La ragazza era nuda sul letto, con le gambe allargate, da sola nella propria stanza, a farsi un ditalino. La fica era rasata solo ai lati e il pelo scuro ben curato formava un bel triangolino capovolto. Aveva delle belle gambe lunghe, tornite, dei bei piedi alla greca, senza smalto sulle unghie. Il ventre piatto. Era molto magra con delle tette molto piccole. La carnagione chiara, la pelle liscia e delicata. Capelli castano scuro.  Era una ragazza di diciannove anni.


Infilava le sue dita piccole e sottili nel buco della proprio fica, se l'accarezzava, dopo essersi sputata sulle mani.
«Tania!» fece una voce fuori dalla stanza. La ragazza trasalì, arrossendo in volto, accalorata.
Aprì i suoi occhi azzurri e non rispose. Restò a fissare la porta, che era chiusa a chiave.
Stavolta sentì bussare.
«Tania!»


Tania si coprì velocemente con una vestaglia e, con voce rotta, disse «Che c'è?»


«Che stai facendo? Apri!»
Tania aprì lentamente la porta e si trovò di fronte suo fratello. Era un bel giovane di ventidue anni, alto con i capelli scuri e lisci, con un ciuffetto sulla fronte, completamente sbarbato. Era a petto nudo, ostentando i suoi muscoli e dei pantaloni a tuta, bianchi, sotto i quali si vedeva la forma del suo bel cazzo, che era molto lungo e doppio. 
«Cosa vuoi, Arturo?» domandò Tania.
Arturo sorrise in modo furbesco, scrutando la sorella dalla testa ai piedi.
Si toccò il cazzo e se lo strinse forte, mentre continuava a indurirsi.
«Sei bona, lo sai?»
«Ma cosa dici?»
«Lo so che ti stavi masturbando, ti ho spiata dalla serratura».
«Ma tu sei malato!» disse Tania spaventata e sull'orlo del pianto.
«Non c'è niente di male. Io sono arrapato, tu sei arrapata...scopiamo, no?»
«Ma sei mio fratello!»
«E chi se ne frega» disse Arturo abbracciandola e strusciando il cazzo sul corpo della sorella. La strinse con forza e la buttò sul letto, cominciando a baciarla. Le tolse la vestaglia, mentre lei provava a ribellarsi. Si tirò giù i pantaloni e cacciando fuori il cazzo lo puntò sulla fica della sorella, provando a penetrarla, mentre la baciava in bocca.
«Ah!» gridò Tania «lasciami!» e si dimenava.
Il fratello leccò le piccole tettine della sorella e le infilò il cazzo nella fica.
Pam! La prima botta! Pam! La seconda! Pam, pam, pam, pam! La chiavò a raffica.
La chiavò talmente forte che dovette tirare fuori il cazzo, lo puntò verso il viso di lei e, masturbandosi, le sborrò in bocca.
«Ah sì! Che bello» disse Arturo.
«Sei contento adesso?» disse Tania, disgustata e quasi piangendo. Arturo si pulì il cazzo e disse «questa cosa non è mai successa, hai capito? Guai a te se lo dici a mamma e papà» e se ne andò nel letto a dormire. 
Arturo divenne ossessionato da sua sorella: la seguiva in bagno per vederla pisciare, di notte si infilava nel suo letto per scoparla, quando erano vicini e i genitori non li vedevano, lui le metteva una mano sulla coscia e sotto la gonna. 
Di mattina, lei appariva stanca e cupa in volto. I genitori si chiedevano cosa avesse. Arturo se ne fregava, era come se non sapesse nulla, sapeva fingerlo bene anche a se stesso, si convinceva che lui non c'entrasse. Continuò a fotterla quando gli veniva voglia. Lei ormai si era abituata e rassegnata a quella routine e si lasciava chiavare. A volte godeva addirittura. Un pomeriggio, Arturo era talmente arrapato che, chiudendosi nella stanza con lei, voleva scoparla anche se in casa c'era sua madre.
Prese la sorella e adagiandola sul letto, le abbassò i pantaloncini e le mutande.
«Adesso te la lecco» disse a bassa voce. Con la mano destra si sparava una pugnetta, mentre infilava la lingua nel buco della fica di sua sorella.
«Ah sì!» disse Tania ansimando e agitando il corpo.
«Ti piace eh?»
«Sì»
Le piaceva vedere il fratello che gliela leccava, le piaceva la sensazione che le provocava.
«Aspetta» disse Tania a un tratto, bloccandosi, tesa «dobbiamo farlo quando mamma se ne va».
«Va bene» disse Arturo.
Entrambi si rialzarono pantaloni e mutande e Tania disse «facciamo finta che stiamo semplicemente parlando».
«però dopo scopiamo, vero?» domandò Arturo toccandole una coscia.


«Sì» rispose Tania togliendo la mano «altrimenti non ce ne vediamo bene».


«Io vado a fare spesa» annunciò la madre dal salotto.


«Ciao, mamma!» 


Quando udirono il rumore della porta che si chideva, i due si spogliarono di nuovo.


«Dai facciamo un 69, così io te la lecco e tu me lo succhi».


Si misero in posizione e Arturo le leccò la fica, mentre la sorella glielo prendeva in bocca, succhiandoglielo.


«Il tuo cazzo è appiccicoso e amaro, cosa ci tieni sopra? È sporco?»


«Non lo so» disse Arturo continuando a leccare. Tania non disse più nulla e ricominciò a succhiare. Arturo si alzò «girati!» ordinò a sua sorella, che si mise a pancia in su.


Arturo si sputò sul cazzo e leccò il buco del culo della sorella. Afferrando le chiappe con le dita, si fece spazio per ficcarle il cazzo in culo.


Le diede una botta e Tania gemette di dolore «Ah fai piano!»


Arturo cercò di essere più delicato mentre inculava sua sorella.


Il culetto era piccolo e grazioso, un culetto a V.


Arturo ne andava matto. Da dietro, seguitando a incularla, spostò la testa in avanti e la baciò sulla bocca, per poi scendere sul collo e sulla spalla. 


Tirò fuori il cazzo dal culo della sorella e la fece girare ancora. Tania si distese sul letto con le cosce aperte e Arturo, afferrandole le gambe, le infilò il cazzo dentro. Ogni tanto si fermava, la baciava in bocca con la lingua e le leccava le tette, per poi ricominciare a chiavarla. «Ti piace?»


«Si»


«È bello fottere tra fratello e sorella, vero?»


«Ma sì, l'importante è fottere» disse Tania, sudando e godendo, con gli occhi chiusi e la bocca aperta.


«brava!»


Arturo la chiavò più forte e, senza avvisarla, le sborrò addosso. Le finì in faccia, nei capelli, sulla pancia e sul petto. Alcuni schizzi erani finiti nel muro e sul pavimento.


«Guarda che hai combinato! Quando fai così non mi piace! Ora se lo vede mamma...» 


Mi sciacquo il cazzo e puliamo. Così si misero all'opera per cancellare le tracce. 


«però non è giusto» protestò lei imbronciata «tu sei venuto, io no...dopo devi almeno continuare a leccarmela o farmi un ditalino...».


«E va bene» disse Arturo «mettiti sul letto come prima».


La ragazza si stese sul letto e Arturo le leccò la fica, poi le infilò un dito dentro, le stimolava il clitoride, la masturbava e lei godeva. Il cazzo di Arturo si indurì di nuovo. La sua lingua, dalla fica della sorella, scivolò fino alla coscia, poi lentamente sulla caviglia, fino a giungere ai suoi bellissimi piedi.


«Ma che fai?» domandò la ragazza, confusa e divertita.


«Ti lecco i piedi» rispose Arturo «sono bellissimi e odorosi». Glieli annusava, glieli baciava, glieli leccava. 


Tania rise, sentiva solletico. Sbattè scherzosamente un piede in faccia al fratello, il quale si sentì ancora più estasiato. Tirò di nuovo fuori il cazzo e si masturbò, leccando ogni parte di sua sorella, compreso il buco del culo e di nuovo la fica. Tremava dall'eccitazione.


«Pisciami in bocca!» le disse Arturo.


«Ma che dici!» rise lei «sei matto!»


«Ti prego, andiamo in bagno!»


Entrambi si misero nella vasca, Arturo a pancia in su, lei accovacciata su di lui.


«Dai piscia».


«Aspetta, non mi viene».


Arturo gliela leccò per stimolarla. Lei fece prima quattro gocce, dopodichè su fece una bella pisciata che finì nella bocca del fratello, che nel frattempo si masturbava.


Quando lei finì di pisciare, Arturo continuò a infilare la sua lingua nella fica di Tania, facendola godere.


A un tratto sentirono il rumore della porta che si apriva e, terrorizzati, si divisero.


Tania scappò nella propria stanza, rivestendosi. Arturo restò in bagno, fingendo che si stesse facendo la doccia. 


Per molto tempo Arturo non scopò più sua sorella. Non ebbe più quel desiderio.


A volte era parecchio arrapato e fingendo di scherzare, le diceva frasi come «me lo fai un pompino?», «te lo posso mettere in culo?».


Lei sorridendo smorfiosa, rispondeva «mi prendi in giro, scemo!»


«No, dico sul serio!»


E anche se non avevano rapporti completi, un pompino o un'inculata ci scappavano sempre.


Ogni volta, Arturo fingeva che non fosse successo niente. Così, passarono mesi e mesi, forse addirittura un anno senza scopare.


Un giorno, Tania era uscita dalla doccia e Arturo l'aveva vista. La prese violentemente e, liberandola dall' accappatoio, costrinse sua sorella a sedersi sul suo cazzo, inculandola. Era talmente arrapato che dimenticò di lubrificare. Il cazzo non entrava, ma lui si sforzava.


Lei, come all'inizio, aveva di nuovo un volto perplesso, triste, impaurito.


«Ma vergognati, Arturo! Metterlo in culo a tua sorella!»


Arturo restò di sasso. Soltanto allora si rese conto che quella era una violenza, che lei non voleva più. La lasciò stare e non la scopo mai più.


Entrambi finsero che nulla fosse mai successo, ma i sensi di colpa divorarono Arturo per tutta la vita.


 
 

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