Calzate nuovamente le scarpe, lo aspetto seduto sul divano, assumendo una posizione tipicamente femminile accavallando le gambe: la situazione mi stuzzica molto, non lo avrei certo immaginato che potesse prendere questa piega… Rientra nella stanza con diversi spezzoni di corda di iuta in una mano e un rotolo di nastro adesivo grigio nell’altra. Noto che la corda è già tagliata in svariati pezzi di diverse misure, cosa che deve aver fatto preparandosi alla “seduta”. Allora forse qualcosa di premeditato c’era… non poteva dare per scontato che avrei accettato di farmi legare e sottostare alle sue voglie, ma sicuramente lo riteneva possibile.


Mette le corde e il nastro sul tavolino, tenendone in mano un solo pezzo che sicuramente intende usare per legarmi i polsi… “Allora, posso legarti?” – “Quanto ti ecciterebbe farlo?” – “Mi sembra evidente che io sia già terribilmente eccitato, che dici?”, mi risponde aprendo i pantaloni e tirando nuovamente fuori il pene duro e dritto… “Vedo, vedo… Ma forse è meglio che ti metti comodo togliendo i pantaloni, che dici?” – “Certamente… Tu invece resta vestito così. Voglio legarti così come ti sei preparato…” – “Sono qui. Diciamo a tua disposizione Doc…”. Sento di avere la situazione completamente in mio controllo, seppur intenda legarmi, così lo provoco volutamente accennando un accavallamento delle caviglie e un movimento dei piedi che mette in risalto l’arco, cosa che ho imparato fa impazzire i feticisti.


Si toglie scarpe e pantaloni, pensavo restasse con gli slip, invece toglie anche quelli rimanendo con il pene eretto ben in vista: “Alzati in piedi, così ti lego le mani, dietro la schiena…” – “Ok…”, rispondo, e senza aggiungere altro mi alzo dal divano e mi volto di spalle, incrociando i polsi dietro la schiena, come richiestomi… Si avvicina e lentamente mi avvolge i polsi con la corda legandomi, devo dire, molto bene per uno che non lo dovrebbe avere mai fatto, così gli faccio una domanda: “Hai mai legato qualcuno? Perché non mi sembri proprio inesperto…” – “Non l’ho mai fatto, ma ho imparato da internet…” – “Ah! Questo non me lo avevi detto. Sembrava tutto molto nuovo per te…” – “Beh, sei tu in analisi, non io… quindi eri tu che ne parlavi, io mi limito ad ascoltare, ma poi avrai capito che tutti abbiamo le nostre fantasie…” – “Non fa una piega”, rispondo con un minimo di sorpresa.


Legati i polsi incrociati, mi piega gli avambracci verso l’alto, facendo stringere la corda e, con la parte di lunghezza residua, me li fissa con un cappio attorno al collo, obbligandomi a tenere le mani incrociate molto in alto, e questa tecnica non è sicuramente da inesperto. Questa evoluzione nel sentirmi legato in modo abbastanza costrittivo sortisce l’effetto di eccitarmi e il pene mi diventa duro sotto la gonna. “Ora siediti, ti lego piedi e ginocchia…” Obbedisco, mi volto verso di lui e mi siedo sul divano mentre lui prende altra corda dal tavolino: si abbassa verso di me e, dopo avermi unito le caviglie, inizia a legarmele abbastanza strette, per poi passare alle gambe che lega prima sopra e poi sotto le ginocchia. Sono impacchettato per bene, non c’è che dire… Si ferma a guardarmi legato, prendendosi in mano il pene e accennando una masturbazione molto lenta: “Non mi imbavagli? Così completi l’opera…” – “No, non subito… Ora ti faccio inginocchiare davanti al divano, mi siedo e te lo faccio prendere in bocca. Il nastro per imbavagliarti lo userò dopo…” – “Vedo che hai le idee chiare su quello che vuoi fare” gli dico mentre mi fa alzare dal divano per poi inginocchiarmici davanti. Una volta posizionatomi come voleva, prende ancora altra corda e collega le caviglie ai polsi, stringendo quanto basta per consentirmi di piegarmi ma accentuando per forza di cose lo stringersi del cappio attorno al collo. Questo al dice lunga sulla sua inesperienza, per niente tale secondo me.


Finito sostanzialmente di incaprettarmi in ginocchio, si siede davanti a me con il pene duro in mano: “Ora te lo metto dentro la bocca e tu userai la lingua e succhierai lentamente…” Non ho il tempo di dire nulla, perché mi prende la testa e mi infila il pene completamente in bocca. Assecondo le sue richieste, succhiando e leccando mentre mi tiene ferma la testa impedendo che il pene possa uscirmi dalla bocca, che riempie completamente. Lo sento respirare velocemente, eccitato come un ventenne: mi scopa in bocca per almeno venti minuti senza darmi modo di sottrarmi e spingendo spesso il pene fino in gola… Di tanto in tanto mi infila una mano sotto la gonna, fino ad arrivare agli slip e toccare il mio di pene, che è sempre duro. Non entra mai dentro, ma la mano mi sollecita molto sia il pene che i testicoli, ma sempre senza distogliere il suo dalla mia bocca.


“Se continuo a scoparti in bocca non resisterò… ora mi dedico un po’ ai tuoi piedi. Ti sdraio sul pavimento e ti imbavaglio…” Non nascondo di apprezzare la cosa, anche perché la posizione in cui mi ha legato nella quale mi obbliga a succhiarglielo è molto costrittiva e stancante: mi sfila il pene dalla bocca e si alza, andando a prendere il nastro adesivo con il quale poi mi tappa la bocca, fasciandola e avvolgendo il nastro molto stretto attorno al viso. Per finire fa la stessa cosa con gli occhi, bendandomeli completamente. Mi sdraia a terra, su un fianco, dandomi sollievo dall’essere inginocchiato incaprettato, ma il sollievo dura poco, perché ha subito cura di tirare le caviglie verso i polsi, stringendo l’incaprettamento e facendomi arcuare.


Riprende a toccarmi sotto la gonna, stavolta in maniera molto più spinta, abbassandomi gli slip e prendendomi in mano il pene duro che inizia a masturbare ritmicamente: “Non azzardarti a venire. Voglio solo che ti resti duro mentre ti tolgo le scarpe e ti lavoro i piedi. Se sento che ti diventa troppo bagnato te lo lego e ti lego i testicoli, quindi resisti…” Ormai è talmente infoiato da perdere i freni inibitori e quel comportamento pacato che lo contraddistingueva fino a un’ora prima. Mi masturba per qualche minuto, poi si sposta verso le gambe e, lentamente mi sfila prima una scarpa e poi l’altra… mi accarezza i piedi e inizia a morderli sulle dita e sui talloni, non disdegnando di leccarli. Sento che, dopo avermi alzato le gambe da terra, mi poggia il pene sulle piante e lo strofina intriso di umori; poi li usa per masturbarsi, infilandolo nell’arco dei piedi… Continua, interrompendo solo per controllarmi il pene eretto sotto la gonna e masturbarmi quanto basta per non farmi rilassare: “Bene, non bagnarti o te lo lego, ti strozzo la cappella e le palle. Ti farò venire, ma quando lo deciderò io, e comunque dopo che avrai ingoiato per bene…” Sembra essere un’altra persona, ben lontana dall’inappuntabile psicologo a cui mi sono rivolto.


Il giochetto va avanti per almeno mezz’ora, alternando lo scoparmi e leccarmi i piedi legati, al masturbarmi lentamente sotto la gonna… poi mi rimette le scarpe, anche se i miei piedi sono ormai completamente umidi di saliva e umori spermatici, per venire a posizionarsi di fronte al mio viso: “Ora ti tolgo il bavaglio e ricomincerai a succhiare e leccare lentamente finché non ti vengo in bocca, per poi ingoiare tutto ovviamente…” Mi libera così la bocca dal nastro adesivo per poi infilarci a forza il suo pene dentro e ricominciare a scoparmi: “Mentre tu succhi io ti masturbo, mi piacerebbe che venissimo insieme, io dentro la tua gola e tu sulla mia mano, vediamo se ci riusciamo…” Con la bocca completamente tappata e stantuffata dal suo pene non ho modo di replicare nulla, ma solo leccare mentre me lo spinge nuovamente in gola… La sua mano mi afferra il pene e mi masturba dopo aver spostato la gonna, stavolta in maniera molto più spinta, segno che anche lui non è molto lontano dallo schizzare sperma, visto che ormai andiamo avanti da quasi due ore.


“Sto per venirti in bocca… sarebbe eccitante che venissimo insieme”, lo sento farfugliare infoiato mentre continua a spingermi il pene in gola, sempre più a fondo quasi impedendomi di respirare: il cappio attorno al collo si stringe parecchio, anche perché mi ha incaprettato molto stretto… inizio a essere stanco e a desiderare che finalmente schizzi il suo piacere per poter poi essere, spero, slegato. Mi strofina il pollice sul prepuzio mentre mi masturba, amplificando la sensazione di piacere e portandomi ormai quasi all’orgasmo: “Ora ti allago la bocca…”, sono le ultime parole che riesce a dire prima di inarcarsi sulla schiena e fiottarmi sperma quasi direttamente in gola, tenendomi la testa bloccata con una mano. Ne schizza talmente tanto da uscirmi dalla bocca, oltre quello che ingoio copiosamente… Non ferma il masturbarmi, finché anche io gli vengo sulla mano, fiottando intensamente.


“Accidenti… Che intensità. Hai ingoiato, vero?” – “Si, per quanto possibile, ma ne hai schizzata una quantità tale da non stare nella bocca. Slegami ora…” – Si, ora ti slego… Beh, anche tu non ha scherzato vedo. Hai gradito penso…” – “Si, ho gradito molto… Ma è evidente che queste fantasie fanno parte della tua personalità Doc. Forse dovremmo parlarne ora, che dici?”. Mi slega lentamente senza dire nulla, poi: “Parliamone. Ma sai il perché? Perché vorrei che questi incontri avessero un seguito. Che ne pensi?” – “Parliamone…”

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