Prefazione


*Ciao a tutti, vi voglio esporre un episodio, forse il più curioso che mi sia capitato, da quando mi occupo di racconti erotici e di blog di siti porno.


Ovviamente ho una rubrica di posta e quindi ricevo di tutto al mio indirizzo dedicato.


Qualche giorno fa è arrivata la storia che state per leggere, mi è arrivata sotto forma di “sfida”. L’autore, diciamo anonimo, racconta questa sua esperienza, che tra l’altro si sarebbe protratta nel tempo, in cui avrebbe avuto rapporti sessuali, anche estremi, sia con me che con il mio uomo.


La sfida consisteva nel fatto che, il mio sedicente Bull, voleva vedere se avrei avuto il coraggio di pubblicare tutta questa sua esposizione, riguardo agli incontri occasionali che ci avrebbero coinvolto eroticamente negli ultimi due anni.


Io la sua sfida l’ho accolta, anche perché, comunque avrebbe potuto pubblicarla dove gli pareva e… spargere le penne a suo piacimento. Quindi per rispetto alla sua “galanteria” e intravvedendo nelle sue parole anche un certo desiderio di rivalsa, non mi tiro indietro, ma nemmeno confermo la sua confessione.


Però, questa volta più che mai, credo di poter chiudere con la ormai classica espressione da romanzieri: Qualsiasi riferimento a persone o fatti veramente accaduti nella realtà è da ritenersi del tutto casuale… oppure no?


Vi auguro buona lettura e buon divertimento, Giovanna Esse.*






Un brano dal racconto integrale che puoi richiedere in PDF o eBook.


Tornammo nel salone. Posizionò una telecamerina, dicendo che la moglie voleva vedere cosa gli facevo... io desideravo incontrare lei, certo, ma, ormai che c’ero, non vedevo niente di meglio da fare che sfogarmi col marito. L’uomo che mi stava dando piaceri inaspettati, forse più intriganti delle poche scopate tradizionali con le mie rare “avventure” di paese.


Si inginocchiò ai miei piedi e mise la sua bocca esperta a mia disposizione.


Fu il pompino più completo mai ricevuto, me lo fottetti per quasi mezz’ora. Piano, in fretta; tenendolo per la testa e scopandolo in bocca fino ai coglioni... poi lasciavo fare a lui, che mi leccava le palle fino al culo, il glande, a volte dolcemente, altre succhiando come una piovra.


Lo bloccai per le orecchie e, senza quella dolcezza caratteriale che ho, lo sborrai con goduria. Nonostante il rapporto omosessuale, mi sentii più maschio che mai, mi sentii dominante e vincente su quell’uomo che subiva la mio prepotenza sessuale, senza opporsi, sottomettendosi alla virilità.


Ci riposammo, lui fece portare delle pizze eccellenti, che annaffiammo con birra decisa.


Concludemmo nel primo pomeriggio, con lui che dopo avermi riattivato il cazzo con una dolce pompa, si mise girato sul grande divano offrendomi il sedere. Questa seconda volta il pescione durissimo penetrò senza trovare resistenza. Lo sfintere era morbido e arrendevole, la semplice lubrificazione del bocchino bastò come invito per ficcare. Lo inculai a lungo, con vari ritmi e profondità. Ebbi una seconda copiosa sborrata, che lui accolse con gioia, dicendomi poi che l’avrebbe conservata nel culo per dopo, quando l’avrebbe fatta scorrere dall’ ano per farla vedere alla moglie.


Rientrando a casa ripensavo all’accaduto. Così non andava bene: praticamente, volevo scopare lei e mi ritrovavo a fare sesso con l’anziano marito. Avevo anche scoperto che sessualmente era molto piacevole, ma proprio questo mi spaventava. Ero senza donna e nel pieno della virilità, se cominciavo a fottere con uomini dove sarei finito? Mi venne in mente anche una cosa più “maligna”... Non è che lui mi stava pigliando per il culo e che, alla fine, la sua “sedicente” moglie, sapeva poco o niente di questi strani incontri “preparatori”?


  4


Passò un mese senza novità, poi la sorpresa: il sabato pomeriggio successivo avrei incontrato lei, che alla fine, per me, era ancora un mistero. Non l’avevo mai vista dal vivo.


Non mi masturbai per vari giorni, terrorizzato all’idea di fare cilecca per l’emozione. Quando venne il gran giorno, invece, partii da casa abbastanza nervoso e fermamente convinto a non farmi fregare: se non trovavo la donna, non avrei tollerato un “contentino” da froci. Non ero lì per diventare “ricchione” ma per fottere con una donna vera.


Le mie paure si dimostrarono infondate... e di parecchio! Lei c’era ed era bellissima, giunonica, alta almeno un palmo più di me; non credo di sbagliare dicendo che, da ragazza, probabilmente era stato una modella. Altro che foto e video sgranati, dal vivo era una stanga meravigliosa, con caratteristiche uniche che avrei imparato ad apprezzare, in quelle poche ore passate insieme.


Nonostante l’altezza di 1,80 aveva piedi piccoli, come quelli di una Geisha, e molto raffinati, ginocchia appena accennate, per nulla ossute; mani affusolate e dita sottili. I suoi seni straripavano e i capezzoli non chiedevano che di essere ciucciati e morsi, tanta era la libidine che trasmettevano... infine: era una “ragazza”. Doveva avere almeno 20 anni meno di suo marito. Diciamo che era quasi mia coetanea. Insomma, io non credo che, in vita mia avrei avuto mai il coraggio di corteggiare una donna così stupefacente, l’avrei certo ritenuta al di fuori dalla mia portata.


Invece lei era lì e di certo non per caso.


Indossava una sottoveste nera e trasparente, o forse era un baby doll ( non sono pratico ), che terminava deliziosamente proprio sul merletto delle velatissime calze nere, autoreggenti. E sempre neri, sotto le trasparenze si intravvedevano slip e reggiseno, di taglia non inferiore alla 4°! A completare la su sexy eleganza, indossava scarpe color panna, col tacco 10... che la valorizzavano e la rendevano ancor più conturbante. Prima perché ancora più slanciata e imponente e poi perché, non so spiegare, ma lo stridio tra la lingerie nera e le scarpe chiare, la rendevano ammiccante e arrapante come una puttana. Era decisamente “troppa” per me, intimidito da tanto ben di dio. Devo ammettere che ancora una volta il marito tornò utile, anche perché la donna, nonostante tutto era evidentemente un po’ impacciata e magari anche timida.


Fu lui a rompere il ghiaccio e ci sedemmo tutti sul divano. Solo poche chiacchiere e poi mi chiese di alzarmi e mettermi comodo, in pratica mi tolsi i pantaloni. A lei invece, da seduta, già la vestaglietta si era alzata, e si vedeva la carne immacolata delle cosce, fino al blocco elastico costituito dalle mutandine.


Anche il marito si mise in piedi, caccio direttamente il cazzo dai pantaloni e poi mi abbassò le mutande davanti a lei, chiedendole di accarezzarci, se voleva. La bellissima fece un sorriso impacciato ma poi tese le mani per sollecitarci i cazzi. Il mio era barzotto ma grazie al suo tocco divenne presto rigido... ormai tutti e tre ci scioglievamo facilmente.


Mi prese la bramosia di assaggiarla, mi inginocchiai e incominciai a baciare le sue cosce, e sentire il suo odore umido attraverso le mutandine; poi intervenne lui e le tolse l’indumento. ...Le piace molto essere leccata... – disse, e io non chiedevo di meglio. Aveva la figa piccola e stretta, quasi interamente depilata, non era bagnata né colava, ma la trovai umida e profumata appena iniziai a penetrarla con la lingua. Me la godetti, senza più pensare a nulla, fino a sentirla gemere. Lui mi esortava mentre la baciava in bocca, senza toccarla.


...Dai, prendila, è tutta per te.


Ero tuffato su di lei, alzai le braccia e arrivai ai seni, il marito li fece sbordare dal reggipetto, solo per me. Agguantai le zinne morbide e i capezzoli indisponenti, salii per baciare e leccare, scesi di nuovo con la lingua in figa.


Mi sembrava di mangiarla a sazietà, mi veniva offerta senza remore e senza freni. Non avevo mai goduto in quel modo, cioè approfittando del corpo di una donna come fosse una cosa mia, un terreno da coltivare e inseminare, una pietanza eccellente da gustare.


Le misi un dito nel culo, lei se lo prese, arrendevole e disponibile. Il marito disse poi:


...Vieni, diamoglielo un po’ in bocca.


Doveva essere una pratica che lei amava, infatti non ebbe da obbiettare e iniziò subito una pompa delicata, mentre con le dita sottili mi teneva calde le palle. Con l’altra mano stringeva il cazzo di suo marito.


Poco dopo si dedico a spompinare pure lui... poi ci accostammo, credo che lei lo aspettasse, in quel modo riusciva a prendere in bocca entrambi i glandi e buona parte dei nostri pescioni arrapati. Ormai non era più la timida signora di prima, ma si era eccitata di brutto anche lei.


Ero più io che, invece non riuscivo a lasciarmi andare del tutto; devo ammetterlo, era veramente un’esperienza troppo forte, e mi veniva offerta tutta insieme. Comunque, nonostante l’emozione, per fortuna sostenni a lungo l’erezione e questo fu apprezzato.


Il marito si distaccò da noi e, dopo, mi porse un preservativo. Non potevo biasimarli, dopotutto ero un estraneo. Lei si staccò e prese l’iniziativa di voltarsi e poggiarsi con le mani al divano; si mise a 90 gradi, mostrando il suo culo bianco, perfetto, dove il solco del suo buco e la figa erano la sola ombra centrale.


Attese con pazienza che indossassi il profilattico, la vestaglietta alzata e senza mutande, per permettermi di usufruire con comodità della mia preda.

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