Sono in attesa nello studio per la terza seduta… ho portato, come richiestomi, alcune foto dove indosso scarpe con tacco o ballerine, nonché alcune dove sono legato e imbavagliato. Le ho stampate e riposte in una busta chiusa che metto sul tavolino di fronte ai divani. Passa qualche minuto di attesa prima che lui entri nello studio, un po’ trafelato: “Perdona il ritardo, ma la seduta precedente è iniziata in ritardo… allora, cosa mi hai portato?” Espletati i saluti di rito, ci sediamo sui divani e gli indico la busta sul tavolino: “Puoi aprirla, ti ho portato qualche foto, come richiesto…” – “Bene, vediamo…”                      Prende la busta e la apre: le prime foto ad uscire sono quelle con le scarpe… le guarda attentamente una ad una, avendo poi cura di disporle sul tavolino. Le riguarda una seconda volta, mentre la mia attenzione cade tra le sue gambe e stavolta la cosa è chiaramente evidente: ha il pene duro! Quello che vede lo eccita e la cosa mi lascia sorpreso e alquanto perplesso… Continua a guardarle, molto interessato e in silenzio.


Ne riprende alcune, poi altre… va avanti per qualche minuto e il pene gli diventa sempre più duro ed evidente, tanto che accavalla le gambe nel tentativo mal dissimulato di non dare a vedere l’evidente eccitazione che si sta facendo avanti. Scrive qualcosa sul blocco notes, poi… “Devo ammettere che hai bei piedi per essere un uomo… Lo dico con sincerità. Le scarpe poi sono tutte molto belle, alcune sensuali, altre sexy, ma comprendo il perché un feticista ne resti attratto. Inoltre usi delle posture che sono proprie del tuo lato femminile, non certo di quello maschile…” Prendo la palla al balzo e provo a stimolarlo provocandolo: “Le trovi eccitanti in qualche modo?” – “Lo ammetto: alcune molto, tipo quelle con i sandali neri aperti… guardandole senza saperlo, difficilmente si penderebbe che siano indossate da un uomo” – “Beh, lo prendo come un complimento” – “Assolutamente, voleva esserlo. Sono obiettivo o non farei questo mestiere…” replica sorridendo. Inizio a immaginare nella mia testa che potrebbe anche masturbarsi con le mie foto quando me ne sarò andato, e la cosa mi stuzzica parecchio.


“Quante paia di scarpe mi hai detto che ti hanno regalato?” – “Al momento 12, e mi chiedono continuamente foto o video. Anche videochiamate dedicate su skype…” – “Accidenti, potrebbe quasi diventare un lavoro dedicare tutto questo tempo alle fantasie fetish” – “Ci ho pensato, non lo nego”, rispondo ridendo mentre noto un movimento delle gambe che tende a spingere sul pene, come se volesse reprimere l’eccitazione… o magari assecondarla, chissà!


Bussano alla porta e la segretaria lo avverte di avere una chiamata da parte di un paziente: “Scusami, devo rispondere. Torno subito, ok?” – “Nessun problema”, rispondo… Diciamo che l’intervento della segretaria è stato provvidenziale e lo ha tolto d’impaccio, anche perché quando si alza dal divano il pene duro nei pantaloni si nota oltremodo. Ora che passerà alle foto dove sono legato e imbavagliato, cosa potrà succedere? O magari anche lui è in segreto un feticista, e le foto dei piedi sono arrivate in maniera propizia alle sue fantasie? Nell’attesa queste considerazioni mi riempiono la testa, portandomi a immaginare quello che potrebbe succedere: magari mi chiede di fargli leccare i piedi oppure, per evitare problemi etici, mi esorta a rivolgermi ad un altro analista… O magari nulla di tutto ciò e sto soltanto volando di fantasia, ma in ogni caso la patta dei pantaloni era bella gonfia, e questo è un fatto.


Passano diversi minuti, poi la porta si apre e lui rientra nello studio… l’interruzione sembra essere stata provvidenziale, visto che la patta dei pantaloni è ora tornata normale, e questo avvalora la mia tesi che le foto lo abbiano eccitato. Si siede nuovamente sul divano e, dopo essersi scusato per l’attesa, riprende in mano le foto sfogliandole ancora… Poi prende la busta: “Vediamo le altre?” – “Certo, le ho portate apposta…” Le tira fuori e inizia a guardarle, una a una, lentamente. Man mano le divide sul tavolino come aveva fatto    con le altre. “Vedo che nella maggior parte sei legato più o meno nello stesso modo… Deduco che sia la posizione in cui preferisci essere legato?” – “Si, mi piace molto essere incaprettato, con le caviglie fissate ai polsi dietro la schiena: è una posizione che mi eccita molto” – “Vedo che in alcune anche il collo è avvolto da un cappio, non è pericoloso?” – “Solo chi ne è esperto mi lega anche il collo, ma la sensazione di costrizione diventa molto intensa e aumenta l’eccitazione, anche se non può essere mantenuta per troppo tempo e comunque sempre sotto stretto controllo” – “Essere legato in questo modo presuppone molta fiducia da parte tua: non temi che una volta legato e imbavagliato ci si possa approfittare della situazione?” – “Come ti dicevo, prima di incontrare realmente qualcuno e farmi legare, cerco sempre di conoscere e analizzare la persona quanto più possibile: negli anni ho maturato una certa esperienza… già solo da qualche frase riesco a capire se la persona è affidabile o meno. Di solito i più timidi sono quelli con le fantasie più spinte, ma proprio la timidezza li porta a non travalicare i limiti. Poi prendendo confidenza e fiducia reciproca si riesce a soddisfare molte fantasie…” – “Quanto tempo passa indicativamente prima di un incontro reale con qualcuno che ti contatta?” – “Non meno di qualche settimana. Quelli che hanno fretta di solito non li prendo in considerazione” – “Corretto. Prudenza innanzitutto. Poi c’è la questione della privacy personale, no? Anche chi ti contatta credo debba essere attento a questa evenienza…” – “Assolutamente. Come ti dicevo, le riprese video sono concordate, come anche l’eventuale pubblicazione del montaggio criptandone il volto o evitando che entri proprio in video” – “Acconsentono tutti ad apparire, anche oscurati?” – “No, non sempre, anzi raramente devo dire. Per i più disparati motivi… a volte anche un tatuaggio o una specifica parte del corpo può rendere riconoscibili e ovviamente questo va rispettato” – “Immagino che qualcuno abbia anche famiglia, figli e una condotta insospettabile nella vita di tutti i giorni” – “La maggior parte direi. Oltre a gay mi contattano moltissimi bisex che si trovano proprio in questa condizione, e devo dire che sono i più “fantasiosi”, se così si può descrivere le loro tendenze, sia fetish che sadomaso oltre che bisessuali”.


Mentre continua a guardare tutte le foto, il pene gli è tornato nuovamente duro e noto che non tenta di nascondere la cosa più di tanto, non come magari faceva prima: inizio a pensare che da un momento all’altro mi faccia qualche proposta… Prende qualche appunto, sempre sfogliando le foto, restando in silenzio per qualche istante, poi: “Parliamo del fatto che tu possa, in sostanza, vestirti da donna in un eventuale incontro: la cosa ti ecciterebbe?” – “Devo dire che mi piacerebbe farlo… soprattutto per le scarpe e l’intimo, e magari indossando una gonna corta o dei pantaloni attillati… non mi attrae invece il trucco o le parrucche. Poi c’è la problematica dei peli sulle gambe… ma sostanzialmente mi ecciterebbe molto farlo” – “Non lo hai mai fatto neanche in privato?” – “No. Tra l’altro non avrei neanche il necessario, vestiti e intimo intendo” – “Capisco. Le calze invece ti attraggono?” – “Si e no” – “Immaginavo… a te piace vederti i piedi nudi, giusto?” – “Si, infatti…” Passa qualche istante di silenzio, come se stesse pensando a cosa dire e come farlo, poi arriva quello che in un certo senso mi aspettavo: “Se ti proponessi di provare a vestirti così, e di farlo qui… cosa ne penseresti? Indossare abiti femminili, scarpe, intimo… e parlare direttamente delle tue impressioni così vestito davanti a me… La cosa ti metterebbe troppo a disagio?” Resto sorpreso, anche se mi aspettavo qualcosa del genere: “Non a disagio, ma non siamo soli nello studio. C’è la tua segretaria, se dovesse entrare come ha fatto prima sarebbe imbarazzante per entrambi credo…” – “Non preoccuparti di questo. Se dico alla segretaria di non interrompermi lei non lo fa, ma se ti fa stare più tranquillo possiamo concordare un appuntamento fuori orario, non è un problema… Ma ritengo che questa esperienza possa essere molto utile, cosa ne pensi?” – “Si potrebbe fare, ma dovrei attrezzarmi” – “Pensi di riuscirci in una settimana, prima della prossima seduta?” – “Si, penso di sì… ma preferirei fuori dal normale orario, a scanso di eventuali equivoci” – “Certo, non c’è problema… Al prossimo appuntamento in calendario spostiamo l’orario a dopo le 18” – “Va bene…” Ormai il dado è tratto: potevo rifiutare, ma non nascondo che la cosa mi stuzzica molto… lo sguardo mi cade di nuovo sulla sua patta e stavolta gli sta esplodendo il pene nei pantaloni. Non so cosa voglia effettivamente fare, se la sua richiesta sia puramente professionale o se magari nasconda un secondo fine, ma ho accettato di espormi e a questo punto sono curioso di vedere cosa succede.


Arriva il beep di fine seduta… Faccio per riprendere le foto ma: “No, se non ti dispiace vorrei archiviarle nella tua cartella, è un problema?” – “No, assolutamente. Ok allora per la prossima seduta spostiamo l’orario a dopo le 18?” – “Si, diciamo 18:15 o 18:30” – “Decido io cosa portare?” – “Certo, sei tu a dover scegliere…” – “Va bene, allora alla prossima settimana”…


Ci salutiamo ed esco dallo studio, con la testa piena di considerazioni e domande… staremo a vedere.

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