei coprire il tuo tradimento. Ma potrei anche non farlo…”.
Concetta era sulle spine: prima il figlio si mostrava accondiscendente, per poi svelare tutta la sua durezza d’animo… Non sapeva più cosa pensare, quando Giuseppe affondò il colpo, aggiungendo tre semplici parole:
- “A meno che…”.
La donna intuì subito che la dolcezza del “frutto del suo seno” aveva lasciato il posto alla reazione di un uomo ferito, ma in un primo momento non realizzò la portata di ciò che da lì a poco si sarebbe rivelato un autentico ricatto...
Quel giorno restò impresso a fuoco nella mente e nei corpi dei due: Concetta apparve ancor più bella del solito agli occhi del figlio, oltre che molto sexy, e lui ne aveva tanta voglia.
Così, senza tergiversare oltre, le disse:
- “Mamma, io potrei anche dimenticare tutto,ma…”.
- “Ma?”, fece interrogativa la donna, che quasi stava per svenire dalla grande tensione nervosa.
- “Ma tu, adesso, devi fare con me quello che hai fatto con quel porco!”.
Concetta rimase esterrefatta dalla ferma richiesta del ragazzo che non ammetteva repliche. Provò a farlo desistere:
- “Giuseppe, tu devi proprio essere pazzo… Oltre al fatto che ciò sarebbe un autentico ricatto, che mi chiedi di tradire tuo padre, questo sarebbe un incesto, non si può fare”.
- “Si può eccome”, rintuzzò lui, “ma a parte che resterebbe tra me e te, non vedo come tu possa negarti… Sei con le spalle al muro… Te ne rendi conto??”.
La donna non ebbe via di scampo; dovette capitolare, accettando la minaccia:
- “Va bene!, va bene, stronzo… Scopami!”.
Fu in quel momento che iniziò il loro amore… Era sì un incesto, ma si rivelò ben presto un amore vero…
7. Amore filiale.
Quando ebbero finito di pranzare, Giuseppe, che aveva alzato un po' il gomito ed era arrapato al punto giusto, disse alla madre:
- "Beh, non credi che sia il momento giusto di pagare il tuo debito?".
Concetta, tentò un ultimo disperato, seppur poco convincente, rifiuto, ma vista la determinazione del giovane ad iniziare quel gioco così "pericoloso" e al limite del pensabile, sospirò:
- "Andiamo!".
Era un vero e proprio salto nel buio, una decisione forte... Raggiunsero in fretta il loro alloggio, e lì - uno di fronte all'altra – si arresero entrambi alla furia dei sensi.
Giuseppe si spogliò completamente, e la strinse a sé, come un trofeo a lungo ambito e finalmente conquistato. Poi, si lasciò cadere a terra: aveva la faccia all'altezza della fica materna, e le strappò con veemenza i suoi fuseaux e le mutandine nello stesso istante.
La spinse sul letto, e immerse la testa tra le sue bellissime cosce, dopo di che con la lingua iniziò a frugare nella sua intimità, e a leccarle e a succhiare quella passera pelosa e selvaggia che già era zuppa di umori.
Concetta, dal canto suo, godeva come una matta, godeva sempre più, lasciando che il figlio si nutrisse del suo nettare tenendole allargate bene le gambe...
La esplorava, e andava a torturare il clitoride, lasciandolo e riprendendolo, facendo si che l’orgasmo si tornasse indietro e lei ricominciasse a godere di nuovo.
Sazio per un istante, lui la prese per le gambe, le aprì le labbra vaginali e vi accostò il cazzo ormai turgido e gonfio di sperma, i cui testicoli cominciavano a fargli male, tesi allo spasimo.
Il ragazzo non poté più aspettare, e le entrò dentro, delicatamente ma con forza, cavalcandola come una puledra riottosa.
Nella foga dell'amplesso, Giuseppe sussurrò all'orecchio di sua madre:
- "Ti amo, e voglio venirti dentro, per purificare questo grembo dal seme clandestino di Gabriele".
E lei, allo spasimo del piacere, come in un rito, dopo averlo baciato, gli disse:
-"Si, godi dentro di me, purifica tua madre dal suo errore!".
Giuseppe era veramente in paradiso, e uscì dalla donna per non venire subito...
Si sollevò fino a baciarla in bocca, con la lingua che esplorava avidamente il suo cavo orale, e le tolse con la stessa facilità di prima il grosso reggiseno, godendosi a pieno le sue enormi tette dai capezzoli massicci e appuntiti.
Ma il richiamo del l'intenso profumo e del sapore della passerona della genitrice era irresistibile, cosicché il giovane vi si rituffò nuovamente dentro con la lingua, spennellandola e percependone un calore sempre crescente.
Poi, sentendo che il momento cruciale stava per giungere, inserì di nuovo il suo membro nelle viscere della donna, facendole traboccare la vagina di un copioso seme bollente.
I due passarono ore ed ore a fare l'amore, sempre con posizioni diverse. E siccome a lei piaceva immensamente stare sopra, lui la accontentò ricevendone sensazioni ineffabili.
Da quando aveva cercato di fare di tutto per sottrarsi a Giuseppe, ora la donna urlava senza ritegno mentre si impalava su quel cazzo durissimo.
Alla fine, venne anche lei con una squirtata sconquassante, e crollò sopra di lui, stanca e con la fica impiastricciata di seme.
Si addormentarono quasi subito, e dormirono abbracciati per il resto del pomeriggio, fino a tardi...
Quella sera, madre e figlio non cenarono, ma ripresero le loro evoluzioni amorose: il ragazzo le mise l'uccello - rinvigorito dal riposo - in mezzo al suo petto mastodontico, per una favolosa spagnola, fino a che una potente sborrata inondò il corpo della femmina, la quale assaporò con sana ingordigia lo sperma, fino a ripulirsi per bene leccando via tutto.
Giuseppe era l’uomo più felice della terra, e con incalcolabile letizia ragionò che aveva davanti ancora tanti giorni e tante notti per godersi la madre.
E volle inventarsi qualcosa di ancora più elettrizzante...
Infatti, un giorno - quando ormai vivevano come una vera coppia regolare - lui propose a Concetta:
- "Sai mamma, pensavo che il signor Gabriele è veramente un pover'uomo, e mi fa un pò pena pure a me... Che ne dici se uno di questi giorni lo facciamo divertire insieme con noi?".
Tante volte, la femmina aveva fantasticato in cuor suo di fare sesso con due maschi, ma non aveva mai avuto il coraggio di proporlo al marito, perbenista com'era, ed ora il figlio gli dava la possibilità di realizzare quel sogno.
Gli disse:
-"Figlio mio, dici sul serio? Sarebbe fantastico, ma come facciamo? Ricordati che fuori dal letto io devo rimanere una donna seria...".
E ridacchiò.
Un attimo dopo, Giuseppe le espose il suo progetto:
- "Ormai, mi pare che con il signor Gabriele tu sia abbastanza intima... Perché non gliene parli schiettamente?".
I giorni seguenti trascorsero con Concetta che cercò in tutti i modi di avvicinare il gestore del luogo, il quale dal giorno del "fattaccio" si era sempre tenuto a debita distanza.
Una mattina presto che ancora non albeggiava, le piombò di nascosto alle spalle, e gli bisbigliò:
- "E' stato bello vero? Scommetto che mi sogni anche la notte, e vorresti scoparmi ancora...".
Lui, si voltò di scatto, spaventato, e vedendo che era Concetta si aprì in un gran sorriso. Poi, ancora imbambolato, abbozzò una risposta:
- "Per me è stata la prima volta, ma questo tu lo sai, ma è stato speciale... E non mi vergogno a dirtelo: sì, ti sogno di notte, di averti nuda nel mio letto, su di me, esattamente come quel giorno...".
In quel momento, Concetta capì di averlo in pugno:
- "E mi scoperesti, vero?".
Gabriele non voleva giocarsi male quella che si prospettava come forse l'ultima possibilità, e quindi rimase in silenzio a lungo... Infine, trovò il coraggio, le prese le mani e disse:
- "Sarebbe bellissimo, ma tuo figlio...".
- "Oh, non ti preoccupare di lui, è d'accordo con me, vedrai che in tre sarà ancora più bello, ha un palo tra le gambe…", lo rassicurò Concetta.
Ma anziché sentirsi rassicurato, l'uomo sembrò una statua, rigido, indeciso. Domandò alla donna:
- "Vuoi dire che anche lui...? No, ti prego, io mi vergogno, con il mio pisellino che a mala pena lo senti...".
Tutto si muoveva sul filo del rasoio, sarebbe bastato poco perché Gabriele si tirasse indietro, e lei ci aveva già fatto la bocca... Una "doppietta" non gliela aveva fatta provare ancora nessuno, così come ancora non aveva perduto la verginità anale... Ma per quella ci avrebbe pensato il suo Giuseppe...
Dopo averci pensato su, cercò di essere il più possibile convincente:
- "Devi fidarti di me, tu avrai la mia patatona mentre lui il mio culetto... E vedrai che andrà tutto bene... Ma devi essere convinto... Stai sereno, e vedrai che godremo tantissimo, come e più dell'altra volta!".
Quel gigante villoso la abbracciò quasi soffocandola, tanto era emozionato:
-"Va bene... Ma mi raccomando... Tuo marito non deve sapere niente, lo sai che è mio amico...".
- "Te l'ho detto, non devi avere paura, anche perché stavolta se lo venisse a sapere mi squarta viva!".
In conclusione, Gabriele fu ben lieto di tornare a "godere" della sua avvenenza, e poco gli importò di doverla possedere con quel giovane così insopportabile...
8. Doppio piacere.
Concetta e suo figlio, quella sera, cenarono tranquillamente nella sala da pranzo dell'agriturismo, e quando ebbero finito arrivò Gabriele che offrì loro – per "riscaldare" l'ambiente – una bicchierino di acquavite.
Ma quando si alzarono da tavola,la bottiglia era vuota, e tutti e tre erano abbondantemente brilli, il giusto per abbatteei gli ultimi freni inibitori.
Si recarono, dunque, nell'alloggio del padrone, e lì ci volle ben poco affinché si ritrovassero completamente nudi.
Gabriele iniziò a pungolare – dapprima solo verbalmente – la donna:
- "Allora, porcellina, non ti basta più un cazzo per volta? Bene, bene... Stasera sarai accontentata...".
E lei:
- “Accomodati pure, stasera sarò tutta vostra!”
Intanto Giuseppe taceva: sembrò che la sua gelosia si fosse dileguata all'improvviso, e se ne stava in disparte con il suo lungo cazzo in mano, in attesa di capire bene le intenzioni della madre.
La quale, dopo un paio di palpatine alle palle dei due maschi, accennò a Gabriele di stendersi:
- "Su, cominciamo a vedere cosa si può fare con questo cazzetto".
E, contrariamente alla volta precedente, questa che sarebbe potuta sembrare una offesa, stavolta essere apostrofato in quel modo provocò nell’uomo maturo una forte e improvvisa erezione, con la cappella che sgusciò subito fuori dal prepuzio.
Dinanzi a una tale scena, la femmina si leccò le dita della mano destra, se le strofinò in mezzo alla fica, e – senza perdere altro tempo – si impalò sopra quel pene che aveva assunto dimensioni quasi normali e che era divenuto granitico:
- "Ahhh... Dio che meraviglia! Bravo Gabriele, stavolta hai fatto tutto da solo...", esclamò.
Poi cominciò ad andare avanti e indietro, strusciando appassionatamente le sue grandi labbra sui testicoli di lui, fino a schiacciarlieli.
Nel mentre, Giuseppe si stava eccitando sempre di più, e vedendo quello spettacolo non riuscì a trattenersi in silenzio oltre ed incitò la madre:
- "Dai, troia, se mio padre potesse solo sospettare quanto sei vacca, non se ne sarebbe restato a casa a lavorare...".
Concetta era ormai al settimo cielo, aveva tutti per sé due maschi che l’avrebbero fatta sentire davvero “femmina”, e nulla l'avrebbe fermata fino al raggiungimento del più sensazionale orgasmo della sua vita.
A un certo punto, si piegò in avanti, facendo ciondolare la sua sesta misura piena e soda sulla faccia di Gabriele, e scoprendo uno sfintere piccolo e ancora stretto.
Fu allora che, continuando a lavorarsi per bene il suo gigante, fece cenno con una mano a suo figlio che era arrivato il momento di osare ciò che non avevano mai osato...
Giuseppe era eccezionalmente in tiro: 22 cm di carne e nervi tesi allo spasimo che si proiettavano senza indugi verso il culo della femmina.
Salì sul letto e si posizionò in ginocchio, in corrispondenza delle chiappe della genitrice.
Lei era vagamente spaventata, sia a causa delle dimensioni ragguardevoli del figlio, e sia perché alcune amiche le avevano parlato della scopata in culo, che la prima penetrazione nel “buchino stretto” è il momento più doloroso ma che poi resta solo un grande piacere.
Anche se lo voleva fortemente, pensando al dolore che avrebbe provato le venne spontaneo di allontanarsi da quella cappella turgida e gonfia, facendo affondare il cazzo di Gabriele ancor più dentro la sua vagina.
Si voltò verso suo figlio, il quale capì che la paura stava prendendo il sopravvento sulla voglia, e per tranquillizzarla le disse all’orecchio, in modo che anche Gabriele sentisse:
- “Voglio averti come nessuno, neanche papà, ti ha mai avuta. Voglio che mi dia qualcosa di esclusivo, che non darai mai più a nessuno… Non dirmi di no, ti prego!”.
E mentre le diceva così, le accarezzò il culo massaggiando lo sfintere, e la baciò sulla bocca.
- “E se mi fa male?”, replicò Concetta.
- “Mamma, tranquilla, non ti farò male… Farò piano... Ti voglio godere mentre ti apro… Se ti farà male, tu me lo dici e io mi fermerò!”.
Convinta dalle maniere gentili del figlio, di cui si fidava ciecamente, gli disse:
- “Va bene…. Sono tutta tua… Aprimi anche lì”.
Giuseppe si bagnò abbondantemente le dita con la saliva, e le toccò la rosellina posteriore. Poi leccò lo sfintere, trasmettendole per la prima volta delle sensazioni favolose che mai aveva sperimentato prima.
Gli leccò ancora tutto intorno e poi mise la lingua dentro l’ano: fu una sensazione nuova per Concetta, una sensazione di freschezza e anche di piacere che non avrebbe mai immaginato di poter ricevere dal suo ragazzo!
Si eccitò talmente tanto che la sua fica era un lago, e il cazzo di Gabriele ci scorreva dentro che era un vero piacere.
Giuseppe la stimolò a lungo:
“Troia, rilassati per bene, più che puoi!”.
Cosparse di nuovo lo sfintere di saliva ed entrò dentro di lei con un dito per lubrificare il primo tratto di intestino.
Usò quel dito per penetrarla con dolcezza: dentro e fuori, dentro e fuori…
Poi inserì un altro dito dentro, la stava ora penetrando con due dita, che ruotava entrando sempre più in fondo.
- “Brava porcellina... Quando ti senti pronta dimmelo che ti entro nel culo”, la incitò.
E la femmina, a quelle parole, replicò con voce roca dalla libidine:
- “Sono pronta. Fallo!”.
Moriva dalla voglia di essere inculata. Le dimensioni e la forma erano ideali… Giuseppe le annunciò, finalmente, quasi con solennità:
“Adesso ti inculo. Inarca la schiena, metti il culo in fuori… Spingi il culo all’infuori come se dovessi fare la cacca. Ti farà meno male, e ti sarò dentro più facilmente…”.
Le appoggiò la cappella sull’ano e la pressione che esercitò sullo sfintere fece si che si aprisse senza difficoltà. Concetta era molto tesa, aspettandosi un forte dolore, ma l’asta entrò in lei scivolando senza problemi, senza provocarle alcun male.
Voleva che andasse fino in fondo, ma lui si era fermato ed aspettava una reazione di lei.
- “Inculami che aspetti? Mettilo dentro fino in fondo, non mi fa male… E’ bellissimo!”
Giuseppe spinse il cazzo dentro fino a che le palle non andarono a sbattere contro le sue chiappe e cominciò a pompare vigorosamente e le aprì il culo.
Era tutta dilatata e con il culo letteralmente in fiamme, sotto le poderose spinte del membro del maschio che aveva generato.
Tutti e tre ansimavamo e nessuno rallentava, ed entrambi i maschi percepivano i movimenti del pene dell’altro dentro il ventre della donna;
la quale stava regalando la sua verginità anale al suo amato figliolo, che aveva preso definitivamente possesso di tutto il suo corpo e che glielo fece notare:
- “Sei fantastica, mammina mia… Ah, che bel culetto!“.
Ma il giovane ormai non si controllava più, e la inculava vigorosamente facendo sbattere le palle contro la fica e contro i testicoli di Gabriele.
Il risultato fu che Concetta ebbe un orgasmo fantasmagorico, e anche i maschi vennero. Giuseppe le sborrò nel culo e quando lo tirò fuori il cazzo era moscio e il buco oscenamente dilatato.
Si era fatta mattina quando i tre amanti si alzarono da quel letto ridotto a un campo di battaglia, intriso di umori femminili e sperma di ogni genere, con un odore forte e nauseabondo da non credere.
Si ripulirono, e passarono a fare colazione, dopo di che madre e figlio caricarono l’auto con i loro bagagli per far ritorno a Vieste dal padre che li aspettava e che non sospettava minimamente di essere divenuto doppiamente cornuto…
9. Il piacere del rischio.
Rientrati a casa da quella vacanza indimenticabile, Concetta non fu mai più la stessa: insieme a suo figlio Giuseppe, approfittava di ogni momento di assenza del capofamiglia per continuare quel "gioco" perverso che non riusciva più a dominare. E il letto coniugale finì per divenire un diabolico "altare" da violare...
Capitò, infatti, che – un giorno che i due erano soli in casa – la donna si sentì, al solo ricordo di quei giorni di fuoco trascorsi con il suo ragazzo, particolarmente giù di morale...
Giuseppe era nella sua stanza che giocava alla PlayStation, e la donna lo sentiva parlare.
La porta era socchiusa, e così lo raggiunse fermandosi alle sue spalle. Poi, dopo qualche minuto in cui smaniava silenziosamente, all'improvviso sbottò:
- "Oh, caro, ma tu non senti bisogno di accoppiarti? Io non resisto più, tuo padre pensa solo al ristorante e io...".
Lasciò la frase in sospeso, ma era sicura che il figlio ne avrebbe afferrato al volo il significato.
E così fu... Il giovane, si voltò di scatto per rispondere alla madre, e vide che lei indossava solamente una leggera vestaglietta che le arrivava a metà coscia; era aperta sul davanti, e sotto non c'era alcun accenno di biancheria intima; i piedi, poi, affusolati e bellissimi, erano scalzi, proprio come piaceva a lui vederli...
I loro occhi languidi si inabissarono gli uni negli altri; e fu un attimo: Giuseppe la prese per mano e la condusse nella sua stanza, poi le disse:
- "D'ora in poi sarò io il tuo maschio, l’unico “signore” del tuo corpo in questo letto!".
Si denudò prontamente e – sollevando tra le sue forti braccia la madre – la condusse senza fretta sul talamo nuziale.
Ma prima, le sfilò la vestaglietta e cominciò subito ad esplorare quel corpo così sensuale che gli aveva già dato tante soddisfazioni:
-"Sapessi quanto mi sei mancata... Quanto mi è mancato il tuo calore, il sapore e il profumo della tua pelle e delle tue carni!".
Lei gli sorrise maliziosa, e – distesa supina – spalancò spudoratamente le cosce dinanzi al suo maschio ritrovato, iniziando a introdurre spietatamente le dita dentro la fica fradicia.
-"Anch’io ti desidero, e non immagini nemmeno quanto... Fammi tua per sempre!".
Giuseppe allungò una mano e le carezzò dolcemente l'interno coscia, generando di conseguenza il pronto risveglio del suo arnese pulsante.
Cosi, mentre con una mano coccolava la genitrice, con l'altra iniziò a masturbarsi energicamente.
A un certo punto, Concetta, vedendo che lui non si decideva, ruppe gli indugi e gli urlò:
- "Leccamela, maiale, lo so che la vuoi… Ti prego, leccalaaa!!!".
Giuseppe allora le si inginocchiò tra quelle cosce madide di voglia e infilò la lingua nella fessura già dilatata, facendo sobbalzare la donna e facendola dimenare dal godimento.
Concetta sbrodolava come una matta, e infine ebbe un orgasmo tanto intenso che non provava da parecchio tempo... e cioè, da quando lui stesso l'aveva inculata per la prima volta!
Ormai erano entrambi prigionieri del complesso di Edipo, che si era impossessato in maniera animalesca dei loro corpi: lei era una vera femmina da letto, da montare, e lui un maschio votato alla monta di lei...
- "Dai, ora basta, che me la consumi!", gli disse ridendo, "invece, perché non ti fai una bella ciucciata di queste tette come quando eri neonato e ti allattavo? Hai visto che tettone che ho?".
Giuseppe non se lo fece dire due volte, e le replicò, secco:
- “Ha un bellissimo seno”.
Poi, afferrò con entrambe le mani una mammella, cominciò a baciarla delicatamente ma con passione, e con una mano la accarezzò teneramente. Baciò l'areola e poi il capezzolo, dopo di che passò all'altra tetta e cominciò a fare la stessa cosa.
Prese a leccare le areole con un movimento circolare, stuzzicando i capezzoli con la punta della lingua e infliggendogli dei colpi leggeri e rapidi che già così la fecero impazzire.
Finalmente, iniziò a ciucciarli davvero, alternando l’uno e l'altro, e a quel punto Concetta non fu più in grado di resistere a quelle “tirate”, poiché era molto eccitabile in quei punti.
La femmina lo lasciò “lavorare” sul suo seno, e nel frattempo gli accarezzò la nuca ridendo, e gli disse:
- "Ti piacciono proprio le mie zinne? Anche a me piace quello che mi stai facendo… dai, ciucciami i capezzoli".
Giuseppe continuava il suo lavoro così seducente, ed ormai era eccitatissimo pure lui, a tal punto che se ne uscì con una richiesta davvero improbabile:
- “Allattami, mamma!”.
Nel frattempo, con una mano era sceso ad accarezzarle il ventre fino ad arrivare di nuovo al folto pelo della fica.
Con le dita, le aprì la micia scivolosa, andando a sfiorarle di continuo il clitoride gonfio, e poi – abbandonando i capezzoli – a leccarlo con ingordigia.
Gli umori di Concetta ebbero l’effetto del sangue per uno squalo: lo fecero andare in tilt, lui le infilò la mano dentro fino al polso, e poi cominciò a leccare la sua “foresta”.
Le confessò, guardandola ancora fissa negli occhi:
- “Sei grandiosa… Adoro sentire il tuo splendido pelo solleticarmi la lingua…”.
Concetta – con gli occhi semichiusi – stava per venire… Si strizzò quasi le tette, martirizzando i capezzoli, con la bocca aperta in affanno; poi, se le avvicinò per leccarsi le grosse areole scure e spesse...
Giuseppe capì che era il momento… Si posizionò sopra di lei – rischiando, con il peso di entrambi, di fracassare la sdraio su cui si trovavano – e le squarciò la fica: l’aveva di nuovo penetrata!
Non sapevano più nemmeno loro quante volte il suo pisello era sceso nelle sue viscere in quei pochi giorni…
La donna inarcò la schiena, e come per un oscuro automatismo aprì gli occhi. Il figliolo era sopra di lei con il suo pisello che sbucava dalla fica.
Gli disse:
- "Se mai fosse possibile, ragazzo mio, stavolta è stato ancora più bello! E' stupendo!".
Per tutta risposta, lui estrasse completamente il membro che pulsava, e con la cappella cominciò a pennellare le labbra della vagina materna.
Poteva sembrare impossibile, ma stavolta Giuseppe era ancor più eccitato, a tal punto che il glande era diventato enorme e completamente fuori, e le palle sembravano gigantesche!
Una nuova penetrazione, un colpo secco, e Concetta sentì un dolore lancinante e qualcosa di bollente che apriva la sua fica come il burro finendo la sua “corsa” contro l’utero:
- “Mi sembra di sentirti nella pancia, mi sta squarciando!”, urlò ancora una volta lei.
Forse senza volerlo, ma è a questo punto che Concetta ricordò alla “carne della sua carne”:
- “Giuseppe, tu non hai indossato il preservativo, ed io non prendo la pillola da un bel pò”.
Ma lui le rispose:
- “Mamma, voglio metterti incinta!”.
E proprio nell’istante i cui finì di pronunciare quel proposito, si irrigidì e delle potenti scariche di godimento arrivarono dal cervello a dare il via libera al seme del maschio.
- “Sì, vienimi dentro…”, urlò ancora Concetta, ma non c’era bisogno di quell’incitazione, tanto la sua fica era già stata inondata.
Dopo qualche istante di pausa, giusto per riprendere fiato, Giuseppe – senza dir nulla – accostò la cappella allo sfintere ormai violato della genitrice e cominciò a spingere.
- "Amore, ti prego, fai piano… E’ ancora in rodaggio", sghignazzò la femmina. Ma lui, continuò a spingere imperterrito, riuscendo a entrare seppur parzialmente.
Le stava sfondando il sedere, ma non pensò minimamente di fermarsi; anzi, le strinse le chiappe sode nel tentativo di entrare fino in fondo, provocandole un dolore assurdo, poichè quel pisello era davvero troppo largo per non essere sentito da uno sfintere “alle prime armi”.
Finalmente, Giuseppe – dopo aver esploso sperma anche negli intestini della madre – esausto, decise di uscire, e lei tirò un profondo e affannoso sospiro di sollievo.
Sfiniti e sudati, si lasciarono andare sulla sabbia, come se fossero stati investiti da un treno sui loro corpi.
Un'altra volta, mentre Paolo era a un congresso sindacale, madre e figlio si vollero concedere una giornata di mare, in una spiaggetta solitaria non lontana da casa.
Per loro era un pò un paradiso terrestre, di poco al di sotto del letto matrimoniale...
Ebbene, quel pomeriggio la marea aveva trascinato a riva delle vongole che si erano accatastate in una piccola collinetta.
Giuseppe, annoiato mentre Concetta dormiva placidamente in topless, prese uno dei molluschi e cercò di aprirlo. La manovra risultò più complicata del previsto, cosicché il ragazzo si spazientì e quasi urlò tra sè:
- "Cazzo, è più facile aprire la fica di mia mamma...".
Ridestata dal dormi-veglia da quella imprecazione, la donna non riuscì a trattenere una sana risata, cui seguì una domanda ironica:
- "E così, la mia bernarda assomiglia a una vongola, ed è pure facile da aprire... Va bene, vorrà dire che d'ora in poi farò la preziosa...".
Giuseppe capi che quello era il segnale in codice per l'inizio di un nuovo "gioco", e non si sottrasse alla schermaglia verbale:
- "No, vabbeh, mammina, è molto più bella, più attraente, e direi che somiglia a un bel nido di rondini!".
Civettuola, Concetta si strinse i capezzoli tra le dita, segno di un'eccitazione montante che si cominciava a notare anche con una lunga striscia scura e bagnata sul perizoma rosso.
Quando se ne accorse, Giuseppe si senti come calamitato da quell'unguento, e – poste le mani sui fianchi della madre – fece scorrere la stoffa fino a scoprire completamente la sua vulva.
A pochi centimetri da essa, rimase come al solito incantato:
- "Beh, ti dicevo che non era difficile aprirla... Guarda com'è bella pronta! C'è poco qui da fare la preziosa, in questo stato resistetai ben poco... Scommettiamo?".
Intanto, si era tolto anche lui lo slip del costume, mostrando alla ingorda femmina che gli era dinanzi un'erezione fenomenale.
- "Wow... Questo è proprio un bel giocattolone... Ogni volta che lo vedo e mi ci trastullo è sempre più bello e interessante", disse lei beata. E proseguì:
- "Oggi, però, voglio farti un regalino che non hai mai ricevuto da nessuno, e che credo ti piacerà".
Si sistemò per bene sulla sdraio, a busto eretto, e prese in mano quel randello che con pochi sapienti tocchi divenne duro come l’acciaio.
Poi, gli si avvicinò e racchiuse l'asta tra i suoi meloni – che sembrarono ancora più grosse e piene del solito – fagocitandolo nonostante le dimensioni non proprio trascurabili del ragazzo.
A quella inaspettata “spagnola”, il ragazzo sussultò un istante, mentre lei iniziava un perfetto movimento di sali-scendi, ottimamente sincronizzato sul ventre del figlio e che spaziava dai testicoli su fino alla cappella, che così massaggiata andava scoprendosi e ricoprendosi continuamente.
Il suo Giuseppe – che nel frattempo stava toccando i suoi capezzoli – era come in trance: sua madre, né sapeva una più del diavolo, e – se avesse continuato così per molto – lo avrebbe fatto sborrare di sicuro...
Difatti, Concetta sembrava instancabile, e quella amorevole “morsa” non accennava ad attenuarsi.
Lo guardò di nuovo e gli disse:
- "Preparati a sborrare… La voglio tutta sulle tette, non sprecarne nemmeno una goccia!”.
Era arrivato allo stremo, e bastò un solo altro ciclo di sfregamenti perché quelle sfere di carne fossero uniformemente ricoperte di una densa crema bianco latte.
La donna, allora, si ritirò e prese a guardare negli occhi il giovane uomo:
- “Direi che abbiamo fatto proprio un buon lavoro…”.
Poi, sollevò le mammelle ed iniziò a ripulirle con molta attenzione, leccando e deglutendo fino all’ultima goccia di quel seme che andava rapprendendosi.
Quand’ebbe finito, le sue labbra erano ricoperte di uno speciale “rossetto” che lei gradiva molto più di quello in vendita nelle profumerie.
10. Incinta del figlio di suo figlio.
Dopo quei mesi di sesso no-stop, Concetta e Giuseppe dovettero diradare di molto le loro performance amorose, poiché era arrivato anche per Paolo il tempo delle ferie, in cui – chiudendo il locale – passava intere giornate a casa intento al suo hobby preferito: la cucina.
I due amanti si sentirono “guardati a vista”, benché non poterono constatare il minimo sospetto da parte dell’uomo, ed ogni giorno che passava erano sempre più nervosi…
Quando si incrociavano in casa, i loro occhi saettavano negli occhi dell’altro, senza sfiorarsi fisicamente ma con atteggiamenti che la dicevano lunga.
Finalmente (per madre e figlio), le vacanze di Paolo terminarono, e mentre lui tornò dietro il bancone del locale, i due tornarono a “frequentarsi” come piaceva loro.
Un pomeriggio che Giuseppe era rientrato prima del previsto – sapendo anche che la mamma non si sentiva troppo bene – e pensava che lei fosse a letto a riposare, entrando nella sua stanza per giocare al pc, la trovò appoggiata alla finestra in una posa che sembrava quasi una pecorina...
Lei, che non lo vide entrare, restò pensierosa in quella postura, con una piccola minigonna, mentre il ragazzo – dopo aver chiuso a chiave la Porta – si avvicinò e le si appoggiò da dietro confezionandole un gran succhiotto sul collo.
Concetta iniziò a muoversi, e Giuseppe – sollevandole la gonna – le disse:
- “Ah, è così che saresti indisposta? Vediamo, ora, se invece sei ben disposta per me!”.
E così dicendo – constatando piacevolmente che non portava nulla sotto – le apri il culo e la penetrò a fondo.
Le coprì la bocca con la sua mano per non farla urlare, la fece voltare per guardarla negli occhi, e la baciò.
Intanto, le fece salire la gonna fin sopra la vita e le spalancò le gambe facendola sedere sul davanzale della finestra, dove le introdusse il pene tra le cosce e iniziò a scoparla.
Il suo cazzo sparì tutto dentro di lei, e Concetta sembrò essere più sottomessa del solito: non disse nulla, ma gli gettò le braccia al collo mentre lui continuava a penetrarla come una freccia acuminata...
Poi, tutto d’un tratto, Giuseppe – fermandosi di colpo con il suo membro nella vagina genitoriale – si fece serio come non mai le si dichiarò:
- “Mamma, ti amo... Voglio un figlio da te, un bimbo che renda unica la nostra unione!”.
E lei, piangendo dal desiderio di realizzare quella proposta, ma conscia della follia:
- “Non dovremmo pensare a queste cose… Sono tua madre... Pensa ai problemi che ci sarebbero…”.
Concetta non disse più nulla, ma continuò a farsi sbattere finche vennero insieme: anche quella volta, come sempre, erano senza protezioni, e non avevano mai goduto tanto dall’inizio del loro amore…
La femmina, gli aveva fatto capire di accontentarsi di “divertirsi insieme”, ma in cuor suo la richiesta del figlio la stuzzicava.
Continuarono a far sesso anche nei giorni successivi e lui le sborrava sempre – abbondantemente – nella fica…
Qualche settimana dopo, Concetta sentì che nel suo fisico qualcosa non andava… Era convinta di essere in menopausa, ma volle verificare lo stesso, e andò in farmacia ad acquistare un test di gravidanza.
Mentre il marito era al lavoro e il figlio giocava come al solito ai videogiochi, si chiuse in camera sua e fece il test… che le risultò positivo! Era incinta!
Sconvolta, corse da Giuseppe, spalancò la porta della sua stanza, lo abbracciò in lacrime e gli disse:
- “Amore mio, che disastro… Pensavo che non potesse accadere, è quasi un miracolo, ma sono in stato interessante!”.
Rifletterono insieme, e gli confidò di non avere più scopato dopo quel pomeriggio, neanche con suo padre…
Ciò significava che era stato Giuseppe ad aver ingravidato sua madre… Il ragazzo, nonostante lo sbigottimento di lei, era felicissimo, il suo sogno si stava avverando:
- “Oh mamma, finalmente… Il mio seme ha fatto il suo dovere, ti ha fecondata… E’ un vero segno del destino”.
- “E ora? Dovrò farmi sbattere in fretta da tuo padre, sperando che quell’impotente riesca a sborrarmi dentro!”, replicò rabbiosa lei.
Ma il progetto di Giuseppe era ben altro.
- “No, mammina mia, lo abbiamo fatto insieme io e te, lui non c’entra, lo riconoscerò io e diremo tutto a papà…”.
- “Ma sei matto? Così invece si sistema tutto, il cornuto crederà di essere ancora buono a qualcosa e noi continueremo a scoparci!”, replicò lei.
- “No. Adesso basta, non voglio più dividerti con nessun altro maschio, voglio crescere nostro figlio insieme e ch tutti sappiano che è frutto del nostro amore. Costi quel che costi… Diremo la verità…”.
Così, in un burrascoso dopo-cena, riconobbero dinanzi a Paolo la loro “colpa”, e l’uomo – sentendosi ingannato da entrambi – li cacciò dalla sua dimora.
Da allora sono passati ormai 2 anni e Concetta e Giuseppe vivono come marito e moglie, amandosi liberamente alla luce del sole, mentre il loro bambino cresce bello e sano.
FINE.
«mi e piaciuto bravi»