Rieccomi qui.


Vi risparmio i soliti preamboli di chi io sia, tanto se leggete questo racconto ben lo saprete, così come saprete cosa mi attragga e voglia dalla vita.


Questo periodo di pandemia ci ha, com’è noto, limitati in modo importante nelle nostre libertà, tanto che non siamo più stati nella possibilità di incontrare amici e conoscenti, con importanti ripercussioni anche nelle relazioni interpersonali.


La cosa mi ha molto pesato tanto che durante queste feste pasquali, avendo alcuni Stati europei aperto al turismo, io e mio marito abbiamo preso la palla al balzo ed abbiamo deciso di trascorrere qualche giorno in un’isola spagnola.


Non vi nascondo che ritornare, se così si può dire, ad una certa normalità mi ha molto eccitata e già durante il viaggio di andata la mia mente era persa in pensieri libertini e ben disposta a nuovi incontri. Nulla di quanto mi è però successo era prevedibile.


Giunti in aeroporto ed effettuato il check-in, io e Alberto ci recammo al gate in attesa dell’imbarco. Fu in quella occasione che il mio sguardo si incrociò con quello di una giovane Hostess. Era una ragazza di circa trentanni, di carnagione leggermente mulatta con dei bei capelli lunghi, riccioli raccolti sul retro in modo da permettere l’uso di un cappellino in tono con la divisa. Lo sguardo era intenso, dovuto non solo al colore azzurro degli occhi che risaltava sulla pelle ambrata, ma anche all’ammiccamento che intesi la ragazza rivolgesse alla sottoscritta. Devo ammettere di non aver mai pensato alle donne quale oggetto di desiderio sessuale, essendo io sempre stata attratta solo dai maschi.


Non so se per lo sguardo particolare, o forse per il periodo di astinenza dagli incontri occasionali, fatto sta che la cosa mi incuriosì e mi fece avere un’inaspettata eccitazione. Ricambiai lo sguardo, accentuandolo con un sorriso altrettanto interessato.


L’hostess proseguì il suo cammino e si recò al banco di imbarco dove la attendeva un'altra dipendente della compagnia aerea. Le due parlottarono, rivolgendo più volte la propria vista verso la sottoscritta, il tutto seguito da dolci risatine. La cosa non mi dispiacque di certo, anche perché le due donne erano tutt’altro che brutte. La più giovane era longilinea con un bel seno, ad occhio una terza abbondante, ed un derrière di tutto rispetto, dovuto sicuramente alle sue origini in parte caraibiche. La più anziana, se così si può dire (era più o meno mia coetanea), era un po’ più formosetta e di altezza sotto la media, altezza però dissimulata dall’uso di tacchi vertiginosi.


Gli sguardi si incrociarono con sempre più frequenza e con ammiccamenti che non davano certo a dubbi di sorta. Non sapevo quale atteggiamento adottare, ma desideravo intensamente scambiare qualche parola. Trovai il coraggio e mi diressi verso il banco di imbarco e con una scusa mi rivolsi alle due hostess chiedendo se fossero previsti dei ritardi. La risposta fu negativa, ma la circostanza fu utile per continuare la conversazione. Quanto intuii dagli sguardi mi fu confermato dai discorsi delle due interlocutrici che, dopo un primo momento di imbarazzo, non nascosero il loro interesse per me. Le due, oltre che colleghe, erano compagne di vita e riferirono di essere state attratte dal mio modo sensuale con il quale, secondo loro, mi rivolgevo a mio marito, ma anche agli astanti. La cosa mi lusingò e la mia fantasia iniziò a correre, come è solita fare quando qualcuno mi vezzeggia dal punto di vista sessuale, con pensieri che la mia mente mai aveva fino ad allora percorso. Mentre la più giovane conversava mi immaginavo a come poteva essere la sua figa: depilata o pelosetta? Strettina o più usa a misure importanti?


La fantasia galoppava così tanto che non riuscii a dissimulare la cosa alle amie nuove amiche.


La più giovane per comodità qui la chiamerò Alice, e la più formosa, Giovanna.


Notata la mia “assenza” dovuta ai pensieri che mi pervadevano non solo il cervello ma anche lo stomaco (sentivo la strana sensazione delle farfalle che percepisco quando sono coinvolta sessualmente), Alice mi prese per mano e si diresse, invitandomi a seguirla, verso una porta riservata al personale dell’aeroporto. Entrate, percorremmo un corridoio ed entrammo in una stanza che risultò essere una astanteria a disposizione delle hostess. Alice chiuse la porta dietro di me e, senza proferire parola, fece cadere a terra la sua gonna. Preciso che vestiva un tailleur blu con una camicetta bianca e delle calze velate color grigio.


La cosa mi eccitò molto, eccitazione che si moltiplicò quando ebbi modo di scoprire che la giovane indossava delle mutandine crotchless, ossia aperte nel cavallo, tanto che potei dare una risposta certa ad una delle mie precedenti domande tutt’altro che ingenue: la sua figa era completamente depilata.


La giovane si diresse verso un letto presente sulla destra, si sedette e aprì le gambe invitandomi con un cenno di mani.


Non me lo feci certo ripetere: mi inginocchiai davanti a quello spettacolo e, senza pensarci due volte (nonostante per me fosse la prima volta), iniziai a leccare la dolce e delicata vulva. Alice si ritrasse leggermente a causa dell’evidente sollecitazione e, aiutandosi con le due mani, aprì ulteriormente la sua figa in modo da permettermi un accesso con la lingua ancora più facilitato. Sentivo i suoi umori scorrere lungo le mie labbra ed entrare nella mia bocca non usa a tale gusto.


Mi sentivo come una collegiale alla sua prima esperienza, e la mia figa rispondeva contraendosi quasi alla ricerca di un qualcosa che la potesse alleviare da quella inconsueta voglia.


La micetta della bella hostess non poteva certo definirsi stressa, anzi.


Nel mentre la leccavo iniziai quindi ad aiutarmi con le dita della mano destra. Ne infilai dapprima due e poi tre, dita che non trovarono ostacolo alcuno da parte di Alice che, al contrario, si contorceva dal piacere.


Non ebbi consapevolezza di quando, considerata la mia concentrazione su quanto stavo facendo, ma fui raggiunta da dietro da Giovanna, già completamente nuda.


Mi prese la testa, in quel momento intenta a leccare la sua compagna, e girandola delicatamente me la mise difronte alla sua figa, parata davanti a me tra le gambe divaricate.


Era una sorca nel vero senso del termine, molto aperta e slabrata, sicuramente usa a pratiche poco ortodosse. Era pelosa, ma non dimessa. Profumava di buono. Iniziai a leccare Giovanna con una foga per lei inattesa, nel mentre con la mano destra continuavo a toccare Alice.


Non resistetti oltre e, lasciate orfane delle mie cure le due amiche porche, mi spogliai in un istante. Ci trovammo tutte e tre nude su quel letto, intente a scambiarci vicendevolmente le nostre attenzioni. La mia figa, pelosa al punto giusto, era già abbondantemente bagnata e vogliosa di ricevere, non solo le cure di un’abile linguista, ma anche di qualcosa di più duro e consistente. Medesimo desiderio percepii pervenire da Giovanna che si era nel frattempo distesa supinamente con le gambe divaricate.


Conscia di ciò, presi la mano destra di Alice e la portai, con la mia mano, verso la figa della sua compagna e, nel contempo, invitai la giovane Hostess a toccarmi la vulva con quella sinistra. Entrambe, Io e Giovanna, eravamo quindi a pancia in su, con le gambe ben divaricate, e con una mano di Alice ciascuna in prossimità delle nostre fameliche faretre.


Non ci volle molto che Alice intuisse i nostri reali desideri e, inumidite le mani con la lingua, iniziò ad infilare le tre dita di ogni mano nelle nostre vagine; dita che da tre diventarono, di lì a poco, quattro. La ragazza, evidentemente avvezza a quel genere di operazione, continuò a spingere con delicatezza tanto da introdurre, nella mia figa quanto in quella di Giovanna, l’intera mano.


Alice ci pompava in contemporanea e, avvicinandosi con la bocca alternativamente, leccava le vogliose nostre patonze. Nel contempo io e Giovanna ci slinguazzavamo ed io, in più di lei, toccavo e palpavo con insistenza le sue grosse tette leggermente cadenti, ma pur sempre desiderabili.


L’eccitazione fu così forte che entrambe squirtammo quasi in contemporanea, bagnando, oltre che le mani, anche quel visino ambrato la cui bocca succhiava alternativamente i nostri gonfi clitoridi.


Non facemmo tempo a terminare che, al microfono, chiamarono il nostro volo.


Ci rivestimmo di tutta fretta e ci dirigemmo verso il gate dove mi stava attenendo Alberto, scuro in viso per il mio ingiustificato allontanamento.  Lo rassicurai e velocemente raccontai quanto mi era successo, evidenziando quanto fosse stato eccitante e coinvolgente farsi scopare da una donna, anzi da due.


Le ferie erano iniziate nei migliori dei modi.


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(il presente racconto è di pura fantasia)


 


 


 


 


 

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Categorie: Lesbo