Questo racconto è la continuazione di Tutto inizia con una febbre, un racconto scritto da Wellpass che fu pubblicato su Racconti di Milu e che potete leggere qui.
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Mi sono appena svegliata, una luce flebile penetra dalla finestra. È già mattina, si appresta ad iniziare una giornata intensa di appuntamenti, sia personali che di lavoro. I primi riguardano una visita che devo fare dal dottore per controllare il mio stato di salute e di avanzamento della mia transizione causata da quella febbre. I secondi sono dovuti al fatto che benché la transizione, da ragazzo a giovane donna, mi ha dato l’opportunità di lavorare per l’impresa di Maurizio e di suo padre. Nei primi mesi della mia transizione, o meglio quando oramai era diventata acclarata, fui assunta come una specie di domestica che oltre ad occuparsi della preparazione dei pasti si occupava di deliziare sessualmente i tre maschi di casa. Lavorai quasi sei mesi con Sonia e fu piacevole farlo con lei. Chiacchieravamo molto quanto i maschi erano al lavoro e mi diede consigli per essere più femminile e piacente per loro. Fu, anzi è una amica molto vicina in questo periodo di grande cambiamento.
Tuttavia, a questo cambiamento così grande, volevo dare continuità a ciò che stavo facendo prima della febbre. Perciò decisi di diplomarmi da privatista e intraprendere una carriera lavorativa vera. Dopo essermi diplomata, entrai a lavorare nell’impresa come segretaria di Sergio e sua addetta personale al piacere. Ebbene si, anche da segretaria, mi occupo del loro benessere sessuale.
Dopo aver fatto mente locale che è iniziato un nuovo giorno, mi alzo dal letto e indosso la vestaglia. Fa un po’ freddo per restare con addosso la sola camicetta da notte bianca che mi regalò Maurizio per il mio compleanno.
Entro in cucina, dopo aver percorso il corridoio, e trovo i miei genitori, intenti a fare colazione. Li saluto:
Buongiorno!
Buongiorno tesoro - fa mia madre - oggi hai la visita dal dottore, devi sbrigarti.
Sì, lo so.
Mi preparo il caffè e prendo alcuni biscotti. Faccio brevemente colazione per poi volare in bagno per fare una doccia. Chiudo la porta e mi tolgo in rapida successione vestaglia, camicetta da notte e mutandine. Sono nuda e mi osservo allo specchio, mi guardo in viso e sul corpo e la mia mano lo tocca. Il mio viso è diventato molto più delicato per via degli ormoni, ma ha ancora qualche tratto maschile e sul mio corpo noto che ho dei fianchi un po’ larghi e quindi tipicamente femminili. Le mie mani ne saggiano la consistenza, la mia pelle e morbidissima al tatto, sui fianchi, sul ventre piatto e sul mio piccolo seno. Poi le mie mani ridiscendono verso il residuo della mia virilità, il mio piccolo pene insensibili. Mi tocco come quando ero un ragazzo mentre guardava o immaginava qualche situazione erotica, ma non succede nulla. Mi viene di esclamare: E tu che cosa ci fai qui?
Poi mi volto cercando di guardarmi il sedere allo specchio. Non si è più di tanto trasformato con gli ormoni prescritti dal dottore, ma è già stato deflorato più e più volte da Mauro e suo fratello Sergio e dal mio amico d’infanzia Maurizio. Ripensai a quella prima volta e alla nostra amicizia, mi venne da sorridere, mai mi sarei immaginata che il mio più caro amico con cui parlavamo dei nostri primi amori adolescenziali sarebbe poi diventato uno dei miei primi partner sessuali.
Ma i miei pensieri furono subito interrotti da mia madre che mi ripeteva di sbrigarmi e di non fare tardi per la visita. Quindi ritornata sul pianeta terra entrai nella doccia per lavarmi. Le mie mani ripeterono nuovamente ciò che stavo facendo prima davanti allo specchio, distribuendo su tutto il corpo il bagnoschiuma e poi lo shampoo sui miei capelli biondi che mi arrivavano alle spalle. Esco dalla doccia e prendo il mio accappatoio per poi asciugarmi i capelli, un’operazione un po’ più lunga rispetto a quando ero ragazzo. Una volta uscita dal bagno rientro in camera per prepararmi alla mia uscita. 
Mi tolgo l’accappatoio e sono nuovamente nuda, mi siedo sul letto e prendo dal cassetto del comodino un perizoma e un reggiseno nero per poi indossarli. Controllo che la strisciolina del perizoma che sia ben dentro il mio sedere, adoro sentirla dentro quando li indosso. Poi sempre dal cassetto prendo le autoreggenti che dovrei indossare, sono indecisa fra quelle nere e quelle color carne, poi opto per le nere le mie preferite. Lo faccio con cura per evitare che si formino delle pieghe, infilando prima la gamba sinistra e poi quella destra. Dopo essermi messa le autoreggenti mi guardo un po’ allo specchio e mi trucco solo un po’, non mi è mai piaciuto mettere perdere tempo lì. Un po’ di rossetto sulle labbra e un po’ di ombretto. Poi apro il mio armadio che pian piano si è riempito di indumenti femminili, li guardo e li osservo e poi decido di optare per una camicetta bianca e per un tailleur di gonna e giacca blu e decido di osare anche con gli stivali neri di pelle.
Gli stivali erano diventati un “must” per me, oltre perché mi slanciavano e mi rendevano più seducente, infatti adoro guardare le mie gambe snelle rivestita dalla morbida pelle. Ma oltre a questo ne sono molto affezionata perché li acquistai in un negozio di abbigliamento vintage e diventai amica della proprietaria. Lei, Miriana, è una signora di poco più 50 anni, è rumena, ma parla un perfetto italiano. È una donna dolcissima e molto empatica, capii la mia situazione e non provò nessun imbarazzo nè mi giudicò nell’acquisto degli stivali. Diventammo da quel giorno in cui entrai nel suo negozio subito amiche e mi chiamava “bijoux” proprio perché gli stivali mi stavano davvero bene.
Dopo essermi messa gli stivali, indosso la camicetta per poi indossare la gonna del tailleur. È lunga e aderente sui fianchi e svasata mentre la giacca mi arriva poco sotto i fianchi. Sono pronta per uscire, prendo la mia borsa a tracolla di pelle nera e saluto i miei genitori prima di uscire di casa.
Percorro le scale per uscire dal palazzo e incontro i miei vicini, la signora Rosa e il signor Giorgio. Mi salutano calorosamente:
Ciao Daniele… ehm Daniela - fa la signora Rosa.
Rosa! Ma che dici?!?!? Si chiama Daniela ormai… non vedi che è diventata una ragazza? Anzi che dico una splendida ragazza.
Oh, fa nulla capita ancora che si sbaglino - dico imbarazzata - e la ringrazio per i complimenti
Come stai? Come procede la tua…? - chiede il signor Giorgio.
La mia… transizione? Prosegue infatti sto andando proprio dal dottore, scusate.
Dio mio che imbarazzo. Essere scambiata ancora per Daniele e poi quel signor Giorgio diventato così impiccione da quando mi stavo trasformando in donna. Prima di quella fatidica febbre non mi rivolgeva nemmeno una parola, mentre ora non faceva altro che salutarmi, chiedere di me e scrutarmi e spogliarmi con gli occhi come aveva fatto poco fa.
Finisco la rampa di scale ed esco dal palazzo e incamminandomi verso lo studio. Fuori c’è un po’ di traffico, ma stranamente non tanto tant’è che mentre cammino riesco a sentire il rumore dei tacchi dei miei stivali. Molto probabilmente sono uscita prima del previsto, meglio così posso andare con calma e rilassata all’appuntamento.


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Categorie: Trans e Travestiti
Tag: Transex