Durante il ritorno dalla gita Bianca e Giacomo ci avevano dato dentro parecchio. Lei indossava una minigonna inguinale che non lasciava molto spazio all'immaginazione, lui dei pantaloni ampi, molto ampi, tanto da celare eventuali erezioni. Sopra di loro avevano steso un'ampia coperta e subito dopo avevano iniziato i movimenti. Per parlare meglio con l'amica Gioia, una biondina con delle belle tette (una quarta abbondante) e un culo ancora più apprezzabile (ben disegnato, e messo in evidenza da dei leggings aderentissimi), Bianca era salita sopra Giacomo e continuava a muoversi su di lui, come per sistemarsi meglio. L'espressione di Bianca, mentre chiacchierava tranquillamente con Gioia, era di puro godimento: il membro enorme di Giacomo (al quale era stato attribuito, dalla solita Gioia, l' eloquente soprannome di “Giacomone Cazzogrosso”) evidentemente stava facendo il suo dovere. Bianca continuava a muoversi improvvisamente, dando come dei colpetti piccoli con il culetto, aggiustandolo sul buon Giacomo. Quest'ultimo ogni tanto si sollevava velocemente, per dare anche lui il suo contributo. La cosa non poteva avvenire, ovviamente, con la frequenza e la potenza necessaria. I due scopavano alla grande, ma soffrivano al tempo stesso per non poterlo fare come avrebbero voluto. 


Federico si era spostato vicino a Luana, la compagna di classe più diversa da Bianca: mora, alta, occhi azzurri, sguardo un po’ svanito, ma due belle tette (una terza, tendente alla quarta) e un culo ancora più sexy. Anche lei indossava dei leggings che facevano capire che non aveva nulla sotto e  una maglietta molto aderente, che avevo lo stesso effetto. … e anche lei si accomodò subito sopra a Federico, che in breve riacquistò un ottimo umore, e cominciò ad accarezzare da sotto alla maglietta le magnifiche tette di Luana, tanto che dalla t-shirt di quest'ultima si vedeva perfettamente il profilo dei capezzoli, duri e grossi come dei piccioli di ciliegia. Luana lo baciava appassionatamente, le lingue vorticosamente intrecciate, ma gli occhi di lui andavano all’indietro, cercando di sbirciare cosa accadeva all’ultima fila.


Il professore si avvicinò a Luana e Federico e li invitò a sedersi ai rispettivi posti. Luana si alzò senza fare storie, dicendo solo a voce abbastanza alta: “Va bene prof., ma lei è un po’ un guastafeste! Lo sa, vero?”, mostrandogli subito dopo una bella lingua guizzante. “E’ il mio ruolo, lo sai”, rispose il prof.. Pronta, a voce bassissima, giunse la risposta: “Lo sa che è sempre stato il mio prof. preferito. Poteva sedersi al mio posto, così le trovavamo un ruolo migliore”, accompagnata da un eloquente occhiolino. 


Federico, che cercava disperatamente di nascondere la propria prepotente erezione, sorrise con l’aria di chi la sa lunga, ma non era in grado di proferire parola.


Nel frattempo Bianca, capita l’antifona, si era già spostata dal grembo (e dal pilone, enorme, secondo le dicerie, di Giacomo) e si era sdraiata appoggiando la testa dove prima era seduta e i piedini, degli splendidi piedini curati e smaltati di verde brillante, ovviamente nudi, sul sedile. Anche qui non stava ferma, muovendo frequentemente la testa, come a stuzzicare ancora il cazzone di Giacomo, che sembrava apprezzare molto il trattamento. 


“Tutto bene, ragazzi?”. “Certo prof.”, risposero all’unisono i due.


“Perché non si siede vicino a noi”, propose subito Gioia, “c’è un posto libero, vede”. Il posto libero era quello occupato dai piedini di Bianca, che scomparvero rapidamente, per poi ricomparire immediatamente appena il prof. si fu seduto. Con grande sorpresa e imbarazzo del prof., Bianca iniziò stringere i piedini attorno al suo di cazzo, mentre con la testa, finita sotto l’ampia coperta, si girava a cercare il cazzone di Giacomo. Gioia sorrideva al prof. e gli suggerì di rilassarsi e ... “Godersi il momento”. Bianca, insospettabilmente disinibita, stava spompinando Giacomo senza pietà. I rumori che i due facevano erano coperti per il resto della corriera dalle casse che Gioia aveva opportunamente acceso a tutto volume, ma erano perfettamente udibili alla distanza dalla quale si trovava il prof., il quale, peraltro, era impegnato dalle sapienti movenze dei piedini di Bianca, che lui stesso aveva iniziato ad accarezzare e a guidare, in modo da agevolare il footjob che la ragazza gli stava facendo. 


Memore di quanto successo all’andata, il prof. infilò anche lui la mano destra sotto la coperta, alla ricerca della fichetta di Bianca, che trovò subito, bagnata e accogliente. La ragazza anzi si protese verso di lui, offrendogli anche il culetto. Il prof., che ormai era in visibilio, introdusse tre dita nella vagina di lei e iniziò a muoverle in circolo verticosamente, mentre infilò, dopo lieve stimolazione esterna, un quarto dito dentro il culetto. La ragazza cominciò a mugolare silenziosamente, godendo al massimo.


L’autista annunciò con voce stentorea, “Cinque minuti e ci fermiamo all’autogrill”. 


Bianca accelerò il pompino, fino a far venire Giacomo, che le sborrò in bocca. Poi uscì dalla coperta, dopo aver ingoiato, e con le mani aiutò il prof. a venire anche lui, facendogli i complimenti per le dimensioni del suo arnese. Il professore, imbarazzatissimo per quanto era venuto e per la paura di essere stato visto, si girò verso Gioia, che aveva una mano dentro i leggings e gli sorrise, mentre finiva di godere anche lei.


Tutti si ricomposero di corsa e si preparano per l'autogrill.


 


 


 


 

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