l camion non lo vide proprio. Salì con le ruote posteriori sul cofano della macchina. Non vi fu rumore particolare, solo il raschiare delle lamiere contro le ruote. Si sentì trascinare via da una forza estranea all'interno dell'abitacolo, poi come tutto ebbe inizio, tutto finì. La macchina davanti rovinata ed il camion fermo a lato. A quell'ora e in quella zona industriale nessuno in vista. Scese dalla macchina nervoso ed incazzato. Si affrettò verso lo sportello del camion che in quel momento si stava aprendo. L'autista del mezzo non scese neanche. Lo vide arrivare e lo apostrofò sornione


-Ho visto sai che stavi guardando il telefonino! Ti ha tradito la luce!-


Lui rispose subito piccato, ma punto sul vivo -Certo, mi è arrivato un messaggio ed il telefonino si è acceso sul cruscotto! Lei piuttosto mi spiega perché in rotonda non mi ha dato la precedenza?-


-Semplicemente non ti ho visto. Sai è da ore che guido. Dovevo fermarmi a riposare in questa zona perché tra poche ore debbo scaricare in una ditta qui intorno- disse il camionista mentre lo squadrava da cima a fondo.


Si sentì pesantemente osservato e per qualche secondo pensò a cosa dire. Poi riprese il controllo e si portò sotto il camionista. Era di mezza età, pelato e cicciotto. Si vedeva che gli piaceva mangiare. -Penso che dovremo fare un'amichevole. Ha i fogli per lo scarico all'assicurazione? Io non li ho con me-


Il guidatore si grattò la pelata poi disse -Ma si, penso di avere i fogli qui in cabina. Sali dall'altra parte che li compiliamo- e chiuse rumorosamente lo sportello. 


In un attimo raggiunse agilmente lo sportello di destra, lo apri con uno scatto e poi salì in cabina scalando il predellino. Richiuse con uno scatto secco. Quando si girò, vide il cicciotto con in mano il cazzo che menava a più non posso guardandolo con fare concupiscente. -Vieni a succhiarmelo dai... lo so che ti piace... leccamelo e fammelo indurire di più...!!!-


-Ma te sei scemo...!!- disse e fece per girarsi con la maniglia apri-porte in mano, solo per accorgersi che non si apriva. Provò più volte ma inutilmente. Una pesante mano lo prese per il coppino e lo fece rigirare.


-Ora non mi scappi più... io ho naso per queste cose...!!! Succhiamelo che voglio venirti in bocca!-


_Ma lei è scemo! Apra subito questo camion o la denunc.. - uno schiaffo feroce lo fece rigirare dall'altra parte. Fece per girarsi col collo verso l'aggressore, ma un altro schiaffo lo colpì. Poi un altro. Poi un altro ancora. -Imbecille di un frocetto, non hai capito che da qui te ne andrai solo dopo avermelo leccato sino alla fine?-


Capì allora di non avere più scampo. Iniziò a dimenarsi furente, ma il tizio continuava a tempestarlo di colpi, schiaffi e gomitate. Sfinito e con il sapore del sangue in bocca si lasciò andare contro lo schienale passeggero. E in quel momento la mano ferrea lo riprese e lo portò con tutto il corpo verso il basso ventre dell'altro. Il suo viso si ritrovò davanti al cazzo del violento -Prendilo in mano e fagli una sega. Ma sii dolce, perché ogni attimo di dolore ti sarà restituito con gli interessi.- E per riaffermare la sua prepotenza gli mollò subito uno schiaffo bruciante sulla schiena.


Non restava che assecondarlo e cercare di liberarsi il prima possibile. Allungò timidamente la mano verso il pisello davanti a lui e proprio un attimo prima di afferrarlo, qualcosa di freddo gli si appoggiò sul collo.


-Sai, non è che non mi fido di te, so che ti piace l'idea di accarezzarlo e di succhiarlo, ma siccome tengo molto a lui, se lo mordi o mi provochi dolore io ti taglio la gola di netto.-


Un coltello! Bastardo. E adesso? Come uscire da una situazione simile? E come faceva a sapere che ogni tanto si era segato pensando di succhiare un uccello di uno sconosciuto? 


-Sai, l'ho capito mentre ti ho visto arrivare verso il camion...- disse il pelato come se lo avesse letto nel pensiero -Non ti preoccupare. E' da tanto che sono in astinenza, me lo agiti un poco, gli dai un colpetto di lingua e vedrai che vengo in un attimo. Poi firmiamo i fogli e ce ne andiamo ognuno per la propria strada. Da buoni amici. Dai, non mi costringere ancora a picchiarti. Mi piace di più l'idea che tu collabori; è molto più eccitante non credi? Su fai il bravo- La voce divenne rassicurante e calda. 


Ora si sentiva si in trappola, ma la cosa si stava facendo eccitante. 


-Ad una condizione però... quando sei venuto finisce tutto e ci lasciamo immediatamente!-


-Certo- di nuovo la voce suadente -te lo garantisco.


Ora poteva dare sfogo a quello che parecchie volte lo aveva perseguitato. Il sogno di maneggiare un cazzo non suo. Prese timidamente in pugno l'asta barzotta e piano piano iniziò un movimento dall'alto al basso. La pelle del prepuzio risaliva e nascondeva la cappella gonfia e violacea, per poi ridiscendere lungo l'asta evidenziandola nuovamente. Il cazzo iniziò ad irrigidirsi in modo prepotente. Svettava davanti al suo viso e come un serpente lo richiamava a se. Nei sogni però il puzzo di uccello sudato non esisteva e nemmeno il liquido pre-seminale che sgorgava come una colata di colla. Scivolava sulla mano e come un filamento seguiva il movimento sali scendi. Il puzzo ed il sudore della pancia del camionista stavano ormai scomparendo dai suoi pensieri. Stava ammirando quelle vene sotto la pelle sottile che si indurivano al suo passaggio di mano. Era affascinato e non riusciva più a staccare gli occhi dal pisello. L'ansimare del camionista lo risvegliò dal trance. 


-Sei troppo bravo, continua così che vengo sicuramente- disse il camionista eccitato come un bufalo -Anzi, avvicina quella lingua e lavora su quel cazzo che voglio venire...!-


In quel momento non si arrabbiò per le parole del cicciotto. Ora era solo impegnato a guardare ed a servire quel pezzo di carne. Il suo padrone con i suoi odori e le sue parole non esisteva più. Ora davanti a lui un cazzo vero e proprio svettava orgoglioso e voglioso dei suoi tocchi e delle sue carezze. Una mano in quel momento lo distrasse. Lo stava sospingendo con la testa sempre più in basso, fino alla base. Era chiaro quello che voleva il padrone. Ormai non poteva più scappare in nessun modo ed in nessun modo avrebbe voluto scappare da lì. Aprì la bocca e con la lingua si mise a leccare la base, poi, superata la folta foresta di peli che vi si annidava, sollevò la testa seguendo la punta della stessa lingua fino a raggiungere la cappella. Con la mano spostò un uccello che stava diventando sempre più grosso e fece scorrere le labbra lungo i corpi cavernosi fino all'inserzione delle palle. Era fatta. Ora sapeva che cosa poteva eccitarlo fino a mandarlo in visibilio. Risalì con la bocca socchiusa l'asta e raggiunta la cappella iniziò a riempirla di bacetti. Non si azzardava ancora ad imboccarla, ma ebbe poco da attendere. Una mano sulla testa lo spinse con prepotenza ed a quel punto la bocca si aprì ed il mostro tanto temuto lo invase fino in gola. Ebbe un conato per la prepotenza, ma ormai senza freni, iniziò un veloce movimento dall'alto al basso intervallato da leccate esterne all'asta, per poi rituffarsi a bocca aperta. L'ansimare del padrone gli dava il termometro del momento topico. Era ormai rapito ed ora sicuramente non avrebbe voluto sentire il piacere risalire quei corpi cavernosi, voleva che il momento continuasse ancora per molto senza sosta; voleva essere dominato e sentire quella mano che ogni tanto lo spingeva a fondo fermamente non lo infastidiva così come non aveva disgusto per le zaffate improvvise che lo raggiungevano dalle pieghe dello scroto mentre lo maneggiava ormai con consumata capacità. 


-Senza staccarti dal cazzo, togliti i pantaloni che voglio menartelo anche io- disse ansimante l'autista del tir. Cercando di interrompere il meno possibile il movimento della testa, si slacciò i jeans e se li sfilò lentamente. Rimase in calze scarpe e mutande mentre risucchiava la cappella con foga. Poi fu il momento delle mutande e di rimanere nudo sotto. La mano del camionista percorse la schiena e si insinuò nell'inguine con un movimento circolare. -Lo sapevo che eri un frocetto, non sbaglio mai io; sai quanti ne ho sverginati? Tanti. Ho molta esperienza..!!!- E mentre parlava la mano che prima teneva stretta la testa trovò il suo uccello indurito dalla situazione. -Non avresti un cazzo così duro. Ora te lo meno un pochino. Tu continua così a sbocchinarmi che sei un pompinaro nato. Lo sapevi?-


Si, ora lo sapeva, lo sapeva da tempo. Quando guardava i porno cercava sempre quelli con bocche di donna che succhiavano avidamente uccelli affamati. Bocche femminili. Solo quelle lo eccitavano così come ora aveva capito che la sua bocca era molto femminile e come tale voleva arrivare in fondo.


Un dolore improvviso lo irrigidì. No. No. Quello stronzo aveva iniziato a mettere un dito nel suo culo senza preavviso alcuno. Altro che menarglielo. Lo voleva inculare. Ma non poteva smettere di baciare quell'uccello che gli permetteva di dare libero sfogo ai suoi istinti. Si concentrò sul pompino, ma quel dito iniziò ad insinuarsi fino alle nocche. Dopo poco il dito ebbe compagnia e dopo poco ancora un altro dito si aggiunse. “Quello stronzo” pensò dentro di se “si era già preparato a tutto questo. Le dita erano unte e si infilavano e sfilavano dal suo buco senza grosse difficoltà. Pensando di sentire meno male si mise in ginocchio continuando la pompa per facilitare l'inserimento delle dita il meno doloroso possibile. Poi capì quale poteva essere il vero traguardo del camionista: il suo culo. Sollevò a malincuore la testa dalla cappella e con aria di sfida cercò di divincolarsi da quelle dita. Uno schiaffo lo raggiunse di nuovo sul volto e la lama del coltello baluginò davanti ai suoi occhi -Testa di cazzo! Adesso ti metti alla pecorina con la pancia appoggiata allo schienale del sedile e senza fiatare mi lasci fare. Altrimenti...!- Tutti i sottintesi erano stati lasciati apposta in sospeso. Il terrore misto a sudditanza lo prese senza sosta. In quel momento capì che era nelle mani e nelle voglie di quel maiale. Si rigirò lentamente e si posizionò come voleva il suo padrone del momento e con la testa si spinse oltre lo schienale, verso la cuccetta.


Si accorse di due mani dietro che allargavano le sue chiappe, poi qualcosa di viscido si intrufolò ed invase lentamente il buco del sedere. Lo sentì dolorosamente allargarsi al passaggio del bastone di carne che però era stato precedentemente immerso in qualcosa di vischioso; poi il dolore improvviso gli fece capire che la cappella era passata e con lei a valanga entrò tutto il cazzo fino in fondo. Sentì la pancia dell'altro sbattere contro le sue natiche e capì di averlo ormai tutto inesorabilmente dentro. Ma il dolore era svanito. La frenesia di liberarsi di quel corpo estraneo lo fece sospingere verso l'esterno per poi essere respinto verso l'interno ed in poco tempo capì che qualcuno lo stava scopando nel culo e godeva pure a giudicare dal respiro affannoso. Ad ogni colpo -Sei una troietta!- gli diceva la voce dietro -Un cazzo in culo e già stai godendo!- insisteva -Stai anche sculettando!!- e li si accorse che stava veramente sculettando come una cagna in calore -Sodomizzare le puttane come te è la mia missione- continuava il camionista mentre ormai il sedere accoglieva il cazzo come fosse sempre accaduto -Sei una dolce puttana e se continua così questo culo ti vengo dentro!- ansimava il camionista.


Cercando di migliorare l'inserimento del pisello nel sedere, si allungò con le braccia dentro alla scura cuccetta scostando le tendine. Le sue mani toccarono qualcosa di caldo, forte e rilassato. Mentre il camionista continuava la sua inculata, il poveretto tirò improvvisamente le tendine oscuranti e si trovò davanti il corpo di un nero. Doveva essere alto e soprattutto muscoloso. Il pisello era rilassato. Così dormiente era grande come l'uccello in tiro che lo stava trapanando dietro. Questa volta lo rapirono le dimensioni e si chiese quanto avrebbe potuto allungarsi un simile mostro. Tese la mano e lo prese tra il palmo e le dita. Si eccitò. Gli bastava allungare il collo e prendere in bocca quella cappella. Ormai era senza freni e così seguì l'istinto. Quel pompino gli fece dimenticare quello che stava accadendo dietro di lui. Tutto si ovattò mentre sentiva crescergli in bocca quel pezzo di carne. Aveva molte volte pensato a come sarebbe stato avere in bocca un simile orgoglio della natura. Ora lo sapeva e gli piaceva moltissimo e probabilmente avrebbe fatto fatica a non provarne mai più altri. Un gemito gli fece capire che il padrone di quel pisello si stava risvegliando al calore della sua bocca ed una mano corse subito in cerca della testa che lo stava imboccando per costringerla a lavorare di palato e gola. Il suo culo non sentiva più nulla dietro, solo piacere senza dolore e la sua bocca si stava riempiendo di una crescente gioia. Ora sarebbe stato lo schiavo di un re molto esigente e potente. Lo sentì scivolare nella sua gola fino a toccargli le corde e lo sentì bramare di calore e succhi. Gli odori selvaggi di quel corpo erano inebrianti, coinvolgenti. Il pompino iniziò senza sosta la sua opera: quel pezzo di carne aveva voglia di vomitare tutta la sua gioia. Ma prima vomitò tutto il pisello nel suo culo. Pochi colpi con fare deciso ed il suo retto si riempì di un liquido caldo. Il camionista si appoggiò sfinito al corpo intento in un difficoltoso pompino. Il nero disse allora -Sali in cuccetta e piazzati tra le mie gambe e continua a succhiarmelo che mi piace moltissimo- poi guardandolo fisso -Ma da dove spunti troietta? Si è fermato il mio collega a caricarti e si stava divertendo senza di me eh?- sorrise mentre dal basso i suoi occhi incrociarono lo sguardo del nuovo padrone.


-Adesso girati che mentre il tuo culo è ancora bello che aperto ti voglio fare la festa col mio uccellone- disse accompagnando il tutto con gesti esplicativi. Senza fiatare si girò verso il lato della cuccetta vuoto e si mise con il culo rivolto in alto ed il viso sul lenzuolo in attesa della penetrazione. Sentì improvvisamente muoversi qualcosa dietro, poi due mani allargarono nuovamente le natiche ed infine qualcosa di grosso e potente si insinuò nel povero buco. Questa volta senza alcun aiuto. Il dolore fu fortissimo. Temeva di sentire il cuore fermarsi; poi il nero si fermò in attesa di avere un sedere ben formato al suo passaggio; dopo breve il dolce supplizio riniziò lento ed inesorabile. In breve il culo si conformò al passaggio della bestia al punto da provare solo piacere e non più male. Fu una lunga cavalcata che coinvolse i due amanti per molto. Il camionista bianco era nel frattempo salito pure lui in cuccetta e si era posizionato con il cazzo davanti alla bocca della troietta e si era fatto spompinare fino a farlo ritornare ritto. E in quel momento il nero urlò di staccarsi e di girarsi verso di lui che voleva venire nella sua calda bocca di pompinaro. E così accadde. Poche pompate di bocca a novanta gradi e tutta la sborra del mondo si accalcò in quelle labbra che accolsero i succhi senza remore ingurgitando quelli che sembravano litri di caldo brodo bianco. Nel frattempo il culo si era di nuovo riempito del pisello del bianco che voleva nuovamente profanare quei visceri. Questa volta il bocchinaro prese le redini del gioco ed ancora con la bocca piena di tutta la sborra uscita da quel nero pisello, si girò improvvisamente ed accolse quel pisello orfano di buchi. Poche pompate e tutto si riempì nuovamente e venne bevuto senza lasciare gocce di sborra in giro. 


Tutti pensavano di avere finito, ma la notte, ancora lunga, fu utilizzata per continuare ancora i giochi erotici in quel camion, in quella zona industriale.


 



FINE

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