Prologo


Cari lettori, appassionati delle mie piccole avventure private, come promesso vi voglio raccontare questa cosa del tutto inaspettata, che mi è capitata proprio pochi giorni fa, alla fine di agosto. Sui Social avevo già un po’ giocato sul fatto che, avendo scelto la stessa località di qualche anno fa, ci siamo ritrovati in una zona del Sud, dove è previsto uno spazio un po’ in disparte dedicato ai nudisti. Avendo già vissuto (e doviziosamente riportato) un’avventura sexy inattesa ma eccitante, proprio grazie a questa opportunità, ero praticamente sicura di imbattermi in un qualcosa di abbastanza “arrapante”, tale da arrecare un po’ di spasso alla mia vita di monotona scribacchina, e tale da interessare e “riscaldare” i genitali dei miei amici, lettrici e lettori.


Ma … or dunque, qualcosa è successo sì, ma in luoghi e situazioni del tutto fuori dalla mia immaginazione, e i poveri nudisti (a parte qualche sorrisetto speranzoso e ammiccante) non c’entrano proprio per niente.


1


Noi amiamo i Villaggi, liberi come in una villetta di campagna ma con tutti i servizi di un albergo ben attrezzato.


Riusciamo ad ottenere sempre dei cottage in zone riservate e spesso panoramiche. Quest’anno abbiamo occupato una bella casetta a pochi metri da un’altra che si è liberata poco dopo ilo nostro arrivo. Essendo fine agosto pensavo che, addirittura, saremmo rimasti del tutto soli in quell’angolo di paradiso…


E invece, il giorno dopo vediamo arrivare una famiglia di veri e propri “watussi”, del nord Italia (quindi bianchi, in cerca di una bella abbronzatura, da esibire fino a novembre). Effettivamente erano tutti molto alti, se pensate che il signor Pier, il capofamiglia di 1,80, era il più “bassino”, con una moglie più alta di lui e due bellissime figliole, teenager, non inferiori al m. 1,85!


Erano tutte belle persone, in forma perfetta, e ci passarono davanti al patio in fila indiana, come una piccola tribù affiatata e felice. Come noi, quella sera scelsero di cenare nel patio e quindi, per forza di cose, ci fu tra di noi quel minimo di contatto, più di cortesia che di reale interesse.


Mio marito ed io, di sottecchi, cercavamo di capire chi fossero i nuovi vicini.


Il ciacolare delle ragazze, affiatate sorelline, si mescolava al più discreto comportamento dei genitori che però, si vedeva, erano rapiti e innamorati di tanta giovanile impetuosità. Insomma, erano persone felici e la loro gioia riscaldava i cuori.


Ma l’allegra comitiva non ci lasciò soli nemmeno il giorno dopo, quando, mentre ci organizzavamo per lasciare la spiaggia, vediamo arrivare i nostri “stambecchi”, che, guarda caso si accampano proprio sotto gli ombrelloni davanti al nostro.


Così, tacitamente, decidemmo di rimanere ancora un po’, giusto per divertirci a osservare l’esuberanza di quelle belle persone.


Mio marito ormai è anziano e ha sempre avuto un debole per i giovani. Io, invece, mi feci più attenta elle loro figure, visto che erano veramente belli da vedere, le ragazze poi: leggiadre come gazzelle.


Come intuii prima, e seppi dopo, avevano l’una 15 e l’altra 17 anni; in quell’età in cui quando escono in tiro, e con un po’ di trucco, nelle loro comitive sembrano delle femmine erotiche e provocanti, mentre a casa, con i loro familiari, ritornano bambine, che litigano o ridono a crepapelle, in quel loro continuo misurarsi, “sfrocoliarsi” e giocare. Fisicamente poi erano un vero schianto, delle modelle ma senza la preoccupazione di mangiare come uccellini, di depilarsi come orsacchiotti, né di fare ore di palestra, visto che l’argento vivo che dimostravano addosso le teneva in perfetta forma. Essendo longilinee, come la mamma, signora 50 enne, e anch’ella in ottima forma, i loro piccoli seni torniti, a malapena coperti dai reggipetti triangolari, risaltavano come appetitose melette. Quello che però attraeva maggiormente l’occhio malizioso, dei maschietti della spiaggia (compreso mio marito, lo sporcaccione) erano i loro culi, alti e sodi, sicuramente duri come la pietra, lavorata dai più valenti scultori della Grecia classica.


Mi lasciai trasportare dalla fantasia e immaginai il futuro di quelle belle attrezzature, così desiderate dai maschi… quelle che i giovani profanano e che i vecchi, in mancanza della forza richiesta e della durezza del cazzo, baciavano, leccavano e mordevano, come una pietanza prelibata.


Da scrittrice porno, pensai a quante volte, quei culi sodi, sarebbero stati infilzati, in futuro, spaccati in due come albicocche rosate; a quanto dolce e arrapante dolore avrebbero conosciuto le due giovani, inconsapevoli, durante le future penetrazioni. Quelle che fidanzati, mariti o semplici scopamici, avrebbero cercato di infliggere allo sfintere, adesso certamente rigido, come una coppia di corde tese e inseparabili.


Dopo risalimmo e lasciando la famiglia a godersi il mare. Ovviamente, quella sera, ci salutammo con più cordialità, come buoni vicini che si godono una gradevole vacanza.


2


Il giorno dopo anche noi scendemmo tardi al mare e facemmo colazione in uno di quei simpatici chioschi sulla spiaggia, dove puoi consumare le cose più semplici e più buone, all’ombra delle tettoie, sotto l’effetto euforico della brezza marina. Nella pace del pomeriggio, poi, ognuno riprese un po’ la sua “strada” per concedersi quel minimo di tranquilla attività, in attesa del prossimo bagno. Fu così che io e il signor Pier ci ritrovammo a pochi metri, a sfruttare l’ombra dei rispettivi ombrelloni. Non volevo “spiarlo” ma mi incuriosì un suo certo armeggiare “guardingo”, un po’ cospiratorio, con cui, visto che le ragazze erano lontane, estrasse un volumetto dal fondo del suo zaino. Lui si accorse e mi sorrise, quasi ingenuamente.



  • Non mi giudichi male signora, - disse Pier – ma con le ragazze sempre intorno non riesco mai a finire uno dei racconti di questo libretto… sa com’è, il titolo è un po’ estremo… si tratta di racconti abbastanza scabrosi. Io non potei che scambiare il sorriso. Ero sinceramente divertita.

  • Io mi chiamo Anna, e… non si preoccupi che non mi scandalizzo, anzi… Potrei sapere come si chiama questo racconto? Anche perché sa, oggi e difficile che qualcuno legge il cartaceo.

  • A no, io amo leggere così ma, soprattutto, la mia compagna è stata categorica: sui computer di casa MAI cose sconce! Quindi, leggo di contrabbando. – sorrise ancora – Questo me lo sono scaricato in ufficio, nel formato libro, si chiama L’Amante Nero, e onestamente è davvero estremo… ma non voglio turbarla, anzi se vuole lo metto via. Questa volta risi di gusto.

  • No, no, caro, non mi turba affatto. E scommetto di sapere anche il nome dell’autore…

  • Ah, ah, non credo, - rispose Pier – forse confonde a causa del titolo, e poi non l’ha scritto un…

  • Un uomo? – lo interruppi – Lo so, l’ha scritto Giovanna, Giovanna Esse, dico bene?

  • Wow – fece lui allibito – lo ha letto anche lei?

  • Certamente … e più volte, pure. Sa per correggere gli errori.

  • Non ho capito bene… - disse lui confuso.

  • Che c’è da capire? Diamoci del tu, Pier, ok? Lo sai tenere un segreto? Lo vidi un po’ sorpreso, da buon nordista schematico non riusciva a tenere testa alla “sveltezza” di pensiero, tipica dei napoletani.

  • Oooh, Pier, - continuai – ci sei? Ah ah, insomma, per una strana combinazione di eventi sembrerebbe che la scrittrice del tuo racconto preferito, sia proprio io! Ma è, e deve restare un segreto, soprattutto niente foto, altrimenti… mi vedrei costretta a… ucciderti! Pier deglutì, lievemente spaventato e allora lo tolsi dalle spine, e gli raccontai un po’ la mia storia e, in pochi minuti, diventammo “amici” di spiaggia.


3


La mattinata era calda ma un bel venticello di terra arrecava un certo sollievo. Sulla banchina del porto la gente si affollava, erano tutti eccitati, soprattutto i ragazzi, per la classica escursione in motonave, che avrebbe portato il gruppo a visitare i posti più belli e inaccessibili della costiera. L’odore della salsedine solleticava i sensi. Poi la barca arrivò e rapidamente si riempì di gitanti. Con i nostri nuovi conoscenti del nord ci eravamo già salutati. Le ragazze non stavano nella pelle, pronte per la loro avventura marinaresca e, con la mamma, salirono in fretta sul barcone di legno, affidandosi ai marinai, nemmeno troppo anziani e dalla pelle abbronzata e virile. Quando tutti furono sciamati e l’imbarcazione staccò le cime per allontanarsi dalla banchina, restammo solo in due a guardarci sbigottiti e sorpresi, io e Pier, al quale sorrisi apertamente.



  • E che fai? Ti perdi l’escursione? – dissi.

  • Purtroppo sì. - rispose, avvicinandosi – Abbiamo un problema con la nostra auto, a Milano, e aspetto qualche telefonata importante per risolverlo. La gita era prenotata, ma io so che la fuori il cellulare spesso non prende.

  • Eh sì, è vero, al sud questo problema lo abbiamo spesso, soprattutto in costiera.

  • Ma tu… come mai non sei andata con tuo marito?

  • Che domande… non si fanno a una signora. Ok, comunque semplicemente non mi andava. Ho le mie cose e preferisco riposare un poco.

  • Posso offriti un caffè? – disse lui gentilmente.

  • No! A quest’ora io qui faccio colazione: brioche e granita di mandorle. o mi offri questo o niente. Ridemmo della battuta e ci accomodammo in un vicino Bar. Dopo le semplici chiacchiere allegre, scoprii che Pier aveva una macchina a noleggio, così invece del pulmino che ci accompagnava dappertutto, accettai un passaggio da lui.

  • Lasciami al villaggio, - dissi – per il momento non me la sento di scendere in spiaggia, magari nel pomeriggio…

  • Beh, sai che ti dico, pure io ero indeciso, rientro e mi rilasso. E’ così fresco tra i pini e gli olivi. Così, raggiungemmo le rispettive casette, il cui patio distava solo pochi metri. Come era naturale il villaggio era vuoto, tranne il chiacchiericcio lontano di qualche inserviente.


Non ci volle molto che cominciammo a parlare e così scoprii molte cose sul signor Pier, anche cose del tutto inaspettate. Tipo quella che Pier amava i racconti erotici e che aveva, a sua volta una fervida fantasia, essendo un grande appassionato del sesso in tutte le sue forme. Mi confessò addirittura il suo debole per il “lato B”, visto che lui stesso, da ragazzo era stato ripetutamente profanato dal suo migliore amico… e che solo dopo i 18 anni aveva iniziato ad avere rapporti tradizionali con le ragazze. Prima non faceva che sognarla la figa, per eccitarsi con gli occhi chiusi, mentre il suo amico bi-sex, di un paio di anni più grande, si sfogava ripetutamente tra le sue natiche disponibili. Ma le sorprese non erano finite!



  • Caspita, - dissi poi, abbastanza sorpresa – eppure sembrate una famiglia a tutti gli effetti, anche più affiata e felice del solito… le ragazze ti adorano... wow!

  • Sì, è vero, lo devo ammettere: è una cosa che mi rende orgoglioso e felice. Ma come ti ho appena detto, Assia è vedova e noi non siamo sposati… almeno, non ancora. Stiamo insieme da 5 anni… io ho cercato di fare un po’ da amico e un po’ da padre alle ragazze. Sai, erano in pieno sviluppo… ma che dire, siamo qui! Stiamo bene.

  • E’ molto bello, - dissi, - comunque si vede che sei proprio una brava persona… Pier abbozzò un sorriso strano, ma poi aggiunse:

  • Beh, certo, ti ringrazio veramente…


Per un po’ restammo in silenzio nella calda mattinata. Lontano il mare carezzava la battigia con le sue ondate, ora lente, ora più aggressive.



  • Per me è il momento di un buon caffè, - dissi, rompendo l’atmosfera ovattata, - che ne dici? Lo faccio anche per te?

  • Wow, come potrei rinunciare a un caffè “di casa”, fatto da una napoletana “verace”.


Mentre rientravo nel bungalow il telefono di Pier squillò, così intanto che preparavo la macchinetta lo sentii parlottare, concitato ma a bassa voce. Quando tornai sul suo terrazzino, che a quell’ora era il più fresco e ventilato, recavo con me dell’acqua gelata e due tazzine fumanti e aromatiche di caffè Kenon, il mio preferito.



  • Buone nuove? - chiesi, ricordandomi della storia del meccanico.

  • Ah, no, non ancora… veramente era mia moglie, insomma Assia…

  • Ah, bene. Tutto a posto? Si staranno divertendo…

  • Beh, sì, pare di sì, ma…

  • Ho lo zucchero in bustine, una va bene?

  • Bene, sì, benissimo… non ci crederai ma Assia era un po’ preoccupata, ansiosa…

  • E come mai? Le è successo qualcosa? Sorrise ma con una certa tensione:

  • No, niente… questa poi: insomma, era preoccupata per te.

  • Per me? O buon dio… e in che senso?

  • Era preoccupata per te… e me, insomma ha visto tuo marito in gita e ha imbastito tutta una pippa su noi due, da soli…

  • Ma questa è matta! – risi di gusto e sinceramente.

  • Mi spiace, lei è molto gelosa di carattere. Mi sono permesso di dire che non sapevo assolutamente dove tu fossi… mi scuserai…

  • Io scuso tutto, ma mi pare davvero assurdo. Praticamente nemmeno ci conosciamo e lei già salta a delle conclusione… insomma, impensabili!


Ma Pier non mi sembrava così rilassato come avrebbe dovuto. Bevemmo il caffè con calma, mentre io già iniziavo a dispormi per scendere in spiaggia e spezzare quell’assurda situazione.



  • So che in molti ti scrivono delle loro avventure erotiche, insomma leggo spesso che parli di confessioni, nella tua rubrica di Posta. Ma sono invenzioni, oppure… ? Non sapevo bene se dargli corda o chiudermi un po’ “a riccio”, non mi piace la gente complicata e, per fortuna, con un marito più anziano che mi lascia totale libertà, invece di essere invogliata all’intrigo, preferisco la tranquillità. Comunque decisi di rispondere chiaramente.

  • Beh, onestamente sono molte le confessioni verosimili che mi arrivano… spesso mi pento di non essermi laureata in psicologia. Forse potrei essere veramente utile, però credo che a loro faccia bene lasciarsi andare con quelle storie, e confessarle. Io non giudico nessuno, anzi, chiedo sempre il permesso di romanzarle e renderle pubbliche. Sono felice, perché ho sempre ricevuto tanta gratitudine per come ho trattato gli argomenti, spesso scabrosi, intimi.


Lunga pausa, poi Pier azzardò:




  • Ti dispiacerebbe molto fare lo stesso con me… come se ti scrivessi intendo…




  • Oddio, non sono neanche “suora”, non ho mai raccolto confessioni dal vivo, credo. Cercai di sdrammatizzare, perché effettivamente Pier sembrava sulle spine e non capivo perché. L’uomo adesso aveva la fronte imperlata. Girò la poltroncina verso di me, per guardarmi negli occhi, che però poi subito abbassò.




  • Assia ha tutte le ragioni per essere gelosa, e molto! Ha dovuto perdonarmi una storia veramente brutta…, - iniziò.




4


Ci siamo conosciuti per motivi di lavoro. Lei già vedova, come hai visto bella donna, elegante e dolce, fu subito chiara sulla sua situazione di mamma di due ragazze ai limiti della sbocciatura come donnine. Andammo subito d’accordo, ci innamorammo ma prima di prendere decisioni affrettate, abbiamo aspettato 2 anni. Quando sono entrato nelle grazie anche delle sue figlie abbiamo deciso per la convivenza. Casa grande con 2 bagni, uno solo per le figliole… insomma, cercai di fare tutto al meglio per non mettere nessuno in imbarazzo. Io, personalmente ero stato uno scapolone fino a 42 anni, quindi di figli nemmeno a parlarne. Invece con le ragazze di Assia il rapporto fu subito meraviglioso. Avevano tanto bisogno di una figura maschile e, grazie al mio carattere gioviale, diventammo molto amici… la più grande, a volte, veniva da me per i consigli più delicati, avendo soggezione della mamma. Quando aveva 16 anni, 2 anni fa, questa confidenza andò oltre. Una sera che ero da solo con loro, la madre era fuori sede per un meeting, lei mi confessò che aveva un problema. Intanto, la più piccola, di 14 anni, era già a letto e dormiva. Il problema era che frequentava un ragazzo (io questo lo sapevo) e il sabato prima, tra loro c’era stato qualcosa di più di semplici baci e carezze. Il ragazzo aveva insistito per ottenere qualcosa di erotico da lei, una prova d’amore, insomma; lei era pure in piena tempesta ormonale e non si trattenne… “Così, ci siamo toccati… e…” mi confessò sottovoce sul divano. Volli fare il “grande” così cercai di confortarla, minimizzando, con le solite frasi di circostanza. Intanto, e purtroppo, l’argomento era caldo… così come il suo corpo da gazzella sotto il pigiamino leggero; e purtroppo mi stava addosso; e purtroppo sentivo il calore delle sue cosce e del suo piccolo seno sodo. Insomma, ero a disagio, col cazzo che risentiva di tanta confidenza. Ero in pantaloncini e feci veramente il contorsionista, per evitare imbarazzo e complicazioni. Ma lei riprese: “Sai io l’avevo già toccato, a volte, nella sala buia del cinema, e anche lui mi ha… insomma, lo sai, mi ha fatto l’orgasmo con le dita… lì.” Friggevo incapace di trovare una soluzione… ma lei non si fermò. “Insomma, io non riesco a dirtelo a parole, mi vergogno troppo… il fatto che mi terrorizza è che lui ha fatto un video di questa cosa. Ora non so che fare, lo amo ma ho anche tanta paura… non mi fido completamente.” Scattai, anche per allontanarmi dal suo corpo. Le dissi che era stata molto sciocca… e anche che, se lo sapeva la madre sarebbero stati veramente guai. “O, Pier, è per questo che te lo dico; nemmeno con papà avrei mai trovato il coraggio. Ho tanta paura… ti posso far vedere? Lui me lo ha mandato, felice (dice) di quel meraviglioso ricordo.” Non attese il mio ok, mi porse il cellulare e rimasi impietrito dalla differenza tra la tenera ragazzina al mio fianco, e la libidinosa fanciulla del filmato. In parole povere si vedeva chiaramente lei che lo stava masturbando, in piedi da qualche parte. La cam passava allegramente dal suo viso eccitato, alla manina che, a scatti, faceva uscire la cappella di quel pene giovane ed eccitato. Poi la sequenza si spezzava e, la seconda parte era ancora più eloquente. Lei di profilo, riconoscibile al 100%, che faceva il pompino, evidentemente ritrosa e inesperta… ma non abbastanza da non fare impietrire il cazzo del giovanotto e, devo ammetterlo, anche il mio. La scena durava pochi minuti ma si concludeva con la soddisfatta sborrata di lui, accolto quasi con sorpresa nella giovane bocca della mia figliastra. I fiotti non finivano mai, la faccia e le labbra ...

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