Villaggio vacanze “Saint Tropez”
Bungalow tipologia A, camera matrimoniale, soggiorno pranzo con piccolo lettino.
1295 euro per due settimane.

Come sempre.
Solito villaggio, solita sistemazione, solito prezzo.
Un rituale che si ripete da anni, ormai. Almeno da quando è nato il bambino.
La vita di una piccola famiglia in vacanza assume connotati molto precisi.
I tempi si dilatano. Le giornate si susseguono una uguale all’altra al ritmo delle più rilassanti e pacate abitudini.
Ogni mattina i tre si alzano alle 8:00 in punto e fanno un’abbondante colazione. Padre e figlio si infilano due costumi identici e si precipitano in spiaggia. Il loro programma prevede una pressoché infinita serie di gare di tuffi, racchettoni, calcetto e corsa di biglie. La pista di solito la traccia il piccolo mentre papà legge il Corriere dello Sport. L’intensa attività maschile permette alla mamma di stare per conto suo e coccolarsi un po’. Si dedica con cura a riservatissimi rituali nel piccolo bagno: consuete e opportune abluzioni mattutine, rifinitura della depilazione, acconciatura definita che non perde mai e poi mai un filo di eleganza.
Talvolta si concede anche una piccola aggiunta al sonno della notte, si adagia sul letto sfatto, indossa la sua fidata mascherina per proteggersi dai raggi del sole e si appisola per qualche minuto. A volte, beatamente, sogna.
Oggi è giovedì. Il Corriere dello sport prevede un lunghissimo e dettagliato reportage sul mercato estivo. La filodiffusione della spiaggia intona un vecchio successo degli anni ‘60 che il nostro padre di famiglia canticchia con inspiegabile trasporto. Poi viene colto da un pensiero, come se ricordasse improvvisamente qualcosa, sorride, si guarda attorno e si incammina fra gli ombrelloni.
Sua moglie è stesa prona sul letto, con gli occhi chiusi e le gambe beatamente scomposte. L’aria di mare entra dalla finestra e rende ancora più dolce il suo pisolino.
È proprio mentre si gode il suo nido dorato che avverte una strana sensazione sulla pianta del piede, soavemente adagiato sul lenzuolo. Si ridesta e mescolando il sogno alla realtà mette a fuoco quella sensazione delicata e umida, qualcosa le sta accarezzando il piede, qualcuno, sì, qualcuno le sta golosamente leccando il piede nudo.
Sorride e continua a far finta di dormire, si può immaginare un modo migliore per essere risvegliate? Suo marito le sta facendo una bellissima sorpresa. Finalmente.
Avrà lasciato il piccolo agli animatori dello stabilimento e sarà tornato da lei per godersi un po’ di intimità.
Mentre attraversa questi pensieri sente quella lingua vorace che sale e dal tallone inizia a dedicarsi alla caviglia, morbide carezze alternate a piccoli morsi, però, quanto ardore stamattina il maritino. C’è qualcosa da festeggiare e lei non se lo ricorda? I polpacci muscolosi adesso, levigati dalle lezioni di Pilates due volte a settimana. Poi il retro delle ginocchia che le fa venire i brividi e le cosce, dove i morsi si fanno più intensi, la signora si bagna! Si bagna come non le succedeva da tempo. Inizia a stiracchiarsi sul letto dandosi in pasto al suo predatore che non la smette di sfamarsi della sua pelle abbronzata. Inarca la schiena quando sente i denti strizzarle un gluteo mentre due mani forti continuano ad arraffare alla cieca ogni pezzo di carne. Che voglia che ha il suo uomo. Quanto tempo che non lo sentiva così affamato. Vorrebbe togliersi la mascherina dagli occhi ma le piace continuare a godersi tutte queste emozioni nel buio più totale. Quelle mani così forti ora le allargano i glutei e sa che l’uomo invisibile ha tutta la sua intimità a disposizione visto che non usa mai le mutandine quando dorme. Avverte un attimo di esitazione, lo immagina intento a gustarsi il tesoro appena scoperto. Pochi secondi e quella lingua meravigliosa inizia a picchettarle le labbra della fica che ormai è un lago. Ora geme, con la bocca leggermente aperta, miagola, sente il calore che si irradia fra le cosce e scarica elettricità su tutti i terminali nervosi del corpo. Quell’animale feroce ha davvero intenzione di farla morire perché ora percorre in punta di lingua la linea delicata che parte dal sesso e curva indietro verso il suo buco più intimo. Lei sussulta e si lamenta, dio che inaspettata sorpresa, che indecente meraviglia, il respiro singhiozza, quasi potrebbe venire con questo trattamento ma un nuovo attimo di esitazione la lascia a galleggiare nell’attesa di una nuova coccola, cos’altro si inventerà? La penetrazione che arriva subito dopo la sorprende, forte e violenta la riempie e le strappa un piccolo urlo che cresce e si allunga in una parola chiara e distinta: cazzooooooo!
Non è da lei lasciarsi andare in questo modo, credetemi, anche lui sorride compiaciuto.
Si lascia sbattere da quella bestia maschio che stenta a riconoscere, sussulta a ogni colpo e gode, gode senza avere il tempo di pensare, un piacere così forte e inaspettato che annulla ogni collegamento alla ragione, dove sono? Cosa mi sta succedendo? Non ha modo di chiederselo, è solo corpo ora, corpo di bestia femmina calda e accogliente, scopata come non le succedeva da tempo.
Uno stallone, lei pensa. Da qualche parte nella memoria ripesca l’immagine di un cavallo in groppa alla sua giumenta. Continuo e spietato, la tiene forte con le zampe e sembra volerle entrare sempre più dentro, senza nessuna cura, nessuna pietà. Ad ogni affondo si sente aprire da quel pezzo di carne duro nella pancia. Oh mio dio, si dice fra i denti.
Va avanti per un tempo e con un intensità superiori a qualsiasi delle loro prestazioni, ma cosa gli prende?
Poi il vuoto improvviso.
Lui esce dal suo corpo spezzandole il respiro, lei si lascia scappare un fievole “no” di delusione.
Pochi istanti sospesi in cui l’uomo si muove sul letto e cambia posizione. Cosa succede? La risposta a questa domanda arriva e ha le sembianze di una mano che afferra forte i capelli composti della signora, le solleva appena la testa e le avvicina qualcosa alla bocca appena aperta, qualcosa di caldo e umido, qualcosa che adesso vuole violarla in un altro modo.
Lei capisce. È una madre di famiglia ma capisce. Apre la bocca e si avvicina senza ancora poter vedere niente ma non c’è tempo. La voglia del suo uomo non ha tempo ed è lui che con un colpo di reni le infila tutto il cazzo in bocca.
In quel preciso istante, mentre lui le fotte il viso bendato senza ritegno lei prova a ricordarsi cosa gli ha fatto quella mattina per colazione, cos’è che lo ha tramutato in questo modo? Sarà forse quella nuova marca di caffè in offerta? Lo sente grugnire e stringerle più forte i capelli, le fa male, la sbatte e ha la sensazione di non essere più la sua donna ora. Si sente una porca, si sente.. che non sono parole da lei queste ma nella testa si accende un led luminoso di sette lettere rosse, una accanto all’altra.
Puttana.
Mi sento una puttana.
Il pensiero è così forte che quasi le viene da piangere, emozione di fuoco che scioglie il ghiaccio di tutte le sue convinzioni.
Sono una puttana.
E mi piace da morire.
Mi piace anche questa strana cosa che mi sta facendo adesso, questa nuova diavoleria, il suo modo di schiaffeggiarmi col suo pisello meraviglioso. “Sì” ore le esce dalla bocca e non la smette “sì.. sì.. sì..” più la colpisce e più le piace, lui sembra volerla umiliare e lei scopre un nuovo incredibile modo di godere che esplode nel cervello ed è più forte e sconvolgente di qualsiasi dolce carezza.
Lei annaspa, alla cieca, con la bocca aperta e ingorda cercando di rinfilarselo fra le labbra. Quando ci riesce lui spinge così forte che quasi le arriva in gola, quasi la soffoca.
Colpi di tosse secchi dalla gola. Aria. Poi di nuovo in fondo. Senza sosta. Le guance rosse. Panico. Panico e piacere perverso. Conati. Fuori. Colpi di tosse più forti. Aria. Dentro. La bocca trasfigurata. Le guance incandescenti. Aiuto. Mi sento soffocare. Mi sento soffocare. Potrei svenire adesso. Ancora di fuori. Basta. Ti prego. Lacrime. La testa che gira. Sono cieca. Dentro di nuovo. Odore di cazzo e di lacrime. Lacrime di emozione. Non sono mai stata qui. La bocca piena. La testa che esplode. Dammene ancora. Portami via. Un conato più grande. Fame d’aria. Fuori. Tutto fuori. Saliva che cola e le inzacchera il mento. Tosse ruvida. Aria per favore. Puzza di uomo. Ancora più dentro. Ancora e ancora. Ancora...

Un sole incandescente si arrampica veloce sul cielo del Saint Tropez, voci di bambini che corrono in lontananza, il vento sfoglia le pagine di un giornale sportivo abbandonato sotto l’ombrellone.
Dalla spiaggia un piccolo sentiero di cemento sale verso le dune e si perde fra le abitazioni dei villeggianti. Sulla destra se ne stanno ordinati dei graziosi bungalow con veranda, sono quelli della tipologia “A”. Quasi tutti vuoti e silenziosi a quest’ora del mattino. Quasi.
Dal bungalow numero 7a proviene un tonfo sordo che suona ritmicamente. Per ogni battere una voce di donna soffocata dal piacere risponde in levare. Vanno avanti da parecchio ormai.
Oltre la parere sottile c’è la camera da letto. Sul pavimento giacciono abbandonati alcuni abiti da uomo e un baby doll rosa. Strappato. Una donna completamente nuda con una buffa mascherina sugli occhi si tiene forte alla spalliera del letto in ginocchio sul materasso. Dietro di lei c’è un uomo sudato che la penetra con forza, poi poggia il pollice della mano destra alla base del collo della signora e scende percorrendo con una carezza il sentiero morbido della schiena tesa e arcuata. Lei è scossa da un brivido infinito che esplode nel momento esatto in cui quel dito si insinua fra i glutei sodi e spietato la penetra nel culo. Lei urla.
Se non fossero tutti a rosolarsi sotto al sole ci troveremmo di fronte a uno scandalo. Mani indignate proverebbero a proteggere le orecchie innocenti dei bambini. Le donne esorterebbero i mariti a protestare in direzione.
È un’indecenza.
Neanche in vacanza si può stare tranquilli.
Fate smettere quella troia, qui ci sono dei bambini.
Hai capito il maritino!
Ma nessuno può sentirli. Quelle urla sguaiate si perdono nel silenzio del villaggio vacanze. Nessuno saprà mai. Nessuno vedrà mai quei corpi nudi e accaldati che si accoppiano con una violenza inaudita e inedita per quella piccola famiglia per bene.
Un attimo di sosta per favore, solo un istante per respirare perché io mi sento morire. Tre orgasmi sparati uno dopo l’altro, tre boati nel ventre che la stanno portando a un passo dallo svenimento.
E lui ancora non viene!
Lei si accascia sfinita su quel campo di guerra che un tempo era il suo letto. Si volta supina e prova a recuperare un po’ di aria.
Fa caldo, odore di sesso e di sudore.
Lentamente l’uomo si posiziona sopra di lei e avvicina il suo instancabile uccello al sesso provato di quella povera donna. Con calma stavolta, senza fretta. Lei avverte quel contatto duro che scivola fra le labbra fradicie della fica e quasi disperata sospira “oddio no”, sospesa, perduta fra il desiderio e il rifiuto.
Lui la penetra lentamente, un centimetro alla volta e mentre la riempie la sente vibrare.
Adesso si allunga verso di lei, avvicina le labbra alle sue e, con un po’ di esitazione, le morde con dolcezza, lei lascia svicolare la lingua nella sua bocca e si scioglie in un bacio appassionato, è in quel preciso istante che il cervello riesce finalmente ad accendere una piccola spia, qualcosa in quella scena non torna.
Una lieve sensazione, come un solletico leggero al naso, che non è consueto. Il bacio rallenta ma non il cuore della signora che quasi accelera raddoppiando il passo dal piacere allo stupore. Le mani di lei si muovono tremanti verso il viso di quel maschio che è ancora duro e massiccio dentro di lei, i corpi sono immobili, le dita delicate raggiungono quel viso e, sorpresa, si intrufolano in una barba morbida e folta, la barba di un animale, una barba che suo marito non ha mai, assolutamente mai avuto.
Il tempo adesso si ferma.
Le mani di lui si muovono verso la mascherina da notte ma lei le blocca, è un sogno, finché non c’è luce a illuminare il viso di quest’uomo è tutto solo un sogno, lei pensa. Blocca quella mano e intreccia forte le sue dita a quelle di quello sconosciuto che la sta violentando. È terrorizzata. Forse. O forse no.
Il cervello si spegne di nuovo, il corpo inizia a urlare, ne vuole ancora e ancora.
Lui riprende a muoversi e lei si dona definitivamente a quel sogno vigoroso.

È quasi mezzogiorno. Lei trova il coraggio di muoversi e la prima cosa fa è togliersi la mascherina, ecco la luce finalmente dopo ore di buio soffocante, non c’è più nessuno. Quel sogno con la barba è scivolato via così com’è arrivato. Vorrebbe chiedersi come sia riuscito a entrare nel loro bungalow, forse suo marito ha lasciato la porta aperta? Forse è un dipendente del villaggio e ha una copia della chiave. Alza la testa dal letto e si guarda intorno, ripensa a tutto quello che è successo, a tutto quello che non ha visto. Con la mano si sfiora la faccia e si scopre sporca e appiccicosa. È qui, ricorda, è qui che è venuto l’ultima volta.
La donna trascina il suo corpo esausto e illuminato fuori dal letto e si infila nella doccia. Il bagnino? Il cameriere tunisino? Non sa e non capisce, sorride nervosa e si chiede se è meglio così, meglio non sapere niente. Esce dalla doccia e infila il costume da bagno, mi sono addormentata, dirà così al marito, sempre che lui le chieda il motivo di quel ritardo.
La signora del 7a esce dal suo bungalow che è quasi ora di pranzo. Un copricostume a fiori lascia intuire un bel fisico, le gambe sode, la vita stretta e un piccolo seno, stretto dalle coppe di un bikini in tinta. Indossa dei grandi occhiali da sole dietro cui nessuno può vedere la luce strana che ha oggi negli occhi. Si incammina verso la spiaggia e ha l’impressione che tutti la guardino, come se fosse lei l’unica a non sapere quello che è successo. Si guarda intorno come se cercasse qualcosa, fa una smorfia impercettibile, la barba, com’è possibile? Ce l’hanno quasi tutti gli uomini che incrocia, sarà la moda, si dice. E per un attimo pensa che è come se quella mattina, in quella stanza, sia entrato ognuno di quegli uomini che incontra.

[PLAY]

Ci sono giorni.. che cambiano il corso della tua vita.
Fotografie impresse a fuoco nella memoria impossibili da dimenticare.
Mi ricordo che andavamo in vacanza sempre nello stesso posto.
Mi ricordo una mattina in spiaggia, litigai con un altro bambino e l’animatore ci divise. Io me ne andai offeso e me ne tornai al nostro ombrellone.
Non ci trovai nessuno.
Mi faceva male il braccio quel bambino stronzo me l’aveva storto mentre litigavamo.
Me lo tenevo con la mano ed ero incazzato nero.
Mi fa sorridere la rabbia che si prova a quell’età. Sembra così tenera se ci pensi.
Ricordo di essermi incamminato verso quella piccola baracca dove dormivamo.
Era una topaia ma in quei giorni a noi sembrava una reggia, credimi.
C’erano.. dei rumori.. come se.. come se stessero picchiando qualcuno.. sentivo la voce di una donna che si lamentava e all’inizio non riuscii a riconoscerla.
Quando capii che quei rumori arrivavano proprio da casa nostra mi spaventai.
Mi avvicinai alla finestra e provai a guardare dentro. C’era il mio letto, la cucina, tutto in ordine.
Feci il giro e provai a guardare dentro la camera dei miei genitori..

Tutto bene?

Sì.. sto bene.. è passato tanto di quel tempo.. stai registrando?

Sì.. mi serve per prendere appunti.. che è successo poi?

È successo che ho smesso di essere bambino..

...

C’era.. mia madre.. sul suo letto.. e.. c’era.. quel ragazzo con lei.. quel ragazzo così giovane.. mi ricordo che.. che lei era bellissima.. io la guardavo e pensavo che era bella.. forse neanche capivo cosa stava facendo.. e poi..

Poi?

C’era anche mio padre..

Tuo padre?

...

E che faceva?

Niente.. stava lì.. nascosto in un angolo con.. la mano fra le gambe..

...

Quello è stato l’ultimo anno che siamo andati al Saint Tropez

Senti ma.. sei proprio sicuro che possa scriverle tutte queste cose?

...

[STOP]
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