Continua la saga di: L'amico segreto di mio marito, con una nuova lunga storia... per chi ha pazienza di seguire le vicende di Filomena, una donna che, chissà perché, mi rassomiglia tanto.
</br>Il racconto si svolge in due epoche diverse e lontane tra loro, tra l' adolescenza e la maturità dei personaggi.
Sommario delle parti precedenti: La storia ha inizio negli anni 90, quando Lucio, giovane intraprendente e sensuale, ritrova l'amichetto d'infanzia con cui aveva assaggiato i primi toccamenti. I giovani riprendono l'amicizia e la loro coinvolgente attività sessuale bi-sex.
Altra protagonista, in epoca diversa, è la giovane Filomena che inizia a conoscere l'amore col suo ragazzotto di provincia ben dotato.
Oltre venti anni dopo la loro esperienza, Filomena, seduta in macchina di Nicola, ricordava come dei flashback, i primi travagliati contatti con quel ragazzo, che ormai era un uomo.
Purtroppo, era peggiorato.
Col tempo si era ulteriormente svilito, con la sua pigrizia mentale e la sua obesità.
Ora era impacciato dai chili di troppo e dall’ emozione, ma soprattutto era rimasto ignorante in modo abissale, tanto da diventare un vero bigotto, ottuso a poco più di quarant’ anni.
Nei due anni che si erano frequentati, più o meno, Nicola sapeva perfettamente di essere capitato in Paradiso per una serie “improbabile” di eventi.
Inoltre la sua passività ottusa, quasi un atto di fede, all’ epoca, fece scaturire in Filomena un alter ego dominante, passionale e punitivo.
Vedere che lui accettava tutto da lei senza batter ciglio l’ aveva trasformata, in quel periodo, in una pantera vendicativa e feroce che teneva in vita la sua cavia, per il semplice gusto di sperimentare fino a che punto fosse capace di sopportare il suo dominio.
Inoltre, e questo lo aveva taciuto sempre anche a se stessa, poco più che adolescente, aveva scaricato su di lui tutte le problematiche e le frustrazioni di quell’ epoca difficile.
Costretta a lavorare giovanissima non riusciva a pensare (come dalle sue parti era la prassi) di abbindolare Nicola e la famiglia, sposandolo per sistemarsi, come si suol dire.
Lo maltrattava e lo dominava come se, in cuor suo, volesse rinfacciargli di essere goffo, sciocco e limitato. Ne aveva fatto una sua “creatura” ma, il poveretto, proprio non poteva dare di più o trasformare la sua natura gretta.
Gli lanciò un occhiata di sbieco: lo vide emozionato e pavido ... dopotutto si era sposato da pochi anni, una volta persa ogni speranza. Dopo un decennio di bagordi e di stravizi passato a tentare di dimenticarla ... ma, era chiaro, non era bastato.
Anche lei era sposata, di certo lui temeva che potessero essere visti insieme.
Trovava ancora un poco di coraggio solo con la speranza che lei lo avesse contattato, per parlargli di affari o, addirittura, di problemi, magari economici.
Ma vedere Filomena, seduta al suo fianco, con la gonna attillata, le calze trattenute dal reggicalze, che era evidente, visto i delicati ed eccitanti rigonfiamenti che si notavano sotto la stoffa tesa, gli facevano presagire che c’ era dell’ altro.
C’ era voglia di sesso, nascosta da qualche parte ... oppure: un grande imbroglio ... insomma Nicola era veramente in uno stato pietoso e sudava, nonostante l’ aria condizionata a manetta.
Scambiarono qualche parola per distendere l’ atmosfera e decisero di allontanarsi verso una zona completamente estranea alla loro quotidianità, per fermarsi ad un chalet e per chiacchierare comodamente.
Filomena approfittò del tempo necessario per rilassarsi sul sedile e vagare con la mente nel passato.
E ricordò ...
Dopo quel rapporto orale, abbozzato e generico con Nicola, Filomena attraversò un momento di grossa crisi.
Non sapeva cosa fare.
Si comportava in maniera molto riservata e schiva. Aveva confidenza con Nicola e sapeva come padroneggiarlo.
E’ vero, nella cerchia studentesca le ronzavano intorno parecchi ragazzi, ma nessuno di loro la attirava particolarmente, né era stata vittima del classico “colpo di fulmine” per qualcuno, ultimamente.
Nicolone era lì: pratico, comodo e a portata di mano, inoltre aveva un cazzo notevole e Filomena, al solo pensiero di poterselo gestire a piacimento, si sentiva un languore doloroso nella pancia, dopotutto attraversava l’ età in cui la voglia non passa mai.
Il lunedì successivo la ragazza tornò finalmente a scuola e Nicola tornò ad essere “solo un amico”, più o meno. Lui faceva di tutto per farsi notare e lei faceva del suo meglio per ignorarlo, prendeva le distanze insomma. Non voleva che lui, nella sua semplicità d’ animo, desse per scontate cose che ancora non lo erano.
Il lunedì pomeriggio se ne andò a casa di un’ amica. Il ragazzo, intanto, si recò scodinzolante a casa sua, ma restò solo e deluso.
Avrebbe dovuto aspettare ben due settimane e poi si azzardò a tentare di risolvere lo stallo.
Consigliato dalla sua “mammina”, si accertò che la ragazza e i suoi fossero a casa, poi si recò da lei con un mazzo di fiori e un astuccio che conteneva un anello di brillanti di notevole caratura.
Insomma Nicola giocò il tutto per tutto ... andò dal padre e d’ avanti a tutta la famiglia per chiedere di fidanzarsi con Filomena.
Fu una catastrofe.
Filomena lo aggredì davanti agli stessi genitori, domandandosi come avesse osato di illudersi fino a quel punto, facendo tutto da solo: - Ma che ti pensi di vivere nel medio evo? – lo accusò.
Il ragazzo, aveva agito scioccamente, ma in buona fede e la prese veramente male.
Addirittura, nei giorni seguenti perse qualche chilo, incredibile!
Il poveretto voleva dimenticarla ... ma era impossibile, ricordava le sue carni chiare, le gambe schiuse e la sua figa profumata e si tirava delle seghe continue, al limite della umana sopportazione.
La madre del ragazzo era furba e pettegola, conoscendo le condizioni ogni giorno più precarie della famiglia della ragazza, fece di necessità virtù e consigliò il figlio di lavorarsi la madre di Filomena, per raggiungere il cuore della figlia.
Nicola l’ avrebbe volentieri mandata a cagare, ma essendo a corto di idee e incapace di un corteggiamento diretto, seguì, ancora una volta il consiglio materno.
Che la ragazza ci fosse o no, quasi ogni pomeriggio si presentava a casa sua, portando omaggi e leccornie, facendosi in quattro per rendersi utile.
Giocava con i nipotini, che abitavano di sopra, chiacchierava con la madre e la sorella minore di Filomena; mentre la ragazza continuava a ignorarlo completamente.
Poi la scuola finì e cominciarono gli inviti: al cinema, alle feste, in discoteca ...
Per facilitargli il compito mamma’ gli aveva comprato la macchina, comodità che non tutti i ventenni di allora potevano permettersi.
La madre di Filomena faceva di tutto per lasciare la figlia nelle mani di quel buon ragazzo, pacioccone e benestante; alla fine, la cosa che convinse la giovane a rivedere le sue posizioni, era la libertà integrale di cui avrebbe potuto godere, frequentando Nicola.
I suoi, infatti, sapendo che era col ragazzo non le imponevano limiti di orario o di scelte.
Così, oltre un mese dopo quel pomeriggio insieme, Filomena si decise e parlò chiaramente con lui.
Lo trattò con asprezza, ribadendo il suo senso del comando.
Lei non lo amava, ma può darsi che se lui le avesse fatto da scudiero fedele, lo avrebbe accettato come una specie di accompagnatore ufficiale.
Da parte sua lui non doveva nemmeno guardare le altre perché tutti i loro amici dovevano sapere che era praticamente il suo schiavetto.
Non doveva pretendere niente, neanche dal punto di vista sessuale, ma solo, al momento opportuno, provare a chiedere con educazione, con la speranza che lei accettasse di concedergli qualcosa.
Nicola avrebbe dovuto obbedire ad ogni sua richiesta o capriccio e non intervenire mai sulle sue decisioni.
Se tutte queste condizioni non gli convenivano ... la porta era lì: era libero di andarsene immediatamente.
Ma, naturalmente, Nicola non aspettava niente di meglio che prostrarsi letteralmente ai suoi piedi.
Non sapeva nemmeno di cosa si trattasse, ma più Filomena lo mortificava e lo comandava a bacchetta, più lui si eccitava e la desiderava più di qualsiasi altra ragazza.
Insomma non si rendeva conto di essere masochista e feticista, ecco perché la forza volitiva della fanciulla, aveva tanto potere sulla sua psiche. Per lui, quello era l’ amore, basta!
La domenica successiva i suoi con la sorella si sarebbero recati ad una festa di comunione e Filomena si fece venire un tremendo mal di testa.
- Come ti regoli, poi per il mangiare? – chiese la madre – Ti preparo una frittata? -
- No, non ti preoccupare, se me la sento verso l’ una viene Nicola e vado a pranzo da loro. -
La madre cedette subito, non voleva guastare l’ idillio che, finalmente, pareva essersi creato nella storia travagliata dei due ragazzi.
Seconda Parte
La domenica mattina la famiglia uscì per le dieci e pochi minuti dopo Nicola, alla chetichella, si era già intrufolato nel palazzo e bussò con le nocche alla porta.
Filomena si era rimessa a letto e non capiva a cosa attribuire quei colpetti impacciati, poi sbuffando si decise ad approfondire l’ origine delle bussate.
- Ma, chi è? – sussurrò alla porta chiusa.
- Sono io, Nick ... ! – sussurrò il ragazzo.
Filomena aprì, sbigottita: - Ehi, ma sei completamente matto? – lo assalì – Ma ti rendi conto che i miei sono ancora in giro ... e che è – guardò fuori – ancora l’ alba? – poi aggiunse – Io non ho fatto ancora neppure la doccia! –
Lui si intrufolò comunque nell’ appartamento – Nessun problema – disse – la doccia te la posso fare io ... –
Lei sorrise – Ma questo è tutto scemo ... - poi – Ok! Dai, vieni dentro e aspettami sul divano. Vado a prepararmi e poi usciamo. –
Il ragazzo era deluso, aveva sognato per tutta la notte quel momento e le sue eventuali ripercussioni.
- E niente di più? Non potremmo ... ehm, baciarci un pochino? Prima di uscire –
- Non se ne parla neppure – sbottò lei – cosa credi che questo è un casino? – e si allontanò, sbattendo la porta del bagno.
Nicola non demordeva, però, era su di giri. Appena sentì lo scrosciare della doccia provò ad entrare: la porta non era chiusa a chiave.
Filomena era completamente nuda, l’ acqua le scorreva addosso creando una lieve condensa, che la rendeva ancora più eccitante. Piccole gocce riflettevano la luce come brillantini sparsi sul corpo statuario. La ragazza lo vide, ma non disse nulla ... si voltò verso il gruppo doccia, mostrandogli le natiche stupefacenti e la vulva delicata, ogni qual volta si abbassava per insaponarsi le cosce.
Lei lo ignorava, volutamente.
Il giovane non sapendo cosa fare di meglio, si tolse il jeans e pure i boxer, aprendosi la camicia di cotone, aspettava. Sperava che la vista del suo cazzone in tiro avesse mosso a compassione la ragazza.
Allora Filomena, inaspettatamente, chiuse l’ acqua e uscì dal box doccia.
- Prendi quell’ accappatoio e asciugami – ordinò con noncuranza, evitando accuratamente di guardargli il pene rigido.
Lasciò che la asciugasse accuratamente e con meticolosità, prima in alto, il tronco i seni superbi, che lei stessa sollevò, per permettere al giovane di asciugare sotto.
Poi sedette sullo sgabello per permettergli di asciugare le cosce e i piedini, un dito per volta.
Quando Nicola si avvicinò alla vulva, Filomena lo bloccò: - No, per asciugare li, usa questa. – e gli porse una tovaglietta di cotone bianco, immacolata.
Si liberò dell’ accappatoio e ci si sedette sopra.
Lo squadrò da capo a piedi, facendolo sentire ridicolo e inadeguato, mentre se ne stava sull’ attenti davanti alla sua Dea, col cazzo da fuori, oscenamente proteso, mentre in lei non sembrava agitarsi alcun sentimento.
- Cosa vuoi, adesso? – chiese con freddezza.
Come ogni volta che era in difficoltà il giovane iniziò a balbettare, confuso.
- Non balbettare! – ordinò Filomena, riuscendo a farlo sentire ancora peggio – Sii chiaro: cosa desideri? –
Il cazzo del giovane iniziò una vergognosa parabola discendente, che eccitò profondamente la libido di Filomena.
- Vuoi mettermelo in bocca? – disse lei con un espressione grave – è questo che vuoi? E ti sembra una richiesta educata? –
Nicola non riusciva a profferire parola, ma il suo membro riprese vigore, mentre arrapava, immaginando quello che sarebbe potuto accadere ... se solo lei avesse voluto.
- Avvicinati, adesso. – disse la ragazza.
Cera molta luce e lei ne approfittò per studiare e valutare il cazzo di lui. Lo alzò verso l’ alto con la mano, scoprì lo scroto e gli cercò le due palle gonfie, con le dita.
Erano tese e dure e quando le toccava, Nicola mugolava lievemente.
Mentre gingillava il suo pene, ne ritirò un paio di volte il prepuzio, facendolo scapocchiare all’ inverosimile: - Ti faccio male? – chiese.
- No, no – rispose pronto – è solo la sensazione ... non so definirla, mi fa sentire ... nudo, vulnerabile. –
- Insomma ... – disse lei – ti piace o non ti piace? –
Lui si affrettò – Mi piace, mi piace. Mi piace tutto. Mi fai uscire pazzo. – e la ragazza – Ah ... ah! Allora adesso preparati che te lo faccio con la bocca. Capito? -
Lui sembrava venire meno, Filomena notò che spesso stringeva le gambe, quasi contorcendosi.
Lo guardò negli occhi, perfida – Ma cos’ hai? Devi pisciare? – Nicola avrebbe preferito sparire, ma detto da lei la voglia aumentò.
Per poco non pianse nel dire – Veramente, sì ... dovrei. –
- E vieni allora, che problema c’ è? –
Filomena si alzò in piedi e si pose a fianco di lui, poi come un cagnolino al guinzaglio, gli prese il cazzo, che ormai dominava come se fosse una cosa sua, e lo portò fino alla doccia.
Si abbassò, avvicinandosi al grosso pesce di lui e lo prese in giro, fischiettando il classico – Piss, piss! – intanto aprì l’ acqua della doccia lieve lieve, per far scorrere il piscio immediatamente nello scarico.
Nicola si fece rosso, ma nonostante i minuti che passavano, proprio non riusciva a mingere.
La ragazza non ebbe pietà e iniziò a mungergli il cazzo, con gesti lenti e voluttuosi, con l’ altra mano gli carezzava il pancione peloso e le natiche robuste.
- Rilassati, schiavo – gli sussurrò all’ orecchio.
E iniziò a sollecitarlo al di sotto dello scroto in prossimità dell’ ano.
Finalmente, attraverso l’ angusto meato, l’ orina calda e maleodorante sgorgò da quel cazzo.
Era tanta e Filomena ne approfittò per riceverne un poco tra le dita e lavare con questa, la testa del cazzo messa a nudo.
Poi con meticolosità lei lo prese in bocca e assaggiò le ultime gocce di piscio, leggermente salate e calde. Le piacque e si disse che se ne sarebbe ricordata.
Nonostante la gestualità fredda e distaccata, la ragazza aveva la figa sbrodolante di goduria. Tutti quei gesti le sembravano un rito sessuale che doveva essere compiuto.
Gli fece un bocchino veloce e profondo, giusto per ricordargli chi comandava, poi lo sciacquò e lo asciugò con la sua stessa tovaglietta.
Guardò l’ ora, non era tardi e lei era arrapata. Si decise.
Portò Nicola nel salotto e gli disse: - Hai un preservativo? –
Colto alla sprovvista e impreparato il giovane si vergognò, ma dovette ammettere che non lo aveva.
- Uhm ... - mormorò lei, contrariata, poi aggiunse: - Aspetta, provo a vedere – da tempo aveva scoperto che i suoi, in una vecchia borsetta della madre, tenevano nascosti dei profilattici per ogni eventualità.
Fu fortunata, c’ erano ancora.
Ne prese uno sperando che la mamma non li tenesse contati.
Poi tornò da Nicola che aspettava seduto e impacciato, il pene era di nuovo floscio. Meglio, pensò Filomena, decisa a intostarglielo in bocca.
- Stenditi – disse imperiosa, e lui obbedì, sbracandosi sul divano col cazzo floscio.
Filomena si inginocchiò lesta e glielo prese tutto in bocca, sembrava un palloncino di carne.
Lo teneva tre le labbra, immobile e aspettava.
Impercettibilmente il membro si gonfiava, e si cercava spazio tra la lingua e il palato.
La tensione nella bocca aumentava, mentre, spinta dal sangue che affluiva nell’ organo cavo, l’ asta si allungava come un serpente verso la gola.
In un paio di minuti era diventato talmente grosso che Filomena fu costretta a retrocedere per respirare. Infatti la capocchia di Nicola premeva talmente da pressare anche i condotti nasali.
Alla ragazza sembrò di soffocare e fu costretta a tirarsi indietro vomitando saliva densa sul pancione di Nicola.
- Metti questo adesso – gli porse il profilattico – voglio essere sverginata. –
Nicola non svenne, ma solo per poco.
Si infilò facilmente il preservativo, dato che ne aveva già usati per certe sue piccole perversioni masturbatorie . Qualche volta, infatti, avrebbe voluto assaggiare la sua stessa sborra, ma non ci riusciva. Prima si faceva la sega col preservativo per arrivarci dentro (illudendosi che fosse una vagina) sperando di leccarsela, una volta venuto. ;Ma dopo non gli andava più e gettava via il preservativo pieno di liquido seminale.
Salvo poi a pentirsene quando era di nuovo eccitato e gli sarebbe andato di bere lo sperma.
Si montò l’ affare sul membro, nonostante fosse una misura più piccola e lo stringesse alla radice, ma arrapato com’ era, anche se avesse adoperato una scatoletta del tonno, avrebbe fottuto lo stesso.
Stava per alzarsi in piedi, ma Filomena lo fermò.
– No resta disteso, monto io sopra, così se sento dolore mi fermo. – aggiunse – vedo che il coso e molto spesso e sono perplessa riguardo alla sua penetrazione. –
Nicola, con una certa dolcezza, profferì: - Spero di no, non lo so ... anche per me è la prima volta ... – poi aggiunse – lo facciamo piano piano, dai. –
E si ridistese, col pene eretto come un grosso fungo.
- Va bene, proviamo - disse la ragazza salendo a cavalcioni su di lui, voltando la faccia dalla parte dei piedi.
Fu una scelta decisa, determinata dal fatto che non voleva vederlo in viso mentre si eccitava, voleva evitargli assolutamente ricordi sentimentali, per quella sua scelta squisitamente erotica.
Allargò le cosce e la figa sul ragazzo, tenendosi sollevata sulle gambe e aiutandosi con le mani sulle ginocchia di lui.
Si toccò la figa era bagnata abbastanza ma decise che voleva essere anche leccata, prima.
Retrocedette come una gatta in calore, fino ad offrire la vulva spalancata alla bocca del ragazzo, lui non chiedeva di meglio che affondare le labbra e la lingua in quella figa tanto agognata.
Intanto Filomena gli saggiava il cazzo con movimenti decisi delle mani.
Lo sentiva.
Era duro, era enorme e pulsava, non si trattenne troppo ...
lo voleva dentro, tutto, ad ogni costo.
Di nuovo si spostò davanti col bacino, andando a caccia del cazzo con la vagina.
Ecco. Lo sentì tra le grandi labbra.
Come se ci fosse una calamita, la punta del cazzo di Nicola, si adagiò nel suo alloggiamento naturale: il buco verginale di Filomena.
Aggiunse saliva con le dita, il profilattico tendeva ad asciugarsi rapidamente, ma la sua figa grondava.
Nicola le poggiò le grosse mani sulle natiche. Per un attimo temette (e desiderò) che la tirasse verso il bacino per ingropparsela subito, ma non lo fece.
Accompagnava semplicemente i suoi movimenti e accettava estasiato il solletico della vulva.
Lei iniziò a spingersi verso il basso con piccoli movimenti, sempre più giù, sperando in una graduale dilatazione.
Ma non succedeva così!
Quando la capocchia di lui penetrava fin quasi alla radice, sentiva dentro netto e preciso, l’ ostacolo dell’ imene.
Inutile illudersi.
Arrivato al massimo della sua naturale circonferenza non cedeva più, si sentiva.
Bisognava per forza che si spaccasse, che si lacerasse la carne.
Filomena capì che una o due dita passavano indisturbate, ma il cazzone di Nicola non sarebbe mai passato attraverso l’ imene intatto.
La tensione si fece altissima nel salotto in penombra.
Filomena si pentì di aver deciso di cavalcarlo lei, temette di non trovare il coraggio di sfondarsi la figa da sola.
Una lacrima di rabbia le segnò la guancia.
Per fortuna Nicola, allo spettacolo delle natiche di lei spudoratamente spalancate, sosteneva l’ intostatura del pene, nonostante la tensione.
Intanto che aspettava, non osando intervenire, le carezzava i glutei con le mani e trovò il coraggio, di infilarle il pollice nell’ ano, senza essere sgridato per questo.
Filomena chiuse gli occhi, con la mano cercò la grossa verga, in attesa, eretto, sotto il suo bacino.
Arrapò di libidine e, abbandonata ogni remora, chiuse gli occhi e si abbatté con forza sul pescione di Nicola.
Il dolore fu lancinante, tremendo e si sentì invasa dal fuoco nella figa.
Anche la capocchia di Nicola soffrì per la pressione, e gli faceva male.
Ma il piacere superava ogni ostacolo.
Vedere il suo palo infisso dentro la ragazza che amava, lo inebriò come mai aveva pensato potesse accadere.
Era come se lei, come una scimmietta selvaggia e nuda, fosse appollaiata su un ramo, solo che il palo lo aveva dentro.
Nonostante infiammata e senza forze, la giovane trovò il coraggio di provare alcune pompate, strusciandosi il membro dentro, per sentirlo suo.
Come un trofeo di guerra dopo una dura battaglia.
Se lo fece sbattere nell’ utero e massaggiò le palle di lui con la vulva, mentre il cazzo era tutto dentro.
Nicola gridò di piacere, quando del tutto inavvertitamente, sborrò nel preservativo stretto.
Era quasi mezzogiorno.
La ragazza si andò a lavare, stavolta chiudendosi nel bagno.
Nicola, armato di straccio, pulì accuratamente ogni traccia della scopata.
Fece anche sparire il preservativo ancora caldo di sborra in un fazzolettino di carta, da buttare successivamente in un luogo lontano.
Squillò il telefono.
Filomena non voleva rispondere, ma poi pensò che era meglio essere informata. Uscì dal bagno nuda, con un asciugamani tra le cosce. Era sua madre.
- Si, tra poco scendo, Nicola è di sotto – Mentì.
La ragazza aveva il volto provato e l’ asciugamani portava tracce di sangue rappreso.
Nicola era bianco come un cencio.
Lei rise – No, non preoccuparti è tutto a posto ... doveva pur succedere una volta, no? –
Il giovane era ancora spogliato - Vieni, rilassati – disse Filomena – ti sei spaventato? -
Lo attrasse a se, erano in cucina, sedette su una sedia di paglia e gli prese in bocca il pene floscio per fargli un pompino rilassante.
Mentre i minuti passavano, Nicola si eccitava e a Filomena il dolore di prima sembrava solo un ricordo lontano.
Si alzò e salì sul tavolo sedendosi sul bordo.
Nicola capì subito cosa fare, era raggiante e felice all’ ennesima potenza.
Con una mano sollevo le due gambe tornite di lei, tenendole per le caviglie con una sola mano.
Vide la vulva, lievemente gonfia e arrossata e pensò a quando lui l’ aveva fatto sua, prendendole la verginità.
Per la ragazza non era così, ma lui non ci pensava ...
Con la mano libera, spostandosi avanti col bacino le cercò il buchetto tra le grandi labbra.
Filomena gli poggiò le gambe sulle spalle, mentre Nicola con disinvoltura e ritmo se la chiavava sul tavolo della cucina.
Leggermente piegato sulle gambe si mise a favore della figa, per farsela tutta.
La possedeva tirandola per le gambe a se oppure toccandole il culo e indirizzando il bacino di lei nel modo migliore, per pompare in profondità.
Gli piaceva guardare mentre fotteva in lei e le diede anche alcune botte in questo modo: lo tirava tutto completamente fuori, poi quanto era sicuro che la testa del cazzo era nella giusta traiettoria la sfondava, dilatandola e penetrando in Filomena.
- Fermati dentro – ordinò lei – spingilo! – Nicola obbedì.
Allora lei socchiuse gli occhi e si tirò un ditalino con le due mani: la sinistra tirava la figa in alto e carezzava il cazzo infisso in lei, per poi giocherellare con le sue palle, la destra, con due dita, si dedicava alla clitoride, menandola all’ impazzata fino all’ urlo finale – Eccomiiii!!! Sto venendoooo ! –
Nicola capì che doveva fare del suo meglio e cominciò a pompare all’ impazzata, mentre lei non la finiva mai di venire tra singulti e mugolii di piacere.
Appena pronto anche lui uscì da lei per darsi gli ultimi colpi con la mano prima della sborrata.
Non avrebbe osato sperare tanto, eppure Filomena, velocemente, gli si inginocchiò dinanzi al cazzo aprendo completamente la bocca.
Nicola non ci mise molto, automaticamente alzò lievemente la gamba per favorire l’ entrata e glielo ficcò in bocca.
Mentre sborrava a profusione, e per evitare che lo sperma si disperdesse, la spinse per la nuca sopra il cazzo.
Filomena non si ribellò e accolse lo sperma del giovane come un dono tutto in bocca. Poi, con voluttà e libidine lo ingoiò.
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Aggiunto: 3 anni fa
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