Robe da Matti Parte sesta (Aldo)


Non riesco a dormire, da ore mi giro e mi rigiro nel letto.
Getto la spugna, mi alzo e mi metto sul divanetto sul patio del nostro bungalow.
Rivivo nella mente le immagini della giornata più lunga e più intensa della mia vita.
Fino alla scorsa settimana la nostra vita scorreva nei tranquilli binari della quotidianità, una coppia come tante, cinquant’anni suonati e niente grilli per la testa.
Fino a questa vacanza.
Doveva essere un viaggio come tanti altri fatti nel corso degli anni, quindici giorni lontani da casa e lavoro in totale relax.
E invece eccomi qua alle quattro del mattino a guardare il cielo stellato con una birra fresca in mano a cercare di capire come possa essere successo tutto quanto nel giro di pochi giorni.
Innanzitutto abbiamo conosciuto Michele, ragazzo di poco più di vent’anni, bidonato all’ultimo momento dagli amici che lo hanno lasciato partire solo per timore del Covid.
Si è aggregato a noi, gli abbiamo dato confidenza, al punto che mia moglie Patrizia si è fatta fare un massaggio nella nostra stanza.
Vederla nuda tra le mani di un altro uomo mi ha scatenato delle voglie e dei desideri che non mi avevano mai sfiorato in precedenza.
Desideroso di vederla impegnata in qualcosa di più di un semplice massaggio sono finito io nel letto del ragazzo.
Non avevo mai avuto alcun interesse per rapporti con uomini e alla fine mi sono fatto sodomizzare da lui.
Nel frattempo Patrizia si è lasciata corteggiare da Marcel, un attempato playboy che ha tentato in tutti i modi di portarla a letto ottenendo solo un paio di mutandine usate e una visione ravvicinata della sua patatina.
Inoltre, se la sua nuova amica Beth non ha mentito, si è pure lasciata palpare pesantemente da un ragazzo di colore conosciuto durante una gita.
Ma la cosa più incredibile è che proprio questa sera, complice una serata di balli scatenati e una buona dose di gin tonic ci siamo ritrovati a letto proprio con Michele.
Lei si è lasciata massaggiare da lui in modo sempre più esplicito, si è lasciata andare fino a che non ci siamo trovati a giocare in tre, solo quando Michele ha tentato di penetrarla ha opposto resistenza.
Ormai però io ero troppo eccitato e l’ho tenuta bloccata per lui che l’ha posseduta a lungo e con vigore fino a quando, con il mio permesso, le è venuto dentro.
Io non ho perso tempo ed ho subito preso il posto del ragazzo, penetrandola con foga sino ad aggiungere il mio sperma a quello già presente in abbondanza dentro mia moglie.
È stata un ‘esperienza molto intensa, abbiamo goduto copiosamente tutti e tre.
Ora però sono preoccupato.
Patrizia si è immediatamente pentita di essersi lasciata andare, non ha detto nulla, ha solo chiesto a Michele di lasciarci soli.
Temo di essere stato irresponsabile a lasciare che accadesse e che questa avventura possa avere degli strascichi negativi sul nostro rapporto.
Mentre sono assorto nei miei pensieri mia moglie mi raggiunge sul divanetto, senza dire una parola si accoccola rannicchiata al mio fianco, lo sguardo fisso nel vuoto.
Ormai la conosco, quando fa così il suo cervello va a mille chilometri l’ora, devo aspettare che si tranquillizzi, la stringo tra le braccia.
Mi chiede un sorso di birra e con voce insicura mi dice che dobbiamo parlare.
Innanzitutto vuole sapere se la cosa è stata preorganizzata da me e Michele.
Le assicuro di no, che tutto è accaduto in modo naturale e senza alcuna forzatura, evidentemente le circostanze erano favorevoli ed i tempi maturi.
Le giuro che solo pochi giorni prima avrei mandato a quel paese chiunque avesse solo insinuato che sarei potuto arrivare a fare cose simili.
Si schiarisce la voce e mi chiede se ora penso che sia una puttana.
Sapevo che lo avrebbe detto.
Lo escludo assolutamente, le dico che è una moglie fantastica e che non ha nulla da rimproverarsi, che non è successo nulla che non rifarei da capo immediatamente, che tutto ciò che abbiamo fatto lo interpreto come un gioco divertente che ha appagato entrambi.
Affermo che alla nostra età non dobbiamo rendere conto di nulla a nessuno se non a noi stessi e che sono felice che questo lato un po’ maialino sia finalmente venuto a galla per dare nuovo vigore al nostro rapporto di coppia.
Questo non significa che da oggi faremo orge tutti i giorni, ma semplicemente che seguiremo le nostre inclinazioni e daremo corpo alle nostre fantasie senza alcun limite o remora.
Pongo un’unica condizione: tra noi niente sotterfugi, tutto dovrà avvenire alla luce del sole.
Mi confessa che mentre ballava con Michele era già un po’ eccitata, le mani di lui che le sfioravano fianchi e sedere le sembravano bollenti e che i complimenti anche piccanti che lui le ha rivolto l’hanno lusingata parecchio.
Lui non le ha nascosto il desiderio di rivederla nuda e di poterla di nuovo massaggiare.
Patrizia ha ammesso che il massaggio le era piaciuto tantissimo e che le sarebbe piaciuto ripeterlo.
Lui ridendo le ha detto di non essere sicuro di trattenersi come ha fatto la volta scorsa e che non garantiva di limitare le carezze a zone innocenti.
Tutto questo flirtare con allusioni e doppi sensi ha caricato mia moglie che avrebbe ripetuto volentieri l’esperienza del massaggio, sarebbe stata pronta anche a qualcosa di più intimo, convinta però che sarebbe riuscita ad impedire che le cose andassero oltre un certo limite.
Contava anche sul fatto che io non avrei consentito che Michele si prendesse troppe libertà.
All’improvviso ammutolisce, è pensierosa e tormentata, lo sguardo fisso davanti a sè.
Esita a lungo, poi tutto d’un fiato mi dice che non è la prima volta che fa l’amore con un altro uomo, che in passato mi ha tradito.
Mi ha gelato il sangue, le chiedo più dettagli.
Circa tre anni prima ha conosciuto sul lavoro un tizio di nome Aldo, una decina di anni meno di lei, molto elegante e distinto.
Si è procurato il numero di telefono e ha cominciato a tempestarla di messaggi galanti con inviti ad uscire.
Lei si è sentita lusingata dalle sue attenzioni, non si aspettava di suscitare interesse in un uomo più giovane e comunque affascinante, ma comunque era restia ad accettare l’invito perchè comunque fedele di natura.
Dopo un paio di mesi di continue richieste, compiaciuta da tanta costanza ed insistenza ha accettato di vederlo per un caffè al bar.
Da lì in poi i messaggi sono diventati sempre più espliciti senza però essere volgari e gli inviti re sempre più pressanti.
Turbata ed incuriosita ha accettato di vederlo per un aperitivo in centro e quando lui l’ha riportata a casa prima che scendesse dall’auto lui le si è avvicinato per baciarla.
Complici un paio di bicchieri di vino bianco e l’entusiasmo per la serata fuori dagli schemi lei lo ha corrisposto.
Da quella sera è diventato sempre più insistente e spregiudicato.
Ad ogni messaggio Patrizia era sempre più turbata, le avances esplicite la lusingavano, ma temeva che se si fosse lasciata andare i sensi di colpa sarebbero stati pesanti.
Un giorno però proprio subito dopo una vivace discussione con me, le è arrivato un messaggio con un ultimatum: se non avesse accettato il suo invito avrebbe interrotto ogni tipo di rapporto.
Inquadro il periodo: ero molto stressato per problemi di salute e di lavoro e ammetto di averla trascurata.
Lei mi confessa che i messaggi per lei erano diventati quasi l’unica fonte di gioia, controllava di continuo lo schermo in cerca della bustina che annunciava una frase quasi sempre galante che la tirava su di morale, non poteva quindi rischiare di interrompere questa situazione.
Ha quindi accettato di vederlo a cena per la settimana seguente, con i giorni che sembravano non passare mai e il pensiero fisso.
Due giorni prima dell’appuntamento lui le ha mandato un messaggio molto esplicito, dicendole che gli sarebbe piaciuto che indossasse per lui dell’intimo blu.
Il messaggio l’ha mandata nel panico: diretto e senza troppi sottintesi, non sarebbe stato un semplice appuntamento per cena, Aldo si aspettava anche un dopo cena.
Ha passato una notte insonne, dentro di lei si agitavano mille emozioni e sensazioni, provava un’eccitazione erotica al pensiero di uscire con un altro uomo, ma anche una inspiegabile paura di non essere all’altezza delle aspettative dell’uomo, dopo il matrimonio non ha avuto rapporti con uomini diversi da me.
Senza neppure accorgersi si è trovata con la mano dentro le mutandine scoprendo di essere bagnata.
Si è accarezzata piano, pensando alle mani di Aldo che la toccavano ovunque, immaginando il suo pene penetrarla a fondo.
Non riusciva a lasciarsi andare per paura di svegliarmi, si è alzata piano, sul divano del salotto ha potuto sfogarsi.
Il fatto di essersi masturbata come una ragazzina ha aumentato le sue paure e le sue insicurezze.
Ha deciso quindi di accettare l’invito, ma senza lasciarsi andare, al limite avrebbe potuto lasciarsi baciare e magari accettare qualche carezza, ma nulla di più.
Adesso doveva solo trovare una scusa per poter stare fuori la sera fino a tardi, ha chiesto quindi consiglio a sua sorella che abita ad una quarantina di chilometri da noi.
La donna, al corrente dell’esistenza del corteggiatore, le ha subito consigliato un’ottima scusa: una giornata di shopping tra amiche presso un noto outlet distante però tre ore da casa nostra.
Dovendo partire all’alba per evitare le code Patrizia avrebbe dormito da lei.
Il giorno prima dell’appuntamento è stato frenetico: ore ed ore davanti allo specchio per decidere cosa indossare, poi estetista per la ceretta e parrucchiere per un nuovo taglio ed anche una nuova tinta, un castano più chiaro.
Il pensiero era però fisso alla richiesta di indossare biancheria blu, non sapeva decidere cosa fare, assecondarlo significava mandare un messaggio di disponibilità, non farlo sembrava però sgradevole, in fondo Aldo era sempre stato carino e gentile senza avere nulla in cambio.
Ha girato metà dei negozi di intimo della città, nulla di ciò che vedeva le sembrava adatto alla situazione, si era immaginata qualcosa di sensuale senza però cadere nella volgarità.
Alla fine ha notato per caso nella vetrina di una boutique del centro un completino di cui si è immediatamente innamorata.
Colore blu notte, con bordi in pizzo, con una trama piuttosto elaborata, quasi trasparente, la mutandina non troppo striminzita per contenere il sedere, il reggiseno con il ferretto per esaltare il suo seno piccolo e ancora ben sodo.
Quando ha visto il prezzo è inorridita, ma poi ha pensato a quanto sensuale si è sentita nel camerino di prova ed ha strisciato la carta di credito con un brivido lungo la schiena.
La notte si sentiva nervosa ed eccitata, continuava a pensare allo sguardo complice dell’estetista quando le ha chiesto di depilarle l’inguine per un’occasione speciale, immaginava la sottile striscia di peli attraverso il tessuto delle mutandine.
Si è alzata e in bagno si è guardata con occhio critico allo specchio, tutto sommato quello che vedeva non era poi malaccio nonostante i cinquant’anni suonati., sperava proprio che Aldo fosse dello stesso parere.
Lui è arrivato all’appuntamento in perfetto orario, elegante ma sobrio come sempre, giacca in lino, camicia azzurra, niente cravatta e le ha fatto subito dei complimenti mentre apriva per lei la portiera dell’auto.
Durante il viaggio verso il ristorante fuori città le ha parlato del più e del meno, mettendola a suo agio.
Ha scelto un locale elegante e costoso, ma soprattutto discreto, ha prenotato un tavolo defilato, candele accese, un’atmosfera molto romantica.
Durante la cena lui ha cercato spesso il contatto fisico, le mani si sfioravano, ogni volta il contatto si prolungava di un secondo, fino al dessert che hanno consumato mano nella mano.
Anche la sua voce è cambiata durante la cena, il tono sempre più basso e sensuale via via che i discorsi diventano più personali.
Patrizia mi guarda preoccupata, mi chiede il racconto non mi stia irritando, se davvero desidero che vada avanti.
La prego di continuare senza omettere nulla.
Uscendo dal ristorante lui le ha messo con disinvoltura la mano sul fianco tenendola stretta a sè, giunti all’auto, nel punto più buio del parcheggio, si è chinato a baciarla.
Complice la serata perfetta le è sembrato naturale rispondere al bacio, accettare che la lingua dell’uomo si intrecciasse con la sua, mentre le mani scivolavano delicatamente sul suo corpo accarezzandole schiena e fianchi.
Appena saliti in macchina lui si è di nuovo avvicinato per baciarla, la mano sulla sua gamba appena sopra il ginocchio sembrava scottare, ha interrotto il bacio per chiederle sussurrando se avesse esaudito il suo desiderio.
Il momento tanto temuto era finalmente arrivato, Patrizia si è sentita sollevata, lui sembrava accontentarsi di saperlo, senza bisogno che lei si dovesse spogliare davanti a lui.
Con mani tremanti lei ha slacciato due bottoni della camicetta per mostrargli il reggiseno, ottenendo un sospiro di approvazione.
Lui le ha messo una mano nella camicetta solleticando un capezzolo mentre le passava la lingua sul collo.
All’improvviso i fari di un’auto in uscita dal parcheggio hanno illuminato l’abitacolo, facendoli trasalire.
Di nuovo al buio, lui le ha di nuovo messo la mano sulla gamba, questa volta un po’ più in alto.
L’arrivo di un’altra auto ha messo in agitazione Patrizia che, troppo imbarazzata per restare lì a pomiciare, ha chiesto ad Aldo di lasciare il parcheggio.
Con un tono di delusione nella voce Aldo le ha chiesto se volesse essere riportata a casa.
Patrizia mi dice che non ha riconosciuto la sua voce quando arrossendo gli ha detto che non voleva andare a casa, ma solo spostarsi in un posto più tranquillo.
Lui si è informato per che ora dovesse essere di ritorno a casa, scoperto di non avere problemi di orario perchè d’accordo con la sorella, ha avviato il motore ed è partito sgommando.
Pur guidando velocemente non ha levato la mano dalla coscia di Patrizia sino all’arrivo a casa sua.
Scoperta la destinazione Patrizia si è fatta degli scrupoli, non era sicura di voler salire nell’appartamento di Aldo, in realtà non era sicura di potergli resistere.
Lui però non ha smesso di palpeggiarla, la sua mano sfiorava il leggero tessuto delle mutandine ormai umido mentre prometteva di farla salire solo per un ultimo drink e di non fare nulla che lei non volesse.
Lei ha accettato, ripromettendosi di accettare solo qualche carezza intima e nulla di più.
Ancora una volta mi chiede se voglio davvero sentire il resto della storia, la incito a proseguire, di non omettere alcun particolare.
Le faccio sfiorare per un attimo il mio pene eretto, facendole capire che non ho problemi a sentire il resto della storia.
Patrizia chiude gli occhi, ricomincia a raccontare, la sua voce è quasi un sussurro, immagino stia rivivendo la situazione come se si stesse svolgendo in quel momento.
La fa accomodare sul divano, le offre un drink, si siede al suo fianco, il braccio attorno alle sue spalle.
Le toglie il bicchiere di mano, la bacia con passione, la mano sulla gamba risale con decisione.
Lei sussulta, pensa che lo lascerà fare solo per un altro minuto, poi lo fermerà.
Quando la mano arriva tra le gambe pensa che gli consentirà di sfiorarle ancora le mutandine.
Si sente trasalire quando sente che la sua mano è già oltre il tessuto, è felice di essere stata dall’estetista.
Lui vorrebbe che allargasse le gambe per consentirle di palparla più comodamente, mia moglie però crede di essersi spinta troppo oltre e oppone resistenza.
Non riesce a capacitarsi di come la sua camicetta sia ora completamente slacciata, si vergogna quasi dei capezzoli eretti che spingono sul pizzo del reggiseno e che lui si precipita a succhiare.
È molto eccitata, ma non riesce a lasciarsi andare completamente, teme di arrivare ad un punto di non ritorno.
Ancora una volta mi chiede se davvero voglio sapere i dettagli, le dico di proseguire senza tralasciare nulla.
Aldo ha spostato le mutandine di lato e la sta toccando, Patrizia si chiede come possa averlo fatto senza che se ne sia accorta.
Il dito scorre sulla fessura, corre dal buchetto alla clitoride più e più volte, portandola sull’orlo di un orgasmo che però non riesce ad esplodere perchè il cervello le grida di fermarlo, il corpo si ribella e vorrebbe lasciarsi andare al piacere.
Aldo è un amante esperto ed ha capito la situazione, le infila un dito penetrandola con decisione, le sussurra nell’orecchio parole sconce incitandola a godere.
Le prende la mano e l’appoggia al suo pene che ha estratto dai calzoni mentre le dice che non appena sarà venuta le strapperà le mutandine e la scoperà con forza, che il suo uccello è duro come una roccia e pronto per lei.
Lei toglie la mano di scatto come se scottasse, ma poi istintivamente lo stringe, lo palpa come per misurarne la consistenza.
Lo sente duro e gonfio, le sembra enorme, al contatto ogni sua resistenza cede, l’orgasmo le esplode dentro con l’intensità di un terremoto.
Qualcosa si è rotto, ogni barriera è crollata, mi confessa che da quel momento nulla più le è sembrato importante quanto il piacere, che neanche più si ricordava di essere sposata.
Lui ha saputo portarla con pazienza e maestria ad un punto di eccitazione tale che nulla la può ormai fermare.
La fa alzare, la spoglia lasciandola in mutandine e reggiseno, la prende per mano e la porta in camera da letto.
Una camera da donnaiolo scapolo: c’è un letto enorme e uno specchio che occupa tutta la parete.
Così eccitata non prova assolutamente vergogna nel vedersi mezza nuda davanti ad uno sconosciuto, si guarda nello specchio e vede una donna sensuale ed appagata, non si vede più i difetti, il sedere non le sembra così grosso, vede una donna che sta per fare sesso con un uomo affascinante ed il fatto che non sia suo marito non le sembra più tanto importante.
Lui le si avvicina da dietro, le sfila il reggiseno mentre fissa la sua immagine riflessa, le stringe i seni tra le mani, le morde il collo.
La fa sedere sul letto e inizia a spogliarsi davanti a lei, slaccia lentamente la camicia un bottone alla volta, sa di avere un bel fisico e è consapevole dell’effetto che fa sulle donne.
Lascia poi cadere calzoni e boxer, resta completamente nudo davanti a lei, il grosso pene eretto davanti al suo viso.
Patrizia interrompe di nuovo il racconto, non vuole proseguire, si vergogna, teme di ferirmi col raccontare i dettagli intimi.
Per alleggerire la tensione le chiedo di raccontarmi di lui, di cosa l’ha colpita al punto di cedergli.
La prima cosa che ha notato di lui è stato il suono profondo della sua voce e poi la sicurezza di sè mostrata in ogni occasione.
Ha poi apprezzato il suo sorriso aperto, il suo modo di fare educato, l’essere colto senza esibirlo.
Solo in seguito ha notato altre caratteristiche fisiche, il suo fisico asciutto, un bel colorito, denti regolari e soprattutto le mani, mani affusolate ma forti, con dita robuste ma ben proporzionate.
Quello che però ha fatto sì che lei lo assecondasse è stato il suo modo di corteggiarla, di farla sentire desiderata ed apprezzata, di dimostrale di essere interessato a lei anche fisicamente, di farle dimenticare l’età.
Cerco di riportare il discorso sui binari che più mi interessano, così le chiedo se Aldo rispetta la diceria che forma e dimensioni del pollice rispecchiano quelle del pene.
Me lo descrive come un po’ tozzo, non molto lungo ma piuttosto largo, leggermente curvo di lato, niente a che vedere con la forma del dito.
Non posso resistere e le chiedo di confrontarlo con il mio, socchiudendo gli occhi risponde che il mio è almeno due dita più lungo ma leggermente più stretto, che la vera differenza sta nel glande, quello di Aldo è ancora più largo dell’asta già di dimensioni abbondanti.
Le chiedo di riprendere da dove si era interrotta, lui nudo davanti a lei.
Appoggio la sua mano sul mio pene, non voglio che mi masturbi, voglio solo che senta quanto sono duro per lei.
L’uomo fa un passo avanti, ora il suo pene è a pochi centimetri dal viso di mia moglie, la invita a prenderlo in bocca.
Lei esita un solo attimo, poi lo prende tra le labbra.
Provo un moto di rabbia e gelosia, in tutti questi anni si è sempre rifiutata di prendermelo in bocca e sentire che l’ha fatto ad uno sconosciuto non mi fa piacere e glielo dico.
Lei si giustifica sostenendo che la situazione era bollente e che proprio perchè si trattava di uno sconosciuto non ha osato dire di no.
Si sente impacciata e il diametro del fallo la costringe a spalancare la bocca in modo quasi fastidioso.
Lui la prende per la testa e muove lentamente il bacino avanti e indietro, continua però ad avere sussulti, nonostante lei si impegni al massimo non riesce a non colpirlo con i denti.
Ci rinuncia, si stacca e con voce decisa dice a Patrizia di levarsi le mutande.
Lei esita, lui lo ripete con voce ancora più autorevole, finalmente ubbidisce, le mutandine finiscono a terra.
Lui si inginocchia e la guarda tra le gambe, complimentandosi per ciò che vede.
Lei si sente di nuovo in imbarazzo, spesso si vergogna persino di me, è appena venuta, quindi sa che sarà ancora più aperta e in mostra, chiude le gambe, si ritrae.
I sensi di colpa tentano di riemergere, il cervello le grida di nuovo di alzarsi ed andare via prima che sia troppo tardi, il limite che si era posto è già stato superato.
Aldo però appoggia le mani sulle sue ginocchia e con un gesto deciso le divarica le gambe, esponendola ancora di più ai suoi occhi.
Il modo deciso con cui ha aperto le sue gambe danno a Patrizia una scossa elettrica, si sente oscenamente esposta e violata, capisce di essere bagnata.
Non prova più vergogna, solo libidine, gode nel sapere che ha rotto ogni tabù, che si sta facendo ammirare da un uomo che non è suo marito, di sente spregiudicata e pronta a ricevere una dose di buon sesso.
Lui affonda la testa tra le cosce, appoggia la bocca sul boschetto di peli corti, con la lingua separa le labbra leccandola a lungo come fosse un cono gelato.
Lui controlla con il dito che sia bagnata e pronta, riesce a trovare e solleticare il suo punto più sensibile, portandola ad un livello di eccitazione massimo che lei dimostra muovendo i fianchi e spingendo il bacino contro la mano dell’amante.
Lui si solleva, impugna il pene e lo sfrega dove poco prima passava la lingua, dà dei piccoli colpi con il glande sul clitoride, ad ogni colpo corrisponde una scarica di piacere.
Lei non riesce più a resistere, si stupisce di non provare alcuna vergogna mentre gli chiede con voce roca di penetrarla.
Appoggia il grosso glande all’apertura e inizia a spingere, ma nonostante Patrizia sia molto bagnata è grosso e fatica ad entrare.
Sono entrambi impazienti, lui la prende per le natiche le fa spalancare le gambe il più possibile e poi dà un violento colpo di reni.
Supera la resistenza strappandole un grido di piacere, si spinge dentro Patrizia inesorabilmente sin dove riesce ad arrivare e rimane piantato dentro di lei per qualche istante per darle modo di adattarsi al suo pene.
Il diametro abbondante la fa sentire dilatata al massimo, trattiene il fiato fino a che il leggero dolore non scema sino a trasformarsi in languido piacere.
Gli fa capire di essere pronta muovendo leggermente il bacino, lui inizia a muoversi dentro e fuori dapprima lentamente, poi sempre più veloce sino a raggiungere un ritmo martellante.
I colpi sempre più decisi e profondi portano mia moglie a venire rumorosamente in meno di due minuti.
Lui non si ferma, continua a penetrarla con vigore, si interrompe solo il tempo per farla girare e prenderla da dietro.
È la posizione che lei preferisce, ora la penetrazione è ancora più profonda e la dilatazione ancora maggiore, ma ormai la sua vagina si è adattata alle dimensioni di lui, con la testa affondata tra le lenzuola lo incita a non fermarsi.
È un amante instancabile e resistente, non accenna a rallentare il ritmo, va avanti a lungo, le fa raggiungere altri due orgasmi prima di venire a sua volta.
Patrizia si lascia cadere sul letto sfinita, ha il fiato grosso e fa fatica a connettere, lui è al suo fianco coperto da un velo di sudore.
Prende la mano della donna e la appoggia sul pene ancora semi turgido, le ordina di sfilare il preservativo e di toccarlo.
Lei si sente saziata e stremata, preferirebbe riprendere fiato ma lui si mette cavalcioni sopra il suo petto e le infila il pene in bocca.
Bastano poche lappate perchè sia di nuovo in piena erezione.
La fa stendere sul letto, si mette le gambe sulle spalle e ricomincia a penetrarla, sulle prime lei prova quasi fastidio, gli chiede di smettere, ma ben presto riaffiora il godimento quando le mette le sue mani forti sulle natiche per sollevarla ed arrivare ancora più a fondo dentro di lei.
Sente un dito carezzarle l’ano, è inumidito dai succhi abbondanti che hanno ricominciato a scorrere, sente una pressione sempre più decisa, vorrebbe impedirlo ma non ne ha la forza, il suo anello cede di schianto, il dito è penetrato e la titilla dall’interno, è una sensazione strana e del tutto nuova per Patrizia.
È piacevole ed eccitante, aggiunge piacere al piacere, quando lui sfila il dito le sfugge un mugolio di dispiacere.
Con le sue mani forti la gira a pancia sotto, la penetra di nuovo e ancora appoggia il pollice sul suo buchetto posteriore, il dito più grosso trova qualche difficoltà in più, ma presto è dentro.
Patrizia è sull’orlo di un nuovo orgasmo, Aldo lo capisce e si sfila dalla sua vagina, ottenendo in cambio uno sbuffo di impazienza.
Ma la tregua dura giusto il tempo di appoggiare il suo glande sull’ano e spingere.
Lei non ha alcuna esitazione, sa che un pene così grosso potrebbe causarle molto dolore, ma non le interessa, lo vuole, cerca di facilitarlo, dilatandosi il più possibile le natiche con le mani.
Lui vuole rinunciare, lei gli chiede di provarci ancora una volta.
Provo un moto di stizza, a me l’ha sempre rifiutato e con Aldo invece ha addirittura insistito perchè continuasse i tentativi di penetrarla.
Non nascondo la mia rabbia, il fatto che non siano riusciti a farlo non cambia la sostanza.
Patrizia si giustifica dicendo che era talmente eccitata da non capire più nulla e di non essere più in grado di ragionare.
Questa cosa mi ferisce: possibile che in trent’anni non sia mai riuscito a farla godere al punto di perdere il contatto con la realtà?
Seccato le dico comunque di terminare il racconto.
Patrizia dice che non c’è nulla più da raccontare, se non che lui è venuto di nuovo poco dopo aver ricominciato a fare l’amore.
Sento che non mi sta dicendo tutta la verità, le mie rimostranze l’hanno fatta chiudere a riccio, la incalzo sino a che mi confessa che quando lui le ha chiesto di restare a dormire ha accettato. 
La mattina appena svegli hanno fatto di nuovo l’amore, questa volta in modo più tranquillo e meno frenetico.
Dopo aver fatto colazione sono tornati a letto dove hanno passato tutta la mattinata.
Prima di riaccompagnarla dalla sorella l’ha presa nuovamente, questa volta di fronte allo specchio guardandola fissa negli occhi.
Si morde il labbro, vorrebbe aggiungere altro ma non osa, teme la mia reazione.
Devo insistere a lungo prima che confessi la verità: erano ormai sul pianerottolo quando lei l’ha preso per mano e trascinato all’interno perchè aveva voglia di un’ultima volta.
È stata lei a condurre il gioco, gli ha sbottonato i calzoni e si è alzata la gonna e si è fatta prendere in piedi appoggiata con le mani al muro.
Mi ha confessato che era da tempo una sua fantasia: uno sconosciuto che la prende all’improvviso per strada.
Le dico che non era il caso di nascondermi questo ultimo dettaglio, in fondo una volta in più o in meno e che tutti hanno fantasie erotiche e che anzi apprezzo molto che lei me l’abbia raccontata.
Il motivo della sua reticenza è però un altro: la frenesia è stata tale da far loro dimenticare il preservativo e Aldo è venuto dentro di lei.
Non posso accusarla o rimproverarla, ho fatto lo stesso con Michele, anzi, trovo che sia la cosa più eccitante di tutto il racconto e lo dimostro avvicinandomi per penetrarla.
Lei si ritrae, non vuole farlo all’aperto, vuole che andiamo in camera da letto, si alza chiedendomi di seguirla.
Appena dentro però la prendo per i capelli e la costringo a stendersi sul tavolino a pancia in giù.
Lei spaventata mi chiede cosa abbia intenzione di fare, le dico di stare zitta, le sollevo la maglietta e tento di penetrarla.
Lei si divincola, muove i fianchi cercando di impedirmelo.
Mi sdraio su di lei tenendola bloccata con il mio peso, la guancia è pressata sul legno, lei mi grida di smetterla.
Sono eccitato dal suo racconto, ma anche arrabbiato con lei, la sculaccio ripetendole di stare ferma, continuo a darle colpi ma non riesco a trovare la strada per insinuarmi dentro di lei.
Le mollo una gran sberla sulla natica, il rumore della mano aperta che picchia sulla sua pelle mi eccita ancora di più, la colpisco ancora e poi ancora.
Lei mi implora di smetterla, ma la sua voce è arrocchita, non si divincola più.
La sua natica è arrossata, si vedono i segni delle dita, riprovo ad entrare, questa volta lei è immobile e riesco facilmente a penetrarla.
È spalancata e bagnata all’inverosimile, bastano pochi colpi per farci venire entrambi.
Ci lasciamo scivolare a terra, stiamo boccheggiando, ci abbracciamo. 
Senza che le chieda nulla mi dice che dopo quella volta non l’ha mai più voluto rivedere, una volta le è bastato per capire che la vita con me è più importante di una notte di sesso.
Sono sincero quando le dico di amarla ogni giorno di più.
(continua)


 

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Categorie: Confessioni
Tag: Cornuti