Prima di leggere questo capitolo consiglio la lettura dei capitoli precedenti altrimenti si fa fatica a comprenderne la trama.


 


Sono le 7, la veranda delle colazioni è stata aperta da pochi minuti, sono riuscito ad arrivare puntuale, per fortuna il collega che dorme nella mia stanza è in turno con me e mi ha letteralmente buttato giù dal letto.


A quest’ora c’è poca gente, i primi clienti per colazione arrivano verso le 8, ci sono solo quelli che hanno finito la vacanza e partono presto. Vedo arrivare Evelyne. Che strano, non l’ho mai vista così mattiniera.


Non è abbigliata come il solito per andare in spiaggia, indossa degli eleganti pantaloni casual bianchi, scarpe da tennis basse, una blusa chiara maniche corte e si porta dietro un beauty case. Non vedo gli occhi, sono schermati da degli ampi occhiali da sole con montatura bianca, gli splendidi capelli biondi sciolti sulle spalle.


Si siede su uno dei primi tavoli all’ingresso, un ragazzo si avvicina per prendere l’ordinazione, gli sono subito addosso: “non pensarci neppure, penso io alla signora”. Senza fiatare si allontana.


“Il solito come ieri Evelyne?”.


“No, al posto del Thè portami un litro di caffè nero americano, devo guidare e ho dormito poco”.


Si toglie gli occhiali e vedo che ha delle occhiaie appena accennate, ma lei è sempre bellissima.


Gli porto la colazione, quasi non tocca le fette biscottate, ma beve una dietro l’altra tre tazze di caffè senza zucchero.


“Parti? Credevo dovessi partire domani, è successo qualcosa?”.


Alza lo sguardo, i suoi occhi incredibilmente chiari mi perforano: “qualcuno ieri sera mi ha dato parecchio su cui pensare. Ho deciso di anticipare la partenza, non vorrei che Salvo rientrasse all’improvviso e neppure posso rimanere qui con te intorno, sei un pericoloso bastardo ….. in senso buono, ma rimani un pericoloso bastardo”.


“Mi spiace, ho appena iniziato a conoscerti e avrei tanto voluto approfondire l’amicizia”.


“Appunto, è proprio di questo che sto parlando, è meglio di no, credimi”.


“Era bello averti qui, devo dire qualcosa a Salvo quando torna?”.


“Lui ha il telefono di casa mia a Bruxelles e del mio appartamento a Milano, digli che per tutta la settimana sono in redazione a Milano. Mi farebbe piacere se mi telefona, digli che dobbiamo parlare”.


Si alza, prende il beauty sotto braccio e, davanti tutti i clienti che avevano iniziato ad arrivare mi accarezza e mi sfiora la guancia con un bacio: “ciao”, mi dice sottovoce, “conserverò di te un ricordo bellissimo”.


Esce dalla veranda, la seguo con lo sguardo finché entra nella hall dell’albergo, mi giro e vedo che tutti mi guardano, clienti e camerieri, sono tutti allibiti, la dea che mi ha salutato con una carezza e un bacio! Avevo dimenticato l’effetto che provoca Evelyne agli uomini.


Passano un paio di giorni, faccio solo i turni di corvè al mattino e poi il maître mi lascia di riposo, mi serviva proprio, li utilizzo per dormire e lavare le camice. Alfio, un collega anziano, mi presta il suo ferro da stiro e mi insegna a stirarle, è più difficile di quanto pensassi, inizio ad avere un po’ più di comprensione per mia mamma che me le stira sempre perfettamente, le mie sono un disastro. Alfio dice che ci vuole solo pazienza ed esperienza. Che coincidenza, come con le donne, penso.


Salvo rientra tre giorni dopo che Evelyne è partita.


E adesso? Cosa gli dico? Lo incontro in mensa prima del servizio del pranzo, ci abbracciamo: “come va?” chiede, “tutto bene?”.


“Si, grazie, tutto bene, ma dobbiamo parlare un bel po’ noi due”.


“Lo immaginavo, dopo il servizio ci troviamo al bar giù in spiaggia”.


La Sig.ra Luisa non mi dà tregua, vedo che il marito si alza e va nella hall, lo stanno chiamando al telefono. Appena allontanato mi fa un cenno, vuole che mi avvicini al suo tavolo.


“Buongiorno Luisa, desidera qualcosa da bere?”


“No, ma sono due giorni che non ti vedo e ti aspettavo per parlarti, sai, la curiosità è femmina. Come è andata con quella bellissima stangona bionda?”.


Che curiosa, penso, e scommetto anche pettegola.


“Bene, Evelyne è una donna affascinante, siamo andati a bere un drink al Nelson, è stato bello anche perché parla bene l’italiano ed è una donna molto colta, davvero piacevole chiacchierare con lei”.


“Si ma dopo, com’è con una così alta? Tutti i maschietti dell’albergo ci sbavavano dietro, lo sai, e tu, solo un ragazzino, sei riuscito ad avere un appuntamento con lei. Sei incredibile”.


“Non c’è stato un dopo, l’ho riaccompagnata in albergo e me ne sono andato a dormire”.


“Vuoi dire che non ci sei andato a letto insieme?”.


“Magari, sarebbe un sogno, ma lei è troppo per me, non mi considera neppure, e poi è innamorata di Salvo e non vede nessun’altro”.


“Ma come hai fatto a strappargli un appuntamento allora?”.


“Ha combinato tutto Salvo, mi ha chiesto di fargli compagnia la sera dopo che era partito per evitare che rimanesse da sola. Abbiamo chiacchierato molto e ci siamo bevuti due long drink ascoltando della piacevole musica. Era contenta e si è rilassata, è stato piacevole, ma la cosa è finita là”.


“Ho, capito. Ma dimmi, Salvo per te è un buon amico, non è vero?”.


“Si, confermo, è davvero un buon amico”.


Luisa guarda per vedere se il marito ritorna, si guarda intorno, gli altri tavoli si sono già liberati, siamo quasi a fine servizio e parla sottovoce, sono costretto a chinarmi per riuscire a sentirla: “posso chiederti una cosa ….. diciamo intima?”.


“Certo, nessun problema, ormai tra noi non ci sono più segreti”, rispondo sottovoce e sorridendo.


“Come è messo Salvo? Intendo, con quel fisico che si ritrova, se è tutto in proporzione, dovrebbe essere molto interessante”.


Che troia la Sig.ra Luisa! Ripenso alla scopata che avevamo fatto pochi giorni prima ed inizio ad eccitarmi.


“Ho avuto modo di vederlo sotto la doccia a riposo, e garantisco che è ben oltre il proporzionato, molto oltre”.


Mi guarda con gli occhi spalancati e la bocca mezza aperta, lo sguardo è laido, carico di lussuria e voglia, se una così passa attraverso il trombo di Salvo posso solo immaginare fuochi artificiali con botti fortissimi.


“Un’ultima cosa, Salvo fa anche il servizio ai piani?”, e mi fa l’occhiolino.


“E’ uno chef-de-rang, difficile faccia una cosa del genere, ma se glielo chiedo e mi permetti di spiegargliene il motivo, sono sicuro che accetterà con entusiasmo”.


“Vuoi dire che non gli hai ancora detto di noi due?”.


“Assolutamente no”, rispondo mentendo, “certe cose si fanno, ma non si raccontano, ma come pensi di fare con tuo marito intorno?”


“Hooo, non preoccuparti, è al telefono da parecchio tempo e sono più che sicura che dovrà partire per Torino. Una delle solite grane in azienda oppure la solita scopata con quella troia della sua segretaria che ha vent’anni meno di me. Ormai lo conosco”.


Il Sig. Alberto, il marito, ritorna con passo svelto al tavolo, è trafelato e rosso in volto, sembra preoccupato. Mi giro verso il tavolo a fianco per prendere le bottiglie vuote e ascolto ciò che si dicono.


“Scusa Luisa, devo partire immediatamente per Torino, la Guardia di Finanza sta facendo una verifica in azienda. Il Ragioniere mi ha telefonato chiedendomi di rientrare subito perché sembra ci siano delle irregolarità e vogliono parlare col titolare. Vado su in camera a cambiarmi e parto subito. Il caffè lo berrò lungo la strada. Vedo se riesco a rientrare domani, ti telefono, ciao”.


Un veloce bacio sulla guancia e corre verso gli ascensori.


Torno a girarmi verso di lei, mi guarda rassegnata: “ci avrei scommesso, lo conosco così bene”.


“Beh, ma se ci sono problemi in azienda …..”.


“Ma quali problemi, lui è bravissimo nel suo lavoro e l’azienda va a gonfie vele, però gli piacciono tanto le ragazzine. Quando una gliela fa annusare non capisce più niente. Io però non sto certo a guardare passivamente e ogni volta che posso gli restituisco il favore. Allora, puoi chiedere a Salvo se può fare il servizio ai piani oggi stesso?”. Ha gli occhi che brillano, si sta già preparando mentalmente alla cavalcata che l’aspetta.


Salvo sta finendo di preparare la mise-en-place per il servizio della cena, mi avvicino e, facendo finta di aiutarlo gli parlo:


“La Luisa ti vuole scopare, gli ho detto che hai un cazzo spropositato e che trombi per ore senza stancarti. Credo si sia già bagnata in mezzo alle gambe”.


“Cazzo, stai scherzando? E quando?”.


“Adesso, subito, devi fare quello ho fatto io l’altro giorno. Servizio ai piani speciale”.


“Perché no. Una così va martellata a sangue ed è da parecchio che non scopo duro. Mi spiace, ma dovremo posticipare la nostra chiacchierata a stasera, mi organizzi tu il secchiello col ghiaccio e il Mateus Rosé?”.


La Sig.ra Luisa sta uscendo dal ristorante, è una delle ultime, la anticipo all’uscita: “va bene Mateus Rosé ghiacciato?” chiedo e gli passo un foglietto preso dal blocco delle comande su cui avevo scritto qualcosa un attimo prima.


“Si, perfetto …… e grazie”, apre il foglietto, lo legge e sorride. Mi guarda e mi fa l’occhiolino.


Sul foglietto ho scritto “ricordati che il culo l’hai promesso a me. Un bacio”.


Bene, Salvo è andato a divertirsi ed io non ho voglia di scendere in spiaggia, il cielo si è annuvolato e non ne vale la pena. Dopo una bella doccia decido di fare una passeggiata fino al Nelson, vediamo se trovo i fighetti sboroni. Mi metto una semplice t-shirt bianca Fruit of the Loom, un paio di vecchi e logori jeans ai quali ho tagliato i gambali appena sopra il ginocchio, un paio di ciabatte da spiaggia e i Ray-Ban prestati da un ragazzo della mia camera. Mi sento figo. In tasca ho sigarette e 1.000 lire, bastano e avanzano per una coca al Nelson.


Li trovo tutti seduti sotto gli ombrelloni nel plateatico all’esterno. Cazzo, penso, ma questi non fanno altro dalla mattina alla sera? Ogni volta che passo da queste parti li trovo sempre e solo qui seduti a viversi la vita, che palle che deve essere. Ci sono tre ragazzi che conosco, di vista più che altro, e le quattro ragazze presenti la sera quando sono uscito con Evelyne. Mi vedono arrivare, senza indugio prendo una sedia e mi accomodo in mezzo a loro, proprio a fianco di Greta, quella che sembrava essersi scandalizzata della scenetta con Evelyne. Mi guardano in silenzio, fanno finta di niente, ma non mi cacciano. È già un bel passo avanti, penso.


Il primo a reagire è un ragazzone alto e biondo, sorriso simpatico: “ciao, io sono Marco” e mi allunga la mano che stringo.


A seguire anche gli altri due si presentano, Luigi e Matteo, più o meno della mia stessa altezza, capelli corti castani, sembrano fratelli, ma in realtà si assomigliano perché seguono tutti la stessa moda, lo stesso barbiere, le stesse scarpe, la stessa spiaggia, ecc. Credo vadano anche al cesso insieme, però anche loro sembrano simpatici e iniziano volentieri a chiacchierare con me, come se mi conoscessero da sempre.


Mi giro verso Greta. Vedo che è un po’ imbarazzata, è la ragazza che meno di un mese prima mi aveva trattato come una merda e poi si è accorta della scenetta erotica con Evelyne.


“Dov’è la tua ragazza?”, mi chiede, quasi a voler rompere il ghiaccio.


“Non è la mia ragazza, e solo un’amica molto affascinante, è partita l’altro giorno”.


“Però, te le sai scegliere bene le amiche, complimenti, i ragazzi di qui ne parlano ancora, ma non aspettarti che te lo confessino, non è nel loro DNA”.


“Si, credo d’averlo capito, anzi, me lo ha suggerito quella mia amica dell’altra sera, mi ha detto che è tutto solo apparenza”.


“Non hai più quel pesante accento veneto, adesso parli con un accento indefinito, come mai?”


“Non lo so, ma non sei la prima che me lo fa notare, forse è perché assorbo subito lingue e accenti, ho imparato più il tedesco ed il francese in un mese di lavoro qui che in tre anni di scuola”.


Scopro che è piacevole parlare con Greta, è meno stronza di quanto sembri. Non è alta, sembra sul metro e sessanta, ha una folta chioma di capelli ricci ribelli, castano chiaro, che gli arriva sulle spalle, gli occhi marrone, un abbronzato visino minuto ma piuttosto bello, un po’ di acne rivela la sua giovane età, sopracciglia folte e un bel sorriso. Come le amiche è vestita rigorosamente solo con capi alla moda, scarpe incluse, la polo che indossa costa come un mio mese di stipendio.


“Quanti anni hai?” gli chiedo.


“Diciassette, e ho finito il quarto anno di ragioneria, il prossimo anno ho la maturità. Che palle! E tu, quanti anni hai?”.


“Quasi diciannove”, rispondo mentendo, tanto so di dimostrarli tutti.


“E quella tua amica quanti anni aveva? Mi sembrava più vecchia”.


“Qualche anno di più, ma non saprei dirti con esattezza”.


“Mi sono sempre chiesta come fanno le donne più grandi ad uscire con un ragazzo più giovane, non sono un po’ ….. puttane?”


Greta riprende il suo abituale ruolo di stronza, dare della puttana ad Evelyne mi ferisce.


“Evelyne è una donna del nord Europa dove l’emancipazione femminile è avanti anni, rispetto al nostro bigottismo italiano, e da come parli anche al tuo. Loro hanno una mentalità più aperta e libertà nei costumi, anche sessuali, che un giorno ti auguro di raggiungere, altrimenti va a finire che i tuoi unici svaghi saranno il vestire alla moda e lo shopping con i soldi di papà”.


“Scusaaaa, non ti scaldare, non intendevo offenderla”.


“Ok, scusa anche da parte mia, non volevo essere acido, ma mi hai punzecchiato”.


“Ma ti sei reso conto di com’era vestita la tua amica l’altra sera?”, cambia discorso come nulla fosse.


Guardo Greta perplesso, non ne capisco molto di moda e non so dove voglia andare a parare.


“Aveva capi di alta moda bellissimi, solo i pantaloni costeranno cinque milioni, e la camicetta? Un pezzo unico”.


Niente da fare, ho capito che difficilmente si può parlare di cose meno frivole, queste ragazze parlano solo di moda si invidiano l’una con l’altra.


Poi aggiunge: “però mi piacerebbe, un giorno, avere un ragazzo che mi difende così come hai fatto con lei”.


Ha cambiato ancora discorso e ne approfitto: “ti va se una sera usciamo insieme? Magari andiamo a prendere un gelato e ci facciamo una passeggiata in spiaggia”.


Mi aspetto un rifiuto inorridito, invece vedo che butta l’occhio verso Marco, è solo un attimo ma mi rendo conto che deve esserci qualcosa tra loro due.


Abbassa la voce: “perché no, tanto quello stronzo di Marco non mi caga più”.


Guardo l’orologio, è ora di rientrare, fra un’ora devo riprendere il servizio e poi voglio sapere da Salvo come è andata con Luisa.


“Ti va bene domani sera dopo le 22? Ti trovo qui al Nelson?”.


“No, non passare di qua, ti do l’indirizzo di dove abito, è a soli 200 metri più avanti”.


“Va bene, ci vediamo domani sera Greta, ciao”. Chissà se è ancora vergine, penso, finché mi allontano.


Arrivo agli alloggi, ma ancora non vedo rientrare Salvo. Mi faccio la doccia, mi metto in divisa e mi avvio.


Sono quasi le 19 e in mensa abbiamo finito di cenare, il servizio inizia fra mezz’ora, vedo arrivare Salvo, ha la camicia un po’ stropicciata e capisco che non è passato dagli alloggi per cambiarsi, arriva direttamente dalla camera di Luisa. Si siede sulla panca al mio fianco e mi ruba delle patatine fritte dal piatto.


“Mmmmm, che fame, non ho fatto in tempo a scendere. Andiamo a farci una pizza al Cantinone dopo il servizio?”.


“Volentieri” rispondo, breve pausa, mi guarda e scoppia a ridere.


“Quella è una pantera assatanata, mi ha tagliato le gambe, ma l’ho fatta urlare che si sentiva fino in spiaggia. Non so quante volte abbia goduto, ma c’è stato un momento che credevo fosse svenuta. Si è scolata mezza bottiglia di vino ghiacciato per riprendersi, ma ha voluto continuare. A un certo punto si è arresa e mi ha detto: “BASTA! Non ce la faccio più, mi hai spaccata come mai nessuno prima e ho la figa in fiamme. Ho ingoiato così tanta sborra che stasera a cena non riuscirò a mangiare nulla”.


Mi metto a ridere: “cazzo, linguaggio da camionista in bocca ad una signora dell’alta società”.


“Dopo, quando entra in ristorante, guarda come cammina, così capirai come l’ho martellata”.


Luisa entra tardi in ristorante, sono quasi le 21. Testa alta, ma passo molto lento, la pochette stretta sul fianco, sembra quasi barcollare, cammina come fosse brilla. Arriva al tavolo e mi trova che gli sposto la sedia e la faccio accomodare. Ringrazia, vedo che quando si siede fa una lieve smorfia di dolore, mi guarda e sorride radiosa: “avevi ragione, lui è moooolto oltre il proporzionato, è impressionante, mai prima in vita mia ho provato qualcosa del genere. E poi è instancabile, è pazzesco!”


“Sorrido appena, gradisce qualcosa di fresco da bere Luisa?” chiedo.


“Continuiamo col Mateus, e, per piacere, non riesco ad alzarmi per il buffet, mi la porteresti tu un’insalata mista? Stasera non ho molta fame. Condita olio e limone, grazie”. Eseguo.


Sono le 22 passate da pochi minuti e suono al campanello dell’appartamento di Greta. È un piccolo condominio signorile, con un bel giardino con piscina e delle persone sedute intorno. Si vede che è tutta gente con i soldi, nel cortile interno vedo parcheggiate solo auto di lusso. Il controvalore di una sola di quelle auto mi permetterebbe di comprare casa in Veneto. Greta scende, è vestita casual, con una gonna in jeans molto corta, quasi una minigonna, polo Lacoste rosa, scarpe decolté con un tacco abbastanza alto. Sotto la polo si vede chiaramente il reggiseno che tiene su due tette da infarto, non mi ero reso conto, ieri, che avesse un petto così sviluppato.


Ha un fisico snello, gambe tornite abbronzate e polpacci slanciati grazie ai tacchi alti, è decisamente carina e torno a chiedermi se sarà ancora vergine. Speriamo di no, altrimenti è impossibile che la dia ad un semplice cameriere lontano anni luce dal suo livello sociale. Ad ogni buon conto mi sono fatto regalare da Salvo un paio di preservativi, non si sa mai.


Ci avviamo verso la passeggiata per andare in gelateria e cerco di dirigerla nei pressi del Nelson, voglio verificare una cosa.


“No, non passiamo di qua, facciamo la strada interna, è più corta” mi dice Greta.


Come immaginavo, si vergogna farsi vedere dalla sua combriccola in mia compagnia. Intuisco che ha accettato di uscire con me perché spera in una serata diversa e meno noiosa delle solite, ma non vuole che gli altri lo sappiano. Sempre solo tutta apparenza.


“Ma davvero ti è piaciuto il tuo gelato? C’era un casino di liquore, non avrai neppure gustato il sapore della vaniglia”.


“Cara Greta, devi provarlo, è buonissimo. Vaniglia, doppia panna, tripla porzione di Vov zabaione, granella di mandorle. Una vera bontà”.


In realtà io avevo preso quella coppa di gelato anche se non mi piaceva particolarmente, ma qualcuno mi aveva detto che lo zabaione dà una carica di energia eccezionale se poi vuoi scopare. Vediamo se è vero.


Stiamo camminando sulla passeggiata del lungomare, c’è ancora parecchia gente, ma ci stiamo dirigendo verso la fine dove non ci sono più locali e i lampioni per strada sono pochi e fanno poca luce. Solitamente qui non c’è quasi mai nessuno a passeggiare, a parte le coppiette che si vogliono imboscare verso l’ultimo lido della spiaggia, un vero e proprio bordello a cielo aperto. Tengo Greta per mano, quando gliel’ho data l’ha accettata con naturalezza e mi ha sorriso. Oso un po’ di più e gli cingo il fianco col braccio destro, l’avvicino e si appoggia a me, sembra quasi una morosa.


“Dove stiamo andando?” chiede.


“Sto cercando un posto tranquillo per guardare il mare e la luna insieme, ti va?”.


“Ha, va bene, mi stavo un po’ preoccupando perché qui è quasi buio”.


“Sto cercando apposta il buio, ti voglio stringere e baciare”.


“Però, vai di fretta, ci siamo appena conosciuti”.


“Se non vuoi …… torniamo indietro”. Gioco sporco, so benissimo il motivo che l’ha spinta ad uscire con me, ma la voglio provocare.


“No, no, andiamo, mi piace stare insieme a te”.


Imbocchiamo il viottolo che ci porta in spiaggia, ci sono solo 5 file di ombrelloni e, invece della sabbia, sotto i piedi sento ghiaia, nel silenzio ogni passo scricchiola e fa un casino terribile. Arriviamo all’ultima fila e cerco di allontanarmi dal viottolo verso uno degli ultimi lettini, mi accorgo che è già occupato, una coppia che ha avuto la mia stessa idea ci sta dando dentro di brutto, lui sopra la sta montando alla missionaria come se non ci fosse un domani, lei sotto grida e geme come un’ossessa.


Greta strabuzza gli occhi: “ma che cazzo stanno facendo quelli? Lui gli sta facendo del male, senti come grida”.


“A me sembra proprio che quei due stiano scopando alla grande e lei stia godendo. Quelle che senti non sono grida di dolore, ma lei che è vicina ad avere un orgasmo”.


“Ma vuoi scherzare? Qui in spiaggia davanti tutti?”.


“Tutti chi? A parte noi non c’è nessun’altro, è buio e se anche passa qualcuno è solo perché cerca un posto per fare la stessa cosa”.


“Perciò anche tu mi hai portata qui per scopare”.


“Non lo so, io ti ho portata qui per stare tranquilli e limonare un po’, poi, da cosa nasce cosa e se vuoi andare oltre …… decidi tu fin dove vuoi spingerti”.


Per un attimo ho creduto che mi dicesse di voler tornare indietro: “ok, ma ci fermiamo solo mezz’ora e non fare scherzi”.


Ci stendiamo su un lettino nella zona che mi sembra la più appartata di tutte, una debole luce arriva da un lontano lampione sulla strada, ma la luna piena fa decisamente più luce e riesco a vederla bene in volto. La bacio, è un lieve bacio solo sulle labbra, lei rimane ferma, trema un po’, sembra quasi spaventata. Insisto con un altro bacio, ma stavolta con la punta della lingua gli bagno le labbra, le schiude leggermente ed insisto, piano piano la mia lingua si insinua dentro la sua bocca che ha ormai aperto per metà, sento la sua lingua, timida, resta ferma e allora passo ad un bacio vero, profondo, mi incollo con decisione e lei ricambia, sembrava non aspettasse altro. Le lingue si cercano e si aggrovigliano insieme, sento che è parecchio inesperta, ma mi segue ed impara velocemente.


La mia mano cerca il suo seno, è sodo, grande, mi viene voglia di succhiargli il capezzolo che sento duro e dritto, cerco di sfilare una tetta dal reggiseno, ma lei mi ferma: “cosa stai facendo?”.


“Faccio quello che anche tu vuoi da quando hai accettato di uscire con me, non puoi negarlo, lo sento dal tuo odore”.


“Odore? quale odore?”.


“Odore di sesso, odore di voglia, se ti tocchi la figa scommetto che sei già un lago, lo annuso da qui”.


“Sei un porco, non è vero niente”.


“Dimmi un po’, per caso sei ancora vergine? No perché in quel caso io non ti tocco e ti riaccompagno subito a casa”.


Mi guarda, sembra stia cercando le parole, balbetta e poi sottovoce: “Marco mi ha sverginato due mesi fa, ma mi ha fatto un male della Madonna e non mi è piaciuto per niente”.


“So che si sente male la prima volta, ma che non ti sia piaciuto per niente, mi sembra strano”.


“È stato brusco, sembrava un invasato, e …… veloce. Mi ha sverginata ed è finito tutto in un paio di minuti, lui ha goduto subito, si è tirato sù i pantaloni, mi ha dato un bacio e se ne è andato via. Io sono rimasta come una cretina sul letto con la figa che bruciava e piena di sangue”.


“Da allora lo hai più rifatto?”.


“Si, la settimana dopo Marco mi ha chiesto se mi era piaciuto e che voleva rifarlo. Gli ho detto che mi aveva fatto male, ma mi ha risposto che la prima volta è sempre così e che le volte successive sarebbe stato solo piacere. Gli ho creduto e l’abbiamo rifatto”.


“Ed è andata meglio?”.


“Proprio no, mi ha fatto meno male, ma mi ha penetrato come una furia ed era tutto sopra di me, mi schiacciava col suo peso. Dopo poco è uscito e mi ha fatto vedere il preservativo pieno di sperma, lui sembrava contento, io invece non lo ero affatto. Tutte le mie amiche dicono che scopare è bellissimo, non lo so, io l’ho fatto due volte e non mi è piaciuto”.


“Ti fidi un po’ di me? Vorrei che ti rilassassi, scoprirai che probabilmente le tue amiche hanno ragione”.


Non gli lascio il tempo di rispondere e la bacio delicatamente, riprendo a palpargli un seno ed infilo la mano sotto la polo, scosto il bordo superiore del reggiseno e arrivo a tormentargli il capezzolo. Cerco d’essere il più delicato possibile. Gli alzo il busto e sfilo la polo, mi incollo ancora alle sue labbra, passo a baciare il collo e con le mani vado a cercare il fermaglio del reggiseno, lo tolgo e le sue meravigliose tette saettano fuori, sono grosse, belle, sode e mi ci attacco subito con la bocca. Greta ha un sussulto, geme sommessa ad occhi chiusi, mi mette le mani sulla nuca e mi stringe contro il suo seno, io palpo a piene mani, succhio e lecco come un matto. Che tette spettacolari!


La faccio stendere sul lettino e con la lingua scendo fino all’ombelico, indugio un po’ fintanto la mia mano arriva ad accarezzare l’interno delle sue cosce e lentamente sale, arriva a sfiorare le mutandine, istintivamente Greta stringe e chiude le gambe.


“Rilassati e goditi questo momento”, gli dico sottovoce.


Riapre le gambe, arrivo a toccargli la vagina da sopra le mutandine, sono completamente bagnate, passo un dito lungo tutto lo spacco della vulva fino ad arrivare a toccare il clitoride che struscio appena, subito la sento contorcersi in un violento orgasmo.


“Haaaaaa, siiiiiii, che bellooooo”. Ha goduto solo a sentirsi sfiorare la figa!


Non gli do il tempo di riprendersi, sollevo la minigonna sotto il sedere e gli sfilo le mutandine, lei sembra non capire più niente e mi lascia fare, gli allargo le gambe e mi tuffo in mezzo alla folta e riccia peluria della vagina. È molto odorosa, deve essersi fatta un bidet frettolosamente oppure è il suo odore naturale, poi il naso arriva vicino lo sfintere del culetto e capisco che si è decisamente lavata male.


Lecco avidamente la vagina, infilo in fondo la lingua a raccogliere i suoi umori, sono buoni, il gusto è inebriante, arrivo al clitoride e lo tormento, lo stringo tra le labbra e continuo a leccare intorno.  


"Hoooooo, non …. non credevo, che belloooo, haaaaaa, siiiiiii, continua ti prego"


"E' la prima volta che fai sesso orale?" gli chiedo.


"Si, Marco non l'ha mai fatto. Mi sono masturbata tantissimo, ma questo è mille volte meglio, è incredibile".


"Ok, rilassati allora, voglio farti godere con la lingua e voglio che tu mi venga in bocca, non trattenerti".


Riprendo il mio lavoro, vado profondo e contemporaneamente gli tormento il clitoride col dito, ci mette poco, i suoi gemiti sono più forti, ansima, respira veloce e finalmente esplode. La blocco incrociando le braccia sopra il suo bacino, trema e ha dei violenti spasmi, cerca di inarcare il bacino ma lo tengo bloccato, sento un urlo: "haaaaaaaaa, siiiiiiiii, cazzzo, hoooooo".


Continuo a leccare come un forsennato e lei cerca di allontanarmi, mi riempie la bocca, allora mi stacco e vado a baciarla: "assapora il gusto della tua figa" gli dico e mi incollo in un profondo bacio. È inebetita, non capisce bene cosa stia facendo, le lingue si incrociano, sente un sapore strano, si stacca di colpo: "ma cos'è?".


"Sei tu, questo è il sapore della tua figa, il gusto del sesso, un succo afrodisiaco".


"Che schifoooo, porco", si gira e sputa, ripulendosi la bocca col palmo della mano".


"Ti è piaciuto il servizio?"


"Sei un porco, ma mi hai fatto morire, ho goduto come una matta, non ho mai avuto un orgasmo così esagerato, pazzesco".


"Ok, allora adesso tocca a te".


"E cosa dovrei fare?".


"Scambiamoci di posto" gli dico e mi calo pantaloni e mutande. "Prendilo in bocca, succhialo e fammelo diventare duro".


"Non l'ho mai fatto" mi dice guardandomi quasi spaventata.


"Tranquilla, vedrai che impari in fretta, usa la bocca, la lingua e le labbra. Tieni lontano i denti e ascolta i miei gemiti, ti guideranno ".


"Madonna Santa! Ma è troppo grande, come faccio? Quello di Marco è la metà!".


"Grande il mio? No guarda, io sono normale, forse appena un po' di più, è probabile che sia Marco quello mini dotato. Ti auguro un giorno di trovare davvero un superdotato, allora sì che avrai ragione a spaventarti".


Non sembra molto convinta, ma si butta a bocca aperta sul glande, sento subito i suoi denti e glielo dico, la spingo sulla nuca e riesco a infilarlo per metà, non insisto perché vedo che fa fatica a coordinare il respiro, gli prendo la mano e la guido a segarmi con la cappella in bocca, è sicuramente il suo primo pompino, ma sta imparando.


"Finché sei con la bocca sulla cappella, usa la lingua, falla roteare e lecca per bene".


Esegue diligentemente e contemporaneamente mi sega, credo diventerà una professionista del pompino molto velocemente. Deve solo trovare la cavia giusta, ma non credo avrà problemi.


"Vuoi provare a scopare adesso? Io sono pronto".


"Si, lo voglio, ma ho un po' paura, il tuo cazzo è molto grosso e lungo".


"Ok, facciamo così, siccome non ti piace il peso sopra, io resto disteso e tu mi cavalchi, così sarai tu a dirigere il ritmo e la profondità della penetrazione, vedrai che non sentirai male. Aspetta solo un attimo che mi metto il preservativo".


Greta sembra convinta, si alza in piedi e arrotola completamente in vita la minigonna di jeans, io da disteso mi godo la scena, è molto eccitante e un poco volgare. Vedo chiaramente la sua vagina ricoperta da una foresta di peli scuri, si siede sulla mia pancia e inizia a strusciarsi sopra l'asta, mugola, sospira, si adagia sopra di me e spinge in giù, cerca di penetrarsi, finalmente il glande trova l'ingresso e la sento spingere, io sto fermo, la lascio fare, appoggia i palmi sul mio torace e rialza il busto, ha gli occhi chiusi e sospira piano. Continua a scendere, la sento strettissima e vedo una smorfia di dolore, ma ormai sono dentro per metà, do un leggero colpo di reni ed entra quasi tutto.


"Dioooooo, haaaaaa, che grosso, mi riempie tutta".


"Ok, adesso vai su e giù, cavalcami col ritmo che preferisci ".


Inizia a muoversi piano, vedo ancora una smorfia di dolore, ma non si ferma, il ritmo aumenta e aumentano i suoi gemiti, la vagina è allagata e, pur se ancora molto stretta, il cazzo scivola dentro senza resistenza alcuna. Ormai mi cavalca con convinzione e si coordina bene, la prendo per i fianchi e l'alzo un po', inizio io a pomparla velocemente e fino in fondo. Greta sembra impazzita, grida e geme in modo scomposto, per fortuna intorno non sembra esserci nessuno. Sento che ha un orgasmo, ma non mi fermo e continuo a stantuffare senza sosta, non gli do tregua, ho un ritmo forsennato, un altro orgasmo e si getta sul mio petto, capisco che non ne può più, ma io imperterrito continuo, voglio che si ricordi a lungo questa scopata.


"Non ce la faccio più, mi stai distruggendo, mi fanno male le gambe e mi brucia la figa, basta ti prego…...oooooohh, ancora, vengo ancora, siiiiiii, eccomi, haaaaaa, Dio che bello".


Finalmente esco da lei, mi rialzo, lei si gira e si butta di peso sul lettino, sembra sfinita. Mi appoggio con il ginocchio sul bordo del lettino, sfilo il preservativo e mi metto a segarmi sopra la sua faccia.


"Cosa stai facendo?", chiede.


"Adesso tocca a me venire, lo faccio sopra le tue bellissime tette, dai aiutami, prendilo in mano e segami", gli dico.


La sua mano destra avvolge l'asta e inizia un convinto su e giù, ha la bocca aperta per lo sforzo, vengo di colpo, a vederla così non resisto e dirigo subito il cazzo dentro la sua bocca, il primo fiotto gli imbratta la guancia, ma il secondo va dritto in gola, con una mano sulla nuca gli alzo la testa e con l'altra tengo fermo il cazzo e glielo spingo dentro tra i denti prima che la chiuda. La tengo ferma e lei cerca di spingermi via, scalcia, mi dà pugni, ma non mollo finché non ho finito di svuotarmi.


Lo tolgo perché sembra gli manchi il fiato e inizia a stringere i denti, si gira sul fianco e sputa come una pazza: "porco, porco, porco maledetto, mi hai fatto ingoiare un casino di sborra. Sei uno stronzo, che schifooooo".


"Ecco, adesso sei battezzata e quasi completa, hai sperimentato cos'è una scopata fatta bene, ingoio di sborra incluso. Ti manca solo farti sverginare il culo e poi sei del tutto completa".


Greta non smette di sputare, si raschia la gola e sputa: "sei uno stronzo, un porco, portami a casa!"


Ci rivestiamo e lei mi anticipa sul viottolo verso la strada, non smette di insultarmi ed inveire, al che mi incazzo. La prendo per un braccio e la fermo, mi guarda dritta negli occhi in segno di sfida: "senti un po' bella, sei tu che hai voluto scopare, io ti ho dato la libertà di fare quello che volevi e, se non ho contato male, hai avuto cinque orgasmi, ti sfido in futuro a trovare un uomo che riesca a fare altrettanto, sicuramente non sarà nessuno dei tuoi amici fighetti. L'ingoio fa parte delle normali pratiche sessuali, anche se mi rendo conto che a molte donne non piace, ma era giusto che lo provassi così in futuro saprai come comportarti."


Si calma e abbassa lo sguardo: "accompagnami a casa, ti prego".


Facciamo quasi tutta la strada in silenzio, 200 metri prima di casa si ferma e mi guarda: "tutto sommato sono stata bene, non ho esperienza, ma credo che questa scopata me la ricorderò per sempre, però è stata la prima con te e anche l'ultima. Lo capisci vero che una del mio rango non si può mettere con uno che fa il cameriere, ho voluto provare perché ti avevo visto con quella stangona bionda, adesso ho capito, ma la cosa finisce qui".


Deve aver elaborato tutto questo discorso durante il ritorno, mi scarica e cerca al contempo di umiliarmi. Non ci sto e rispondo cattivo: "hooo, non preoccuparti, devi sapere che ho iniziato un mese fa, quando ci siamo incontrati la prima volta, a meditare su come fartela pagare. Ho pensato che la cosa migliore era fare in modo di farti scopare con me, una fighetta dell'alta borghesia con un volgare cameriere veneto. Ho ottenuto il mio scopo e mi reputo soddisfatto, anche se, per la verità, non sei stata un gran scopata, la stangona bionda è mille volte meglio".


Ha gli occhi inviperiti, è rossa in faccia, balbetta, cerca le parole per rispondermi, ma non gliene lascio il tempo, mi giro e mi allontano. La sento urlare: "stronzoooo", vedo la gente che si volta, qualcuno mi guarda. Una banale lite tra fidanzatini, penseranno. È mezzanotte passata, cammino soddisfatto, credo d'avere un sorriso ebete stampato in faccia, passo davanti il Nelson e vedo i fighetti in piedi davanti l'ingresso che stanno fumando, c'è anche Marco: "ciao ragazzi, come va?".


Risponde Luigi: "al solito, e tu dove sei stato?".


"Sono andato giù in fondo al molo, con una ragazza, devo dire una gran bella scopata, non finiva più di godere, l'ho appena riaccompagnata a casa".


Li vedo ridere a crepapelle, sono curiosi. Marco chiede: "ma chi era questa troia?".


"Greta, e chi altri sennò, te la sei scopata anche tu".


Non ridono più, mi guardano allibiti. Mi giro e me ne vado, domani sono di nuovo in turno per le colazioni.


Continua

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Categorie: Prime Esperienze Etero