Monica è una ragazza studiosa, seria, la classica secchiona che appena conseguito il diploma di ragioneria, ha subito trovato lavoro presso un commercialista della sua città. E’ fidanzata con un ragazzo conosciuto alle superiori con cui fa coppia fissa da qualche anno, in apparenza sono una coppia felice, anche se semplice.
Non mi era mai neanche mai passato per l’anticamera del cervello il pensiero che potesse diventare una mia schiava fino a che venne a trovarmi una mia cara amica che conosce bene il mio lato dominante. Eravamo seduti in un locale a bere un aperitivo, quando entrarono Monica e il fidanzato che si sedettero proprio di fronte a noi. La mia amica sosteneva(sarà il sesto senso femminile) che le cose non erano come apparivano e la ragazza aveva una natura sottomessa secondo lei dal modo che aveva di porsi e in ogni caso si vedeva che c’era qualche qualche motivo di insoddisfazione. Dopo qualche bicchiere in più arrivò a scommettere che l’avrebbe fatta diventare una mia schiava.
Per qualche tempo mi dimenticai della cosa, come molte delle cavolate che si dicono bevendo un aperitivo fino a che qualche mese mi arrivò una mail di Monica che voleva diventare una mia schiava.
Decisi allora di contattare la mia amica per capire cosa avesse macchinato. Mi disse che aveva chiesto l’amicizia su Facebook a Monica e aveva scoperto che il rapporto con il fidanzato era ormai logoro, in quanto i rapporti con lui non erano sessualmente insoddisfacenti con il fare da bravo ragazzo che aveva, quindi a un certo punto le ha fatto vedere il mio blog, dalla visione del quale fu abbastanza scossa, ma nei giorni successivi disse che l’aveva rivisto da sola e si era masturbata leggendolo, vergognandosene un po’, ma che aveva bisogno di qualcosa di forte per avere un orgasmo che col suo ragazzo non riusciva ad avere.
Non risposi subito alla mail, ma solo dopo qualche giorno e dalla discussione emerse che accettava di diventare una mia schiava, ma che per il momento non se la sentiva di lasciare il suo ragazzo e che almeno all’inizio desiderava esentarsi dalla schiavitù il fine settimana, pensai che comunque la soddisfazione per averla fatta diventare una mia schiava valesse questo sacrificio perlomeno iniziale.
Mi confermò che con il suo ragazzo non riusciva ad avere chissà quali esperienze sessuali e che i loro rapporti sessuali non erano così esaltanti, che il suo sederino era praticamente vergine, era solo capitato che a volte mentre si masturbava, mettesse un dito nel culo.
Le ordinai di chiamarmi padrone e di darmi sempre del lei. Come prima cosa le ordinai di stimolare la fighetta attraverso le setole del pennello del trucco. Per Monica fu un esperienza tremenda, le setole le davano un fastidio tremendo, ma allo stesso tempo la eccitavano bagnandola all’inverosimile creando contemporaneamente uno stato di eccitazione sessuale e fastidio tremendo.
Si dimostrò fin da subito poco disciplinata come schiava, dandomi non sempre del lei e non chiamandomi sempre padrone, finché fui costretto a punirla. Mi vidi costretto ad andarla a trovare dandole cento colpi col retro di una spazzola. Per il suo sederino soffice che non aveva mai subito punizioni fu un dolore tremendo.
Il giorno dopo le ordinai di andare in uno di quei bar frequentati da vecchi bavosi, vestita in modo molto sexy. La scena fu molto divertente: i vecchi commentavano e bestemmiavano sul fisico e l’abbigliamento di Monica con frasi tipo “a questa saprei io cosa fare”, “con questa ci si diverte mi sa”, poi quando è andata via l’hanno salutata. Direi che tutto sommato le è andata bene, ad altre schiave sottoposte a questa prova qualche vecchio ha tentato di dare cinquanta euro per un pompino.
Mi raccontò poi del suo lavoro che si svolgeva presso lo studio di un commercialista, dove si vestiva in modo diverso in base alla giornata in modo sexy in caso di presenza di clienti importanti, ma anche in modo estremamente sportivo quando non sono aperti al pubblico.
Mi raccontò che per il titolare dello studio, avrebbe dovuto vestirsi sempre da troia, la voleva scopare e si vedeva da lontano. Ha sessant’anni ed è un viscido, quando lo studio è a personale ridotto e rimane sola con lui si mostra palesemente attratto. Sarà quello che succederà l’indomani mattina e il copione sarà già scritto. Incuriosito le chiedo se le mette le mani addosso e mi dice che non arrivava a tanto per il momento, ma che quando va nel bagno vicino al suo ufficio, il bavoso va nell’anticamera del bagno e le chiede cosa stia facendo mettendola in sensibile imbarazzo.
Mi riconferma la paura che per l’indomani quando dovrà andare nell’ufficio del viscido del suo capo, allora decido di inferire, le ordino di depilarsi e di andare sempre al lavoro in minigonna, senza mutandine e che ogni tanto casualmente senza dare nell’occhio deve farla vedere, soprattutto in presenza di tutti i colleghi. Dalla sua faccia si vede in modo chiaro il timore e la vergogna, ma da brava schiava decide di obbedire.
L’indomani fu infatti duro per lei come avevo pensato, si chinò diverse volte lavorando e successe che il capo le guardasse la fighetta depilata tra le gambe, il che mi confidò la divertiva parecchio(mostrando come la mia amica avesse capito bene che Monica era una grande cagna), ma la cosa peggiore fu quando Monica dovette andare in bagno. Dopo mezzo minuto in cui era seduta sul water e stava facendo le spinte iniziali, lui arrivò dietro la porta chiedendole cose futili che potevano sicuramente aspettare. Monica provò quindi a parlare mascherando le spinte, finché lui cercò di aprire la porta del bagno spaventandola a morte e chiedendole se si sentiva male, lei rispose che si sentiva bene, ma era in realtà così inibita che non riuscì a liberarsi.
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