Suo marito era disoccupato da ormai sei mesi, fino a che aveva avuto il lavoro le cose erano andate diversamente, non che fosse mai stato un tipo romantico, ma qualche attenzione l'aveva. Adesso niente, voleva solo scopare, sempre scopare, lei usciva di casa con lui nel letto con il membro già ritto di prima mattina, sapeva che la spiava mentre si vestiva, che controllava che mutandine indossava, quando metteva i collant vedeva il suo cazzo diventare sempre più duro e a volte fare capolino fra le lenzuola. Non che la infastidissero quegli sguardi e quelle erezioni, ma avrebbe voluto anche qualche carezza e qualche parola dolce. Ogni tanto comunque se lo vedeva particolarmente eccitato glielo prendeva in mano e lo stringeva forte, oppure glielo segava un poco piano, a volte arrivava a leccargli la cappella e prenderlo un poco in bocca. Aveva un sapore forte il cazzo di suo marito, forse quella notte si era fatto una sega come al solito gurdando qualche porno. Poi lo lasciava così con il cazzo duro e andava a lavorare. A volte lui faceva in tempo a infilarle una mano fra le cosce, a volte le infilava un dito dentro. In quei casi andava al lavoro con il sapore del membro di suo marito in bocca e le mutandine umide, era una piacevole tortura. Lasciava ogni mattina le sue mutandine sporche in bagno in bellavista, sapeva che lui le avrebbe prese annusate e leccate e poi le avrebbe avvicinate alla cappella dura. Spesso la sera tornando e trovandole in un posto diverso da dove le aveva lasciate, le scopriva umide di sperma e allora la assaggiava con la punta della lingua. Non aveva mai amato il sapore dello sperma, ma quello di suo marito era buono e la eccitava. Tornava a casa dopo ore di scuola media, e dopo un lungo viaggio in metropolitana stanca e aveva solo voglia di mangiare qualcosa e di riposare un po', il turbamento della mattina, era una cosa lontana. Ma il marito spesso l'aspettava sul divano, il membro barzotto sotto i pantaloni, fingeva di ignorarlo mettendo a posto i piatti. Ma poi lo sentiva avvicinarsi di soppiatto una mano che le alzava la gonna, poi le abbassava le mutandine. Se erano umide lui iniziava ad insultarla, "troia chi te le ha fatte bagnare?Qualche collega?Fai la porca a scuola vero? Muovi questo culo per fare tirare il cazzo a tutti..." Quando era di cattivo umore la scopava più a fondo con più rabbia, lei fingeva di essere scocciata, ma le piaceva quel membro grosso che la riempieva tutta, in cucina con le mutandine abbassate alle ginocchia. Quando era soddisfatto toglieva il membro ancora palpitante e lei sentiva un fiotto di sperma bollente sulle natiche o sulle cosce. A volte non si accontetava di venirle sul culo e estrando il membro la girava con un colpo secco e la faceva inginocchare davanti al suo cazzo duro. Allora lei glielo prendeva in mano e iniziava a segarlo prima piano e poi forte, spesso lui le stringeva forte i capelli e la nuca e spingeva il suo membro imbizzarrito nella sua bocca, o meglio nella sua gola. Le sembrava di soffocare, toccava le sue palle con la punta della lingua. ma la mano di lui non mollava la presa. Si sentiva soffocare ma anche riempire di piacere, come gli schizzi che improssivi le riempivano la bocca e le colavano in gola, allora spesso con una mano si accarezzava il clitoride o infilava un dito dentro per godere insieme a lui. Altre volte lei gli leccava lentamente la cappella e lui veniva improvvisamente innondandole la faccia e le tette di quella sperma, sempre tanta anche se si faceva continuamente delle seghe e la scopava tutti i giorni.
A volte la sera lei si metteva delle mutandine molto eccitanti e girava per casa facendo finta di avere delle cose da fare, sapeva che era pericoloso farlo, ma forse per questo a volte le andava. Sapeva che se lo eccitava troppo, e se lui aveva bevuto un po' non le bastava prenderla come faceva tutti i giorni, voleva di più, Iniziava a schiaffeggiarle le natiche, prima piano, come degli innocenti buffetti, poi con dei colpi più decisi che lasciavano le impronta rosse delle dita sulla pelle, poi come tutti i padroni dopo il bastone usava la carota, le leccava le natiche arrossate, e nel mentre le spostava le mutandine. Iniziava a leccarle il clitoride, a massaggiarlo con la lingua e poi le labbra, le apriva con la punta della lingua e poi con le dita. Lei nel mentre gli slacciava i pantaloni e gli prendeva il membro in mano, già barzotto, e iniziava a segarglielo piano inumidendosi la mano con la saliva. Lui non mollava il clitoride con la lingua ed ad un certo punto infilava due dita dentro. In quel momento lei sentiva un piacere fulminante e stringeva forte la sua cappella. Lui non smetteva fino a che lei non era venuta, a volte squirtava sulle sue dita, e solo allora la metteva a pecorina e le infilava la cappella dentro. Quelle sere lui era insaziabile, dopo avergli aperto la figa, passava al culo, e con quella cappella grossa e dura era un piacere ma anche un dolore.
Lei sapeva di essere la vittima di quel gioco perverso, ma anche il carnefice, era lei che mandava avanti la baracca ed era lei in fondo a tirare le fila del gioco, per lei ormai suo marito era uno stallone da monta. Saperva che più lo eccitava più lui sarebbe stato brutale nel prenderla, lo calcolava con precisone sempre maggiore, e con sempre più intenzionalità, poi scoprì un altro gioco, ancora più eccitante.
A scuola era arrivato da poco un nuovo professore di educazione fisica, molto giovane, biondo molto muscoloso. Non era il tipo di ragazzo che l'avessero ma incuriosita fino ad allora, ma il suo comportamento timido, che contrastava con quel fisico aggressivo non la lasciarono indifferente. E neanche lui sembrava indifferente, sentiva i suoi sguardi densi quando passava in corridoio, sulle gambe, sulle cosce e sulle natiche. Erano sguardi maliziosi, ma non brutali come quelli del marito, erano più timidi e le facevano un misto di eccitazione e tenerezza. Iniziò ogni giorno a provocarlo, un giorno erano soli nel corridoio e lei fece cadere apposta un libro nel raccoglierlo si chinò in modo da far vedere il bordo delle mutandine, andando via vide con la coda dell'occhio un rigonfiamento dei pantaloni di lui che non osò però dire una parola e scoperto arrossì. Si vestiva sempre più provocante, tirò fuori le mutandine più sexy che aveva e ne coprò delle nuove, anche se questo gioco aveva i suoi inconvenienti a casa. Il marito vedendola sempre più sexy la costingeva a continui rapporti, anche la mattina prima del lavoro, spesso prendeva la metropolitana di corsa con lo sperma del marito che le colava dentro i collant. Era un piacevole supplizio, ma intanto con il professore di ginnastica non vedeva nessun progresso. Faceva un giro più lungo apposta per uscira da scuola e passare davanti alla palestra, lui la aspettava sulla porta ma poi quando la vedeva non riusciva a proferire parola. L'occasione propriozia le capitò durante un consiglio di classe. Di solito si tenevano in sala professori, una stanzetta piuttosto angusta con delle cattedre e delle sedie, ma quel giorno degli operai la stavano imbiancando e la riunione venne spostata nell'aula delle proiezioni, era una stanza grande con i banchi a semicerchio che salivano di diversi gradini. Lei arrivò leggermente in ritardo, il prof di educazione fisica era seduto in alto in un banco da solo, restava sempre in disparte per la timidezza in quelle situazioni. Lei si sedette accando a lui. Si era messa giarrettiera e calze nere, molto vintage, aveva delle gambe bellissime, difficili da non notare che salivano affusolate a dei fianchi che lasciava senza fiato. La luce era un poco fioca, le riunione noiosa. Lei sentiva gli sguardi di lui, ma quando provava ad intercettarli lui si voltava e diventava rosso. Lei si alzò un poco la gonna, fino a far intravvedere il bordo delle calze, vide con la coda dell'occhio che lui non risciva a distogliere lo sguardo. Poi la preside lo interrogò e lui rispose interdetto alzandosi in piedi come fosse un studente balbettando. Quando si risedette, la gonna sfiorava le mutandine. Lui diventò paonazzo, e i suoi jeans diventarono sempre più aderenti. Lei prese la mano muscolosa di lui e la mise sul suo ginocchio. Rimase lì a lungo e la sentì sempre più calda e sudata, poi finalmente si mosse verso l'alto. Più saliva e più lei apriva lentamente le cosce, quasi inpercettibilmente. Quando arrìvò alla fine delle calze e sentì i polpastrelli caldi di lui sulla pelle liscia delle sue cosce ebbe un fremito. Ci mise ancora molti interminabili minuti ad arrivare alle mutandine, che ormai erano irremediabilmente umide. Ma la riunione volgeva al termine e lui era troppo lento. Lei tolse la mano di lui e mise la sua sulle mutandine e le spostò, mentre l'altra mano si mise ad accarezzare il rigonfiamento dei pantaloni di lui. Il membro di lui era così teso, che sembrava capace di rompere il tessuto del jeans da un momento all'altro. Accarezzava quel tessuto ruvido sapietemente, stringendo la punta con forza. Abbassò la lampo e infilò una mano dentro, riuscì faticosamente a tirare fuori quel membro così duro, era meno largo di quello di suo marito ma lungo e duro. Si bagno un palmo della mano con la saliva e iniziò a massaggiare la punta. Sentiva che lui aveva il respiro sempre più affannato, lo vide in volto paonazzo, capì che non sarebbe durato a lungo come suo marito, con lui a volte le venivano i crampi per quanto ci metteva a venire. Con l'altra mano si accarezzava il clitoride e infilò un dito dentro, fece appena in tempo perché sentì il cazzo di lui esploderle in mano, in in una serie di fiotti densi e abbondanti. Sì tolse le mutandine e le mise in tasca a lui senza che se ne accorgesse, poi sì abbassò la gonna e raggiunge l'uscita della scuola, la riunione era appena finita un tempismo perfetto. Andando verso la metropolitana si pentì di avergli lasciato le mutandine, e se suo marito se ne fosse accorto? Forse era meglio se si fermava a comprarne un altro paio, ma forse quella mattina l'aveva spiata ed era peggio. Decise che una volta arrivata a casa sarebbe andata subito in bagno e ne avrebbe indossato un paio. Ma durante il tragitto in metropolitana, le arrivò un messaggio del marito, non del tutto inatesso a dire il vero, spesso le scriveva quando sapeva che stava per tornare. Le comunicava che l'aspettava a casa aveva preparato il pranzo ma e anche il dessert, ovviamente per chiarire di cosa si trattasse correlò l'informazione con una foto del suo membro eretto. Non le facevano molta impressione le foto del cazzo di suo marito, ma quel giorno le riaccesero la voglia che il professore di ginnastica non era stato in grado di portare a termine. L'eccitazione era molta e arrivata a casa non si preoccupò di mettersi le mutandine e anzi durante il pranzo fece cadere la forchetta e chiese al marito di raccoglierla. Aprì le cosce e mostò il suo sesso gonfio di voglia in tutto il suo splendore. Non sapeva come il marito avrebbe reagito a vederla senza mutandine, forse l'avrebbe punita duramente, ma non le importava. Forse aveva anche voglia di essere punita, ma inaspettatamente il marito fece una cosa che faceva raramente, iniziò a leccarle le cosce e il sesso avidamente. Ebbe un orgasmo fortissimo mentre il marito la leccava, e prendendogli il membro in mano pensò a quello del collega, erano così diversi eppure così eccitanti entrambi, lo prese in bocca e poi ci salì sopra. Lo cavalcò a lungo venendo di nuovo, mentre il marito le stringeva i fianchi e giocava con i suoi capezzoli. Ogni tanto chiudeva gli occhi e confondeva i membri, ma quello del marito era così duro e così grosso da riportarla presto alla realtà, voleva sentire il sapore del suo sperma in bocca, non lo aveva mai desiderato tanto.
I giorni seguenti indossò delle mutandine molto caste e scuola evitò il collega di ginnastica, non che si sentisse in colpa, ma voleva lasciarlo macerare. Non passò neanche davanti alla palestra per uscire e dopo tre giorni ricevette un messaggio, era lui le chiedeva se fosse arrabbiata. Non rispose subito lasciò passare tutto il finesettimana e poi rispose arrogante, no non sono arrabbiata ma non credere che mi scoperai, sono sposata quello che è successo scordatelo. Ovviamente lui non se lo scordò e neanche lei, e una sera che il marito si addormentò ubriaco sul divano, riesumò un fallo di gomma e si toccò a lungo con quello. Pensò che fosse il professorino di ginnastica, inesperto, che non sapeva come usarlo e lei, pazientemente, gli spiegava tutto. Il professore iniziò a scriverle spesso spiegandogli che anche lui era fidanzato, aveva avuto solo una fidanzata che anche se era molto bella non era molto eccitante. Lei si sentiva al contempo lusingata e turbata, decise di provocarlo in ogno modo a scuola, ma senza volerlo incontrare, se gli veniva duro erano fatti suo che si segasse o lo facesse fare alla fidanzata. Lui ovviamente lo faceva e lei era contenta di sapere che pensava a lei mentre lo faceva, alla sua bocca carnosa, alle sue tette piccole ma sode, al suo culo generoso e bellissimo. Era solo un gioco in fondo, un ragazzo timido ed inesperto, e una moglie in cerca di attenzioni. Si divertiva a sentire i racconti di lui, di come la fidanzata non gli avesse mai preso il membro in bocca, e anche le poche volte che glielo prendeva in mano appena lui veniva lei correva in bagno a lavarsi le mani. Faceva fatica a immaginare come ci fossero donne così nel 2020, che si perdevano il meglio dei piacere. Le sembrava a volte di capire suo marito, quelle sue erezioni continue e testarde, quella sua voglia di spingersi sempre più in là. Lei per stuzzicare il collega gli raccontava a volte come il marito la prendeva con forza, dominandola con la sua cappella imponente, mai sazia. Sapeva di turbarlo e questo le dava un piacere sottile. Lo spinse a pretendere un pompino dalla fidanzata, il giorno dopo lui le raccontò che era stato così deludente che non era neanche venuto. Adesso era lei che dava le carte in due tavoli, con suo marito, che credeva di comandare, ma in realtà era lei a decidere come e quando sarebbe stata scopata, e su quel collega, che la desiderava, ma lei lo lasciava a bocca asciutta.
Questo gioco continuò per diversi mesi, fino a quando non sucesse qualcosa, ci fu la gita scolastica, due giorni in Veneto con una notte in hotel. In pullman il professore di ginnastica non aveva avuto il coraggio di sedersi di fianco a lei, eppure le aveva lasciato il posto libero apposta, ed aveva indossato delle autoreggenti senza mutandine. Si era seduto la fila dietro almeno la poteva vedere. Accanto a lei si sedette invece il professore di religione, noisissimo e quindi lei fece presto finta di addormentarsi. Decise per fare un dispetto al prof di ginnastica di provocare quello di religione, allargò leggemente le gambe. Il professore di religione continuava a sbirciare ed ad ascigarsi il sudore sulla fronte mentre il prof di ginnastica rodeva seduto il seggiolino dietro. Quella notte il prof di ginnastica bussò alla porta della sua camera, se lo aspettava e si era messa molto sexy. Era ancora eccitata da una telefonata del marito che le aveva chiesto delle fotografie per farsi una sega, anche lei si era toccato un poco. Decise che avrebbe continuato a punire il professore di ginnastica e così fece. lo fece sdraiare sul letto e si mise seduta sopra, le sue mutandine sulla bocca di lui. Gli ordino di leccarle, e quello docimente lo fece per più di mezz'ora, erano così fradice che lei dovette sfilarle si rimise su di lui e lui riprese a leccarle la figa lentamente, lei gli proibì di fare altro se no lo avrebbe buttato fuori dalla camera, ovviamente lui obbedì. Nel mentre lei gli slacciò i pantaloni e le tirò fuori il membro molto duro, la cappella era paonazza, la avvolse con le sue mutandine umide e iniziò a massaggiarla delicatamente, quando sentiva che stava per venire interrompeva il massaggio. Nel mentre sentiva la lingua di lui sempre più a fondo nel suo sesso, e anche se suo marito la leccava con molta più esperienza e abilità per l'eccitazione gli squirtò in bocca. Allora si alzò e andò a farsi una doccia dicendo al prof di andare nella sua stanza e di farsi una sega con le sue mutandine, la mattina dopo le avrebbe volute impregnate del suo sperma. Lui docile se ne andò.
Lei sotto la doccia sentiva il suo sesso che ancora pulsava, avrebbe voluto avere il membro duro del marito a disposizione, prese dalla valigia un fallo di gomma che le aveva regalato il marito e prima di addormentarsi pensò a lui che la prendeva selvaggiamente schiaffeggiandole le natiche e dandole della troia...Si ricordò dell'ultima volta che era stata in hotel con suo marito, quando lui lavorava ancora, di come l'aveva fatta ubriacare con lo champagne e poi l'aveva posseduta tutta la notte filmandola con il cellulare, era un porco, ma le piaceva sentirlo così eccitato per colpa sua. Ebbe un altro orgasmo molto violento poi sfinita si addormentò. Al risveglio le arrivò una fotografia del membro duro del marito, chissà quanti film porno si stava vedendo a casa, e sotto la porta le sue mutandine. Erano umide, le annusò, non era profumata come qualla del marito ma comunque le fece piacere sentire che il professore era stato di parola.
Quella sera a tavola il marito era silenzioso, da quando non lavorava parlava poco, le chiese di raccontare cosa aveva fatto in gita. Lei dopo aver raccontato di qualche monumento visto disse: "c'è un professore giovane di educazione fisica che mi ha fatto delle proposte..." Lo disse così senza pensarci, poi se ne pentì, forse il marito le avrebbe fatto una scenata di gelosia, era stanca non ne aveva voglia. "Chissà cosa hai fatto per provocarlo, lo so che ti piace rizzare i cazzi racconta cosa hai fatto troietta..." Disse solo questo niente altro, e si rimisea finire la minestra. Quando furono sul divano a vedere la televisione lui tirò fuori il suo membro, era molto duro, le seghe e i film porno non erano bastati, e le disse sprezzante: "Ha il cazzo così grosso il tuo professorino?" Lei iniziò a leccargli la punta, aveva un gusto forte, ma le piaceva il suo sapore. "Ti piacerebbe avere due cazzi vero porca? Il mio e quello del professore? Lo so che ti piacerebbe uno in bocca e uno in figa..." Lei chiuse gli occhi e in effetti immaginò la scena così, il professore davanti con il suo bel fisico giovane ed atletico, e il suo membro turgido e timido tutto da leccare, e il marito dietro che la prendeva, la riempiva, la sfondava. Era molto eccitata all'idea, ebbe il primo orgasmo mentre il marito la toccava con la sua esperienza, sapeva come farlo e lei era molto eccitata. Poi la prese e fu molto bello, capì che erano bastati due giorni ed una notte per sentire la sua mancanza. La prese davanti e dietro, e lei godette ancora senza smettere di pensare a quei due membri eretti per lei.
Dopo la gita il professore divenne sempre più insistente, si capiva che voleva continuare il gioco iniziato in gita. Lei si divertiva a stuzzicarlo e lasciarlo a bocca asciutta, a volte lo prendeva pure in giro per quei rigonfiamenti nei pantaloni ogni volta che la vedeva passare. Ogni tanto gli dava le sue mutandine ma oltre a quello non faceva. L'anno scolastico volgeva al termine e le venne voglia di ricompensare in qualche modo quella sua tenacia, e decise di farlo nel modo più semplice. Una mattina prima di uscire dalla scuola passò davanti alla palestra, spiò dentro. I professore stava facendo degli esercizi era da solo, si fermava dopo le lezioni per allenarsi. Lo spiò per un po' era sudato, i muscoli tesi, provò un certo turbamento. Entrò e si mise appoggiata alla barra delle parallele, si alzò la gonna, sotto aveva collat e mutandine bianche semplici, come una brava scolaretta. Lui rimase con i pesi in mano, non se lo aspettava. Lei vide la porta dello spogliatoio e ci si infilò, finalmente entrò anche lui, lei spense la luce, c'era una penombra densa un poco di luce entrava da una finestra strette. Non gli lasciò il tempo di capire quello che succedeva, appena fu dentro gli slacciò i pantaloni e prese il suo membro i mano. Lo massaggiò per qualche minuto, poi lo prese in bocca, prima la punta, leccandola minuziosamente, poi la lingua passò sull'asta, e poi sulle palle, e infine lo prese tutto in bocca succhiandolo avidamente. Le mutandine si bagnavano e sentiva quel membro pulsare nella sua bocca, quando capì che stava per venire lo prese in mano segandolo con decisione. Un fiotto di sperma finì sui collant il resto sul pavimento. Nella sua bocca poteva venire solo suo marito.
Durante l'estate non vide più il professore, andarono un paio di settimane al mare con il marito, che nel mentre aveva preso il vizio di riprenderla sempre e farle delle foto. Erano scatti volgari, ma ogni tanto ce ne erano di buoni, quando le piacevano se li faceva girare e li mandava al professore, che intanto in vacanza con la sua fidanzata sognava il suo pompino tutto le notti. Era così, gli uomini che avevano avuto a che fare con lei continuavano a pensarla e la cosa la eccitava. Poi il marito in vacanza era, se possibile, ancora più esigente che in città. La sera spesso vedevano dei film erotici e porno, e la cosa iniziava ad intrigare anche lei, soprattutto quando c'erano scene con due uomini ed una donna. Lei pensava ai membro del marito e a quello del professore e li immaginava come nelle scene dei film che la riempivano tutta. Un'altra fantasia le venne in spiaggia. Nell'ombrellone accanto al loro c'era una signora piuttosto appariscente, una milf, sui quarantacinque anni, e due figlie. Ogni giorno scendeva in spiaggia con un costume diverso, aveva le tette rifatte, grosse e volgari e probabilmente anche le labbra rifatte, non era bella, anzi, ma aveva un sedere quasi perfetto. Ogni giorno lo metteva sempre più in mostra con dei costumi che stavano diventando dei perizomi, e passavo molto tempo a spalmarsi la crema solare indugiando sul culo. Il marito non c'era quasi mai, veniva solo il finesettimana, e suo marito aveva notato la guardava, o meglio le guardava il culo. Non era gelosa, anzi, le piaceva che il marito fosse attratto da una donna così volgare e insulsa. Avrebbe voluto essere tradita per una donna così, ma avrebbe voluto essere lei a decidere come e quando. Prima di allora non aveva mai pensato che potesse eccitarla l'idea di suo marito con un'altra, ma forse per trovare il coraggio di farsi scopare dal professore doveva avere un alibi. Una sera stavano guardando un porno che aveva scelto lui e lei disse: "guarda questo culo, non ti sembra quello della vicina di ombrellone, anche la tette rifatte e la faccia da vacca, forse è lei." Lo aveva detto apposta, mentre lo segava lentamente, le piaceva tenerlo sull'attenti per ore, "ho visto come la guardi e ti viene duro porco, la vorresti scopare nella cabina vero? Poi è di Bologna è capace di fare i pompini meglio di me..." Aveva pronunciato qulle ultime parole prima di prendere la punta del membro in bocca, era molto duro, la cosa lo eccitava. "Meglio di te è impossibile, ho sposato la miglior pompinara d'Italia," aveva detto lui mentre il membro diventava di pietra nella sua bocca e vibrava, come lo succhiava lei nessuna. Il giorno dopo in spiaggia si fece spalmare bene la crema, aveva messo anche lei un costume a tanga brasiliano, che metteva in mostra le rotondità delle sue natiche perfette, fatte per far venire pensieri sconci. Aveva notato che il marito era diventato barzotto e aveva di soppiatto infilato una mano dentro il suo costume, era duro più che barzotto. Lo voleva provocare tutto il giorno per arrivare a quello che aveva sognato quella notte. Dopo pranzo chiese al marito di prenderle un gelato, e lui docile obbedì, ma lo lecco in modo così osceno che vide la cappella di lui fare capolino dal costume da bagno. Poi quando fu il momento della doccia sempre nel lido, gli chiese di portarle il bagnosciuma e si fece trovare nuda. Il bagnino li spiava mentre lui la insaponava per bene. Fu allora che entrò nella doccia anche la milf bolognese, che vista lei nuda disse: "scusate torno dopo", ma lei protamente rispose, "ma no se non si scandalizza stia pure." La signora si tolse il pezzo di sopra del costume, le sue tette rifatte erano belle da vedere sotto la doccia. Lei, con una audacia che non aveva mai avuto disse, "che bel seno se vuole le presto mio marito per insaponarla, è molto bravo e molto docile quando vuole..." Lei sorrise e rispose: "in effetti un po' di bagnosciuma mi sevirebbe." La moglie non le passò la confezione ma ne mise sul palmo della mani del marito, che a questo punto, un poco imbarazzato, iniziò a insaponare la schiena della bolognese. "Adesso insaponala davanti". Disse la moglie e lui eseguì, le sue mani su quelle tette troppo tonde e troppo false, ma era tutto molto eccitante. Sua moglie che lo guradava mentre insaponava quelle tette enormi, con la cappella che gli faceva capolino dai costume, la bolognese gliela prese in mano fu solo per un attimo, poi si avvicinò sua moglie e glielo prese in mano, lo segò un poco e poi disse, "bene andiamo caro, ci vediamo domani mattina in spiaggia." E lo disse con una naturalezza che lasciò tutti e due interdetti. Quella sera sul divano si aspettava i soliti assalti alla baionetta del marito, ma lui sembrava intimidito, e fu lei a prenderglielo in mano. "ti sei divertito oggi in doccia con la bolognese vero porco? Basta che fai quello che ti dico io e sarà divertente per tutti, e adesso fammi godere con questa cappella dura." Salì sopra di lui e godette di tutta quell'eccitazione accumilato durante il giorno. Il membro i lui era così duro che sembrava trapanarle il sesso, ma lei era così bagnata da sentirlo scivolare dentro e fuori senza nessun attrito, lo cavalcò sempre più velocemente fino a godere, poi lo prese in mano voleva sentire il marito che gli schizzava in faccia e capire quanto si era eccitato. La coprì totalmente, il gioco lo eccitava, era proprio un porco domani avrebbe giocato ancora, ma alle sue regole.
Scendendo in spiaggia disse a marito, "oggi spalmerai la crema alla bolognese, quando te lo dirò io e indugerai sul suo culo pensando al mio ovviamente, se farai il bravo stasera ti darò il mio di culo, ma solo se farai il bravo."
Come tutte le mattine, appena le figlie se ne andavano la bolognese iniziava a spalmarsi la crema, mettendosi in una posizione da far vedere bene il culo al loro ombrellone. Ma contrariamente alle altre mattine non dovette fare tutta da sola. "Dai una mano alla signora a spalmarsi la crema sulla schiena caro e poi vieni a spalmarla a me. " Disse al marito che docile obbedì. Iniziò dal collo e dalle spalle, lei maliziosamente slacciò la parte alta del costume, le grosse tette sobbalzarono libere, poi scese lungo la sciena, risalì e ridiscese fino al costume, che era così esiguo da coprire ben poco. "Lo sa che lei è proprio fortunata?" Disse con il suo accento emiliano "ad avere un maritino così bravo e servizievole..." Lei spiava le mani del marito e gli fece un cenno come a dire adesso il culo, e lui prese la crema la spruzzò copiosa sulle chiappe tonde della bolognese, che ebbe un brivido forse perché era fredda, forse perchè stava pensando ad altri tipi di crema. Ineffetti vista così sembrava sperma appena munta, e il marito iniziò a massaggiarle le natiche con cura, vide che il suo costume si rigonfiava. Mentre lo faceva il costume si spostava facendo intravvedere le labbra del sesso, gonfie e anche l'orifizio più stretto. Lei sentiva un doppio piacere, quello di suo marito che si eccitava per un'altra, fi guardarlo mentre lo faceva e di sapere che era lei a decidere tutto, aveva il costume caldo e sentiva il clitoride che le pulsava. "Adesso basta ne hai messa abbastanza di crema alla signora, caro metti un poco di crema anche a me se no mi scotto..."
Lui obbedì e la bolognese quasi sussultò, era convinta che le mancava poco per venire, aveva visto che sospirava ogni volta che le dita abili del marito le passavano vicino al sesso.
Il marito iniziò a spalmarle la crema come aveva fatto per la bolognese, partendo dal collo e scendendo, verso le natiche. Quando le raggiunse lei infilò la mano nel costume del marito, lo sentì duro, lo strinse forse, era felice quella sera si sarebbe fatta aprire completamente, ma adesso era ancora tempo di giocare. "Hai il cazzo duro per quella troia", le disse sprezzante, "allora fatti fare una sega da lei porco." Lui ci rimase male, aveva fatto solo quello che lei gli aveva chiesto, ma era quello lo scopo farlo sentire in colpa e al contempo tenerlo eccitato. Sapeva che il marito era come una pentola a pressione, se era eccitato non reggeva più di tanto, prima o poi sarebbe esploso. Stava diventanto al contempo generosa e sadica, sapeva che il suo piacere veniva prima di tutto, ma sapeva anche che o teneva il marito a bada o lui avrebbe ricominciato a dominarla con il suo membro sempre duro. Appena furono a casa quella sera si fece la doccia e poi girò a lungo nuda per la stanza, il marito la guardava voglioso, ed ad un certo punto, quanto lei si era chinata per prendere qualcosa, se lo sentì dietro, Era troppo eccitato, era impossibile fermalo, sentì solo il suo cazzo duro prima che gli schiaffeggiava le natiche, poi lui la mise in ginocchio e lo sentì in faccia, poi in bocca, lo succhiò docilmente, e poi lui la legò ad un divano e le tappò la bocca con un paio delle sue mutandine usate. La scopò a lungo e con una forza che non aveva mai sentito, e ogni tanto le toglieva le mutandine dalla bocca e ci metteva il membro che sembrava imbizzarrito. Lei godeva ma in silenzio non voleva dargli la soddisfazione di capire quanto le piaceva essere presa così, in modo brutale, ma il suo sesso era così caldo e bagnato che parlava da solo. Per punirla ancora ad un certo punto prese la crema da sole e la spalmò sul suo culo e poi sentì la sua cappella di fuoco farsi largo nel suo culo, provò dolore per l'irruenza ma anche un piacere profondo, lui con il suo cazzo la stava sottomettendo totalmente, e lei era felice, come non lo era mai stata. Si sentiva impalata, deflorata, umiliata, ma si sentiva donna come non le era mai capitato prima, si sentiva completamente sua, fino all'ultimo millimetro del suo ano, era sua e basta, facesse di lei quello che voleva, fu la prima volta che godette con il culo, in modo profondo, come non pensava fosse possibile. La mattina dopo le facevano ancora male i polsi, il sesso e anche il culo, ma si setiva rilassata, soltanto aveva voglia di vendicarsi. Decise per prima cosa che avrebbe usato la bolognese per farlo, in fondo era colpa anche sua se suo marito si era eccitato così, e poi a settembre con il professore avrebbe fatto il resto. Mentre il marito faceva un bagno parlò alla bolognese: "ho visto ieri come le piaceva come mio marito le spalmava al crema, si faccia trovare nella mia cabina fra una mezz'ora, e le allungò le chiavi, solo con un paio di mutandine che glielo mando." Lei rimase un poco perplessa ma cinque minuti prima della mezz'ora salì sculettando verso le cabine. Appena il marito tornò gli chiese di andare in cabina a prendere l'olio solare. Lui andò tranquillamente, appena aperta la porta ebbe l'impressione di aver sbagliato cabina, c'era la bolognese, o meglio il suo culo in penombra con un perizoma sottilissimo. "Scusi ho sbagliato cabina..." Gli uscì con la voce strozzata per l'eccitazione. "No non hai sbagliato è sua moglie che mi ha mandato qui." Lui entrò e chiuse la porta dietro di sè. Sembrava un film porno e forse lo era, perché non sapeva che la moglie stava riprendendo tutto. Si abbassò il costume e lo tirò fuori, era duro. Lei non disse nulla lo prese in bocca, e come lo succhiava, sembrava Moana Pozzi. La moglie guardava e pensava "che vacca e mio marito che porco, ma in fondo era quello che volevo". Il marito aveva il membro molto duro e lo infilava a fondo nella sua bocca, le labbra gofie di lei gli sfioravano le palle, le grosse tette sobbalzavano. Poi lui iniziò a toccarle le mutandine, lei sembrava volerglielo mangiare. Prima gli leccava la punta poi l'asta poi lo prendeva tutti in bocca e lo succhiava forte poi ricominciava dalle palle alla'asta alla punta. Intanto lui le accarezzava il clitoride. la moglie nella cabina della bolognese accanto riprendeva la scena e sentiva il sesso gonfiarsi, non pensava che si sarebbe eccitata tanto a vedere il marito con un'altra. Lui le infilò due dita dentro e lei iniziò ad ansimare, ma lui la zittiva infilandogli la cappella a fondo in gola. Smise di riprendere e si abbassò il costume e iniziò a toccarsi il clitoride. Quel pompino sembrava interminabile e decise di entrare in scena lei.
"Non ti sembra giunto il momento di scoparla un po'? Non vedi come è bagnata questa troia?" Disse e il marito e la bolognese sussultarono, ma erano entrambi troppo eccitati per tirarsi indietro. Lei si inginocchiò e prese il membro del marito in mano, era davvero duro, lo lecco un po', era bollente. "Tu mettiti a pecorina troia." Disse alla bolognese che ubbedì. "Hai visto che bel culo ha adesso infilale il cazzo dentro porco." La cappella anche se molto grossa entrò facilmente in quel sesso caldo e molto bagnato. "Adesso scopala piano." Ordinò al marito mentre iniziò a stringere le tette della bolognese che erano davvero grosse e tonde. "Ti piace il cazzo di mio marito vero troia?" Le disse e lei rispose di sì ma si capiva che voleva essere scopata più forte.
Questo lo aveva solo immaginato in realtà si era toccata ed era venuta quando dalla cabina affianco aveva visto suo marito che schizzava in faccia, in bocca e sulle tette della bolognese. Erano tutti e tre tornati in spiaggia come se niente fosse, lei aveva scoperto quanto fosse eccitante vedere il membro del marito in un'altra bocca. Quella sera scelse lei il film da vedere e quando ci fu una scena di fellatio si diede da fare con il membro del marito, "allora sono più brava io o la bolognese porco?" Gli aveva chisto prima di spingere la sua cappella in fondo alla sua gola. Decise di punirlo quando lo sentì pronto per venire smise di succhiarglielo, "per oggi hai già dato adesso dormi maiale". Gli aveva detto lasciandolo con il membro palpitante. Poi si tolse le mutandine gliele diede e disse "sborraci sopra porco io vado a farmi una doccia." E si fece una doccia bollente toccandosi e venendo ancora pensando al pompino della bolognese al marito, quegli schizzi di sborra in faccia, se li sentiva addosso. Poi decise di fare un regalo al professore, gli fece un video mentre si toccava e squirtava sul telefonino e glielo mandò, con quello si sarebbe segato fino alla fine delle vacanze.
Si sentiva una donna felice, teneva per le palle, non solo in senso metaforico, due uomini anche se uno spesso la sottometteva, ma in fondo a lei piaceva anche quello. Anzi la cosa che forse la eccitava di più era proprio sapere che il marito aveva sempre, e dico sempre, il cazzo duro per lei. Le bastava pernsare a quello per sentire le mutandine diventare umide. Aveva imparato che non c'era niente di più eccitante dell'eccitazione stessa, il desiderio che diventava denso, e le erezioni del marito erano dei complimenti a suo modo, certo non molto romantici, ma lo erano. Valevano cento belle parole, quella cappella dura che era sempre rivolta verso di lei, quella insistente voglia di aprirla, erano quanto poteva aspirare ogni moglie dopo anni di matrimonio. Poi sapeva che suo marito, se non lo avesse soddisfatto lei, avrebbe portato quelle erezioni altrove, anche se sapeva bene che erano tutte per lei, da prima mattina, a quando si addormentava. Suo marito era ossessionato dal suo corpo, soprattutto dal suo culo, e da come lei gli domava il membro, con le mani con la bocca con il sesso e con il culo. Solo lei lo appagava e lo rendeva sempre pronto all'attenti.
Quel giorno decise di prendersi la prima vendetta, aveva fatto incontrare suo marito con la bolognese apposta. Anche se in realtà aveva pensato di vendicarsi a settembre con il professore di educazione fisica, le capitò una occasione così ghiotta che non fu in grado di resistere. Era una scena in fondo banale, da filmetto porno di bassa lega, ma era anche una cosa assai comoda per chi cercava una scappatella. Il bagnino, che l'aveva spiata quando aveva fatto la doccia nuda, non smetteva di guardarla, e se la trovava a passare senza il marito la fermava sempre con qualche scusa. Lasciò il marito all'ombrellone, con la raccomandazione di non osare più neanche guardare il culo della bolognese, e chiese al bagnino se le portava un gelato, "glielo porto subito all'ombrellone bello grosso signora." Aveva detto lui con il suo accento cantilenante, "no me lo porti in cabina che mi voglio cambiare." Aveva risposto lei. La eccitava che succedesse nello stesso posto dove il giorno prima il marito si era fatto fare un pompino dalla bolognese. Il bagnino bussò, era un ragazzo giovane, non molto alto ma muscoloso e con la pelle cotta dal sole, un viso un poco inespressivo, ma poco le importava del viso. Si fece trovare con il solo pezzo del costume di sotto, come se si stesse cambiando. Lui entrò con il gelato in mano. "Grazie che bel gelatone." disse lei e iniziò a leccarlo in modo esplicito. Il bagnino stava impalato a godersi lo spettacolo, la lingua di lei era davvero una lingua esperta. "E' molto freddo, ci vorrebbe qualcosa di caldo", disse lei avvicinandosi a lui e accarezzando il rigonfiamento del suo costume. Lui non si fece pregare e abbassò il costume tirando fuori il membro, era barzotto, era molto grosso. Iniziò ad alternare una leccata al genato con una leccata alla cappella salata del bagnino, la lingua fredda faceva venire i brividi al bagnino e il suo membro vibrava. Poi passò a succhiare il cono e la cappella con la panna in bocca che si scioglieva al contatto con la pelle bollente di quel membro che le riempiva totalmente la bocca. Il freddo del gelato, il caldo di quel cazzo, il dolce del gelato e il salato di quel membro si mischiavano nella sua bocca, si abbassò il costume e iniziò a toccarsi il clitoride, prima piano, poi sempre più forte. Aveva il sesso gonfio che colava, avrebbe voluto quel membro forte dentro, ma avrebbe aspettato quello del marito. Adesso spalmò il resto del gelato che era avanzato su quella verga congestionata e iniziò a leccarla dalla punta, lungo l'asta alle palle. La sentiva palmpitare e sussultare sotto i colpi della sua lingua, che scorreva veloce dal frenulo avvolgendo la cappella. Lo prese tutto in bocca fino a dove riuscì a infilarlo in gola e poi sentendolo esplodere lo tirò fuori, strinse la cappella con il palmo di una mano si mise a leccare le palle mentre lui si svuotava sulla sua faccia. La coprì tutta di sperma bollente. Lei la assaggiò era amara, ma buona. Lui uscì dalla cabina e lei si guardò allo specchio, suò marito si sarebbe eccitata a vederla tutta schizzata in viso, sì inumidì le dita con un po' di sperma e si toccò il clitoride fino a venire. Non si sentì in colpa anzi, era contenta di aver risposto subito al marito, però poi le venne voglia di essere gentile con lui, e prima di tornare all'hotel passò in un negozio di intimo e prese una giarrettiera e delle calze molto eccitanti. Lo faceva per il marito e un poco anche per il professore, ormai faceva sempre le cose pensando a tutti e due, e far rizzare due membri era più eccitante di uno, anzi il doppio. Si mise un vestito corto e sotto quelle calze che sapeva il marito avrebbe apprezzato, e fu così, lei sparecchiando si chinò in modo da far vedere l'orlo delle calze, e girandosi verso il divano vide il marito già con una erezione evidente. Si tolse il vestito, si mise un grembiule e iniziò a fare i piatti, come se niente fosse poi sentendo il marito alzarsi lo fermò. "Stai seduto sul divano e gurdami mentro sistemo la cucina intanto tiralo fuori e fatti una sega, ma senza venire ci penso io dopo." Il maritò obbedì, lei ogni tanto si girava a guardarlo, aveva il membro durissimi per l'eccitazione, la cappella imponente. Iniziò a bagnarsi ma continuò a fare le faccende lentamente, ogni tanto chinandosi in avanti sul lavallo per mettere ancora più in evidenza la rotondità del suo culo. Poi quandò capì che il marito non resisteva più si avvicino al divano e si appoggiò al tavolino, con le natiche accarezzava la cappella di lui, si spostò le mutandine mostrando il sesso gonfio e succoso, e iniziando ad accare il clitoride. Ogni tanto apriva un poco le labbra con le dita mostrando il sesso pronto per quella cappella dura e voluminosa, ogni tanto infilava un paio di dita dentro per mostrare quanto fosse bagnata. Poi prese il membro di lui in mano e iniziò a strusciarlo sul suo sesso, lo sentiva palmpitare e lo bagnava con i suoi umori, gli stringeva le palle e le accarezzava mentre il suo sesso faceva avanti e indietro sulla sua cappella sempre più congestionata. Il primo schizzo fu così potente che andò sul tavolino, gli altri le coprirono le natiche le mutandine e le calze nuove, era quello che voleva.
Con le calze macchiate dallo sperma del marito si fece un video mentre si toccava per il professore, che nonostante fosse in vacanza con la fidanzata, una bellissima ragazza con delle tette enormi e naturali, sembrava incapace di godere con lei. Per lei era quasi una missione benefica cercare di dargli piacere, sapeva che lui non aspettava ormai altro che le sue fotografie e i suoi video per segarsi e trovare un sollievo. Le sembrava quasi di sentire, oltre a quella del marito, anche la sborra di lui adosso, la sentiva sul culo, sulla figa, sulle tette, in faccia e in bocca. Era lei che lo faceva eccitare e venire, era il suo culo che lui desiderava ogni giorno ed ogni notte, era lei che riusciva a dare un sollievo al suo desiderio. Ogni giorno si svegliava con la certezza che quella sera avrebbe fatto sborrare non uno ma due cazzi, e come e quando voleva lei. Certo c'era sempre una grande differenza da come lo facevano, suo marito pretendendo e il professore aspettando che fosse lei a concedergli qualcosa, qualsiasi cosa. Ma entrambi dipendevano da lei questo era innegabile. Anche se suo marito spesso la sottometteva con forza, imponendogli la durezza del suo cazzo. Era un gioco perveso ma in fondo natuale, entrambi toccavano una parte sensibile del suo corpo e della sua mente, insieme sarebbero stati perfetti e forse lo erano. Fu mentre il marito la prendeva con forza da dietro che pensò che forse in autunno avrebbe potuto metterli insieme dentro il suo corpo, era quello il pensiero che la eccitava di più in fondo. Voleva il cazzo timido del professore in bocca, mentre quello spavaldo del marito le apriva per bene la figa e la faceva colare come solo lui sapeva fare. Certo sapeva che non sarebbe stato facile, ma solo il pensarlo la eccitava moltissimo. Chiuse gli occhi e mentre il marito le schiaffeggiava le natiche infilandole la cappella in fondo al sesso si mise due dita in bocca pensando al membro del professore. Sapeva di essere una donna bella e attraente, ma il fatto di sentire il membro del marito e del professore sempre eretti verso di lei la rendeva sempre più maliziosa. Da "vittima" delle erezioni del marito, aveva trovato il gusto di anticiparle e di provocarle, era con il tempo diventata una "vittima" sempre più consapevole dell'irruenza del marito. Aveva imparato ad apprezzarla e a goderne appieno, per il lato romantico che le era mancato, adesso aveva il professore per sublimarlo. Il professore dal calto suo si era ormai convinto che il corpo perfetto della sua fidanzata fosse quasi inutile, andava bene da ostentare in pubblico, con la dovuta punicizia si intende, ma nell'intimitò era ben poco eccitante. Lui si eccitava e veniva solo pensando alla sua collega, al suo culo sinuoso a come domava il suo membro con le mani e con la bocca.
Le vacanze finirono, e furono delle belle vacanze, le tornò a scuola abbronzata e rilassata dal ritmo con cui il marito le aveva inflitto le sue continue erezioni. Adesso aveva voglia di riprendere a giocare su due fronti. I primi giorni di scuola evitò il professore di ginnastica, o meglio passò davanti alla palestra senza fermarsi, ma aveva indossato un vestito corto in suo onore e si mise ad ancheggiare vistosamente nel corridoio, sentiva gli sguardi di lui come all'inizio. Poi dopo una settimana entrò in palestra. Lui stava facendo dei pesi, era a torso nudo, ancora abbronzato. "Allora ti sei dimenticato di questo in vacanza?" Disse sollevando il vestito e facendo vedere il culo. Il professore diventò rosso in viso, era rimasto un timido. "Ho pensato solo a quello tutta l'estate." Rispose, "Bene dimostramelo", disse lei. Si tolse le mutandine e si sedette sopra di lui, il sesso appena rasato sulla sua bocca. Lui iniziò a leccarlo avidamente, troppo avidamente, il marito partiva piano per poi usare la lingua come un membro e infilarla ovuque. Ma lei era eccitata e sentiva il suo sesso gonfiarsi e aprirsi, infilò una mano nei pantaloni della tuta di lui e trovò subito il suo cazzo duro. Bagnò un palmo della mano di saliva e iniziò a massaggiargli la punta del membro che vibrava in mezzo alla sua mano calda ed esperta. "E' brava come me la tua fidanzata a fare le seghe?" Chiese lei, e lui non fece in tempo a rispondere perché iniziò a venire così copiosamente e a lungo che lei quasi si commosse. L'aveva desiderata tutta l'estate e adesso lo dimostrava. Certo aveva sperato di venire anche lei, ma in metropolitana tornando a casa era quasi contenta di essere ancora eccitata, le mutandine bagnate, il marito avrebbe finito il lavoro iniziato dal professore. Soltanto quello stupido le aveva sporcato il vestito di sperma, e non era riuscita a pulire la macchia, sperava che il marito non se ne accorgesse, se no l'avrebbe punita in modo esemplare. Ma lui se ne accorse a metà pranzo, e a lei non dispiacque più di tanto, aveva voglia di essere punita, che il marito le mettesse dei paletti. E i paletti non tardarono ad arrivare, anzi un paletto solo ma molto convincente. Ormai si eccitava solo all'idea di essere scoperta e punita dal marito. Soltanto le scocciava di farsi trovare così bagnata e pronta per ricevere la sua verga imbizzarrita. La sentiva sempre più dura ed esigente, la riempiva fino all'ultimo millimetro, e lei cercava sempre più piacere, forse anche per quanto possente, quel cazzo da solo non sarebbe stato in grado di darlgelo. Ma il marito scopandola sulla tavola da pranzo la fece godere e urlare, e lei mise insieme due orgasmi, quello che non aveva provato prima con il professore e quello del marito sempre duro e pronto ad aprirle il sesso totalmente. Ma aveva imparato ad amare anche i rudi preliminari del marito, le sculacciate sulle natiche, gli schiaffi con la cappella sul culo e in faccia, quel membro ingombrante spinto in fondo alla sua gola, quel bisogno di aprirla tutta. Poi aveva imparato ad apprezzare anche una cosa che prima non le piaceva, i tempi infiniti del marito. Lei veniva quasi sempre prima e il marito continuava ad affondarle il suo cazzo a fondo, e lei fradicia come era si sentiva pronta per un secondo orgasmo, toccandosi i clitoride e sentendo la furio di quel membro insaziabile. Poi voleva sensitire gli schizzi in faccia, e assaggiare il suo sperma denso, voleva sentire quanto l'aveva desiderata e quanto godeva per lei.
Nelle settimane sucessive si accorse che con il marito che non lavorava, le vacanze, e tutti gli extra, lingerie costosta inclusa, erano andati in rosso in banca. Il marito non pareva essere in condizione di trovare un lavoro a breve e allora decise di dare delle lezioni private per attotondare e pareggiare i conti. Mise un annuncio a scuola e dopo pochi giorni arrivarono diverse telefonate. Il marito all'inizio era contrario, ma visto che in alternativa avrebbe dovuto smettere di strappare collant e leccare mutandine diverse ogni giorno diede il suo consenso. Fare ripetizione di italiano storia e geografia era davvero noioso, e se in classe gli studenti le parevano svogliati, il pomeriggio era anche peggio. Erano rampolli delle famiglie bene, ma quasi tutti senza alcun talento e voglia di farsi largo nel mondo, vivacchiavano nel loro mondo di privilegi. Ma un giorno il suo doppio lavoro le parve finalmente interessante. Aveva finito la lezione in una bel attico in zona Repubblica e stava per tornare a casa quando lo studente al posto di consegnarle la solita busta mensile con il contante pattuito per le lezioni, le disse che il padre la aspettava nello studio. Non lo aveva mai visto il padre, aveva parlato solo con la madre un paio di volte, e fu stupita dalla novità, ma in fondo era normale che prima o poi i genitori fingessero di interessarsi al rendimento scolastico dei figli. Bussò alla pesante porta di noce e, dopo aver sentito un avanti pronunciato con un tono molto basso di voce, la aprì. Si trovò in una stanza amplia, ma ricolma di librerie e di libri, di tappeti a terra e di quadri nei pochi spazi delle pareti lasciati liberi. Il vecchio parquet scricchiolava sotto i suoi passi, e vicino alla finestra stava una grossa scrivania ingombra di scartoffie. Dietro la scrivania, stava girato verso la finestra, con una pipa un bocca, un uomo alto e corpulento, dall'età indefinibile, ma visti i capelli brizzolati sulla cinquantina. Tirava lunghe boccate dalla pipa e spandeva il fumo in tutta la stanza.
"Si sieda e mi dica come va Andrea, i suoi voti sono migliorati e palra spesso di lei." Disse girandosi e osservandola a fondo con i suoi occhi chiari e penetranti. Sì sedette sulla poltrona comoda in pelle accavallando le gambe con una certa lentezza. Notò lo sguardo di lui sulle sue cosce. "Andrea è un ragazzino intelligente, ce la farà di sicuro ad essere promosso." Lui fece una boccata dalla pipa e poi si alzò e disse: "mettiamoci sul divano staremo più comodi beve aualcosa?" "volentieri faccia lei" Rispose senza farsi pregare troppo. Il divano era ancora più comodo della poltrona, e le loro ginocchia si potevano quasi toccare, lui beveva il suo gin tonic velocemente, lei giocava con la cannuccia passandosela da un labbro all'altro. Stettero a lungo in silenzio poi fu di nuovo lui a parlare, "forse le sembro sfacciato e mi fermi pure quando vuole se il mio discorso le pare inopportuno, ma se lei fa ripetizioni credo che abbia bisogno di soldi, e anche se lei non mi ha mai notato, io la ho osservata mentre fa ripetizioni in salotto, ho un buco dietro ad un quadro come nei film, lo usava mio nonno sper spiare la servitù, l'ho notata e volevo farle una proposta, mi scusi sono una persona spiccia, sono abituato ad arrivare in fretta al dunque. " Lei fece un lungo sorso dal suo drink poi rispose, "continui pure." "Io ho molti soldi e poco tempo, non amo le scappatelle o robe di questo tipo ma mi intrigherebbe che desse ripetizioni anche a me, facciamo di geografia, e se sbaglio risposta insomma dovrebbe punirmi, ovviamente non la pagherei cinquanta euro l'ora come le lezioni normali, faccia lei il prezzo sempre che la mia proposta le interessi." Lei svuotò il bicchiere, lo guardò neglio occhi, allargò le gambe abbastanza da mostrargli le autoreggenti e le mutandine di pizzo, poi disse, "direi che per 500 euro potrei essere una professoressa molto preparata e severa, iniziamo settimana prossima."
Tornando a casa si accorse che stava per diventare una escort di lusso, certo era una proposta che le era capitata inaspettata, ma in fondo per niente sgradita. Iniziò a sentire le mutandine inumirsi, a casa avrebbe provocato il marito, doveva fare gli straordinari adesso che lei lo avrebbe mantenuto anche con il suo corpo. Lo trovò che guardava un porno molto eccitante, due maschioni che si davano da fare su una ragazza, che faceva un gran fatica per soddisfarli tutti e due, proprio come faceva lei, e fra poco sarebbero diventati tre. Si tolse le mutandine umide e gliele fece annusare e leccare, poi iniziò a segarglielo con le mutandine. Era già bello duro, lo prese un momento in bocca, aveva un sapore molto forte, si stava segando da un bel po', poi si sedette su di lui voltandogli le spalle. Lei era davvero molto eccitata e cavalcare quel cazzo duro e massiccio la riempiva di piacere, si bagnava così solo con il marito che la riempiva del tutto e e la eccava per come le teneva le natiche stringendole con forza e anche di come la insultava dandole della troia per come si vestiva per andare a fare ripetizioni, sì era una troia per devvaro adesso. Godette forte colandogli sulle palle, e anche lui poco dopo estrasse il suo membro e la cosparse di sborra sulle chiappe sode e tornite. Con gli altri cazzi giocava, con quello di suo marito godeva.
Il giorno che doveva andare a ripetizione del figlio si mise comunque sexy, adesso sapeva che il padre la spiava da quel buco del quadro, le sembrava quasi di vederli i suoi occhi. Si chinava sul tavolo facendo vedere le autoreggenti che spuntavano da sotto la gonna. Il giorno dopo sarebbe dovuta venire per la prima ripetizione al padre. Si sentiva stranamente un poco nervosa, si era cambiata spesso la lingerie, con il marito che le girava intorno con il membro duro, glielo appoggiava sulle chiappe, lei diceva che aveva fretta, ma lui insisteva, dovette farli un mezzo pompino per calmarlo, "il resto stasera" gli aveva detto lasciandolo così con il cazzo duro." Le piaceva ormai essere un poco sadica, lasciare che il marito la desiderasse tutto il pomeriggio mentre lei era alle prese con un altro cazzo, ma poi si sarebbe fatta perdonare. Soltando sperava di tornare a casa con le mutandine. Se ne era messe un paio praticamente trasparenti e giarrettiere nere, sapeva che così non avrebbe fatto tirare solo il cazzo di suo marito. E così in effetti fu. Le iniziò a far domande sulle capitali del mondo, sui fiumi più lunghi, aveva una montatura di occhiali molto sexy e si tolse presto il vestito rimandendo il lingerie. Quando la risposta era spagliata lei lo colpiva con un frustino che lui le aveva dato. Poi lei inziziò a ordinargli di leccarle i piedi e le calze fino a dove finivano, ma se andava più su con la lingua lo colpiva forte con il fustino. Aveva un bel cazzo, non come quello del marito ma non era male, le venne voglia i farsi leccare per bene. Gli ordinò di leccarla tutta si sedette sulla bocca di lui. Lui leccava avidamente e lei con il frustino gli colpiva le palle mentre gli stringeva il membro in mano. Lui provò a infilare un dito dentro il suo sesso gonfio e lei lo frustò forte sulla cappella arrossandola, "solo con la lingua ho detto porco, chiedi scusa alla tua padrona." In fondo stava entrando bene nella parte, anche se stava improvvisando in base a una certa cultura di porno sadomaso che si era fatta in quella settimana. Dopo poco lei sentì di vienire, leccava bene quei maiale, e le bastò stingere il suo cazzo con tutte e due le mani e venne pure lui, uno schizzo le arrivo sulla lente degli occhiali, "Questa me la paghi la prossima volta." Disse lei rivestendosi. Tornando a casa con i 500 euro in tasca decise di fare un regalo al marito che di sicuro la aspettava a cazzo duro da ore, si fermò in un negozio e comprò un completino molto sexy che gli sarebbe piaciuto di sicuro. Poi dopo aver sottomesso il suo cliente, aveva voglia di essere sottomessa dal cazzo possente del marito.
E quella sera il marito aveva una gran voglia di sottometterla, forse aveva capito qualcosa, forse era solo una coincidenza ma la ammanettò e fece del suo corpo quello che voleva. Prima la fece eccitare con le dita e con la lingua portandola vicino all'orgasmo diverse volte, ma senza darle la soddisfazione di venire, poi la prese con forza facendola venire per poi ricominciare ad eccitarla con le mani e con le dita. Fu una tortura, la più bella tortura che si potesse immaginare, che andò avanti per ore, fino a quando, anche il membro di lui sfinito non svuotò sulla sua lingerie nuova di zecca. Si sentiva finalmente appagata fino in fondo, sia fisicamente, che nella mente. Il cazzo del marito era come un trapano che si faceva largo nel suo corpo ed arrivava a fondo come nessun altro riusciva. Però la eccitava farne tirare altri, e farli venire, e sentire la loro sborra calda addosso.
Dopo il cazzo sottomesso del cliente, quello prepotente del marito, aveva vogli di stuzziacare quello timido del professore. Aveva notato da tempo che alla fine delle lezioni si fermava ancora una mezz'ora in palestra, metteva via gli attrezzi e si faceva una doccia nello spogliatoio dei maschi a quell'ora vuoto. Entrò in palestra e andò verso i bagni, sentì lo scrosciare della doccia, lo vide era nudo si stava insaponando, il fisico giovane e scolpito, le natiche muscolose. Senza farsi sentire si tolse il vestito sotto aveva solo reggiseno e collant, iniziò a toccarsi un poco il clitoride, sentiva la stoffa ruvida contro il sesso caldo. Lui la vide, ebbe un soprassalto, lei le fece cenno di rimanere dov'era. e si abbassò i collant alle finocchia, si girò di spalle e si appoggiò al muro. Da quella posizione lui poteva vedere lo spettacolo del sesso di lei che si apriva. Immediatamente gli venne duro, e lei gli fece capire che doveva farsi una sega guardandola. Lei si massaggiave il clitoride, ormai turgido, e poi infilava un dito dentro lo faceva uscire del tutto bagnato dai suoi caldi umori. Poi con due dita apriva le labbra del suo sesso e lo mostrava in tutta la sua bellezza. Lui si stava segando sempre più velocemente, la cappella paonazza. Sapeva che non sarebbe durato a lungo allora si avvicinò a lui, si versò del bagnoschiuma su di una mano e iniziò a insaponargli il membro con calma. Prima le palle gonfie, poi l'asta bella rigida e infine la punta, con cura. Nel mentre prese una mano di lui e se la mise in mezzo alle cosce, voleva sentire come se la cavava con le dita. Erano timide come il suo membro, ma poco alla volta si fecero strada nel suo sesso aperto e bagnato. Il marito usava le dita con astuzia, sapeva quando e dove essere delicato, e quando e dove essere deciso. Ma adesso aveva voglia di quelle dita inesperte che la toccavano in preda all'eccitazione. Sentì il membro di lui sussultare e fece appena in tempo a inginocchiarsi per prendere lo sperma di lui in faccia, voleva sentire quanto l'aveva desiderata, e dalla quantità e la densità del suo sperma capì che l'aveva pensata parecchio.
Soltando tornando a casa le era venuta voglia delle dita del marito, voleva venire per bene aveva ancora le mutandine calde e umide. Sentiva che le mani, la lingua e il membro del professore erano l'antipasto per gustarsi al meglio il marito e raddoppiare il piacere, e l'attesa dello stesso. Sapeva che era un gioco, ma sapeva anche che era ogni giorno più eccitante. Ed eccitato era il marito, che ormai aveva capito qualcosa, e senza volere ammetterlo era contento della situazione. Trovava la moglie sempre più calda e bagnata, e sempre più avida dell'irruenza del suo membro. Ma adesso era lui che voleva prolungare il piacere, dilatarlo all'infinito, lasciarla esausta e palpitante, prima di farla venire e liberlarla di quel piacere che le ristagnava dentro. Quel pomeriggio era convinto che lei sarebbe tornata da scuola calda e vogliosa. La aspettò già duro, e con il membro di gomma che le aveva regalato per toccarsi quando lui lavorara e spesso era fuori casa. Lei sembrò molto felice di quel gioco, prendendo prima il suo poi il membro di gomma in bocca, poi tenendo il suo di carne mentre si infilava l'altro nel sesso aperto. Poi fecero cambio Lui la prese da dietro mentre lei succhiava quella cappella di lattice avidamente. Chiudendo gli occhi le sembrava di avere finalmente due cazzi tutti per se quello enorme del marito che le riempiva del tutto la bocca, mentre il professore timidamente la prendeva da dietro, e poi il marito che l'apriva del tutto mentre lei era alle prese con la cappella del professore. Si sentiva felce e riempita, soltanto il sapore del lattice non era quello di un membro vero, e neanche il calore, ma era così bagnata e piena di voglia che le sembro davvero di essere presa da due cazzi assieme. Soffocò appena l'urlo di piacere infilando il membro di gomma in gola, mentre il suo sesso si contorceva sulla cappella marmoreia del marito. Che rimase a lungo dentro di lei per farle sfogare il piacere fino in fondo. Poi estrasse il suo cazzo e lo svuotò totalmente sul suo culo godendosi la vista del suo sesso aperto, gonfio e ancora palpitante.
Aveva voglia di essere punita dal marito questo era forse la cosa che la eccitava di più, per questo decise di provocarlo ancora il giorno dopo. Prima di uscire gli fece vedere le mutadine che indossava e chiese se le stavano bene, lui ancora assonnato rispose con una erezione. Lei prese un po' di olio da massaggio e gli massaggiò la cappella, diventò subito durissima allora stringenogli l'asta gliela baciò e andò a lavorare. Sapeva che lui adesso avrebbe fatto fatica a riprendere sonno, avrebbe passato il resto della mattina facendo sogni sconci, era quello che voleva. Voleva che lui usasse tutta la forza del suo cazzo e delle sue fantasie per sottometterla, sapeva che era geloso e possessivo ma anche che si eccitava all'idea che lei rizzasse altri cazzi oltre al suo. E quella mattina decise di far rizzare quello del professore, ma soprattutto aveva voglia si essere sculacciata dal marito per avere fatto la troia. Decise di fare una cosa che non aveva ancora fatto, aveva voglia di alzare l'asticella del gioco e dell'eccitazione, sapeva che era un gioco pericoloso, ma anche questo era eccitante. Si era messa delle mutandine davvero eccitanti, che le facevano risaltare la perfettà rotondità del suo fondoschiena. Voleva stuzzicare il professore farglielo venire duro e lasciarlo così. E così fece entrando in palestra in silezio, solo che questa volta riprese anche la scena, mentre si alzava il vestito e mostrava il suo culo. Sposto appena le mutandine per mostrare il sesso gonfio e voglioso, poi senza dire nulla se ne andò. Aveva messo il telefono in modo che si vedesse bene lei, ma non il prof che faceva i pesi, o meglio rimase con il manubrio in mano, duro come il membro che gli si ingrossava nei pantaloni. Mentre era in metropolitana mandò il video al marito, con scritto, hai visto quanto è porca tua moglie? Lui lo visualizzò e gli rispose con la foto del cazzo duro, a casa lo avrebbe sentito tutto, si bagnò al solo pensiero e contò le fermate di metropolitana che le mancavano con ansia. Quando arrivò a casa trovò il marito con il cazzo duro, non le fece nessuna domanda la scopò sul tavolo in soggiorno, spingendo la cappella a fondo nel suo sesso. La fece venire la prima volta così, poi la girò e la prese forte da dietro, schiaffeggiandole le natiche con tanta energia che le sentiva bruciare. La teneva per i capelli e le dava della troia, era il suo modo per punirla, ma punendola in quel modo la rendeva sempre più felice e vogliosa di essere punità. Venne una seconda volta questa volta il membro del marito la fece urlare e squirtare. Poi il marito la fece inginocchiare davanti a lui e le mise il cazzo in bocca, sempre più a fondo nella sua gola. La teneva per la nuca, sentiva la cappella di lui che le palpitava in gola, cercava di guadagnare millimetri di spazio per espandersi, e le palle gonfie che leccava con la punta della lingua. Venne come un fiume in piene dentro la sua bocca riempiedola tutta di sperma caldo, lei lo ingoiò, si sentiva una vera troia solo con suo marito.
La settimana sucessiva successe una cosa che sparigliò ancora le carte in tavola. A lei non venne rinnovato il contratto invece il marito trovò un lavoro. Fu una inversione di ruoli repentina e inaspettata, ma ben presto diventò uno stimolo per una vita erotica ancora più intensa. Aveva scoperto il piacere di fare la escort e ne fece un lavoro. I ruoli si invertitorno, il marito tornava spesso stravolto dalla fabbrica, e lei era fresca come una rosa, aveva incotrato un cliente per un'ora in un hotel di lusso, aveva bevuto qualche bicchiere di champagne, aveva giocato con quel membro duro, ma troppo precoce. Aveva sete di cazzo, e sapeva che solo quello del marito l'avrebbe dissetata. Dopo l'antipasto del pomeriggio aveva ancora appetito, vedere un membro eretto, toccarlo con le mani, prenderlo in bocca, e poi nel sesso, a volte anche nel culo, le attivava pensieri sconci e pulsare il sesso. Poco alla volta aveva messo su un guardaroba sembre più raffinato, e ovviamente la lingerie la faceva da padrone, il marito non faceva domande e apprezzava, nella sua rozzezza, tanta scelta e classe. Quella sera lui guardava una partita in televisione, ma stravolto dal lavoro, faticava a tenere gli occhi aperti. Lei iniziò a stuzzicarlo girando per casa con dei collat senza mutandine. Poi straiata sul divano gli accarezzava il membro con i piedi. Il nilon era ruvido ma piacevole sulla pelle sensibile della sua cappella. Lui chiude gli occhi, e il membro si gonfia diventando sempre più duro, lei lo sega letamente con i piedi, accarezzandogli le palle gonfie e dure. Quando lo sente di pietra lo prende in bocca gustando il suo sapore forte ma piacevole. Lo lecca come un ghiacciolo a lungo, poi lo prende in bocca e lo succhia sempre più avidamente. Il marito si sveglia di colpo, la gira sul divano le strappa i collant e gli infila con forza il suo cazzo imbizzarrito nel suo sesso bollente. La scopa forte con rabbia, la chiama troia, e lei è felice di essere presa finalmente come una troia da suo marito. Gode finalmente squirtando un poco sul divano, il marito estrae il suo grosso membro e le schizza sulle schiena e sulle chiappe tornite.
Il suo giro dei clienti si apliò in fretta, adesso aveva anche la possibilità di scegliere con chi vedersi. La eccitava sempre fare la padrona del padre del suo alunno, e frequentare un paio di ragazzi giovani e palestrati, ma non proprio dotatissimi, e poi un signore misterioso e molto elegante che aveva dei gusti molto raffinati anche nel campo erotico. Un poco alla volta la spingeva sempre più in là nei suo giochetti di sottomissione, lei li trovava intriganti, ma alla fine il piacere era nell'essere desiderata, nei preparativi, nel vedere il suo membro eretto e le sue fantasie appagate, nel fare bene i compiti a casa in un certo senso. Quando un cliente le veniva addosso, con abbondanza, provava un brivido, ma raramente veniva anche lei in quegli amplessi. Ma tornava a casa sempre un poco turbata e molto eccitata, come se in realtà quelle ore fossero dei preliminari prima di poter gustare il cazzo del marito. Però ogni tanto quell'uomo misterioso, severo ma educato le risvegliava antiche passioli letterarie, dal Marchese de Sade a Leopold von Sacher-Masoch. Nella tarda adolescenza si era imbevuta di queste fantasie, e finalmente adesso poteva metterle in pratica. Ma più lo faceva, piò scopava in giro con i clienti, e più capiva di amare suo marito e il suo membro, l'unico che la appagava pienamente. E glielo dimostrava in ogni modo, la mattina si svegliava prima di lui gli preparava la colazione, e poi lo svegliava prendendogli il membro, sempre barzotto, in bocca. Sapeva che quello era il modo migliore al mondo di svegliare un uomo, ovviamente non lo faceva venire, per lasciargli la voglia addosso tutto il giorno. La sera quando tornava dal lavoro stanco, si faceva trovare ai fornelli con un solo grembiulino addosso, o con lingerie sexy, e la voglia del marito assopita dal turno in fabbrica esplodeva repentina. A volte lo faceva aspettare e dopo cena lo stuzzicava con i metodi sempre più raffinati che stava imparando sul lavoro. Ma in realtà quello che la eccita di più del marito era quando era talmente su di giri che la possedeva con forza, quasi con violenza, arrivando al fondo del suo sesso come nessuno riusciva. Riempiva con la sua cappella formosa ogni millimetro della sua figa facendola pulsare sotto i colpi sempre più violenti. E poi dopo essere venuta, ritornare a bagnarsi dopo essere stata coperta dai fiotti di sperma densi sulle chiappe arrossate dalle sculacciate o in faccia.
Poi arrivò un cliente diverso, era un uomo sui quarantacinque dall'aspetto molto curato. La prima volta fu abbastanza ordinaria, motel di provincia con idromassaggio, richiesta di lingerie sofisticata, insomma un cliente medio. Ma poi arrivò la richiesta di incontri più articolati, con una amica con un amico. All'inizio lei rifiutò, anche se era un suo antico sogno erotico, non si sentiva pronta per farlo con degli estranei, ma dopo aver visto qualche volta lui alla fine decise di accettare a patto che tutti avessero indossato delle maschere di personaggi del Carnevale veneziano, come in una celebre sequenza del film Eyes Wide Shut di Stanley Kubrick. Lei era alle prese con il suo membro, di solito lo prendeva in bocca a lungo, aveva un sapore molto buono, e una consistenza solida quasi come quello del marito, quando sentì che qualcuno entrava nella stanza. Continuò la sua fellatio lenta e inesorabile mentre mani sconosciute le accarezzavano le cosce, le abbassavano le mutandinine e le stringevano le natiche. Erano mani forti ma non precipitose, che studiavano con strategia il campo, che sapevano molto bene dove toccarla. Poi sentì una ligua calda e curiosa solcarle le cosce e raggiungere le natiche prima di tuffarsi nelle labbra gonfie del suo sesso, di aprirlo con decisione. Lei non smetteva di dedicarsi al membro sempre più duro che adesso le palpitava in bocca. Sentiva il suo sesso colare e finalmente sentì la punta dura e larga di un membro che si faceva strada nel suo sesso caldo e accogliente. La scoparono in due uno sconosciuto che la prendeva a fondo facendola sussultare, mentre un altro membro le riepiva la bocca. Provava un piacere molto forte, ma sentì troppo presto lo sperma coprigli le natiche e poi uno schizzo in fondo alla gola. Mentre si faceva la doccia sentiva ancora le vibrazioni di quei due cazzi che aveva appena svuotato, ma che non erano stati in grado di farla venire. Aveva voglia di tornare a casa e di mettersi sul divano ad aspettare il cazzo del marito, l'unico in grado di farla godere. Certo si era divertita ed era fradicia, fece andare un getto di acqua bollente sul clitoride massaggiandolo delicatamente con la schiuma, chiuse gli occhi e immaginò due membri per lei, quello del marito e quello del professore, allorà sì che si sarebbe sentita riempita totalmente. Ebbe il primo orgasmo della sua giornata.
Per il secondo non dovette aspettare molto. il marito era molto eccitato quella sera. Non si fece neanche la doccia e le mise in bocca il suo membro dal sapore forte. voleva fosse durissimo prima di possederla. La teneva per i capelli, spingeva forte la sua cappella nella sua bocca, lei era felice, voleva essere la sua troia, e lui la scopava come una troia. Quando fu soddisfatto della sua bocca, la girò, le strappò le mutandine le usò per legarle le mani dietro alla schiena e iniziò a passare la punta del suo cazzo dal buco del culo alla figa, faceva così quando era indeciso. "Quanto hai fatto la troia oggi?" Le chiese. "Molto." Rispose lei pensando ai due cazzi che l'avevano presa insieme. "Allora lo prenderai nel culo." Le disse poi sentì che le bagnava l'ano con la lingua e che poi ci spingeva contro la sua inesorabile cappella. Si morse le labbra per non urlare, ma il dolore lasciò presto il posto al piacere, un piacere lancinante. Avrebbe soltanto voluto avere le mani libere per toccarsi il clitoride e farsi un ditalino mentre il marito le sfondava il culo. Fu un orgasmo così forte che lo sentì a fondo nelle sue viscere, dove il marito svuotava il suo piacere con una furia e una forza inaudita. Il giorno dopo si svegliò indolenzita e dolorante, ma mai si era sentira così pienamente posseduta. Era possibile che i clienti la trattassero meglio di suo marito? Che la scopassero con meno violenza di lui? E soprattutto perché lei godeva così solo per la foga del marito?E soprattutto dove si sarebbe spinto, Pensava a queste domande quando stava andando ad un nuovo incontro di lavoro.
Era un cliente che aveva visto una volta sola, molto bello e profumato e fu felice di ricevere il suo messaggio. L'appuntamento era in un motel dell'hinterland, un posto un po' squallido ma riservato. Lui le chese come vestirsi e lei lo fece con piacere, e soprattotto che calze reggicalze mutandine e reggiseno mettere. Gli mandò una fotografia lui rispose con la foto del cazzo ritto. Il marito era già al lavoro, sperava soltanto non volesse metterglelo in culo, ancora le faceva male per colpa del cazzo del marito. Un'ora prima dell'appuntamento lui le mandò un messaggio, sarete in due ho molta voglia di figa. Lei rimase perplessa ma rispose, ok ci sto. Prese un taxi, nel mentre le arrivò un messaggio del marito, le diceva che incularla le era piaciuto molto, la sera voleva un bel pompino, le mutandine le diventarono subito umide.
Quando entrò nella stanza c'era già un'altra ragazza, più giovane e prosperosa di lei, ma anche più banale, una bellezza del corpo non corrisposta da quella del viso. Aveva un accento dell'est, ed era simpatica, le sorrise appena entrò. "Sono Alina piacere, siamo solo noi due per ora chissà quando arriverà il nostro padrone." La stanza era molto elegante, da fuori sembrava uno dei tanti motel sorti per coppie clandestine su quella strada che portava da Milano verso sud, ma dentro era decisamente di un livello superiore agli altri. C'erano poche camere, ed entrate separate per ognuna, arredi moderni e non troppo kitsch. C'era l'immancabile vasca idromassaggio al centro della stanza, ma più grande di quante ne avesse mai viste. Pensò che proma o poi ci avrebbe portato il marito in un motel come quello, sarebbe stato eccitante.
Dopo pochi minuti entrambe ricevettero un messaggio sul loro cellulare diceva la stessa cosa, vi raggiungerò a breve intanto iniziate voi, prima aprite una bottiglia di champagne e poi leccatevi avidamente a vicenda io vi vedo c'è una telecamera di fronte al letto. Andò ad aprire il frigo, c'erano almeno cinque bottiglie di champagne, di quello costoso. Ne stappò una riempì due calici e fece un brindisi con alina e poi uno verso la telecamera. Arrivò un messaggio su il suo cellulare. Accendi l'impianto audio così ti dico cosa fare è quel tasto rosso accanto al letto. Lo fece e la voce di lui, molto virile iniziò a spandersi nella stanza, dava ordini secchi e precisi, con la voce . "Adesso Alina tira fuori le tue bellissime tette e tu --- leccagliele per bene." Si accorse di farlo con naturalezza, anche se non lo aveva mai fatto prima e soprattutto si accorse che le piaceva. In effetti le donne con belle tette le aveva sempre notate, in spiaggia e ovunque le capitasse di vederne. Queste erano molto belle, forse troppo belle per non essere rifatte. Le leccava i capezzoli poi li succhiava stingendo le tette in mano.
"Molto bene adesso tu Alina lecca il bellissimo culo di ----"
Si tolse al gonna e si mise a pecorina. Aveva reggicaze e mutandine di pizzo nero quasi trasparente sul culo. Erano già bagnate si era eccitata a leccare quelle grosse tette. Alina sapeva il fatto suo, passava la lingua sulle natiche sicura, non era certo la prima volta che lo faceva, e poi in mezzo alle natiche, soffermandosi quando arrivava al buco più stretto che si contraeva e dilatava sotto i colpi di quella lingua calda.
"Adesso leccativi la figa a vicenda."
Era la prima volta che leccava una donna, e all'inizio lo trovò un poco strano, chiuse gli occhi e pensò ad un cazzo, ma poi il gusto le piacque e anche il modo in cui veniva leccata. Sì lasciò andare minuto dopo minuti e oltre a leccare infilò un dito in quella figa calda e profumata. Lo stesso fece Alina con lei, e dopo poco ebbe un orgasmo molto forte, le sembrò che il suo sesso colasse nella bocca di lei.
"Adesso entrerà un mio amico molto dotato fatevi valere..."
Dopo poco sentirono la porta aprirsi e comparve un ragazzo giovane, non molto alto, palestrato. Non era il suo tipo di uomo, ma nudo faceva la sua figura, era già in tiro, un arnese grosso e tozzo. Iniziarono a leccarglielo insieme, una si occupava della cappella, altra delle palle e dell'asta e poi facevano cambio. Il membro si gonfiava ancora, ma rimaneva un poco sgraziato, lei pensava sempre al cazzo perfetto di suo marito anche quando leccava un altro.
"Basta così lo fate venire, mettetevi a pecorina e aspettate il vostro turno per prenderlo dentro."
Si voltarono obbediente e un poco trepidanti nell'attesa di ricevere il piacere che entrambe si aspettavano da quel bel cazzo. Toccò prima ad Alina, che sentì ansimare a lungo e poi godere con urla strozzate dal piacere. Nel mentre per tenersi bagnata si toccava guradando come veniva scopata con forza Alina e pensando a come sarebbe stato bello avere il cazzo del marito dentro adesso. Finalmente fu il suo turno e sentì tutta la foga di quel cazzo imbizzarrito che le apriva del tutto la figa. Era così bagnata che scivolave dentro e fuori agilmente. Non ci volle molto per venire una seconda volta e per sentire sempre più distante la voce che chiedeva di mettersi in ginocchio e di bere la sborra, così fecero, con grande naturalezza, due bocche aperte e assetate, pronte a contendersi fino all'ultima goccia di quel nettare del piacere.
Per quelle due ore aveva guadagnato bene molto bene, ma tutte le volte che tornava da quegli "appuntamenti di lavoro", che si facevano sempre più articolati, al posto di avere una repulsione verso il sesso ne voleva sempre di più. Soprattutto aveva sempre più voglia di suo marito, e questo era forse irrazionale ma molto reale. Non vedeva l'ora di farsi una doccia bollente, di pulirsi dentro e fuori e di aspettarlo, Di mettersi sexy per lui, di preparagli la cena come una normale moglie e poi di essere la sua troia, perché solo lui sa prenderla come una troia e su questo non c'è dubbio. Perché un conto è fare cose strane, diverse dal consueto, e un conto è una attitudine quasi naturale a far sentire una donna troia anche facendo cose del tutto comuni e normali. Certo i rapporti mercenari hanno un loro limite e un loro fascino a prescindere. Ma suo marito quando è voglioso, quasi sempre, la fa sentire molto più porca di qualsiasi mercenaria. Quella sera sperava che il marito tornasse dal lavoro sfiancato, ma non abbastanza per non fargli sentire la severità e la durezza del suo cazzo.
A volte avrebbe voluto tornare ai tempi in cui era una insegnante e l'unico cazzo che entrava nella sua vagina era quello rabbioso del marito disoccupato, ma quei tempi sembravano lontanti. Adesso era eccitata all'idea di vivere in una sorta di limbo, un sogno fatto di tanti cazzi, e di tante nuove esperienze, ma che in fondo sarebbe finito e sarebbe tornata quella di prima, anche se nel mentre era cambiata. Adesso faceva i soldi facilemente, anche se poi non era così facile come si crede. Non era sempre bello e non aveva sempre voglia, ma se pensava al cazzo del marito poi la voglia le veniva. Sapeva che ogni telefonata che riceveva era una nuova avventura, e a volte era un poco timorosa, spesso semplicemente vogliosa. Da una parte sperava di rivedere la stessa gente, i clienti che conosceva bene, sapeva come eccitarli e come farli godere, dall'altra sperava di incontrare gente nuova, che la portasse a fare nuove esperienze, che la rendesse complice di nuove pervesioni. Erano molto più infanti di quanto credesse i feticisci di ogni sorta, quelli che collezionavano le mutandine usate, quelli che volevano essere frustrati o frustare, soltanto il dolore lei non lo sopportava molto, anche se qualche sculacciata e frustata sul culo non le dispiacevano.
Quel pomeriggio avrebbe incontrato un nuovo cliente, e data la cifra che era disposto a pagare capì subito che avrebbe dovoto affrontare qualche prestazione extra. Era un uomo di mezza età, non bello ma gradevole vestito molto bene. Nudo era decisamente meno bello ma lei si divertì molto lo stesso. Lui la insultava con parolacce sempre più altisonanti, e questo la faceva eccitare, poi dandole della troia succhiacazzi le colpiva le natiche con forza con schiaffi secchi. Poi passò al frustino, lo sapeva usare bene con precisione, le bruciavano le chiappe dai colpi e finalmente lui smise e si stese a terra implotandole il perdono. Lei inizò a frustarlo sulle palle e sul cazzo, piccolo ma duro, e lui piangeva e implorava di continuare, Lei si sfogò con rabbia e lui venne. Non aveva neanche dovuto scopare ma tornando a casa le faceva ancora male il culo. Dopo la doccia ci mise e crema e sperò che il marito quella sera non avesse voglia di metterla a pecorina, aveva ancora le chiappe arrossate dalle staffilate.
Quella sera il marito aveva il cazzo duro, e lei per non mostrargli le chiappe glielo prese in bocca, e poi ci salì sopra spostando le mutandine di lato. Era terribilmente grosso e duro, ogni volta si stupiva di come la riempiva tutta, stimolando ogni millimetro della sua figa. Venne lentamente, cercandodi prolungare al massimo il suo piacere, avvolgendo con i muscoli del suo sesso la cappella infuocata del marito. Poi prese in mano il cazzo di luo e segandolo si fece cospargere il culo di sborra. La cosparse per bene sulle sue natiche, non c'era al mondo nulla di più lenitivo di una bella sborrata.
Il giorno dopo il marito le scrisse un messaggio, questa sera ti voglio trovare bagnata, e ti voglio parlare di una cosa. Era incuriosita, un poco impaziente. Quel giorno uscì di casa di buon umore anche se andava a lavorare. Un facoltoso cliente la pagava per rigovenare casa sua vestita sexy, con un vestitino corto, grembiulino e autoreggenti. Doveva spolverare la collezione di ceramiche cinesi in salotto mentre lui la spiava seduto sul divano mentre leggeva il divano. Poi doveva mettere a posto le riviste sul tavolino davanti a lui mostrando il suo bel culo, ad un certo punto avrebbe sentito le sue mani sulle sue natiche. Avrebbe dovuto sgridarlo come si permette, lei è un porco, e frasi del genere. Lui si sarebbe messo a piagere, e lei lo avrebbe consolato facendogli una sega. Tutto molto semplice, tranne quando aveva le preziose ceramiche cinesi in mano.
A volte sentiva di essere la cura per le debolezze degli uomini, una dolce cura, ma pur sempre una cura. Ma la relatà era che quegli incontri erano una cura anche per lei. A sentirè quel cazzo che veniva nelle sue mani si bagnavano le mutandine, si sentiva al centro del mondo, al centro del desiderio, e si sentiva vogliosa, insoddisfatta e vogliosa. Tornando in metropolitana si accorse che mancavano ancora tantissime ore prima che il marito sarebbe tornato a casa dal lavoro, e lei aveva le mutandine fradice, Senza pensaci scese alla fermata della sua ex scuola, il professore di ginnastica insegnava ancora lì. Non lo aveva più sentito, ma sapeva come entrare direttamente in palestra dal cortile senza passare dalla portineria, un vecchio trucco usato dagli studenti in ritardo. Lui era lì che arbitrava una partita di basket. Era ancora più bello con la barba incolta, ma aveva lo sguardo triste, non se ne era mai accorta prima, aveva gli occhi pieni di maliconia, le venne voglia di conosolarlo, a modo sui, la eccitavano gli uomini tristi. Lui non si accorse di lei ma la partita sembrava non finire mai, stava per adare via, poi sentì il fischio finale e vide i ragazzi correre agli spogliatoi, guardò l'orologio, doveva essere l'ultima ora. Lui prese la palla e fece un tiro, sbagliò il canestro, lei batte contro il vetro. Lui la vide, sorrise, io suo occhi erano ancora più malinconici quando sorrideva.
Si baciarono per molto tempo, la sua lingua era calda e si muoveva lentamente nella sua bocca. Le mani di lui erano strette su suoi fianchi, lei gli accarezzava il cazzo attraverso il tessuto morbido della turta, era barzotto. Si inginocchiò davanti a lui gli abbassò i pantaloni e glielo prese in bocca, tutto in bocca. Era felice con quel cazzo timido in bocca. Quando era abbastanza duro smise di leccarglielo e succhiarglielo, si appoggiò alle parallele abbassò le mutandine e disse: "adesso scopami forte". Lui lo fece ma piano all'inizio poi sempre più veloce, ma durò poco, era triste anche quando scopava, ci metteva troppo sentimento e poca forza, voleva sentire la sua figa piena di cazzo, non di malinconia. Venne sulle cosce, lei prese una goccia di sborra sul dito e la assaggiò, era amara.
Camminando verso la metropolitana capì perché amava tanto suo marito, quando la scopava la scopava e basta, con forza, a volte con dolcezza, a volte con rabbia, ma la scopava e basta, le riempiva la figa con il suo cazzo. Perché quando si scopa, almeno quando si scopa bisogna essere felici e non pensare neanche troppo ai sentintimenti. Suo marito la prendeva pensando di svuotarsi le palle, ma facendole le svuotava anche la testa, era bello così. Soltanto il suo problema era che non amava la monotonia, e sui marito questo sembrava averlo capito bene. Non la scopava mai allo stesso modo, ogni volta c'era qualcosa di diverso, e per questo la eccitava più degli appuntamenti al buio cosa sarebbe successo a casa al suo ritorno. Quel giorno aveva già fatto sborrare due cazzi, ma la voglia non era passata, anzi la sentiva tutta in mezzo alle cosce ancora bagnate di sperma del professore. Le accavallò in metropolitna, sentendo la pelle appiccicaticca si bagnò ancora di più.
Quella sera il marito le versò parecchio vino a cena, e poi le disse quello che le aveva preannunciato con un messaggio fin dal mattino. Lei all'inizio rimase un poco delusa, non ci aveva più pensato durante la giornata, ma si era fatta una idea diversa. Ma poi sarà per il vino e per il cazzo duro che stava leccando con cura l'idea del marito non le dispiaceva. Lui la teneva per la nuca, si sentiva soffocare, il suo cazzo non le dava tregua. Voleva che si vedessero con un suo collega e sua moglie e che scopassero assieme, non era chiaro se era uno scambio di coppia o un'orgia, ma era una cosa nuova eppure molto meno trasgressiva di tante che stava facendo in quel momento. Eppure la turbava e al contempo la eccitava, con il marito si era fatta scopare in ogni modo, ma erano rimasti sempre loro due. Lo scenario cambiava e lei non sapeva bene come sarebbe stato. Adesso sentiva la verga del marito dentro la sua figa e era felice, piena e al contempo svuotata. Di suo marito si fidava, avrebbe fatto tutto quello che voleva, senza opporre resistenza.
Non si era mai sentita così desiderata come in quel periodo, e con suo marito amava giocare, ogni sera gli lanciava le sue mutandine profumate, erano mutandine molto sexy, che lui annusava e leccava per ore. Era una dolce tortura sapeva che il marito sarebbe rimasto con il cazzo duro tutta la notte a causa dei quelle mutandine profumate dalla sua figa sempre calda e umida. E fu sempre in quel periodo che iniziò a scriverle un misterioso, ma di sicuro qualcuno che aveva conosciuto nella vita reale, ammiratore. Iniziò subito come una corrispondenza improntata sull'erotismo, lui le scriveva fantasie e le mandava foto oscene ma con stile. Sentiva in questo suo ammiratore una carica erotica che non aveva mai provato prima, la faceva sentire porca come nessuno prima ero riuscito a fare. Era una sensazione nuova, che la faceva bagnare ad ogni sussultare ad ogni messaggio, che la faceva ancor di più bagnare nell'attesa. Forse aveva preso tanti cazzi nella sia vita, che l'idea di un cazzo virtuale, ma così reale nella sua mente e nella sua figa. Ormai scopava seguendo le sue indicazioni anche se indirette, e questo la eccitava e la rendeva schiava di un cazzo come non era mai stata prima. Era una sensazione a volte soffocante, a volte esaltante. Non sapeva chi era, ogni giorno aveva la sensazione di capire chi si celava dietro a quella identità virtuale, ma poi le sue certezza svanivano. Forse non voleva saperlo, perché nella vita reale poteva essere una delusione, ma in quella virtuale era terribilmente eccitante. Ma era un gioco al contempo così virtuale e reale, perché ogni cazzo che prendeva ormai pensavo al suo. Poi venne la sera in cui dovevavo incontrare la coppia di amici del marito, prepararono una cena di pesce e bevvero tanto vino bianco. Si era messa in vestito corto e sotto giarrettiera e mutandine trasparenti in pizzo. La moglie dell'amico di suo marito era volgare, ma aveva due bellissime tette, grandi e natuali, il marito era un bell'uomo, palestrato, ma insipido soprattutto quando parlava. Ma il vino scaldava i loro discorsi e suo marito ruppe il ghiaccio, le chiese di alzare la gonna e di mostrare il culo. Lo fece come un atto catartico, da qualche parte bisognava iniziare. Sentì le mani del marito sulle sue cosce e sulle natiche e poi quelle dell'amico un poco impacciate sulle mutandine. Con la coda dell'occhio vide il marito che palpava le tette della moglie, erano davvero belle, si eccitò al pensiero di leccarle.
Glielo prese in mano e lo segò, era più piccolo e meno duro di quello del marito, ma era un bel cazzo. Lo prese in bocca, non aveva un buon sapore e soprattutto sembrava sempre sul punto di venire. Si mise a pecorina e lo sentì entrare. La cosa che la eccitava di più era vedere il marito che infilava il suo cazzo grosso in mezzo alle tette della sua partener, e poi spingergerglelo in bocca. La teneva per i capelli e usava il suo cazzo come un ariete. Nel mentre le sditalinava forte la figa depilata, infilandole dentro due e poi tre dita. Avrebbe voluto quei preliminari, adesso capiva quanto il marito era bravo nei preliminari. Avrebbe voluto sentire le sue dita, e la sua lingua ovunque. Comuque la situazione la eccitava, era molto bagnata, solo che quel cazzo non la riepiva tutta. Come aveva previsto l'amico venne quando il marito aveva appena iniziato a scopare la moglie. La scopava forte, e lei si godeva la scena accarezzandosi il clitoride con la sborra che le colava dal culo sulle cosce. Non aveva creduto di eccitarsi tanto a vedere il marito che scopava con un'altra. Sì alzò e iniziò a toccare le tette, davvero grosse, e sode, della tipa. Le palpeggiava e stringeva le palle del marito, erano gonfie, come sempre. Nel mentre il marito di lei si mise a riprendere la scena, non aveva altro da fare del resto, con il cazzo moscio che gli penzolava in mezzo alle gambe. Anche lei si mise a pecorina, il marito scopava un po' la tipa e un po' lei, nel mentre loro si toccavano a vicenda il clitoride, fu molto eccitante. Vennero tutte e due e il marito le mise in ginocchio davanti a sè prima di svuotarsi sulle loro facce e sulle loro tette. Leccò la sborra sulle tette della moglie dell'amico e lei fece lo stesso, sembrava un film porno ma era vero, e tutto quello che aveva fatto lo aveva fatto per istinto. Non vedeva l'ora di vedere come era venuto il video. Si rieccitava subito solo all'idea, per questo era sempre umida e pronta per il cazzo.
Ormai la sua vita coniugale era sessualmente più interessante di quella lavorativa. Dopo quella serata il marito ci prese gusto, ma con le dovute correzioni, il suo amico non era all'altezza e organizzò, senza che lui lo sapesse, un incontro con sua moglie e la sua. Lei accettò a patto che la settimana dopo avrebbe trovato un amico per fare una cosa a tre due uomini e lei, ma con uno prestante. Il marito accettò, era un gioco pericoloso, la posta in gioco era sempre più alta, ma era eccitante forse anche per questo. Soltanto una volta iniziato sarebbe stato difficile da disinnescare. La moglie del suo amico accettò volentieri, e con la scusa che sarebbero uscite loro due mogli per andare al cinema si presentò puntualissima e vestita come una escort a casa loro. Era volgare ed eccitante al contempo, al marito piaceva con quelle tette grosse, ma anche a lei con la sua voglia di sottomettersi. La fecero rilassare con un gin tonic, che presto diventarono due. Iniziarono ad accarezzarle le cosce in sincrono, aveva calze a rete con giarrettiera. Lei apriva le cosce e loro risalivano, poi passarono alle tette. Erano davvero eccitanti, da guardare, da toccare e da leccare. Le leccarono insieme a lungo mentre lei accarezzava il cazzo del marito, era una vera porca. Mentre faceva un pompino al marito, lei le faceva un ditalino, fatto bene, come avrebbe voluto che fosse fatto a lei. Il marito non la trascurava, le metteva le mani e la lingua ovunque, era tutto molto eccitante. Soltanto fremeva per avere il cazzo del marito dentro, anche se la lingua della moglie del suo amico era molto abile a leccarla e era eccitante vedere come sobbalzavano le sue tette sotto i colpi del cazzo del marito. Era paradossale ma vederla scopare un altra era eccitante, perché capiva che desiderava più lei di qualsiasi altra donna. Era solo gelosa delle sue tette, del resto no, la sentì godere un paio di volte, forse tre, ma il marito per venire aveva bisogno della sua figa. Prima se lo sentì in bocca, gli leccò la cappella che aveva il gusto dolce della figa della moglie del suo amico e poi finalmente lo sentì tutto dentro di lei, ma non nella figa nel culo. Il marito la scopava nel culo mentre la lingua della moglie del suo amico continuava a leccarle il clitoride, era la situazione più eccitante che avesse mai provato, venne, o meglio squirtò in bocca alla tettona mentre il marito si svuotava nel fondo del suo culo.
«Vorrei che qualcuno come questo autore, magari lui stesso, scrivesse un racconto su mia moglie :mora, capelli cortissimi, nasino alla francese, bocca carnosa e denti bianchissimi, tettine piccole e sode, culo in fuori solcato da una profonda spaccata... Dimenticavo, lei ha 30 anni. La sbatto continuamente, se lo merita, ma mi porta a fare pensieri sozzi...di lei con mio padre, che la monta quando non ci sono.»
«vorrei vedere mia moglie fra grossi uccelloni ma non vuole»
«Ottimo racconto»