La terza volta che ci incontrammo, la casa a mare di un’amica fu un ottimo pretesto. Eravamo stati invitati entrambi, e io sarei dovuta andare in macchina con lui, senza discutere, come se anche loro avessero colto i nostri sguardi e stessero pianificando un attentato. E forse il mio intuito non sbagliava, dopo pranzo due amici decisero di scendere a mare, io e Rob eravamo fuori in balconcino a scrutare le onde da lontano, tra una sigaretta e due risate, mentre la coppia stabile della situazione si andò a rifugiare in camera da letto per una bella dormita, si, per una “bella dormita”.
Da che ci accorgemmo di essere rimasti solamente io e lui, la situazione si iniziò a scaldare. Io guardavo il mare dall’angolo del balconcino, con una sigaretta in una mano e nell’altra un bicchierino con del Rum. Successe che sentii una presenza dietro di me, prese la sigaretta che si consumava fra le mie dita e pensò di finirla lui, con l’altro braccio mi cinse la vita e iniziò ad accarezzare il ventre, ostentando come se stesse comunque chiedendo il permesso prima. D’istinto gli afferrai la mano stringendola come se lo stessi implorando di fermarsi, consapevoli di non essere del tutto soli. Avvicinò la sigaretta alla mia bocca e feci un tiro, una volta buttato fuori il fumo le sue labbra premevano sulle mie, ogni bacio diventava sempre più violento, ricco di desiderio, fin quando le sue labbra non iniziarono a spostarsi sul collo con una leggerezza che lasciava senza fiato, e ogni brivido scendeva lungo la schiena seguendo la fine di ogni bacio. Io rimasi immobile, si allontanò, pensando probabilmente che non avrei voluto continuare notando la mia rigidità, accese un’altra sigaretta e rassegnato rivolse il suo sguardo nuovamente verso il mare, si liberò della maglietta e riempì il bicchierino con un goccio di Rum; io rimasi lì immobile al bordo della ringhiera, ma quando mi resi conto di volerlo senza esitazioni, mi fiondai verso di lui e iniziai a baciarlo con foga, la sua mano di scatto lasciò cadere la sigaretta dentro il posacenere e il rum rimase sul tavolo. Le sue mani così grandi scesero lungo ogni curva del mio corpo, strinse forte i glutei spinto da un desiderio che non si può raccontare, fino a farmi male; levai il reggiseno lasciando la maglietta leggera che indossavo dalla quale si riusciva ad intravedere abbastanza per osservare ogni forma, arrivato al seno il suo membro si induriva sempre di più e il suo calore risaliva lungo il mio corpo fin quando non scese nuovamente bagnando i miei slip, quando se ne rese conto si lasciò andare in un sospiro che lo spinse a toglierli a ad assaporare ciò che stava sotto e che aveva desiderato così a lungo. Dopo le mie mani fecero lo stesso, così come le mie labbra sfiorarono ogni centimetro del suo corpo scendendo fino al mio obiettivo principale, quando lo presi in mano un altro brivido di piacere mi tormentava, era bagnato e duro, lo misi in bocca e iniziai a leccarlo, con un movimento lento me lo gustai affondo, fino quando non ne poté più e mi prese di nuovo imbraccio a lui, la nostra differenza di altezza mi faceva sentire ancora più eccitata, possente e pieno di desiderio, avrebbe potuto farmi male ma entrò con dolcezza e i miei leggeri gemiti al suo orecchio accompagnavano la mia movenza e quella delle sue mani che tenevano i miei fianchi.
Continuò a stringermi forte a se, avrebbe voluto farmi andare più forte ma preferì aspettare, lasciando inevitabilmente segni sulla mia pelle, io rimasi aggrappata lui e quando mi sentì pronta i miei movimenti diventarono sempre più decisi.
Il suo respiro diventava sempre più affannoso e le sue mani stringevano con meno possenza lasciandomi muovere liberamente. Gli sfuggì un gemito che avrebbe preferito tenere per se, ma la conseguenza fu che mi piacque tanto da desiderarlo sopraffatto, continuai a baciarlo e a baciare il suo collo, i suoi occhi restavano chiusi e le sue mani rigide attaccate alla poltrona, mentre il suo cazzo sempre più duro e bagnato entrava e usciva lasciando entrambi senza fiato; poi un brivido mi sfiorò diventando sempre più intenso, afferrai le sue mani e lui mi strinse a se accompagnandomi nei movimenti, i miei gemiti aumentavano e una delle sue mani si posizionò sopra le mie labbra, mi fece voltare e mentre con una mano serrava la mia bocca, con l’altra stringeva il mio collo, mi posizionò sul tavolo e continuò lui mostrando tutto il desiderio che si era preoccupato di tenere a freno, ogni spinta così forte da farmi godere di quell’attimo che sembrava infinito, fino a quando non mi lasciai andare totalmente sotto di lui, il mio corpo cedette di colpo e un’ultima spinta mi portò ad un gemito che non seppi trattenere, lui riuscì a venire nello stesso istante, lo sperma era sul mio fondoschiena, quando mi voltai vidi la sua espressione stanca mista a soddisfazione, dopo un sorriso sbilenco rese la situazione meno rigida e mi catapultò alla realtà dei fatti, al balconcino, agli amici in camera da letto, e noi ancora lì. Di colpo mi alzai per pulire ed eliminare ogni traccia, ma non mi lasciò andare via, prese gli slip e me li diede insieme alla sua maglia, io pulii il possibile e mi sistemai con quella t-shirt che sembrava un vestito su di me, dopo alzò le tende del balconcino e il sole invase ogni angolo, come se fossimo sempre stati lì a prendere il sole, mi prese imbraccio e ritornammo sulla poltrona, riaccese la sigaretta e prese finalmente il liquore lasciato a metà, io mi addormentai poggiata sul suo petto.