In una giornata in cui avevo poca voglia di studiare, anche se avrei dovuto, avevo deciso di fare un giro, non solo per trovarmi con alcuni amici, ma anche per qualche piccola commissione.
Così mi trovai in una piazzetta con gli amici, iniziammo a chiacchierare del più o meno, a ridere e scherzare; ci venne sete, siccome c'era un bar andammo a bere qualcosa in compagnia e, anche se nelle mie intenzioni non avrei voluto, mi feci convincere a bere un paio di birre in compagnia.
Quando ci lasciammo mi ricordai che avevo alcune commissioni da fare; nonostante le birre avessero già cominciato a far sentire il loro tipico effetto, rimandai la sosta al bagno e impiegai ancora un po' di tempo a recarmi in qualche negozio, poi alla posta, dove c'era una bella fila come al solito. Mentre ero in fila il bisogno di andare in bagno si era fatto piuttosto prepotente, ma non avevo possibilità e non volevo tornare a casa senza aver completato le mie commissioni.
Finalmente potei uscire dalla posta, ma dovevo ancora passare da un mio amico a cui avevo promesso di portare una chiavetta con dei programmi che gli interessavano. Ormai il mio bisogno di far pipì era davvero impellente, ma pensai che potevo approfittare della sosta dal mio amico per chiedergli di usare il bagno, anche se questo mi imbarazzava un pochino, data la mia timidezza su queste cose.
Dovevo salire al quinto piano e, anche se io normalmente ero abituato a salire le scale per fare un po' di moto, decisi di prendere l'ascensore per fare prima e anche perché la vescica piena all'inverosimile mi dava fastidio nei movimenti. Per caso prese l'ascensore con me una ragazza che probabilmente abitava nello stabile; lì per lì ne fui contento, non disdegnavo certo la vicinanza di una fanciulla, che non era proprio una modella, ma era comunque carina, aveva un fisico minuto e abbastanza sexy.
"A che piano vai?" mi chiese, risposi tranquillamente e iniziò la salita; ma dopo pochi secondi l'ascensore si bloccò e rimase fermo a metà strada tra due piani. Immediata fu la sensazione di panico; ci guardammo in faccia con l'aria preoccupata e provammo a smanettare con la tastiera, ma la cabina rimaneva immobile. Tentammo di contattare l'assistenza, poi telefonai anche al mio amico che mi aspettava e alla fine ci assicurarono che sarebbe venuto qualcuno a sbloccare l'ascensore e liberarci, così non ci rimaneva che aspettare.
Realizzai subito cha avevo un problema urgente: avevo già da parecchio bisogno di far pipì, che il senso di panico non aveva fatto altro che acuire e ora non ne potevo proprio più; normalmente ho sempre avuto una buona capacità di trattenere la pipì anche per molte ore, ma in questa situazione, per me inedita, e con una vescica piena come forse mai avevo avuto, avevo nettamente la sensazione che non avrei potuto resistere.
Facevo ogni sforzo per trattenerla, stringevo le gambe cercando di non farlo vedere e dovevo resistere anche all'istinto di mettere una mano lì davanti, che non sarebbe passata inosservata. Cominciavo a pensare che se fossi stato solo mi sarei liberato facendola sul pavimento: l'avrebbero certamente notato i soccorritori, ma l'imbarazzo sarebbe durato un attimo e comunque il bagnato avrebbe potuto essere colpa di qualcun altro.
Ma la presenza di quella ragazza mi imbarazzava, sono abbastanza timido ed era inimmaginabile per me mettermi a pisciare di fronte a lei, in uno spazio di due metri quadrati; anzi non osavo neppure dirle del mio problema.
La situazione per me era drammatica e sudavo freddo e la ragazza si accorse della mia agitazione, che doveva essere assai evidente. Gentilmente mi chiese se soffrivo di claustrofobia, scioccamente risposi d'istinto "no", che è la verità, poi mi corressi timidamente "veramente un po' sì", pensando che quello poteva essere una scusa per giustificare la mia agitazione.
Tuttavia mi resi conto dal suo sorrisino che doveva aver capito dai miei atteggiamenti che mi scappava la pipì. Mi sentii arrossire in viso. A quel punto il mio dilemma era: o glielo dico, ma poi se non la faccio in sua presenza penserà che sono un timidone imbranato, o non dico niente ma rischio seriamente di farmela addosso con conseguente figura di merda di gran lunga peggiore.
Ci pensò lei a togliermi dall'imbarazzo, dicendo disinvoltamente "certo che se dobbiamo aspettare tanto, il problema sarà come andare in bagno"; presi coraggio e risposi "...e il problema io lo devo risolvere molto in fretta, sono già al limite". Mi stupii di me stesso e di quello che avevo detto, avvertii una vampata di calore al viso che sicuramente era paonazzo, e contemporaneamente mi accorsi che feci un po' di pipì addosso.
Mi era scappata solo un po' e forse avevo bagnato solo le mutande, ma era la prima volta che mi succedeva da adulto e questo mi spaventò non poco perché mi resi conto che stavo davvero per farmela addosso, perdipiù davanti a una ragazza.
Lei rise e mi disse "ma fregatene, falla sulla moquette, tranquillo, non ti guardo".
Ovviamente non osai dire che me ne ero già fatta un pochino addosso; sia pure imbarazzatissimo, ma non avevo altra scelta perché ormai mi stava per scappare del tutto, mi girai contro un angolo e, nonostante la vescica strapiena, non riuscii inizialmente a farla a causa dell'erezione involontaria che la situazione mi aveva provocato. Dopo un po' la ragazza mi chiese se avevo finito e io, sempre più imbarazzato, risposi "non ci riesco".
Alla fine, con un po' di sforzo riuscii a fare la pipì, allagando mezza la moquette. Mi vergognavo terribilmente, ma la ragazza disse "non ti preoccupare, se dicono qualcosa ti copro, dico che era già bagnato prima che noi prendessimo l'ascensore".
Poi iniziò a parlare d'altro e poco alla volta il mio imbarazzo si sciolse, la ragazza era simpatica, cominciava a piacermi e la situazione era in qualche modo eccitante, tanto che azzardai "ma tu non hai bisogno, visto che ormai una figuraccia l'ho già fatta io?". Lei annuì, "ma per ora la posso trattenere, certo che se ci mettono ancora un po' finirò per inondare anche il resto della moquette" e mentre lo diceva notai un movimento degli occhi a distogliere lo sguardo, un misto di imbarazzo e malizia che mi eccitava parecchio.
Dopo un po' all'improvviso disse "adesso devo pisciare", si abbassò i jeans e le mutandine e inaspettatamente fece la pipì davanti a me; stetti impalato a guardarla e lei non sembrò disturbata dal mio sguardo. La mia erezione fu forte e perfino dolorosa, compressa com'era nelle mutande. Lei cominciò a masturbarsi e poi mi toccò prima sopra i pantaloni, poi mi disse "dai, spogliati", lo feci e mi masturbai anch'io, ero così eccitato che ci volle ben poco a venire.
Quando alla fine ci riportarono al piano ce ne andammo ognuno per conto suo, con il nostro segreto. Entrai dal mio amico che premurosamente mi chiese se volevo usare il suo bagno, dissi "no, non ho ancora bisogno...".

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