Dal diario di Daniela: 20 febbraio 1991


Avevo sempre pensato che il sesso fosse un aspetto secondario, da fare con il proprio uomo un po' per dovere e un po' per piacere.
Cresciuta in una famiglia cristiana, ho frequentato scuole "serie" in cui anche cretino era considerata una parolaccia terribile. Fidanzata da anni con un uomo a cui il sesso piaceva tranquillo, conducevo una vita che, allora consideravo normale: casa, lavoro, sport e fidanzato con cui facevo l’amore, di solito durante il fine settimana. I miei sensi dormivano e quando lui mi prendeva, non arrivavo quasi mai all’orgasmo. Entrava, qualche botta e poi lui godeva, io no! Così passavano gli anni e la mia gioventù stava lasciando il posto alla nascita di una donna, una nuova donna. Ero bella, sicuramente più bella e affascinante di quando ero una ragazzina tutta sport e agonismo.
Ma la cosa che stava trasformandosi in me veniva da dentro, sentivo impulsi sempre più forti e incominciavo ad amare il mio corpo, ad apprezzare i commenti degli altri. Tutte le mattine facevo il solito percorso per andare al lavoro, uscivo molto in anticipo, vagabondavo un po’ davanti le vetrine, un bar, sempre il solito, colazione e edicola prima di entrare al centro sportivo. Ma quella mattina fu diversa e segnò il mio risveglio totale al sesso e la mia voglia di sentirmi donna fino in fondo amando e compiacendo il mio nuovo ruolo. Un uomo dall’aspetto trasandato, capelli bianchi, un corpo non più giovanile, chissà, avrà avuto circa 65 anni se non di più, si avvicinò al bancone del bar dove sorseggiavo il mio solito cappuccino.
"Ciao, signora, sai che sei proprio una gran cavalla?"
Lo guardo arrossendo, avrei voluto rispondergli "ma come si permette? Invece mi limito a non parlare, finisco il bicchiere d'acqua ed esco. Quell’apprezzamento invece di darmi fastidio mi aveva scosso in maniera strana. Nei giorni che seguirono, al bar, il tipo c’era sempre e, puntualmente, si avvicinava a me sussurrandomi varie frasi sconce e apprezzamenti sempre più pesanti sul mio conto. Quest’uomo deve essere un pervertito, pensavo fra me, ha uno sguardo intenso e sporco di quelli che sanno il fatto loro e, per quanto gli anni avevano segnato il suo aspetto fisico, si intravedeva ancora la sua forza maschile. Solitamente indossava jeans e una camicia nera aperta sul petto mettendo in mostra una catenina e un ciondolo fatto ad ancora che appoggiava sui peli più bianchi che grigi. Per quanto cercassi di restare indifferente, quella situazione stava turbando la mia vita e incominciavo a essere attratta verso quell’uomo sporco, porco. Non dissi nulla a Carlo, tanto non avrebbe compreso , si sarebbe arrabbiato con il tipo facendo sceneggiate da macho, ma passavo momenti a fantasticare su lui, su un eventuale incontro più ravvicinato, fantasticavo e sentivo una nuova eccitazione attraversare il mio corpo, sentivo i miei pensieri prendere forma e le cosce diventare calde e tremanti. A letto fantasticavo e, più di una volta mi sono masturbata al pensiero. Mi resi conto di desiderare quell’uomo di voler far prendere forma a tutti quegli apprezzamenti che, ogni giorno mi venivano rivolti. Così quella mattina decisi di approfondire il discorso con quello sconosciuto. Mi vestii in maniera particolarmente provocante, vestitino corto, tanga nero.
Infilai il cappotto lungo ed uscii come sempre. Mentre camminavo sentivo gli occhi addosso dei passanti e la cosa mi eccitava. Entrai al bar, lui era lì, con quel suo sguardo voglioso, la liquirizia in bocca. Ordinai il solito, lui si avvicina. :"Vedo che incominci a sentirti troia al punto giusto! ma guarda che bel vestitino che hai oggi e, ottima scelta anche per le mutandine sotto, ma perché non te le sfili?" Per la prima volta decisi di rispondergli: "Dove, qui?"
Certo, rispose lui con un sorriso, “sfilati di fianco e falle scivolare qui, con indifferenza e poi dammele!"
Mi sorprendo a obbedirgli, imbarazzata, eccitata, col desiderio di sentirmi predestinata a lui, mi metto tra il bancone e lo sgabello e inizio a destreggiarmi per far scendere le mutandine. Le sfilo e gliele consegno in mano. Le porta veloce al suo viso, al suo naso. "Che buon odore che ha la tua fica! Dai, rimettile, usciamo, seguimi" Esce e incomincio a seguirlo, mi sento pronta ed eccitata, sono una fica calda e vogliosa, pronta a soddisfare le voglie di quel porco, voglio sentire le sue mani ruvide sul mio corpo, la sua lingua. Lo seguo fino a un portone, in una via piccola, trasandata. Apre la porta e mi invita con un cenno a entrare. La stanza è poco ammobiliata e impregnata da un odore acro di tabacco da pipa.
Si accosta a me, con la sua liquirizia inizia ad attraversare il mio corpo, arrivato alla fine del vestito lo solleva :" ma che puttana che sei!” esclama “guarda, sei bagnata, cosa vuoi è?" Sorride, con una mano mi tiene su il vestito, sposta il mio tanga e mi passa il bastoncino sui peli. Chino leggermente le gambe, aprendole per dar modo di passare dove la desidero di più, fra le labbra infuocate. L’eccitazione cresce, ormai sono in completa balia dei sensi e di quell’uomo voglioso di sbattermi in tutti i modi. Capisce al volo la mia eccitazione e infila il bastone di liquirizia mangiucchiato e succhiato nella mia vagina facendola muovere su e giù e con la lingua gioca sul mio orecchio provocandomi brividi continui. Poi lo sfila dalla mia fica bagnata "leccala”, mi ordina.
Prendo la liquirizia in bocca e inizio a leccarla simulando un pompino, è bagnata dai miei umori e mi piace farlo per lui, mi eccita pensare che l'abbia tenuta in bocca al bar.
"Brava così, porca…si leccala….ora chinati…"Mi prende con forza facendomi arrivare ad un vecchio tavolino e mi ci sbatte sopra, di schiena, divaricandomi le gambe da dietro. Due dita, inizia a giocare sul mio clitoride, il suo alito è sul mio collo. Inizia a farmi un ditalino continuo, a tratti tranquillo a tratti violento, io inarco il sedere verso di lui per sentire sempre di più il piacere delle dita. Si inginocchia alle mie spalle e inizia a leccarmi la schiena, e giù fino al sedere.
Apre le natiche con le mani e ci intrufola la lingua facendola scendere fino alla fica e risalendo.:" Ne hai proprio voglia Eh? vedrai che bel lavoretto ti faccio,
conoscerai il cazzo di un vero uomo e non quei cazzetti gentili che sei abituata a prenderti ogni tanto! ho voglia di aprirti questo bel culetto, dimmi, troia, vuoi sentire questo cazzo gonfio romperti il culo, dimmelo che lo vuoi!"
"Si, lo voglio, rompimi il culo, scopami, fammi godere come una cagna in calore…"
Sono completamente in balia di quell’uomo, del suo cazzo, delle sue dita, della sua lingua. Inarco ancora di più il sedere e lui inizia a fregare il suo arnese nel buco, spinge piano aprendolo ogni volta un po’ di più, poi lo spinge più forte, ho un sussulto di dolore ma piano lascio che il suo cazzo entri, entri sempre più nel mio buco. Due dita nella mia fica. "Che porca che sei, senti, bagnata, aperta, vogliosa…" e mentre dice così il suo cazzo scivola completamente nell'ano; ha sfondato, il dolore diminuisce lasciando spazio a un senso di piacere sempre più grande.:" Sei un porco, un maiale….""Sii, lo sono e ti piace essere presa così, senza troppa cerimonia…""Si, mi piace e mi piace il tuo cazzo così, grosso, mmmh! dai, continua a spingerlo nel culo, daiii"
" Si, così, brava, voglio sentirti implorare che lo vuoi chiedimelo, dimmi che vuoi essere sbattuta, sei una vacca…."
La mia fica è sempre più mondata da umori che scendono fra le sue dita e le mie cosce. Si ferma, mi fa girare "Guarda il mio cazzo…leccalo, passaci la tua lingua vogliosa." Inizio a leccare quel cazzo gonfi o, le vene gli pulsavano e lui con le mani spinge la mia testa sempre più a fondo,sento la bocca piena del suo cazzo."Sii, dai, ti piace succhiare il mio cazzo, ciuccialo, tutto mmmh, si…"
Più parla, più mi eccito e più affondo le mie labbra sul suo cazzo. Mi prende per i capelli tirandomi su.
"Mettiti sul tavolo, apri le gambe, voglio vedere la tua fica per bene…" Ancora una volta ubbidisco, ormai non capisco più nulla, sono scossa da fremiti e voglio sentirmi infilata ovunque. A gambe aperte, i suoi occhi perlustravo la mia fessura aperta, pulsante, il clitoride duro come punta di spillo, ormai più simile ad un piccolo cazzo."sei in calore vero troia? Vuoi sentire""Si, voglio,si, dai, fammelo sentire dentro,dai". Sento le sue mani invadermi le cosce, aprirle e la sua lingua saliva e scende lungo tutta la mia fica, sento la sua bocca stringersi sul clitoride e mordicchiarlo…
Ma voglio sentire di più, ancora di più. Si tira su, la sua lingua risale su per le cosce, sul seno, gira sui capezzoli fino a renderli talmente duri che mi provocarono un senso di piacere e dolore, soprattutto quando con le dita inizia a premerli sempre più forte, bruscamente mi stende sul tavolo aprendomi le cosce con le mani."Lo vuoi?":"Si lo voglio…."Infila in un solo colpo il suo cazzo e inizia a sbattermi senza sosta, sempre più forte…più forte. La sua voce diventa roca, rendendolo ancor più porco mentre mi martella con ritmo sempre più incalzante, sento le sue palle sbattermi sulla fica. :" Si dai…muoviti, brava…ahhh! Siii! "Mugolando il porco si lascia andare a un orgasmo da animale sborrandomi dentro il corpo.
Ed io vengo a scosse, la mia fica si apre e chiude in preda a spasimi sempre più forti, sempre più sublimi che mi fanno mugolare e urlare dal piacere.
Sono passati anni da quel giorno ma quell’uomo è sempre rimasto nei miei pensieri con gratitudine, mi aveva insegnato a essere porca, a godere del sesso, mi aveva insegnato a non accontentarmi del cazzetto di turno, volevo di più, meritavo di più e da allora, presi la decisione di cominciare a darmi da fare, non avrei rinunciato mai più a piaceri del genere. A costo di scendere nei baratri, avrei soddisfatto il mio corpo.


 

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Categorie: Confessioni