Il dottore – Parte 3


 


“Buongiorno dottore… vorrei prendere quell'appuntamento per Grottaferrata…” Erano passati 15 giorni ma alla fine mi ero deciso a fare quella telefonata ed ero molto eccitato già al telefono, pensando che avrei potuto mettere in atto finalmente tutte le fantasie che mi avevano pervaso dopo quella serata.


“Allora, vediamo… questo sabato potrebbe andare bene per te?” mi dice il dottore al telefono… “Si, va benissimo” – “Diciamo per le 10:30, l’indirizzo di Grottaferrata lo hai, no?” – “Si, si… ce l’ho” – “Bene, vieni con una tuta, è più pratica per quello che dobbiamo fare” – “Va bene, allora ci vediamo sabato alle 10:30” – “Si, organizzati per rientrare nel tardo pomeriggio, diciamo sera, così potremo fare le cose con calma” – “Va bene, non ci sono problemi… a sabato”. Era martedì… ancora pochi giorni e le mie fantasie avrebbero trovato una concretizzazione: era successo tutto molto velocemente, dopo diversi anni in pochi giorni tutto si stava avverando.


Sabato mattina: arrivo a Grottaferrata, comune subito fuori Roma… faccio una passeggiata fino allo studio, una villetta a due piani con ingresso indipendente e un giardino adiacente, delimitato da un muretto e un cancello in ferro battuto. Suono al videocitofono… “Ti apro, vieni” Mi apre il cancelletto e mi avvio nel vialetto delimitato da siepi; alla fine ci sono dei gradini e mentre li salgo la porta si apre:” Buongiorno, sei puntualissimo” Ci salutiamo, poi mi fa entrare e mi fa strada nel salottino adibito a sala di attesa, dove mi fa sedere su un divanetto: “Aspettami cinque minuti, devo fare una telefonata a mia moglie, poi andiamo di sopra, dove ho preparato una stanza per l’occasione” – Va bene” rispondo.


Osservo il lusso dell’arredamento, i tappeti… le luci… c’è una finestra con una vetrata molto grande, ma le tapparelle sono abbassate. Penso alla stanza per l’occasione: cosa avrà preparato?


Vado avanti con la fantasia per qualche minuto, quando lui torna: “Ho finito, vieni…” Mi alzo e lo seguo sulle scale che portano al piano di sopra: “Come stai, tutto bene? Sei nervoso, eccitato?” – “Quanto basta” rispondo sorridendo. Alla fine del corridoio mi fa entrare in una stanza: resto ad osservare un po’ sorpreso, perché non mi aspettavo di trovare un letto, ma soprattutto sul piano di un mobile di fronte al letto ci sono molte corde, nastro adesivo, dei pezzi di stoffa e poi diversi tipi di quelli che ho capito subito fossero bavagli… uno mi colpì in particolare, perché era composto da una sorta di maschera in cuoio nero con delle fibbie e un fallo di gomma dalla parte che avrebbe dovuto entrare in bocca. A questo punto capisco che il dottore doveva essere alquanto esperto di queste situazioni. Anche il letto, che ricordo aveva lenzuola blu, era attrezzato con delle corde ai quattro angoli, due alla metà del letto e due nella parte alta e bassa. Il pavimento era coperto da una moquette anch’essa blu. Feci una fotografia immaginaria e la ricordo ancora come fosse oggi.


“Sei sorpreso?” mi chiede… “Un po’… non immaginavo di trovare tutti questi attrezzi” – “Non devi preoccuparti, quello che vedi oltre alle corde sono solo bavagli più semplici da utilizzare rispetto al nastro adesivo” – “Immagino… vedo anche il letto attrezzato” – “Volevi essere rapito e legato, meglio di un letto per immobilizzarti?” – “Si, vero…”


Capisce che ero un po’ sorpreso, così, per mettermi a mio agio, mi fa sedere su una poltrona e lui si siede di fronte a me: “Se non ti senti possiamo lasciar stare, non vorrei fraintendessi le mie intenzioni” – “Ma no, non c’è niente che non va, solo non mi aspettavo questa organizzazione” – “Beh, io voglio fare le cose per bene, per farti calare completamente nella situazione, ma non dobbiamo fare nulla che tu non voglia, questo lo sai” – “Si, si… è tutto ok”.


“Vuoi bere qualcosa?” – “No grazie… sto bene” – “Ok… allora dimmi, ci hai pensato in questi giorni? Sei sicuro di voler andare oltre l’altra sera?” – “Si, sono sicuro… mi ha eccitato molto quello che è successo l’altra volta” – “Ti sei masturbato ripensandoci?” – “Si, parecchie volte” – “Bene, togli le scarpe ora…” La richiesta diretta, improvvisa mi spiazza di nuovo, ma docilmente mi slaccio le scarpe e le tolgo. “Togli anche i calzini” Eseguo nuovamente e resto a piedi nudi sulla moquette… come la volta scorsa, il tocco della pelle nuda sul pavimento mi piace, è quasi una carezza, eccitante.


Prende una corda dal mobile… “Girati di spalle e metti le mani dietro la schiena” mi giro e lui mi prende le braccia, le avvolge con la corda subito sopra i gomiti e poi sento che serra fino quasi ad unirmi le braccia: “Volevi essere incaprettato, ora proviamo a farlo… senza togliere la tuta, abbiamo tutto il tempo” Legate le braccia, sempre dietro di me sento che porta una mano tra le mie gambe, la porta sopra il pene: “Bene, sento che lo hai già bello duro, allora inizi a sentire qualcosa…” Mi infila la mano dentro la tuta e sotto ai boxer, prendendomelo in mano e accarezzandolo… “Sei già bagnato… molto bene…” Stavolta è più intraprendente ma la cosa non mi dispiace. Tolta la mano da dentro i miei pantaloni, mi lega i polsi, stretti, non incrociati, poi mi avvolge il petto con una corda lunga, sopra e sotto, girandola dietro il collo e poi incrociandola, schiacciandomi i pettorali e spingendo i capezzoli, anche se non si vedono, essendo vestito. Con un’altra corda mi avvolge all’altezza della pancia con un cappio, facendo poi passare la parte lunga tra le gambe, per poi circoscrivere l’inguine e i genitali e fissarla sulla parte frontale… sento il pene strizzato dalle corde e la corda passarmi nelle natiche, molto stretta: questa cosa mi fa eccitare oltremodo, a questo punto il pene mi diventa durissimo. “Sdraiati sul pavimento” quindi mi inginocchio, sollecitando il pene con le corde, e poi mi stendo a pancia in sotto, aiutato da lui visto che braccia e polsi sono immobilizzati. Mi lega le gambe prima sopra le ginocchia e poi sotto, strettissime. Infine i piedi, uniti, sempre molto stretti. “Tutto bene?” – “Si, mi ha legato molto stretto…” – “Certo, volevi essere incaprettato, ti sto incaprettando… se c’è qualcosa che non va dimmelo, ok?” – “No, tutto a posto” – “Ce l’hai sempre duro, vero?” – “Si…” – “La corda tra le gambe serve a quello, a tenertelo in tiro”.


“Prima di incaprettarti ti imbavaglio, ok?” – “Ok” – “Apri bene la bocca” La apro e subito mi infila una specie di palla in bocca, abbastanza grossa, che mi obbliga a tenere aperte le mascelle: la stringe a fondo serrando le fibbie dietro al collo. Inizio a sbavare, ma non posso quasi emettere suoni, solo mugolii. “Per fare le cose per bene ti tappo bene anche con il nastro adesivo” Non faccio in tempo a rendermi conto che già mi sta avvolgendo la bocca tappata con la palla, con il nastro adesivo… diversi giri, stretto. Il pene mi duole per quanto è duro, schiacciato sulla moquette e stretto tra le corde che mi passano tra le gambe.


Mi accarezza i piedi, sulle piante… “Ora sei pronto per essere incaprettato” Lo sento passare un cappio di corda in mezzo a quella che già mi lega le caviglie, poi mi tira le gambe all’indietro e collega la corda a quella che mi lega i polsi… mi alza le gambe e poi serra ancora di più, fino a stringere i nodi. Quando mi rilascia le gambe sono obbligato ad arcuarmi per seguire le corde, e a tenere le spalle alte. Il pene sta per esplodermi per quanto sono eccitato. “Ok, ora il collo… te lo collego ai piedi, ti ecciterai ancora di più, ma per qualsiasi problema io sono qui… se non riesci a tenere la posizione la corda intorno al collo si stringerà, quindi se qualcosa non va fai cenno di no con la testa e ti libero subito” Annuisco…


Mi avvolge il collo e passa la corda tra i polsi dando una prima stretta, poi la porta tra le caviglie fino a riportarla all’anello che deve aver aperto dietro il collo: ci passa la corda dentro e poi inizia a tirare, lentamente, ma sempre di più… i polsi vengono tirati verso il collo, come anche i piedi, e per compensare sono costretto ad arcuare ancora di più la schiena e tirare su la testa… serra i nodi. Sono incaprettato strettissimo, e la sensazione di costrizione è molto più forte di quanto avessi mai immaginato. Se rilasso la posizione, immediatamente il cappio intorno al collo si tende all’indietro, stessa cosa se provo a muovere i polsi. Il pene schiacciato e stretto dalle corde sta per scoppiarmi per quanto è duro.


Lui si siede alla poltrona e mi guarda… si tocca tra le gambe, finché se lo tira fuori dai pantaloni slacciati e inizia a masturbarsi. Mi lascia legato così per parecchio, e per tutto il tempo si masturba lentamente, assaporando ciò che vede: il bavaglio strettissimo mi consente unicamente di mugolare sommessamente, le corde mi immobilizzano, ma cerco di muovermi con l’unico risultato di stringere il cappio al collo. Passa il tempo e ormai non resisto più così incaprettato… sto per fare il cenno concordato per essere slegato, ma lui mi anticipa, si inginocchia davanti a me con il pene eretto e duro di fuori e mi slega lentamente. Appena libero di rilassare i muscoli, mi fa sedere sul letto e mi libera anche dal doppio bavaglio, intriso di saliva. Ha ancora il pene fuori dai pantaloni… “Prendilo in mano…” mi dice: io lo faccio, glielo prendo con la mano destra e accenno una masturbazione… “Lo vuoi in bocca?” annuisco e mentre sto per metterlo dentro la bocca lui mi ferma: “No aspetta, non così… alzati in piedi e spogliati nudo…” mi spiazza nuovamente, ma inizio a spogliarmi, togliendo prima la felpa della tuta, poi i pantaloni… mi fermo ma subito mi dice: “Togli tutto, anche le mutande… nudo…” Tolgo anche i boxer e il mio pene resta eretto di fronte a lui.


“Girati…” mi volto e subito mi lega i polsi dietro la schiena, incrociati, con i palmi verso l’alto… passa la corda intorno al collo e poi torna ai polsi che così sono tirati all’insù… “Ora siediti sul letto” mi siedo, lui si toglie scarpe e pantaloni, poi gli slip. Mi lega i piedi incrociati e poi le ginocchia. Mi accarezza le caviglie, le gambe… mi sfiora il pene come aveva fatto la volta scorsa, e quasi subito il glande si bagna di umori…


“Ora puoi prenderlo in bocca” Mi avvicina la punta del pene alle labbra, le apre con le dita e dopo avermelo poggiato lo spinge dentro, a fondo, riempiendomi la bocca… Mi tiene la testa mentre me la muove avanti e indietro e sento il pene diventare sempre più turgido nel palato… mi tocca quasi la gola. “Usa la lingua, fammela sentire…” Obbedisco… continua così per parecchi minuti, non me lo toglie mai dalla bocca. “Vuoi che ti venga dentro la bocca? Vuoi provare a ingoiare?” Con la bocca piena del suo pene non posso rispondere, ma non mi consente di sfilarmelo da dentro.


Improvvisamente mi libera la bocca, credo che stesse per venire e prima che potessi dire qualcosa mi imbavaglia infilandomi un pezzo di stoffa in bocca per poi tapparla con molti giri di nastro adesivo. Mi sdraia lungo sul letto così legato e inizia a masturbarmi… mi prende lo scroto con l’altra mano e mi accarezza i testicoli… le sensazioni che provo sono intense come mai… Si ferma, prende un pezzo di corda e mi tira i piedi all’indietro, dopo avermi spostato su un fianco: mi incapretta di nuovo, collegano i piedi ai polsi già collegati al collo, stringe molto e serra i nodi. Ora il mio pene è proiettato in avanti: lui vi strofina il suo, li masturba insieme, lentamente ma in modo deciso. Va avanti così per parecchi minuti, poi si ferma, si china verso di me e me lo prende in bocca… Inizio a contorcermi dal piacere mentre lui me lo lecca e succhia, infilando una mano tra le gambe e poggiando un dito sul mio buco mentre al contempo mi strizza lo scroto. Ho quasi i brividi per la sensazione di piacere che mi sta provocando, e le corde non fanno che aumentarla. Mugolo dietro il bavaglio e il respiro mi diventa affannoso… ancora poco e sarei venuto ma, nuovamente, si ferma e mi lascia così sul letto. “È ancora presto per venire…”


Resto incaprettato sul letto, nudo e con il pene duro per almeno venti minuti, senza che lui faccia nulla… poi mi toglie il nastro adesivo e mi sfila il pezzo di stoffa che mi aveva ficcato in bocca… ma non mi slega. Prende dal mobile un bavaglio ad anello e me lo piazza in bocca, tenendomela ben aperta: serra strettamente, fino all’ultimo buco disponibile… sento il cuoio stringere sulle guance, e l’anello inizia a farmi sbavare con la bocca aperta.


Si mette di lato a me, all’altezza del viso, con il pene in una mano e l’altra che accarezza il mio: “Ora ci siamo, è arrivato il momento di ingoiare lo sperma… sei pronto? Ti avverto che mi hai eccitato molto, quindi ne dovrai ingoiare una bella quantità, sei sicuro di volerlo?” Anche se immobilizzato e imbavagliato, annuisco e subito lui mi penetra attraverso l’anello… lo spinge tutto dentro e inizia a scoparmi. La sua mano continua a stimolarmi il pene, passando il pollice sul mio prepuzio… un misto di piacere e dolore mi pervade, la bocca completamente aperta ai suoi voleri… il suo respiro diventa più veloce e sento il pene che ho tutto in bocca irrigidirsi e tendersi ancora di più… finché inizia a fiottarmi sperma direttamente in gola… ingoio, cerco di prendere fiato, ma il liquido caldo sembra non finire mai, mi riempie il palato, si attacca alla lingua e scende… Lo sento quasi gridare mentre mi viene in bocca, ansimare… Dopo diversi secondi e continui ingoi, finalmente si rilassa e mi libera la bocca che resta intrisa di sperma, che ancora mi cola dal bavaglio. Ha smesso di masturbarmi, non vuole che venga anche io, questo lo avevo capito.


“Cavolo che orgasmo… pensavo di affogarti, ma hai ingoiato bene…” Mentre mi dice queste parole mi avvolge la bocca già costretta dall'anello, con diversi giri di nastro adesivo. “Assapora, usa la lingua per ingoiare il resto, abbiamo ancora tanto tempo e mi piaci molto legato così”.


Guardo l'orologio sul mobile: sono solo le 12.

Visualizzazioni: 3 558 Aggiunto: 3 anni fa Utente: