LA MIA TIPA HA UN PADRONE!
Parte Seconda:
NON TUTTO IL MALE VIENE PER NUOCERE by agostinogiannelli199@virgilio.it


Quella sera Matteo e Samanta cenarono in silenzio.


Nella mente del ragazzo albergava la confusione, cosi come nel suo cuore:
Per tutto il pomeriggio aveva avuto la sensazione che un liquido acido e denso si stesse raccogliendo nel suo stomaco, un liquido che cominciava a solidificarsi diventando un blocco doloroso e opprimente e che sapeva essere il principio di tutti quei sentimenti negativi che portano al litigio.


Quando guardava Samanta, seduta davanti a lui, nei suoi pensieri il corpo massiccio e nero di Mohamed si sovrapponeva alla visione della compagna, mentre sorridendogli sfacciato ne stringeva con forza il piede pallido, violando, forse per sempre, una parte della ragazza di cui era tanto innamorato.


Fece un profondo respiro tento’ di calmarsi.
Sentendosi la fronte calda cerco’ Di ripetere a se stesso, che nulla di malizioso era davvero successo.
Che Samanta sbattendo si era fatta male e l’uomo le aveva solo offerto conforto non essendoci nessun altro in vista.


D’accordo! Mohamed era stato viscido e fin troppo palese nel suo zelo di affondare i pollici fra suole della ragazza.


Ma questo era, purtroppo, fuori dal suo controllo e certo non colpa di Samanta, che anzi, all’arrivo del giovane avrebbe fermato l’uomo se solo Matteo avesse palesato il suo fastidio.
E Matteo questo lo sapeva anche.


“Come sempre mi sto perdendo in elucubrazioni irrazionali” si disse.


E al di la di una visione romantica, era assurdo che fosse proprio da un individuo panciuto e maleodorante come Mohamed, di posizione sociale infima, portargli via una compagna come Samanta.
Portargli via, realisticamente, qualunque tipo compagna!


La sua gelosia era totalmente infondata.


Eppure Matteo, pur assimilando ciò a livello razionale, si sentiva estremamente teso.
Era arrabbiato con se stesso e la sua impotenza, e suo malgrado stava permettendo a ciò di influenzare il rapporto con la ragazza che amava.


Più tardi, a letto, sorprendentemente fu il ragazzo a prendere l’iniziativa.
Salto’ coccole e preliminari, che come il resto delle loro interazioni quella sera era stato ridotto al minimo, e in compenso la penetro’ in una maniera che non aveva mai fatto.


Anzi’ sarebbe meglio dire con una voglia, una passione, un’intensità che non aveva mai avuto.
Passione, frustrazione e rabbia si unirono in un’unica sensazione indescrivibile che mai avrebbe immaginato, pur avendo vissuto singolarmente ciascuno di quei sentimenti più e più volte:


Fu tutto naturale.
Spontaneo sarebbe stata la parola giusta:
Per una volta, la prima, non ci furono pensieri, premure, ingegni o quei piccoli artifici che si attuano esclusivamente per il beneficio del partner.


lascio’ che il suo bacino si muovesse assecondando la mente e il cuore.
Entrambi gli organi, erano stati come avvolti da una coltre che a visualizzarla sarebbe stata semi trasparente e di consistenza lattiginosa.
Soffocava i sentimenti, ricopriva i ricordi degli avvenimenti di quel pomeriggio distorcendone la natura, offuscando le forme esatte e ingigantendo cio’ che più Matteo aveva trovato odioso, facendo della realtà negativi distorti e grotteschi:


Poteva vedere avvertire la sua palese impotenza davanti alle frecciatine di Mohamed.
La sensazione di inadeguatezza nel furgone, con loro a dargli le spalle mentre lui stava nel retro a farsi sballottare, e successivamente sulle scale, a guardare la sua compagna e il corpulento africano, determinati ed efficienti, che con coordinazione e silenzio caricavano le scatole mentre inevitabilmente finivano per condividere stanchezza, sudore e le esalazioni derivate da tale affanno.


Quando poi si presento’ la scena madre in cui tutto era culminato, del rosticcere grosso, scuro, e sudato chino sul corpo languido di Samantha che aveva piede nudo e sofferente fra le sue dita scure e forti, Matteo come se assecondasse un istinto spontaneo e recondito, afferro’ il polpaccio della compagna con bramosia e mentre il suo sesso penetrava in quello di lei con crescente desiderio, porto’ alle labbra proprio quella parte che era stata violata e che sentiva che mai gli sarebbe appartenuta più completamente.


La bacio’.
Anzi, nella maniera in cui le sue labbra premettero nell’incavo sinuoso di quel piede, con insistenza, ma delicatezza, con rabbia ma rispetto, sarebbe meglio dire che la adoro’.


Venne provando una sensazione indescrivibile, e a giudicare dai gemiti di lei che avevano accompagnato cosi’ bene quei pensieri orrendi, fu cosa reciproca.


Samanta lo copri di baci evidentemente beandosi del risultato e all' oscuro del processo interiore che lo aveva portato, poi andò a farsi una doccia, offrendo al giovane l’incantevole visione delle sue natiche d’avorio ancora arrossate, elevarsi in sincronia con gli splendidi talloni prima di scomparire oltre lo stipite della camera da bagno.


Mentre ascoltava il suono degli schizzi d’acqua ruggire contro il rivestimento della doccia, Matteo senti’ finalmente che la sua rabbia evaporava e con lei, la tensione emotiva che lo aveva accompagnato per tutto il pomeriggio, rinfrancato da quella dimostrazione di virilità e possanza sessuale.


Quando lei torno’ a coricarsi al suo fianco, tutto sembrava essere stato dimenticato e dormirono tenendosi stretti l’uno all’altro.


 


 


I giorni che seguirono il fatto, furono per Matteo fra quelli più sessualmente attivi della sua vita:
Ogni due, tre giorni al massimo, i due fidanzati erano sempre stati soliti ritagliarsi del tempo fra le coperte.
Ma dopo quella notte, il cambiamento era stato nella natura dei rapporti.


Prima non era neanche detto che ci fossero dei veri e propri intercorsi e spesso i preliminari... rimanevano tali.
Non per pochezza, ma semplicemente perché per loro si trattava di gesti d’affetto reciproci, in cui la priorità era nel significato dell’effusione reciproca, e romanticamente nel suo sfoggio più che nella ricerca personale del piacere.


Invece dopo, da parte di Matteo sopratutto, comincio’ una sorta di ricerca compulsiva, monopolizzante ed esasperata.
L’affetto era lasciato ai baci, alle strette diurne, ai piccoli gesti continui nella normale quotidianità e in quei momenti, passava in secondo piano per lasciar posto all’esigenza di assecondare un bisogno che ancora Matteo non riusciva a capire.
Non era il piacere fisico, che cresceva naturalmente con la pratica e la ricerca appunto di quella sensazione, intangibile e subliminale.
Sentiva che la spiegazione era li’, sulla punta della lingua o meglio al limite del subconscio e che ancora poco serviva per portarla alla luce della ragione rivelandola.


Comunque nel pratico, quegli amplessi forti, di cui anche Samanta godeva molto, sebbene generati da una matrice egoista e consapevole, portarono la gelosia e il senso di inadeguatezza del ragazzo a scendere a livelli più accettabili:
Quando accadde un fatto particolare neanche una settimana dopo, che riguardava il vicino africano e avente come catalizzatore la sua compagna, Matteo prese la cosa con autocontrollo e curiosità. Forse un po' troppo di entrambe...

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