Nella settimana che intercorre prima della successiva seduta, mi metto alla ricerca di abbigliamento femminile adatto alla mia taglia che non è propriamente longilinea, qualche chilo di troppo si fa sentire, ma noto subito esistere una ampia scelta, soprattutto online: acquisto una gonna grigia abbastanza ampia sulle gambe, una minigonna nera, un paio di leggings grigio chiaro, una camicia bianca scollata, una nera di seta e un vestito rosso non troppo lungo, appena sotto le ginocchia. Faccio acquisti diversi per il problema delle taglie che, acquistando online, non posso verificare: sarebbe impensabile andare per negozi a provare le cose, va bene essere stuzzicato dalla cosa, ma non a quel livello. Attendo l’arrivo dei pacchi e intanto penso a quali scarpe mettere, per poi ricordare di non aver pensato all’intimo: ovviamente niente calze o autoreggenti, ma un paio di slip consoni provo a cercarli, sempre online. Trovati anche quelli, un paio sul blu e un altro neri di pizzo, acquistati su un negozio specifico per crossdressers.


L’appuntamento è per il venerdì e fortunatamente i pacchi arrivano quasi tutti il mercoledì, eccezion fatta per l’intimo che invece arriva il giovedì, comunque in tempo per le varie prove. Il mercoledì pomeriggio, per la prima volta in assoluto, indosso prima la gonna con la quale metto delle decolleté nere; poi la minigonna e qui la scelta cade su un paio di sandali neri aperti; è la volta dei leggings grigi e in questo caso le decolleté rosse sono perfette, anche un paio con fibbie incrociate alla caviglia; sul vestito rosso la scelta si fa più complessa: le scarpe rosse stanno divinamente, ma il total red non mi attrae molto, preferisco spezzare con un altro colore, così provo dei sandali blue e un paio di decolleté sempre blue. Resto indeciso, ma tutte le taglie sono azzeccate: davanti allo specchio, superato l’imbarazzo iniziale, lo stimolo fetish si fa molto presente ed eccitante, tanto da farmi diventare il pene durissimo nel guardarmi. Il giovedì arrivano gli slip, che metto unicamente per verificare la taglia, anche se non credo saranno parte fondamentale della seduta, almeno non credo. Mi prendo il tempo necessario per decidere cosa portare, visto che ovviamente non posso portare tutto: scelgo di mettere la gonna grigia e la camicia di seta nera, portando due paia di scarpe… i sandali neri con cinturino alla caviglia e le decolleté, sempre nere, di camoscio. Il venerdì mattina metto tutto dentro uno zainetto nero che porterò con me alla sera. Sono abbastanza eccitato all’idea, anche se non riesco a immaginare come possa svolgersi la seduta, ma ormai non resta che aspettare!


Ore 18:20… sto salendo le scale per arrivare al primo piano dove c’è lo studio, e incontro la segretaria che scende per andare via: cordialmente e mi dice che lo psicologo mi sta aspettando e che lei va via perché il suo orario termina alle 18. Ci salutiamo, quindi suono il campanello… Mi apre dopo qualche istante e mi invita ad entrare per aspettarlo nel solito studio, visto che è impegnato al telefono. Entro con il mio zainetto nella solita enorme stanza e mi siedo sul divano, poggiandovi sopra anche lo zaino. Per potermi eventualmente cambiare comodamente ho messo una tuta e un paio di Todd’s, così da non perdere troppo tempo. Aspetto.


Dopo una decina di minuti finalmente entra nella stanza e si siede di fronte a me: “Eccoci qua. Scusami per l’attesa, ma ero al telefono con un paziente. Allora… vedo che hai portato un “bagaglio”, mi dice sorridendo… “Sì, ho portato l’occorrente che ho acquistato negli ultimi giorni” – “Bene. Dimmi cosa hai provato nel farlo? Piacere, eccitazione, disagio… cosa esattamente?” – “Diciamo che è stato piacevole il cercare e abbastanza eccitante il provare le cose. Ma non nascondo anche un certo imbarazzo iniziale nel guardarmi allo specchio…” – “Del tutto normale, penso. E quello che vedevi nello specchio ti piaceva?” – “Più che altro mi piaceva il fatto che qualcuno potesse eccitarsi nel vedermi così… Non mi riferisco a te, parlo in generale” – “Certo, capisco. Allora… sono curioso. Vogliamo iniziare? Puoi cambiarti tranquillamente in bagno e poi tornare quando sei pronto… in fondo al corridoio” – “Ho portato due paia di scarpe, hai preferenze?”, gli dico cercando volutamente di provocarlo… “Scegli tu quello che ritieni più adatto al tuo abbigliamento, senza problemi, ci mancherebbe…”. Colgo la risposta diplomatica e, con un cenno di assenso, mi alzo e prendo lo zaino, avviandomi verso il bagno.


Apro lo zaino e tiro fuori gonna, camicia, slip e scarpe: scelgo le decolleté nere, più eleganti e meno aggressive, forse più consone ai capi. Mi spoglio, infilo la gonna e la camicia, poi mi siedo per mettere le scarpe… il pene mi diventa duro. Mi guardo allo specchio e mi viene da sorridere, ma ormai sono in gioco e vado avanti: vediamo che succede. Lascio lo zaino e le altre scarpe nel bagno, esco e mi avvio verso lo studio… ormai ho imparato a camminare con i tacchi. Quando entro lui sta scrivendo sul blocco notes, ma sentendo i tacchi distoglie lo sguardo e lo punta su di me: sono fermo sulla porta, in attesa di una qualche reazione, di qualsiasi tipo: “Beh, complimenti. Hai gusto, ottima scelta dei capi di abbigliamento, molto eleganti. E le scarpe sono molto belle. Siediti pure. Parliamo normalmente…”. Vado verso il divano e, mentre gli passo davanti, sento i suoi occhi addosso… capisco che mi sta squadrando dalla testa ai piedi… soprattutto i piedi. Mi siedo, un po’ impacciato e colgo il suo sguardo fisso sulle scarpe.


Il mio sguardo invece cade sulla sua patta, ed è enormemente gonfia: è chiaramente eccitato, con il pene durissimo: “Fammi vedere questi “famosi” piedi, oggetto del desiderio dei tuoi amici fetish…” Lo assecondo, mostrando  e muovendo le caviglie… poi lo provoco di proposito: “Vuoi che le tolga?”… Non si scompone e, molto naturalmente, mi risponde: “Sì… toglile lentamente, come faresti per i tuoi video… poi cammina per qualche passo e infine rimettile. Fallo come lo faresti per chi te lo chiede…” – “Va bene…” A questo punto mi ci metto di impegno, la cosa mi eccita… accavallo le gambe e, lentamente, sfilo la scarpa destra per poi poggiare le punte delle dita a terra, riaccavallare l’altra gamba e sfilare lentamene anche la sinistra; mi alzo e faccio qualche passo sulla moquette, avendo cura di mantenere i piedi sulle punte, per quanto mi è possibile… Poi lentamente torno a sedermi e, procedendo all’inverso, rimetto prima una scarpa e poi l’altra, avendo cura di tenere i piedi arcuati, senza toccare il pavimento con le piante, cosa che nei miei video riscuote sempre molto successo. Terminato lo “spettacolino” gli vedo il pene quasi esplodere nei pantaloni!


Lui resta qualche istante in silenzio mentre continua a fissarmi le gambe, le scarpe, i piedi… Decido di fare un passo azzardato, ma voglio capire cosa esattamente stia succedendo, così esordisco senza mezzi termini: “Ti sei eccitato. Vedo chiaramente che hai il pene duro… Vuoi dirmi qualcosa?” Silenzio per qualche attimo, poi… “Vorrei toccarteli… sì, sono eccitato. A dire il vero mi eccito dalla prima seduta. La cosa ti infastidisce?” – “No, non mi infastidisce anzi, mi lusinga… Vuoi toccarmi i piedi?” – “Si, vorrei toccarti i piedi, toglierti le scarpe e toccarli. Ti va di farlo?” – “Perché no… ormai siamo qui, andiamo in fondo” – “Siediti qui, metti le gambe sulle mie…” Mi sposto sul suo divano e mi siedo accanto a lui, per poi poggiare le mie gambe sulle sue: il pene duro ora lo vedo ancora più chiaramente, e sento anche il suo respiro aumentare per l’eccitazione.


Lentamente mi accarezza le gambe, nella parte scoperta dalla gonna… arriva alle caviglie e, con molta lentezza, mi sfila la scarpa destra, prima lasciandola semi calzata, poi togliendola completamente e mettendo a nudo il piede e le dita… sfiora la pelle con il dorso della mano, poi passa a sfilare la scarpa sinistra ripetendo gli stessi gesti. Mentre mi tocca il piede sinistro, con il destro mi sposto sulla patta dei suoi pantaloni, tra le gambe… e a questo punto ha come un sussulto: sento il pene durissimo sotto le dita e la pianta, così inizio a strofinarvelo sopra lentamente… “Non fermarti, continua così…”, mi dice con voce sommessa: “Non è che ti vieni nei pantaloni? Ce l’hai duro da quando mi sono cambiato…” – “Per non venire nei pantaloni dovrei tirarlo fuori… tu che ne dici? Lo tiro fuori e mi fai sentire i tuoi piedi lavorarlo?” – “Se la cosa ti piace possiamo farlo…” gli rispondo. “Allora facciamolo…”


Si apre la patta dei pantaloni, che abbassa leggermente, poi con una mano tira fuori il pene completamente eretto e turgido, mentre con l’altra mano continua a toccarmi i piedi… Con cura tira fuori dai pantaloni anche i testicoli, per permettere al pene di estendersi completamente: ce l’ha bello grosso e lungo, ma si capiva già dal rigonfiamento più volte notato. Inizio a usare i piedi per massaggiarlo, si lascia andare alla masturbazione lenta che gli sto praticando, ansimando di piacere. Certo, quando ho deciso di andare in analisi non mi aspettavo certo una situazione simile…


“Vuoi che ti faccia venire con i piedi?”, gli chiedo dopo qualche minuto… “A dire il vero avrei qualche altra idea, ma non so se ti vada o meno…” – “Che idee?”, gli chiedo mentre continuo a massaggiarlo con le piante arcuate, tenendo il pene nel mezzo… “Vorrei legarti… e vorrei lo prendessi in bocca legato, in ginocchio davanti a me…” La cosa non mi sorprende più di tanto.


“Vuoi legarmi… e hai anche l’occorrente?” – “Sì… ho comprato diversi metri di corda in ferramenta e anche un rotolo di nastro adesivo. Non ero sicuro che succedesse questo, ma nell’evenienza…” – “Quando hai iniziato a pensare di fare questo?”, gli chiedo mentre continuo a lavorarlo… “Dalla seconda seduta. Mi eccitavano i tuoi discorsi. Poi viste le foto è stato conseguenziale” – “Sei gay? Bisex, feticista? Solo per sapere…” – “Diciamo che tendenzialmente sono bisessuale, ma un po’ assopito. Tu mi hai risvegliato molte fantasie… Ma non devi fare nulla che non ti vada di fare. Se non ti va possiamo continuare unicamente sul piano professionale” – “Te l’ho detto, avevo notato quasi subito che ti eccitavi. Se la cosa mi avesse dato fastidio non sarei certo qui ora. Vuoi legarmi subito?” – “Continua ancora un po' con i piedi… ma senza esagerare, non voglio venire subito e sento che se insisti troppo sarebbe difficilmente evitabile” – “Certo… vuoi che te lo prenda in bocca, ma dimmi… perché vuoi che lo faccia legato? Potrei farlo senza che mi leghi…” – “Potrei risponderti che sarebbe per assecondare la tua fantasia, ma direi il falso: la verità è che mi eccita immaginare che me lo succhi legato in ginocchio…” – “Bene Doc, allora resisti ai piedi per il momento, poi quando ti senti appagato fermami e vai a prendere le corde…”


Vado avanti per una decina di minuti usando i piedi in diversi modi mettendogli anche in bocca, cosa che ho capito volesse… considerando come me li lecca e succhia quando li ha in bocca, è evidente che lo voglia fare. Ad un certo punto mi prende delicatamente i piedi per le caviglie e li distoglie dal pene: “Rimetti le scarpe, vado a prendere le corde: ora voglio legarti e mettertelo in bocca”… - “Ok. Ti aspetto…”


Si alza dal divano con il pene dritto e, dopo essersi ricomposto sommariamente, esce dalla stanza per andare a prendere corde e nastro adesivo, mentre io mi siedo e rimetto le scarpe…

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