Ero giovane, avevo compiuto da poco 18 anni, ma la mia attrazione verso il bondage era già ben presente e immaginavo spesso di essere rapito e sottomesso da un uomo maturo, anche se avevo comunque la mia vita etero.


Durante una normale visita di controllo, il medico che in sostanza mi ha visto crescere e con il quale c’era un rapporto molto aperto, parlando del più e del meno come sempre, mi chiede come procede la mia vita sessuale, se sto avendo esperienze… in pratica una normale conversazione. Mi sbilancio un po’ accennando alle mie fantasie, non so neanche perché lo abbia fatto, visto che sono sempre stato abbastanza riservato. Vedo che il suo interesse si accende al sentirmi parlare di fantasie bondage e sadomaso, così mi chiede se queste fantasie le volessi sperimentare con una donna dominante o con un uomo… Ingenuamente gli rispondo la verità, ossia che immagino di essere rapito da un uomo di mezza età, sottomesso con corde e bavagli e obbligato ai suoi voleri. Resta a fissarmi, come se stesse immaginando qualcosa o semplicemente valutando ciò che gli avevo appena detto. “Ti faccio qualche domanda” mi dice… “Va bene”, rispondo…


“Ti masturbi immaginandoti legato?” – “Si, spesso…” – “E sei vestito o nudo nelle tue fantasie?” – “Quasi sempre nudo” – “Ti eccita vederti nudo nei tuoi pensieri?” – “Si…” – “C’è una parte del corpo che ti eccita maggiormente nell’immaginarti?” – “Si… i piedi…” – “E dimmi, come ti immagini legato?” – “Con le mani dietro la schiena e i piedi incrociati, e anche le ginocchia sono legate” – “Ti immagini imbavagliato?” – “Si, sempre…” – “E come sei imbavagliato? Con un fazzoletto? Con un cerotto?” – “Immagino che la persona che mi ha rapito mi metta dentro la bocca un fazzoletto, ben premuto, e poi mi avvolga con nastro adesivo, largo e tutto intorno al viso” – “Ah… hai una idea precisa quindi… e dimmi, ti immagini con il pene eretto? Eccitato?” – “Si, sempre eccitato” – “Quindi ti piace particolarmente immaginare i tuoi piedi nudi legati… e nelle tue fantasie cose succede poi? La persona che ti ha legato cosa fa, appunto dopo averti legato?” – “Beh, mi piace immaginare che mi tocchi, che mi accarezzi i piedi, che mi masturbi fino a farmi venire…” – “Non fa nulla per il suo piacere? Nel senso che si dedica solo a te oppure ti obbliga a fare qualcosa? Non vergognarti, stiamo solo parlando…” – “A dire il vero la parte che mi eccita di più è quando mi obbliga a prendergli il pene in bocca, tenendomi la testa… immaginare questa scena mi fa quasi sempre venire mentre mi masturbo…” A questo punto si alza e non posso fare a meno di notare che ha il pene duro, c’è un chiaro rigonfiamento nella patta dei pantaloni che si intravede appena prima che il camice bianco gli ricada sopra.


“Dimmi, hai mai pensato di subire realmente le tue fantasie? Di metterle in pratica?” – “Ci ho pensato, si… ma come sarebbe possibile? Non credo che qualcuno abbia intenzione di rapirmi” dico sorridendo… “Sai, la sessualità ha molte sfaccettature, basta saperle cogliere al momento giusto per calarsi dentro quel mondo parallelo che ci affascina” – “Non saprei da dove cominciare…” – “Puoi iniziare da questa chiacchierata, per riflettere e scoprire te stesso fino in fondo: immagino che tu abbia provato a legarti da solo, vero?” Un po’ sorpreso dalla perspicacia rispondo: “Si, ho provato e, come ho già detto, guardarmi i piedi legati mi eccita molto, ma ovviamente le mani non sono mai legate veramente e questo è limitante, e poi non potrei masturbarmi, quindi non è proprio il massimo, anche se eccitante” – “Certo, comprendo… Dimmi, vorresti veramente provare questa esperienza? Essere legato, imbavagliato e sottomesso?” – “A dire il vero, si… ma non saprei come” – “A questo si può rimediare, magari potrei aiutarti io se vuoi…” – “Lei?! Come? Dove? Lei è sposato, perché dovrebbe fare questo?” – “Essere sposati non è una limitazione, e se tu lo vuoi e non è un problema per me, perché dovrebbe esserlo per te… Ma se non vuoi tranquillo, questa conversazione resterà comunque tra noi” – “La cosa mi attrae, ma non saprei dirle… come, dove, quando?” – “Guarda, facciamo così… tu pensaci, poi se veramente vuoi fare questa esperienza, prendi un nuovo appuntamento, ma fattelo dare per le 20, quando le segretarie non ci sono più e vedremo di fare questa prova: se troverò un tuo appuntamento per le 20 capirò di cosa si tratta, ok? Ma la scelta è solo tua” – “Va bene, ci penserò allora…”


Mi congedo ed esco dallo studio: avevo mille pensieri in testa ed ero anche abbastanza eccitato dalla conversazione e dalla proposta che avevo appena ricevuto. Cadeva al momento giusto e soprattutto con una persona che potevo ritenere fidata. Ci ho pensato per giorni, tentato dal prendere quell’appuntamento e al contempo conscio che poteva essere una cosa più grande di me. Ma era eccitante.


Passano una ventina di giorni, durante i quali mi sono arrovellato il cervello su cosa fare, su cosa mi avrebbe fatto, sulle eventuali conseguenze se si fosse saputo… ma il chiodo era fisso. Mi sarò masturbato non so quante volte immaginando come sarebbe stato, finché una mattina mi sveglio e la decisione era presa: avrei chiamato in giornata per l’appuntamento alle 20.


Era martedì, mi danno l’appuntamento per il venerdì successivo. Quei 3 giorni furono interminabili, pieni di dubbi e di eccitazione, ma alla fine il giorno arrivò.


Entro nello studio alle 19.45, proprio mentre la segretaria mi aspettava per poi andare via, essendo io l’ultimo “paziente”. Mi fa accomodare nella sala di attesa e mi saluta uscendo. “Ci siamo” penso. I minuti passano, i pensieri affollano la mente e i battiti aumentano… anche il pene reagisce, in uno stato di eccitazione latente, per qualcosa che sta per succedere.


Sento delle voci nel corridoio, poi vedo il dottore accompagnare una persona all’uscita: mi saluta passando e mi dice: “Vengo subito…” Sento chiudere il portoncino di ingresso, poi le mandate alla serratura. Si affaccia alla sala di aspetto e, facendomi segno di seguirlo mi dice: “Vieni pure, ora siamo soli e non ci disturberà nessuno” Lo seguo ed entriamo dentro lo studio grande; lui va verso la finestra e abbassa la tapparella. “Così siamo tranquilli. Allora, hai preso questa decisione, ne sei convinto? Non devi sentirti obbligato, io voglio solo guidarti nel seguire le tue fantasie” – “Sono qui, quindi si, sono convinto ma anche agitato” – “Beh, è normale, no? Ma stai tranquillo, possiamo fermarci in qualsiasi momento” – “Va bene”


Si siede alla poltrona sul lato del muro, era primavera, quindi indosso un giubbino di jeans e una camicia, pantaloni e un paio di ADIDAS nuove. “Togli il giubbino” Eseguo con calma e lo ripongo sull’attaccapanni vicino alla porta. “Allora, io ho con me tutto l’occorrente per legarti e imbavagliarti come nelle tue fantasie, ma prima volevo chiederti una cosa” – “Mi dica” – “Immagino tu non abbia mai preso in bocca il pene di un uomo, quindi forse su questa cosa dovremmo un po’ rompere il ghiaccio, che dici?” – “Si, penso sia il caso...” – “Certo, anche perché una volta legato, non vorrei che mettertelo in bocca senza aver provato prima cosa significa, ti crei un blocco che poi si ripercuoterebbe su questa esperienza” – “Ha ragione…”


A questo punto si alza, si toglie il camice che getta sulla scrivania, e si slaccia i pantaloni. Si siede nuovamente sul divano e con la mano inizia a stimolarsi, anche se a quanto vedevo non ce ne era bisogno, visto che ce l’aveva già duro, a giudicare da quello che si vedeva dietro le mutande.


“Vieni qui davanti, inginocchiati…” Il pavimento è in moquette blu, quindi non mi crea problemi inginocchiarmi davanti a lui. “Ora stai tranquillo e fai quello che dico, con calma, ok?” Annuisco. Se lo tira fuori dalle mutande, duro e turgido, almeno 18 centimetri… mi prende la testa e mi avvicina al pene eretto, fino a toccarmi il viso… “Ora apri bene la bocca e lascialo entrare, se qualcosa non va dimmelo, ok?” Annuisco di nuovo… mi spinge lentamente la testa verso il basso mentre io apro la bocca… lo sento entrare dentro e riempirmi il palato… è grosso, duro, ma non mi dà fastidio… “Bene, vedi, non è difficile… tienilo in bocca per un po’, poi quando vuoi usa la lingua e leccalo” A queste parole e in questa situazione, anche il mio pene è diventato durissimo.


Glielo lecco per un po’, per prendere confidenza, me lo spinge dentro abbastanza a fondo ma senza esagerare… poi lo tira fuori e mi lascia la testa: “Bene, abbiamo rotto il ghiaccio… Ti dà fastidio averlo in bocca? È come immaginavi?” – “No, non mi dà fastidio, anzi mi eccita… ma non sono pratico ovviamente” – “Non preoccuparti, imparerai, ma devo dire che non mi è dispiaciuto affatto penetrarti la bocca” Mentre pronuncia queste parole la sua mano scende tra le mie gambe, come a cercare una conferma della mia eccitazione… “Bene, ce l’hai duro… questa è la miglior conferma che quello che stai facendo ti piace”.


Si alza dal divano e si toglie i pantaloni. “Ora ti lego, ok? Prendo l’occorrente…” Apre un armadietto e tira fuori una valigetta 24 ore che posa sulla scrivania; la apre e dentro ci sono molti pezzi di corda, nastro adesivo grigio e altri giocattoli che sul momento neanche conoscevo.


“Spogliati, tieni solo le mutande per ora… togli scarpe e calzini e tutto il resto, poi siediti a quella sedia”


Mi spoglio, togliendo prima la camicia, poi le scarpe e i pantaloni e infine i calzini… mi siedo sulla sedia come mi ha chiesto. “Unisci i piedi, fammeli vedere…” lo faccio, lui si china verso di me e li accarezza con le mani: “Si, hai bei piedi… non sembrano neanche maschili… li curi, vero? Se ti eccita vederli legati ti piacerà anche che siano morbidi…” Annuisco… sono sempre più eccitato: “Sta per legarmi” penso.


 

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