Con questo, inizio i racconti della prima volta che sono stato lontano da casa per l’intera estate per la mia prima stagione di lavoro in albergo, avevo 16 anni ed era il 1976. Sono racconti legati ad esperienze di vita vissuta e romanzati dalla mia fantasia. I luoghi ed i nomi dei protagonisti potrebbero non essere tutti corrispondenti per ovvi motivi di privacy. Capire ciò che è reale e ciò che è fantasia, lo lascio all’interpretazione del lettore.
Cameriere in estate
Capitolo 1 – La conoscenza di Milly
Sono passati molti anni, troppi. Allora ero un ragazzino di 16 anni, oggi ne ho più di 60, ma il ricordo della prima volta che sono uscito di casa e dal paese dove sono nato, è ancora vivo nella mia mente.
Avevo terminato il primo anno della scuola alberghiera e, come di consueto in quegli anni, era d’obbligo andare a fare un po’ di esperienza in qualche albergo durante l’estate, io avevo scelto un albergo 4 stelle al mare in provincia di Savona.
Facevo il cameriere in ristorante per 80 mila lire al mese, una miseria anche allora, e per me era tutto nuovo e bellissimo. Ero riuscito ad andarmene dal mio paesello rurale del profondo veneto ed ero in mezzo a gente con i soldi, gente che stava bene e che poteva permettersi un albergo dove una notte costava metà del mio salario mensile. La sera, dopo il servizio, insieme con i ragazzi con cui lavoravo, mi tuffavo nella vita vacanziera di una località turistica della riviera ligure e godevo a guardare tutto quel ben di Dio, ragazze una più bella dell’altra, minigonne cortissime, un miscuglio di lingue e dialetti mai sentiti prima, musiche di piano bar e orchestrine che arrivavano dai giardini di locali che non mi sarei mai potuto permettere e io, timido e impacciato ragazzino sedicenne assorbivo quell’atmosfera con l’euforia e il timore della prima esperienza di vita fuori casa da solo. Nel paese da dove provenivo, massimo alle 22 non c’era più anima viva per le strade e le ragazzine della mia età erano bigotte e traviate dall’obbligo di frequentare il patronato parrocchiale ed il catechismo, lì perdere messa la domenica era una mancanza gravissima e il prete comandava più del sindaco. Risultato, ero ancora vergine e soddisfacevo i miei pruriti giovanili con la masturbazione.
Nonostante i soli 16 anni ero molto più grande e sviluppato rispetto la mia età, ne dimostravo quasi 20, una bella zazzera di folti capelli castani scompigliati, 1 metro e 70 e un bel fisico atletico con spalle larghe, pettorali e addominali sviluppati grazie ai duri allenamenti ai quali venivo sottoposto per l’attività sportiva di canottaggio che praticavo da più di due d’anni.
In albergo i clienti erano soprattutto stranieri, del nord Europa, tedeschi perlopiù, ma anche belgi e olandesi. A quel tempo io parlavo poco le lingue straniere, anche se sono molto portato (le avrei imparate bene in seguito girando l’Europa per diversi anni), un po’ di francese e di inglese imparato a scuola, mentre il tedesco, anche se ostico, mi piaceva molto e all’Istituto Alberghiero lo avevo imparato abbastanza bene, riuscivo a capire e farmi capire.
Il mio lavoro era quello di “commis ai vini” che consisteva nel portare ai tavoli le bottiglie di vino che sceglievano con il sommelier. Questo mi permetteva di girare a piacimento tutto il ristorante, ma purtroppo mi penalizzava molto con le mance, anche perché il sommelier che le riceveva non le divideva certo con me ultimo arrivato (bastardo!). Però era anche vero che avevo la possibilità di conoscere e chiacchierare un po’ con tutti i clienti del ristorante, e questo mi piaceva molto.
Ero arrivato da poco più di due settimane e mi ero ambientato bene. Dopo il servizio del pranzo in spiaggia a prendere il sole o, molto più spesso, sul moscone a remare (così continuavo ad allenarmi e ad aumentare i miei pettorali) e la sera nella movida sperando di capire come si faceva a rimorchiare. Però ho ben presto realizzato che senza soldi in tasca, in quell’ambiente frequentato soprattutto dalla gioventù bene di Torino, le possibilità erano praticamente nulle. Dovevo puntare sulle straniere perché le turiste italiane avevano troppa puzza sotto il naso e, se non eri del loro stesso livello sociale, ti trattavano come una merda. Io poi, col mio forte accento veneto, ero praticamente deriso e la cosa mi stava parecchio sul cazzo.
È successo durante il servizio della cena. Da un paio di giorni erano arrivati 3 nuovi clienti tedeschi di Berlino. Marito e moglie sui trent’anni e la sorella di lei, 27 anni. Per me sedicenne erano già quasi dei maturi, ma le due donne erano intriganti, si vedeva che erano sorelle, si assomigliavano molto: altezza media, snelle e capelli neri. Fisicamente con tutte le curve al posto giusto, seno regolare non grosso, e il sedere perfetto a mandolino. Però quello che mi colpì di più era il loro sguardo …. pura libidine, sguardo torbido, da porcelline. Mi mettevano in apprensione perché mi puntavano con insistenza e i loro sguardi insistenti mi facevano lo stesso effetto di quando, di nascosto a casa, leggevo “Le Ore”, mitica rivista porno di quegli anni.
Vedevo che marito e moglie continuavano a lanciarmi occhiate e poi parlottavano tra di loro, ma lì per lì non ci ho dato molta importanza, anche perché mi ero ormai abituato alle tardone cinquantenni sposate che mi puntavano, evidentemente ero una bella preda. Arrivato il loro turno, passo per il tavolo e ritiro la comanda del vino. Lui mi blocca un attimo e mi chiede in uno stentato italiano se parlo tedesco. “Molto poco” rispondo e vado in dispensa a prendere la bottiglia.
Quando ritorno con una bella bottiglia di rosatello ghiacciato, l’uomo, nel suo stentato italiano e un po’ di tedesco, mi chiede a che ora finisco e cosa faccio dopo il servizio.
Così a freddo, non so come comportarmi, “che cazzo vogliono questi da me” penso, “non è che lui sia dell’altra sponda e vuole divertirsi con me?”. Lo guardo, incerto su cosa rispondere, ma poi guardo le due donne, sembra si stiano divertendo molto e mi guardano con un’aria….. di non so che.
Vinco la mia timidezza e tutto d’un fiato gli dico “finisco alle 22 e vado a farmi la doccia, poi esco con gli amici e andiamo sulla passeggiata del lungomare”. Sempre lui: “ti andrebbe di portare Milly, mia cognata, in discoteca?”.
Porco boia! E adesso che cazzo gli dico? L’ingresso in discoteca costa 2.000 lire a persona ed io non ho ancora preso il primo stipendio, quel bastardo del sommelier non mi ha mai dato una lira di mancia e in tasca avrò a malapena 1.000 lire; devo farle bastare almeno per le sigarette ancora una settimana.
Ero incerto, ma lui quasi intuendo il mio pensiero mi anticipa: “non preoccupati per i soldi, paga tutto Milly, mia cognata. Ti va?”
“Va …Va bene” farfugliai.
Ero imbarazzatissimo, una donna molto più grande di me, che mi sembrava una figa imperiale, mi invita ad uscire e dice che paga lei. Una cosa del genere capita solo nei film.
Finisco il servizio in piena confusione, non dico nulla a nessuno, sono troppo eccitato al pensiero di quello che mi attendeva, ma anche molto preoccupato. Io non sono mai uscito da solo con una donna, più grande di me poi e con l’evidente intenzione di fare qualcosa che io non avevo ancora mai fatto in vita mia. Mille domande mi passano per la testa: come mi devo vestire per andare in discoteca, cosa devo fare una volta insieme a lei, la tocco, la bacio…. Una miriade di dubbi e timori, non voglio fare una figura di cacca o toppare da qualche parte. Quasi quasi gliela dò buca!
In albergo avevo fatto amicizia con Salvo, un ragazzo più grande di me, di Salerno. Uno navigato e gran figo, aveva sui 25 anni ed arrivava da 5 anni di lavoro a Parigi, ma soprattutto con una lunga esperienza di conquiste in terra francese. Ricordo che diceva sempre che le donne più belle si trovano a Parigi, peccato solo che si lavino poco. Fatto sta che mi aveva preso sotto la sua “ala” per mettermi in guardia dal nonnismo che inevitabilmente si crea in un ambiente di convivenza maschile con i più giovani e ultimi arrivati.
Rientro trafelato per fare la doccia e vado a cercarlo. Lo trovo e gli spiego brevemente la situazione: “Salvo, dimmi cosa devo fare …. inizio io per primo, gli metto subito le mani in mezzo le gambe, sulle tette, oppure inizio prima con un bacio?”.
“Intano calmati. È sicuro che quella ti vuole scopare, perciò la prima cosa che devi fare è farti una bella doccia e darti una calmata, altrimenti continui sudare e poi puzzi. Mi raccomando, lavati bene soprattutto le parti intime, culo incluso. Ti presto anche il mio rasoio elettrico così accorci un po’ la foresta di peli che hai in mezzo alle gambe.”
“Ha, va bene, grazie. Si, ma poi? Io non l’ho mai fatto e non so come comportarmi”.
“Non ti devi preoccupare, conoscendo la troiaggine delle tedesche vedrai che ci penserà lei a toglierti da qualsiasi impaccio, credo non dovrai fare nulla, sarà lei a fare tutto, rilassati, lasciati andare e fai ciò che ti dice l’istinto. Poi ascolta i suoi respiri e i suoi gemiti, è il modo che hanno le donne per guidarti …. seguila.
Si vede che è una già esperta, ma mi raccomando, cerca di non venire subito appena ti tocca, soprattutto se te lo prende in bocca, altrimenti quella ti manda a cagare”.
“Ok, allora lascio fare a lei e cerco di non venire subito appena me lo tocca. Cazzo, credi sia facile per uno che finora si è solo fatto pippe?”.
“Vai tranquillo, ce la farai, casomai mi dici e, se non riesci ad andare in buca, domani ci penso io a timbrarla, ha uno sguardo da maiala che ti invidio non poco”.
“Ha, un’ultima cosa” mi dice Salvo, “se scopate, non fare come tutti i ragazzini alle prime armi che scopano come conigli forsennati, vai con calma, prenditi il tuo tempo e tieni sotto con controllo la tua eccitazione. Durerai di più e farai godere molto di più anche lei”.
Docciato, depilato e profumato (Salvo mi ha anche prestato un po’ del suo Fabergé), mi incammino per andare all’appuntamento, ma sono emozionatissimo e con lo stomaco chiuso dalla tensione.
Arrivo davanti l’albergo e li trovo tutti e tre che mi aspettano, mi avvicino e marito e moglie mi salutano con la mano e si allontanano subito, lasciando Milly da sola con me. Mi sembra bellissima, capelli neri a caschetto stile Valentina di Crepax, occhi nocciola, poche lentiggini intorno il nasino, labbra normali senza rossetto e il viso già leggermente abbronzato dal sole ligure, più bassa di me di pochi centimetri, camicetta attillata senza maniche gialla e un culo da infarto stretto in dei jeans Fiorucci scoloriti, con delle ballerine verdi ai piedi (i tedeschi sono famosi per questo mix assurdo di colori).
Lei lo vede che sono impacciato e mi dice “dai andiamo” in italiano, mi prende sottobraccio e ci avviamo. In quel preciso momento dall’albergo esce una delle tardone che in ristorante mi punta con insistenza, una biondona italiana sui 50 anni, col marito. Mi guarda e poi guarda lei, due sguardi assassini, vedo un mezzo sorriso disegnato sul volto della mia tedeschina, sento che si stringe a me come a voler marcare il territorio e mi spinge verso la passeggiata del lungomare.
La discoteca è a non più di 300 metri e in pochi minuti arriviamo. Sono impacciato e un po’ timido, durante il tragitto parliamo poco: come ti chiami, da dove arrivi, quanto ti fermi, e cavolate simili. Entriamo, lei paga e, dopo essersi guardata intorno, mi porta verso il fondo, lontano dalla pista da ballo, nella zona rischiarata solo da una fioca luce blu. Nonostante siano già le 23 non c’è molta gente (in quegli anni l’orario di punta di una discoteca era proprio alle 23). Ci accomodiamo su delle poltroncine basse, appoggiate ad uno schienale alto che funge quasi da separé dal resto della sala; a meno che qualcuno non vada a sedersi sulle poltroncine a fianco, siamo praticamente invisibili. La musica è alta, ma non assordante e si può parlare. Appena seduti io cerco di aprire un minimo di conversazione, ma subito arriva il momento della musica lenta e Milly mi prende per mano e mi trascina in pista.
A ballare ci sono solo poche coppiette che limonano, Milly mi mette le braccia al collo e si stampa letteralmente su di me. Capirai, il mio lui si sveglia di colpo e come per magia tutta la tensione accumulata svanisce. La prendo per i fianchi cercando di muovermi al ritmo lento della musica, ma anche per allontanarla un po’ dal mio ventre (mi vergogno che senta il mio pene in tiro), ma più cerco di allontanarla, più lei, sempre guardandomi con quei suoi occhi nocciola e sorridendo, si incolla e preme sul mio bacino. Io sono imbarazzato (adesso direi che ero tanto imbranato) e mi muovo come un automa, mi guardo intorno per vedere se le altre coppie ci guardano, finché lei, abbassando le braccia dal mio collo, mi prende per i fianchi, si stringe e inizia a strusciarsi con un sensuale movimento ondulatorio che mi manda in tilt. Vado in estasi, sento che con la mano destra sale fino alla mia nuca e mi spinge verso la sua bocca. La sua lingua s’infila subito ad incontrare la mia ed inizia un bacio come non credevo possibile. Le lingue vorticano in un gioco erotico da me mai provato, la sua spinge sempre più profonda, si attorcigliano tra loro e girano in esplorazione delle bocche, sembra voglia arrivarmi in gola. Un bacio da togliere il fiato come non mi era mai capitato prima in vita mia. Si stacca e mi guarda, sono frastornato.
Mi prende per mano e mi riaccompagna nell’intimità delle nostre poltroncine, ci sediamo e cerchiamo di parlare. Arriva anche il cameriere che ci chiede cosa beviamo. Prendiamo 2 Coche e Rhum.
Un po’ di italiano, un po’ di inglese, parecchio tedesco e la conversazione prende il via; mi chiede subito quanti anni ho, rispondo senza esitare che ho 16 anni.
Lei mi guarda come se mi vedesse per la prima volta: “Wie Bitte? Pensavo fossi più grande”.
“Io invece pensavo che le tedesche fossero tutte bionde” gli risposi.
“No, la maggior parte sono more, ma non cambiare discorso ….. Ma sei vergine?”
“Cosa intendi?”
Mi fa capire il significato di ciò che voleva sapere col gesto del dito medio che si infila e va su e giù nel pugno chiuso dell’altra mano. Questa domanda così diretta non me l’aspettavo proprio! Ma a quel punto ho capito che era meglio non mentire e fare lo sborone, ci aveva messo solo 5 minuti a sgamarmi e risposi con sincerità: “No, non ho mai scopato prima d’ora, a parte qualche bacio che però non aveva nulla a che vedere con quello che si siamo scambiati poco fa”.
Mi guarda seria per un bel po’, abbassa la testa e si mette una mano sulla fronte, credo stesse valutando l’idea di mollare tutto ed andarsene, rialza il capo, mi guarda e mi dice:
“Va bene, divertiamoci lo stesso, mi piaci troppo!”.
E vaiiii ! Faccio per tornare a ballare, ma lei mi blocca, mi infila la lingua in bocca e contemporaneamente appoggia la mano sul mio inguine, inizia a strofinarla dolcemente su e giù. Non riesco a trattenere un gemito, non me lo aspettavo. Lentamente cerca e trova la zip dei pantaloni, la tira giù e infila la manina affusolata dentro, scosta l’elastico degli slip e afferra il pene. Ce l’ho durissimo e già parecchio bagnato a seguito del bacio stile porno che mi aveva dato sulla pista da ballo. Inizia a segarmi piano e di nuovo le lingue si incontrano in un bacio profondo e appassionato. Io infilo d’istinto la mano sotto la sua camicetta, scosto il bordo del reggiseno e trovo subito il capezzolo già turgido e prendo a tormentarlo tra pollice e indice. Lei geme e inizia a baciarmi e leccarmi dappertutto, mi infila la lingua nelle orecchie, mi piace un sacco. Porca miseria, se continua così va a finire che vengo nella sua mano dentro i pantaloni, alla faccia dei consigli di Salvo.
Devo stemperare la mia eccitazione e decido di prendere io l’iniziativa, stacco la sua mano, mi alzo, la faccio spostare e mi siedo al suo posto, così da coprirla col mio corpo da eventuali guardoni. C’è il cameriere che dopo averci portato le nostre Coche continua a girare nei paraggi perché si è accorto del “traffico” e sta rompendo i coglioni a fare il guardone.
Così coperta dagli sguardi altrui gli infilo senza esitare la lingua in bocca, gli tiro giù la cerniera dei jeans e senza indugio infilo la mano direttamente sotto le mutandine, sento subito una folta peluria tutta bagnata. Lei interrompe il bacio e mi guarda piacevolmente sorpresa, evidentemente non se lo aspettava da un verginello. Mi sono improvvisamente ricordato di tutte le foto sui giornalini porno che avevo divorato a casa e allora inizio ad esplorare la vulva con le dita, riconoscendo subito le grandi e le piccole labbra, ma io cerco una specie di piccolo bottoncino posto sopra che mi hanno detto gli amici intimi essere il clitoride, il punto più erogeno. Inizio ad andare su e giù con le dita finché lo trovo, sembra un piccolo cazzo in tiro, e allora inizio a strofinarlo delicatamente e stringerlo tra indice e pollice. Tutto intorno sento aumentare un abbondante liquido vischioso, è bagnatissima.
“Anche le donne sborrano come gli uomini” penso.
I suoi gemiti sono sempre più frequenti, profondi, rochi, muove il bacino avanti e indietro come a volersi scopare le dita. Ha gli occhi chiusi, si morde il labbro inferiore e apre la bocca per riprendere fiato, si appoggia con la testa alla mia e la sua bocca è all’altezza del mio orecchio, la sento ansimare in modo sommesso, prolungato, dice qualcosa in tedesco che non comprendo. Ancora oggi quel ricordo è impresso a fuoco nella mia mente, l’erotismo che esprimeva raramente l’ho ritrovato in futuro in un’altra donna.
Milly mi mette la braccia al collo e mi sussurra “Tiefer …. bitte” (ti prego, più profondo). Piano piano il mio dito medio si infila dentro, tutto e lo muovo in circolo; la vedo inarcare la schiena, il ventre percorso da forti scosse, il suo respiro si fa irregolare, poi, soffocando un gemito profondo, mi guarda ad occhi spalancati come se avesse preso una frustata, inizia a tremare tutta e mi abbraccia stretto. La mia mano si riempie dei suoi umori e lentamente la tiro fuori, mi guardo le dita, le annuso, hanno un odore strano ma buono, eccitante, sono incuriosito, me le porto alla bocca ed inizio a leccarle. Il suo respiro si fa via via più regolare, mi guarda attonita mentre assaggio i suoi umori, si avvicina e aggiunge la sua lingua alla mia ed insieme lecchiamo fino a riattaccarci in un bacio profondissimo.
“Es kann nicht sein, unglaublich! Ho avuto un orgasmo fortissimo” mi dice.
“Sarà stata l’eccitazione del proibito che ha amplificato la tua libido” gli rispondo io.
“Cioè?”
“Be’, hai sedotto un minorenne, ti sembra poco?”
“Non ci avevo pensato. Credo invece sia perché è la prima volta che sono con un italiano e la cosa mi eccita molto. Tutte le mie amiche a Berlino hanno già scopato con un italiano e dicono che in questo siete speciali. Proprio io dovevo trovarne uno ancora vergine. Comunque, per essere alle prime armi impari in fretta”.
Ero lusingato.
“Io ho goduto, ma adesso però devo pensare a te e ricambiare il favore” mi dice.
“Ha, bene. Ma non qui, c’è troppa gente curiosa e non mi sento a mio agio”.
“Va bene, usciamo e andiamo a cercare un posto più tranquillo, magari andiamo in spiaggia, che ne dici?”
“Sarebbe perfetto” rispondo.
Così dicendo ci alziamo e ci avviamo verso l’uscita, non prima d’aver salutato il cameriere che ci guarda un po’ deluso per la fine dello spettacolo.
L’aria fuori è tiepida e una leggera brezza arriva dal mare, per la passeggiata c’è meno gente.
Ormai si è fatta mezzanotte passata e camminando faccio per accendermi una sigaretta, Milly me la prende e la butta via: “non mi piace il sapore del fumo quando bacio un uomo” mi dice.
Lentamente ci avviciniamo all’ingresso della spiaggia dell’albergo, siamo avvinghiati come due fidanzatini e lei ogni tanto mi dà una palpatina in mezzo alle gambe come per verificare se sono ancora in tiro. E come potrebbe essere altrimenti, in una situazione del genere? Sono infoiato come non mai e sui pantaloni si vede un alone scuro di bagnato. Lei se ne accorge e, ridendo, “devo fare qualcosa per sistemare questo problema”.
Entriamo in spiaggia e ci dirigiamo verso riva e i primi lettini, le luci della strada si fanno più lontane e deboli. All’inizio sembra non ci sia nessuno, poi noto una coppia che si sta alzando da un lettino aperto nell’ultima fila, proprio davanti l’acqua, lui si sistema i pantaloni e lei tira giù la gonna. Ci vedono e vengono verso di noi: “vi lasciamo il posto, qui è tranquillo, buon divertimento”.
Milly mi fa stendere sul lettino e si siede al mio fianco destro. Guardandomi in faccia e senza dire una parola mi slaccia la cintura, apre la cerniera e mi tira giù pantaloni e mutande fino a metà coscia, è la prima donna, dopo mia madre, che vede il mio pene e un po’ mi vergogno.
Lo prende in mano e, sempre guardandomi negli occhi, se lo infila in bocca.
Per me è pura estasi, è il primo pompino della mia vita e non avrei mai creduto che potessero esistere certe sensazioni; arrivavano direttamente dalla spina dorsale e si irradiano per tutto il bacino fino ai testicoli, le gambe sono tese ed il cazzo quasi vibra, istintivamente stringo i glutei e inarco un po’ la schiena verso l’alto; sento la sua lingua che lecca e va su e giù, gira intorno al glande e poi affonda la bocca per farlo arrivare il più in fondo possibile, quasi in gola, si ferma fino a quando non riesce più a respirare, torna su, respira e poi giù di nuovo. Sento il suo palato e la lingua che stringono e succhiano come un neonato quando si succhia il dito. Ogni tanto con la punta della lingua solletica il frenulo e l’orifizio del pene da dove continuano ad uscire gocce di liquido, non ne posso più, devo venire, manca pochissimo.
Lei se ne accorge perché ansimo in maniera sempre più incontrollata e si ferma: “Gefällt es dir so? – Ti piace così?”
“Ssiiii …., ti prego continua, devo venire”
“Noch nicht – Non ancora”
Mi sta torturando, ma mi piace da morire, prolunga il piacere sempre di più.
Prende i miei pantaloni e le mutande e li tira giù fino a togliere tutto, scarpe incluse, mi fa piegare le ginocchia in su, mi allarga le gambe e con la mano destra inizia ad accarezzarmi sotto, tra le palle e l’ano. Lentamente si avvicina allo sfintere e ci indugia sopra con le dita.
“Ti piace anche adesso?”
“Siiii, ma cosa vuoi fare?”
“Vuoi che continui a fare ciò che mi ha insegnato mia sorella?”
“Fai tutto quello che vuoi, ma fammi venire, ti prego”
Detto questo, sputa un po’ di saliva sul dito medio, lo appoggia sul mio buco del culo e lentamente inizia a spingere, nel contempo sputa anche sul cazzo e se lo rimette in bocca.
Vengo attraversato come da una scossa elettrica, il suo dito entra sempre più a fondo fino a trovare e accarezzare la ghiandola della prostata, la sua lingua rotea sul glande e la bocca continua con affondi lenti ma sempre più decisi.
Sento l’orgasmo arrivare, da lontano, ma cresce sempre più, sembra non voler mai esplodere e continuo a godere come un pazzo finché, dopo un tempo che sembra interminabile, una frustata e di colpo un getto prepotente di sperma gli riempie la bocca. Il suo dito medio è tutto dentro e si muove ancora delicatamente intorno la prostata; lei non stacca la sua bocca e continua ad ingoiare ciò che esce, succhiando, per estrarre tutto e non lasciare nulla.
Continuo ad avere spasmi per un po’ e non riesco a parlare, poco, ma lo sperma continua ad uscire.
Milly apre la bocca e si stacca, rialza il busto, mi guarda negli occhi e la vedo deglutire. Piano, estrae il dito, mi si butta addosso e mi abbraccia forte, la sento tremare, ha spasmi e il corpo è percorso da continue scosse, non capisco cosa abbia. Glielo chiedo, ma lei mi stringe ancora più forte e non risponde, sento dei gemiti sommessi, mi rendo conto che sta avendo un orgasmo senza che l’avessi toccata. Finalmente si calma, mi guarda e dice: “era da tanto che lo volevo fare ad un uomo, è un massaggio prostatico e me l’ha insegnato mia sorella. Sai, lei e mio cognato hanno una bella intesa sessuale e sono una coppia molto ….., diciamo aperta. Ciò che non mi aspettavo è che avrei goduto anch’io a causa del tuo sperma in bocca. Non è il primo pompino che faccio, ma non mi era mai successo prima”.
Io ero senza parole e sfinito, Milly si alza, si toglie le ballerine e va verso riva, si china e vedo che si sciacqua le mani con l’acqua del mare.
Ritorna da me e mi dice: “Lo sai che la tua sborra sa di Coca Cola e fumo?”
Ormai si è fatto tardi e dobbiamo rientrare.
Mi rivesto, e con le scarpe in mano torniamo su. Arrivati davanti l’albergo mi chiede di salire in camera sua. Io vorrei tanto, ma in quell’albergo ci lavoro e il portiere di notte mi conosce, rischio il licenziamento, glielo spiego e la vedo dispiaciuta.
“Facciamo così - gli dico -, domani sera dopo il servizio, invece di uscire, senza farmi vedere mi infilo su per le scale e vengo nella tua camera. Se non ricordo male è al terzo piano”.
“Si. È la camera 304”.
“Bene allora, però dovrai lasciarmi fare la doccia perché sarò tutto sudato”.
“Va bene, facciamo come dici, però vedi che a me gli uomini piacciono che odorano da maschio, non di sapone ….. come te stasera, eri troppo pulito e profumato”.
“Bè, se vuoi me lo puoi succhiare prima della doccia” gli rispondo scherzando.
Ma lei non scherzava e mi dice “Non vedo l’ora” ….. che porcellina la mia tedeschina.
Mi avvio ancora frastornato verso gli alloggi dei dipendenti un chilometro più avanti e, finalmente, una buona sigaretta non me la toglie nessuno.
Continua
«Grande!»