Questo e' il continuo della serie rossella. Scritto da una mia cara amica. Per commenti o richieste scrivetemi a Cantastoriedal28@gmail.com
Amore e sesso sono due cose differenti, hanno un profumo diverso, fanno palpitare il cuore in due modi opposti. Farfalle nello stomaco, profumo di fiori, la sensazione di morbide carezze sulla pelle nel primo caso; profumo di sudore, fiato corto, le dita che affondano nella pelle nel secondo. In pochi riescono ad ottenere entrambe le cose da una stessa persona, non Rossella che ha potuto forse troppo tardi accorgersi che il profumo del sesso e dell’amore sono differenti. Se si guarda indietro si crede ancora sciocca nel credere di aver amato Alessio, come si può amare una persona dopo pochi istanti? Come si può amare qualcuno con cui si è parlato poco e solo per giocare con la propria pelle, con i propri appetiti, con quei desideri nascosti sotto la coltre da brava ragazza. Prende un grosso respiro, le dita scorrono sul suo stesso sesso coperto dal tessuto in pizzo ormai umido per via di quei movimenti, di quelle carezze che si dedica nell’ufficio chiuso con il timore di essere scoperta. Non ha più smesso da quella volta al telefono, continua a lasciare che le fantasie scorrano sulla sua pelle come le sue mani, come il polpastrello che con un movimento circolare continua a torturare il clitoride in attesa di sentire quel brivido risalire dal basso e invaderla. E’ quasi doloroso quello spasmo, un pizzicotto dal retrogusto di piacere che la porta a scostare il tessuto e a lasciare che siano le dita umide a prendersi la pelle. Una parte di lei vorrebbe sentire ancora una volta quella voce al telefono, vorrebbe sentire il suo respiro contro la cornetta mentre un suo gemito interrompe i suoi ordini. Anche se ora, ad anni di distanza, non sarebbe immobile a lasciare che le dita penetrino nella carne per un suo ordine, a lasciare solamente che la mano tocchi il seno e giochi con i suoi stessi capezzoli turgidi.
-Accarezzati-mormora al nulla, il tono che sa di ordine mentre lo immagina dietro un telefono muto, le gambe ormai spalancate, il corpo reclinato verso la sedia, le dita che si muovono in lei con forza nella speranza di rendere quel bisogno realtà. -Stringi il tuo membro e masturbati mentre mi pensi. Mi vedi? Mi riesci a immaginare?-chiede al nulla eppure quel suo solo pensare che vi sia qualcun altro la porta a...un rumore, riporta la mano sotto al tavolo, sistema la gomma, si siede come può prima di sorridere verso quella porta che ora si apre. Il suo segretario, irritante, gli darà più lavoro da fare, interrompere a metà l’ascesa al piacere è il peggiore dei peccati dopotutto. Lo guarda, lascia che la mano umida ora si sposti sotto al mento mentre lei stessa si appoggia alla scrivania, profuma di lei, profuma di sesso perchè non c’è amore in quello che stava facendo. No, era solo la ricerca spasmodica di un piacere momentaneo, un modo per spezzare la routine, lo stress, per rispondere alla richiesta dell’anima di provare un brivido che fatica ad ottenere in camera da letto. Il suo fidanzato non è mai riuscito ad imparare che a volte non serve fare l’amore, che a volte è bello anche solo essere scopati, assaporare la forza dietro a un cuore muto ma il calore di spinte prive di alcuna dolcezza. Ci aveva provato a spiegarglielo, a spiegargli che a volte le piaceva sentire le sue mani tirarle i capelli, toccarla senza gentilezza, colpirla sino a farle arrossare di piacere quella pelle bianco latte, sentire il suono del suo corpo burroso che si scontra con violenza contro una mano, il suo bacino, il suo stesso membro. Non sembrava capire, lui, troppo relegato all’idea che una donna che si ama non può essere scopata, che ciò che vede di nascosto in video su internet non deve essere replicato per rispetto. Rispetto, fa una smorfia quando ci pensa, se è lei a chiederlo non ha mai compreso perchè dovrebbe essere irrispettoso, perchè dovrebbe essere considerato vile il suo desiderio di sentirlo mentre affonda le dita con forza nei suoi fianchi per attirarla a sè e spingersi in profondità. E’ doloroso, è un pizzicorio che detesta quello che risale dal suo sesso, è desiderio inesplorato, rotto, è un desiderio di concludere ed essere toccato ancora. Parla, il ragazzo, continua a farlo e alla fine le tocca dirgli di sì. Un nuovo colloquio, un nuovo ragazzo che ora entra ma che riesce a riconoscere nonostante gli anni. Alessio. Che sia il destino? Che sia stato uno scherzo? Non lo sa eppure Rossella sorride, lo fa con un fare felino che un tempo non le apparteneva come se gli anni l’avessero portata a spogliarsi di ogni innocenza. -Lasciaci soli-incalza il suo segretario, lo vede uscire, Alessio non ha ancora parlato. Aspetta che la porta si chiuda, inclina il capo verso di lui prima di parlare -Vuoi davvero il colloquio? -è una domanda che lui non sembra aspettarsi, strabuzza gli occhi, è strano ma è lei a condurre il gioco per una volta. -Ti pensavo, sai? Proprio prima ti stavo pensando.-deve essere una sorpresa per lui vederla così, vederla alzarsi per sedersi ora sul bracciolo della sua poltrona.
-Non sono qui per il colloquio.-le dice, lo aveva sospettato, non era mai stato interessato a quel genere di lavoro. -Eri sincera nella lettera?-chiede, lo fa dopo anni, conoscendolo l’avrà letta solo ora. Si volta verso di lui del tutto ora, lo guarda con quello sguardo da gatta dispettosa prima di dire -Ti ho pensato tanto, ma non so se ti amo. Non so se amo anche lui, voglio scoprirlo.-Scoprirlo, come se si potesse scoprirlo con un semplice bacio. Eppure Rossella non è mai cresciuta, ha solo dimostrato la persona che è: egocentrica, tremendamente egoista nei suoi appetiti, egoista nei suoi sentimenti, incapace di discernere davvero l’amore dal desiderio, dal bisogno, dalla paura di rimanere da sola. Esistono tante Rossella al mondo, fin troppe eppure eccola chinarsi su Alessio senza pensare a nient’altro, cercare la sua bocca, cercare la sua lingua con la stessa forza con cui lui l’aveva fatto la prima volta. E come la prima volta lo tocca, ma non con un ginocchio, lascia che sia la sua mano a sfiorargli la patta dei pantaloni. E’ più dolce il suo tocco, ma abbastanza fermo da farle sentire il respiro smorzarsi nella sua bocca, infrangersi contro la sua pelle. -I ruoli si sono invertiti. -gli mormora e prima che Alessio possa rispondere e risvegliarsi dall’intorpedimento di quello che sembra un sogno, Rossella è già scivolata via come quel giorno di fronte a quell’anello. Eppure non è accanto a quell’altro che la ritrova, ma in ginocchio di fronte a sè, le mani che armeggiano per liberare il suo membro, la bocca che sospira sopra la pelle che si gonfia ad ogni carezza della mano prima che la sua bocca lo colga. Riesce vederlo Rossella trasalire, gettare appena il capo all’indietro mentre la sua bocca ne coglie di più, di più, sempre di più. Si chiede a volte perchè non voleva farne, è dolce sentire la carne irrigidirsi nella sua bocca, le dà un senso di potere che la fa fremere mentre succhia, mentre cerca di sentire i fremiti del suo corpo. Lo lascia ora, lo libera dal calore delle sue labbra solo per poterne leccare l’asta, per poter sentire ogni frammento di pelle prima di coglierlo ancora, succhiare ancora, sentirlo ancora premere dentro quella cavità che non riesce a sembrare sazia. E Alessio lo vede che in lei qualcosa è cambiato, che il suo sguardo ha un qualcosa di animalesco ora, che lo vuole, ma non come prima. Freme ancora lui, geme, lascia che una mano la afferri per i capelli stringendo con forza e gli sembra quasi di vedere un sorriso nonostante la bocca piena, nonostante quel suo continuare a succhiare. Il profumo del sesso, direbbe lei, quanto le era mancato.