L’arrivo fu caotico. Gli studenti si salutarono in fretta, quasi distrattamente, e corsero incontro ai genitori in trepida attesa come se fossero felicissimi di vederli e se la gita, invece delle canoniche 72 ore, fosse durata un mese. Luca notò come Federico guardasse sempre in direzione di Bianca, segno che la ferita era ancora aperta, mentre quest’ultima sembrava aver occhi solo per Giacomo e Gioia. Un breve cenno di intesa tra accompagnatori e genitori e i ragazzi erano bell’è consegnati. Il rituale si svolse in poco meno di 10 minuti, ma solo perché la mamma di Luana arrivò in ritardo.
Di tutti gli studenti, solo Gioia, Luana ed Ester, una ragazza di origine messicana, estremamente aggraziata e con il corpo da ballerina, attività alla quale si dedicava con profitto, lo salutarono e ringraziarono, Gioia anche da parte di Bianca e Luana con un bacio e una leccata di lingua sulla guancia che glielo fece diventare immediatamente duro.
Il prof. salutò anche la collega, che lo abbracciò e baciò con trasporto su entrambe le guance, tenendolo stretto per qualche secondo di troppo, tanto che Luca non poté fare a meno di notare che le tette della professoressa, che era sua coetanea, non avessero ancora subito gli effetti della gravità e se ne stessero belle dritte e sode come quelle di una ventenne. Elena lo salutò come se avessero scampato un enorme pericolo e gli disse: “Bravissimo, non so come hai fatto, ma sei stato bravissimo all’autogrill! Grazie, grazie!” … Dopo l’abbraccio avvinghiante, Elena si allontanò un attimo da lui, sempre tenendogli entrambe le mani nelle sue, “Cercherò un modo per sdebitarmi, caro” e lo baciò ancora. Luca, che non si aspettava certo tutte quelle effusioni, fu piacevolmente sorpreso: la collega di Scienze naturali, trentenne bionda tinta, con delle belle tette (una quarta, stimava il prof.) e un culo da sogno, era quanto mai avvenente, si diceva fosse sposata con un uomo più anziano che non la soddisfaceva sessualmente e che non disdegnasse le avventure occasionali, anche con uomini più giovani (si favoleggiava persino con qualche studente e, in un caso, con una studentessa). Ma quello che rendeva Elena una piccola leggenda scolastica erano le labbra, carnose e voluttuose e sempre messe in evidenza da un rossetto piuttosto aggressivo.
Congedatosi da Elena, Luca, dopo un breve cenno d’intesa con Bruno e dopo avergli affidato la sua chiavetta, si precipitò al bancomat e fece il prelievo concordato, tornò di corsa e pagò l’autista, il quale gli riconsegnò la chiavetta. “Tutto a posto, professò! Grazie di tutto. Erano anni che non mi divertivo così ad una gita. E poi quella Bianca … è veramente un bocconcino prelibato. Ed è anche molto disponibile, sa, mi ha detto di chiamarla che organizziamo qualcosa con le sue amiche. Non vedo l’ora, professò”.
Il professore si allontanò sconcertato e molto sollevato per il pericolo almeno apparentemente scampato.
Non appena a casa riaccese il cellulare, che era scarico da più di 24 ore, perché non aveva portato in gita il caricatore. Quanto il telefono si rianimò gli arrivarono una ventina tra messaggi, chiamate non risposte, posta elettronica, whatsapp e snapchat. Scorse velocemente i primi: sua mamma che gli chiedeva come era andata la gita, l’amministratore del condominio che gli ricordava che era indietro di due rate rispetto al piano di rientro concordato, l’amico Giulio che lo avvisava che era mancato al calcetto settimanale senza avvisare e altre amenità del genere.
Più interessanti i messaggi di snapchat: un primo piano del culo della vicina Bruna, che si dimenava allegramente, accompagnato dall’eloquente messaggio, “Ma quanto gli sei mancato” e tre richieste di amicizia di Gioia, Luana e Ester. Accettò le richieste in automatico, come faceva sempre con le ex studentesse, e scrisse a Bruna, “Pure a me è mancato un sacco. Ci vediamo domani alle 13?”, senza foto allegate, perché non le mandava mai. Sapeva che la vicina a quell’ora era in pausa pranzo e non disdegnava saltarlo per intense sessioni di sesso.
Diede un’occhiata ai profili delle ragazze: Gioia, che si descriveva come ragazza solare ed estroversa, aveva messo in home page una foto in un cui lei, con indosso solo il perizoma un costumino striminzito che evidenziava tutte le sue curve, le spalle rivolte al cellulare, con il viso girato verso la macchina fotografica in esso incorporata e il seno mezzo scoperto dal pezzo sopra del bikini, sorrideva sfrontatamente e invitava tutti con la scritta: “Tocca l’albicocca”, a cliccare il pulsante per la richiesta d’amicizia, strategicamente posizionato sopra il sedere.
Ester aveva alcune foto vestita da ballerina classica, che sembravano scattate da un professionista, che attraverso un abile gioco di chiaroscuri aveva messo in evidenza il fisico spettacolare della ragazza, il suo viso, molto simile alla Maya desnuda del Goya, e le sue curve appena accennate, ma forse per quello ancora più eccitanti.
Luana aveva messo in home page una foto stile Sofia Loren nella quale ad essere messi in evidenza erano soprattutto il suo splendido seno, contenuto a mala pena dalle mani di un’altra ragazza, che nella foto non si vedeva, perché era alle sue spalle, e non era identificabile, se non fosse stato per lo smalto verde, a lui ben noto dopo il ritorno della gita.
Andò a dormire, esausto per le emozioni della giornata e si risvegliò alle undici del giorno dopo, lunedì, per lui giorno libero, rinfrancato dalle dodici ore consecutive di sonno che si era, dopo mesi, concesso. Si fece una doccia veloce, mandò un messaggino a Giulio per scusarsi di non averlo avvisato della sua assenza al calcetto, guardò con emozione le foto che le ragazze gli avevano inviato per ringraziarlo di aver accettato l’amicizia: Ester china a novanta gradi che sorrideva alla macchina fotografica mentre dietro di lei un ballerino la stringeva per i fianchi, con uno sguardo estasiato che valeva più di mille parole; Luana, di fronte alla macchina, con le tette libere, uno spettacolo, e una mano della ragazza con lo smalto verde che spuntava in mezzo alle cosce e andava a coprire la vagina e Gioia, anche lei di spalle, piegata a novanta, con le proprie mani ad allargare maliziosamente fica e culo.
Quando bussò alla porta di Bruna era già eccitato. Lei gli urlò di entrare, che era aperto.
Lo aspettava sdraiata a pancia in giù sul letto, con indosso una calzamaglia ricamata in tulle trasparente che le copriva tutto il corpo e aveva un’apertura semicircolare solo in corrispondenza del culo e della vulva. Bruna aveva il sedile rialzato, come ad offrirglielo e, nel culo, un plug in di notevoli dimensioni. La scena lo attizzò ancor di più e fece crescere a dismisura il suo affare, venoso e nodoso come non mai. Come se non bastasse, Bruna disse: “Sei tornato, porco. Scopami dai, la mia fica ha bisogno di te”. Luca non se lo fece dire due volte, cominciò ad accarezzarle le abbondanti tette, una quinta piena, e glielo infilò subito nella fica, cominciando a pomparla senza pietà. La sculacciò due o tre volte, al che Bruna gli disse: “Più forte, porco, ti voglio senza freni”. Continuò a sculacciarla ritmicamente e a pomparla, quasi togliendo il cazzo dalla fica per poi spingerlo sempre più a fondo, impastando il culone burroso di lei con le mani e muovendo il plug in, in modo da stimolarla anche analmente. Bruna non si aspettava un trattamento così completo e cominciò a mugolare: “Oh sì, dai, dai, Luca sei un porcellone depravato, scopami ancora così che ti vengo tutta”. Continuò a pomparla, era la prima vera scopata dopo tutti i giochetti della gita scolastica. Durò abbastanza a lungo … lei venne una prima volta, ma, sentendolo ancora perfettamente in tiro dentro di sé, continuava a incitarlo e a invitarlo: “Sborrami tutto dentro, voglio che la tua sborra mi riempia tutta, dai che prendo la pillola, dai bastardo”.
Luca iniziò a venire e rimase dentro, come aveva chiesto lei, che venne per la seconda volta, mentre gli urlava quanto era stato fantastico e che non l’aveva mai fatta godere così. La riempì di sborra come richiesto, si alzò e se ne andò. “Grazie Bruna, sei sempre stupenda”. “Figurati, depravato, è stato un piacere”, rispose lei, soddisfatta.
«Pensavo un finale con una delle studentesse..
Carino»