Racconto MIO che ho postato gia' su un altro sito, ma ripropongo su questa piattaforma!
INTRODUZIONE
Una goccia di sudore indecisa, inizialmente in bilico alla fine cede:
Cola giu’, lungo l’arco del piede su cui si e’ ritrovata catturata e punta dritta, inesorabile, verso il tallone, sempre piu’ sconfitta.
Segue l’elegante linea dell’incavo sinuoso della proprietaria, quasi a volerla rassicurare:
“Come me, Padrona, tutte le volonta’ presto o tardi finiscono per piegartisi.”
Passando dalla superficie ocra della pianta e prendendone il colore, il rivolo pare dell’ambra nell’atto di stillare dalla corteccia profumata di un albero.
Anche quelle piante sono state levigate e indurite negli anni, seppur in proporzione differente, e nel tempo vi hanno trovato conforto diverse e diverse varieta' di uccelli.
Per la Matrona a mollo e’ uno stimolo piacevole:
La sensazione di un dito invisibile che carezzandola le sue linee voluttuose vuole sottolineare, l’ eta’ e la forte femminilita’ della proprietaria, cui tempo, mole e tacchi (e altre attivita’ piu’ piccanti!) hanno fatto maturare e incallire cosce, seni e talloni.
L’acqua d’altronde e’ della temperatura perfetta!
A lei piace fumante e bollente... porprio come il sesso.
Si sente fremere...
I suoi umori più freschi finiscono di abbandonare il corpo florido portandosi dietro le rimanenze dello stress della giornata nell'oblio delle acque calde della vasca:
La sua bella bocca carnosa si curva in un sorriso compiaciuto, rilassa la schiena e si lascia sprofondare un po’.
Sospira.
Pregusta di vuotare quel bicchiere di vino rosso che invece rimane li’ in bilico sul bordo, quasi ansioso di sentire l’abbraccio delle labbra vogliose della proprietaria.
La luce del bagno e’ spenta, l’ambiente rischiarato solo dalla luce soffusa e intrigante delle candele profumate che la Schiava ha preparato in precedenza.
La Matrona da qualche minuto ha perfino carezzato l’idea di chiamare il suo “Re” come lo chiama lei.
Intanto con delicatezza il piede destro le e’ riverito e modellato dalle mani esili e imparate della Schiava:
Le dita della ragazza tracciano cerchi concentrici sulla pelle vile e incallita della pianta, che neanche avverte tali insignificanti premure, impegnata com’e’ a pensare al suo amante.
Con voce atona la Schiava elenca il resoconto delle spese della settimana, la cui quasi totalita’ deve essere impegnata per il benessere della Signora inella vasca.
Ovviamente.
La Donna si riscuote, fa perno con le sue cosce piene e floride per mettersi a sedere sul bordo vasca, attenta a evitare di immergere i piedi nell’acqua.
Quando scopa le piace che gli umori dei suoi partner almeno le rimangano nelle estremità, quell’ odore anche giorni dopo la fa eccitare tremendamente e a cui deve l'aaservimento della ragazza che per sempre sara' ai suoi ordini.
Mentre fascia le enormi curve mastodontiche nell’ asciugamano di seta, ci pensa divertita.
La ragazza ai suoi piedi, la Schiava intenta a limarle via la pelle callosa dei talloni e’ bella, slanciata.
E' fresca e brillante.
E ricca.
Potrebbe essere e fare tutto.
Eppure e' agli ordini di una donna vile e mediocre!
PIEDI, IPNOSI e PADRONE.
Ispirato al racconto "Questioni Casalinghe" dell'utente Briter.
Un mese prima.
Sarah fin da piccola era sempre stata la Principessa di Papa'.
Poi lo era rimasta per sempre:
Nonostante i 25 anni e il matrimonio, peraltro festeggiati poche settimane prima, lei era rimasta la Principessa del suo castello.
Una famiglia agiata che l’aveva sempre supportata, scuola privata prima e poi Università’ di Design, Sarah si era ritrovata proiettata nel mondo del lavoro, lo studio d’ architetti che era stato di Padre e Soci, con un'assunzione a tempo indeterminato e potendo dire di non aver mai sofferto particolari dolori e sudato troppe camice.
Nonostante i suoi lunghi capelli corvini, il taglio grazioso del viso e il corpo slanciato e snello che le dava l’aspetto di una modella, la riservatezza di Sarah, il tipo di educazione che aveva ricevuto e la sua facilita’ di giudizio, che la rendeva anche un po’ snob, l’avevano lasciata ancora sentimentalmente acerba.
Questo l’aveva portata a scegliere Marco come fidanzato e poi come Marito.
Un ragazzo che difatti le somigliava fisicamente, caratterialmente, (anche se molto meno prevenuto di lei) e sopratutto con piacere di entrambe le famiglie, di medesima estrazione sociale.
Lei lo amava come si può amare qualcosa sapendo di essere al sicuro facendolo e lui lo faceva di tutto se stesso, con quel bisogno di dare protezione che solo i cuori romantici vivono appieno e con consapevolezza.
Marco non aveva amicizie strane, e con strane Sarah intendeva anche quelle piu’ “plebee” che avrebbero potuto portarla a sorprenderlo un po brillo, a guardare lo sport o peggio ancora seduto al parco a fumare dio sa cosa.
Marco era affidabile e per Sarah questo era un sollievo.
Eppure da qualche tempo la giovane moglie aveva iniziato a sentirsi preoccupata. nervosa.
Infelice.
Eppure, si diceva di avere tutto:
Lei e lui avevano cominciato la convivenza poco prima del matrimonio, in una casa splendida che suo padre le aveva comperato apposta per quel passo importante.
Un locale spazioso che aveva arredato lei stessa rendendolo un piccolo angolo di paradiso.
Sembrava una villetta di campagna nel centro pero’ della City.
Qualcosa la affliggeva.
Un male indefinito che nei primi tempi, in maniera subdola si era presentato come noia.
Poi piu’ opprimente, un'angoscia indefnita.
Sarah trovava sempre piu’ facile concentrarsi sui, pochi, aspetti negativi della sua vita...
Nel tempo il quartiere era peggiorato, o magari era lei che si era resa conto di notare facce sgradevoli sempre più facilmente.
Non dovevano essere per forza ostili, bastava il loro modo di vivere, di non curarsi...
“Insomma di essere poveri.”
Pensava la ragazza senza troppe remore.
Quello bastava!
Marco lavorando come assistente in uno studio legale c’era poco e solo di sera.
E Sarah esitava a confidarsi temendo di fare la figura della stupida.
Che avrebbe potuto dirgli?! Di esserci piu’ perche’ un presagio la angustiava?
Il quartiere in cui stavano aveva molto sentito l'influenza dell’onda migratoria degli ultimi 5 anni, trovandosi oltre che vicino alla parte bene della City anche alla stazione.
Lamentarsi troppo nello specifico, avrebbe rischiato di diventare discorso che sopratutto per le “persone bene” come lei e il marito era, a prescindere, inaccettabile.
D’altronde presagio era la parola giusta.
Alludeva a qualcosa di vago...
Il cambiamento in generale, ma qualcosa di piu' incombente.
Qualcosa stava per scombussolare l’ordine della sua vita e di cui Sarah ne percepiva l'incombenza!
LA RICHIESTA
Quando Marco qualche tempo dopo le riferì la strana richiesta che aveva ricevuto fuori, fu proprio il paradosso che porto’ Sarah a mettere in moto il nuovo corso degli eventi.
-Capisci Amore? Io ovviamente sono stato cortese, evasivo, ma chiaramente la richiesta era... bizzarra.-
-Eppure, mi fa pena quella Donna, cioè una separazione... non deve essere cosa facile...-
-Si’ ma... ospitarla? Una settimana? Perché a un certo punto, in un anno di liceo e’ stata la mia professoressa...-
Marco era perplesso, non petulante, era un bravo ragazzo e si chiedeva genuinamente se, pur volendo aiutare la donna, fosse ragionevole aderire a una tale richiesta.
Ed era anche perplesso che a sua moglie interessasse qualcosa della faccenda, visto che di solito era molto chiusa e preoccupata che loro in generale non si facessero tirare in situazioni esterne.
Sarah pero’ che già da tempo si sentiva annoiata, sola e preoccupata tasto’ la faccenda con cautela.
-Come.... come ha avuto il tuo contatto?-
-Ha detto che le sono comparso fra i suggerimenti di Facebook tempo fa, probabilmente aveva già dei miei vecchi compagni in comune, se ti ricordi avevo postato la foto del rinnovamento della Casa-
La guardo' con amore.
-In cui scrivevo di quanto fossi stata in gamba... dice di aver visto la foto e poi dopo ci ha pensato e mi ha contattato li'.-
Quella piccola insignificante lusinga inconsapevole, peraltro indiretta, basto’.
Sarah sapeva che Marco avrebbe avuto orari ancor più estremi quella settimana, per poi dover fare un viaggio da li a poco che sarebbe durato giorni, mentrelei sarebbe rimasta sola a casa, visto che come grafica lavorava da li:
Avere qualcuno con cui fare quattro chiacchiere, magari entusiasta del suo lavoro e adulante e, in posizione di evidente dipendenza vista la peculiare situazione, le avrebbe fatto piacere, penso’ non senza un certo cinismo.
Se la donna non le fosse piaciuta avrebbe comunque potuto liberarsene più o meno facilmente,
aggiustando la pragmatistica a seconda del sentimento...
Quindi Sarah si fece descrivere brevemente il potenziale ospite, una donna corpulenta, ormai quasi quarantenne, Marco con un certo divertimento ricordava come orgogliosamente portasse Registro e effetti personali dentro a un sacchetto della Rinascente, nonostante i suoi vestiti fossero alla meglio presi al mercato e la donna si considerasse un’incallita femminista e nemica a sua detta “dei capitalismi occidentali”.
“Una sempliciotta...”
Aveva pensato Sarah.
-Alla fine se ci penso era proprio il tipo di donna che va a scegliersi uno che mette le mani addosso... ricordo che una volta, durante una lezione fece tutto un discorso cinico, sull'aria del "l'uomo per bene serve per essere rovinato e trasformato in alimenti, poi per la camera da letto, si cerca altrove...-
Marco che era un cuore romantico senti' un brivido attraversarlo.
-Marco solo una per settimana...
Qui c’e’ spazio e io mi sento piuttosto sola. Non ho nessun diritto di prendere decisioni per te su faccende tue, ma se sei in pensiero per me, ti do la mia disponibilità.-
-Va bene Amore, poi le scriverò.-
-Massi’! Poveretta una separazione turbolenta non si augura a nessuno...-
L’ OSPITE.
Tre giorni dopo e Sarah era sola a casa mentre aspettava che Marco accompagnasse la sua ex professoressa da loro.
Non si era ancora sorpresa della sua scelta.
Ma la ragione risiedeva, secondo lei, in due parole: Casa Sua.
Avrebbe diretto lei i “giochi”... si ripete’ mentalmente.
Giochi che avvenivano nell’ambiente piu’ sicuro del mondo.
E poi per essere ancor più onesti, il fatto di essere una bella ragazza, alta e snella in compagnia di una donna più vecchia e in carne, carezzava ulteriormente il suo fragile ego.
Nel momento stesso in cui poggiava la tazza di the’ sul tavolo e terminava quel corso interiore di rassicuranti riflessioni senti’ la chiave girare.
Si alzo’, si liscio’ i lunghi capelli corvini e si preparo’ ad accogliere l’ospite.
Si era già immaginata oltre che la permanenza dell'ospite anche l’accoglienza, lei che si stagliava frapponendosi fra il lussuoso e confortevole appartamento con le braccia incrociate, aspettando i ringraziamenti umili di una donna resa umile dalla circostanza... ma quando la terza mandata della porta blindata si schiuse la figura goffa a varcarla fu quella di Marco che entrava accaldato e paonazzo in viso con due valige enormi.
Poi a seguirlo e a varcare la soglia, prima ancora della Donna, furono i suoi seni imponenti e matronalii color bronzo e scoperti a meta', (fasciati in basso da un top troppo aderente) e le estremità esagerate di un paio di tacchi glitterati, rigidi e appuntiti e cigolanti come solo un tessuto di qualita’ scadente puo’ essere, ma che in quel momento svolgevano meravigliosamente bene il ruolo di minaccia perentoria rivolta verso la padrona di casa.
La povera Sarah era rimasta interdetta e, contro cio’ che si era ripromessa, aveva meccanicamente teso la mano dinnanzi a quel monumento di femminilita’ florida e statuaria che il tempo aveva impiegato quasi quattro decadi per scolpire.
Con improvvisa timidezza si trovo' a rimirare quella donna robusta, sicura nel suo vestito di contraddizioni tipico delle professoresse:
Il Top aderente e rosa sgargiante senza spalle traspariva da una giacca Blazer severa, di colore tetro e almeno due taglie piu' grande che si appoggiava alla donna dalle spalle tanto che dal seno e non faceva che evidenziare come in una caricatura di un suo studente la proporzione eccessiva del busto.
"I suoi reggiseni devono essere delle dighe di cemento armato!" si trovo' a pensare Sarah per deformazione professionale.
La gonna riprendeva la sfumatura del grigio autoritario della giacca, ma piu' sul color pelliccia di Topo... quello che pero' era paradossale era la lunghezza, inclemente per una donna di quell'eta' e mole a dispetto del tono formale.
Poi la giovane si ritrovo' catturata dal luccichio delle calzature frivole a quei piedi matronali, rimanendo sull’ attenti, inebetita e col il braccio sollevato a mezz’aria che attendeva di essere ricambiato.
Lo sguardo intrappolato per millesimi di secondo di troppo, palesemente a fissare i piedi di una perfetta sconosciuta.
-Puoi baciarli se vuoi Cara.-
La voce morbida, sicura e sensuale della professoressa la riscossero richiamandola all’attenzione, e si trovo’ a fissare un viso navigato e malizioso, dai tratti arcigni e addirittura quasi regali che contrastava nettamente con il fisico carnoso e i modi diretti della donna
Labbra piene, zigomi marcati e sensuali, sopracciglia arcuate da matrigna rovina-famiglie e due occhi scintillanti leggermente strabici abituati a catturare gli sguardi senza lasciarli piu’ scappare.
-P-prego...?- Farfuglio’ Sara imbarazzatissima e paonazza, che aveva sentito e cercava di prendere tempo per pensare a qualcosa di sensato da poter rispondere.
-Tranquilla Cara, ti sto solo prendendo un po’ in giro.-
Fece bonaria la Matrona e scuotendo la piramide di ricci dorati che teneva fasciati da una bandana.
-Magda Palladoni, Cara.-
Il contatto con la sua mano bruna e ruvida indusse una sensazione piacevole in Sarah anche se non ne capi' il perche'.
Poi di colpo Magda la fisso seria.
I grandi occhi languidi di Sara furono trapassati dallo sguardo penetrante di un verde scuro che di colpo pareva essersi fatto luccicante come uno smeraldo.
Cerco’ di sostenere lo sguardo, ma le sembrava di avere il viso della Professoressa scavato nella nuca da un paio di raggi laser e che continuare a reggere (sempre piu’ a fatica) quello sguardo avrebbe finito col farla impazzire.
La Matrona socchiuse gli occhi sfoderando un sorriso nuovamente amichevole e quello sguardo penetrante finalmente la mollo’.
Sarah si concesse qualche secondo per sbattere le palpebre e boccheggiare, con discrezione ovviamente...
-Tu non ti presenti?-
La giovane moglie per la seconda volta si senti' avvampare in viso.
“Sa...
“Sei la moglie di Marco lo so!”
Magda si guardo’ intorno ed emise un fischio teatrale.
“Mi fate fare un giro?”
E questo fu il massimo che Sarah ottenne dall'ospite!
Per il resto il giro della casa lo fece fare Marco in realta’! Con Magda appresso, e Sarah che continuava a seguire la Matrona da dietro, in soggezione e senza riuscire a staccare gli occhi dalle calzature scintillanti e quei potenti talloni screpolati che sgusciavano fuori ogni volta che la Donna si fermava.
*Sciac*
Non capiva come mai un qualcosa di tanto rozzo, malcurato e sfacciato avesse di colpo preso il controllo di tutta la sua capacita’ di concentrazione.
Fu da quel momento che Sarah comincio’ a provare uno strano senso di pesantezza allo stomaco.
TUTTO UN MALINTESO
Quella sera, o meglio nel tardo pomeriggio Sarah rifletteva mentre se ne stava stesa nella loro camera da letto.
I suoi progetti non si erano ritrovati solo da rivedere, ma se non ci fosse stato Marco, doveva ammettere con fastidio, sarebbe finita succube di quella Donna potente nei pochi minuti in cui aveva fatto la sua comparsa:
Durante il giro della casa, fino al mostrarle la sontuosa camera degli ospiti in cui avrebbe dormito, Magda non aveva fatto altro che fare commenti sarcastici e velati, riferendosi alla generosita’ dei genitori della coppia piu’ che per il gusto in cui il tutto era tenuto e arredato.
Marco non ci aveva fatto caso, ma lei, pur cogliendo le allusioni dell’arpia e bollendo interiormente, non aveva avuto il coraggio di replicare nulla.
Anzi!
Ancora piu’ preoccupante era come si fosse lasciata piegare da quel meccanismo psicologico subdolo che la spingeva, piu’ l’ospite risultava strafottente e poco colpita, a cercare di impressionarla a tutti i costi.
Insomma!
Come ricompensa per il suo atteggiamento ingrato Magda aveva ottenuto che lei, alla fine del giro , si comportasse come una cameriera smaniosa di compiacere.
“Marco dille della Sauna... fra l’altro anche qui nella stanza degli ospiti c’e’ una bella vasca... falle vedere... anzi... le mostro io tu prendile le valige!”
Ma era solo quello?
Qualcosa di quella Donna la intorbidiva, la confondeva, la metteva sull’attenti.
E Sarah aveva idea che Magda ne fosse molto conscia.
“Quello di oggi e’ stata un errore... presto Marco dovra’ partire e non voglio rimanere con una Donna del genere da sola.”
Senti’ un rumore familiare provenire dalla sala da pranzo.
Marco stava apparecchiando la tavola e probabilmente avrebbe cucinato lui.
Sarebbe toccato a lei fare almeno una delle due cose, ma dopo aver ricevuto la nuova venuta, si era ritrovata stranamente stanca e sonnolenta, senza pur riuscire pero', a dormire davvero.
Marco era stato premuroso, ma Sarah lo aveva allontanato con malcelato fastidio.
Una strana sensazione allo stomaco, un’ansia vaga e subdola la disorientavano rendendola irritabile.
Sbuffando decise di alzarsi e di prepararsi per andare a mangiare.
Passo’ davanti alla camera degli ospiti che in quelle due settimane sarebbe stata di Marta e si blocco’.
La voce sensuale, calda e pastosa dell’ospite le giunse alle orecchie, ovatta dalla porta semi-chiusa ma comprensibile.
-Si’... tu sei in mio potere... ti sto ipnotizzando...
*Risata compiaciuta*
-I soldi... tutto mio... sai quali sono gli ordini.-
Sarah fini’ di ascoltare con gli occhi sbarrati e il cuore che faceva i tuffi.
La Matrona doveva aver messo giu' perche' segui' un suono sordo.
Ma che stava succedendo?!
-Amo va tutto bene? Non hai toccato cibo...-
“TI STO IPNOTIZZANDO!”
-Amo?-
Con un certo disgusto Sarah osservava con la coda nell’occhio la loro ospite mangiare di gusto e bere, assolutamente disinvolta e vorace, aspettando di poter parlarne con Marco.
-Eh?! Si’... tutto bene, sono solo un po assonnata... anzi... se non vi spiace mi ritiro a letto prima...
-Ah niente di piu’ sbagliato!-
Intervenne inopportuna la Matrona.
-Quando si ha quel tipo di spossatezza bisogna cercare di non assecondarla, o rischierai di finire a letto a fissare il soffitto per ore povera cara!
Bisogna cercare invece di concentrarsi su qualcosa finche non ci si sente pervadere da una sana stanchezza.
Marco se non ti dispiace me ne occupo io!
Continua pure a mangiare... Sarah SEGUIMIi.-
Nonostante a Sarah l’idea di rimanere sola con la Matrona dopo quello che aveva sentito la terrorizzasse, la curiosita’ e la stanchezza ebberoo la meglio.
Docilmente segui' Magda nella sua stanza da letto.
La donna la spinse delicatamente ma con fermezza sul letto.
Sarah deglutendo la fisso’ negli occhi preoccupata.
“Sdraiati.”
Adesso si ergeva ancor piu' imperiosa sulla ragazza e intanto giochicchiava con uno degli orecchini che si era sfilata.
“Che succede ora?” Penso’ la ragazza nervosa.
"Verro' ipnotizzata?!'
Poi Magda disse infine:
-Beh Adesso ti appoggi con la schiena al cuscino, ti leggiti un libro e ti rilassi un po’.
Stai piegata cosi’ non c’e’ il rischio che ti aaddormenti e ti svegli fra un’oretta piu’ stanca di prima.
Io torno a mangiare e fra un po’ veniamo a vedere come stai.-
Disse con una semplicita' che sembrava sincera.
Sarah boccheggio’.
-T-tutto qui?!-
-In che senso?-
-Beh...-
La Matrona sembro’ cogliere il bisogno della ragazza, sbircio’ nel corridoio e chiuse la porta, andandosi a sedere con pazienza sul comdino.
-I-io ho... mentre passavo e senza farlo apposta...-
Lo sguardo di Magda si fece di nuovo intenso ma a Sarah non dette fastidio in quanto lesse sincera curiosita’...
-Ho sentito!-
-Cosa Cara?-
Chiese la donna confusa.
-Che dicevi al telefono...-
-Ah ho capito!- Sorrise disinvolta. -Stavo imitando un personaggio di una vecchia Soap opera di cui io e la mia amica siamo molto appassionate! Noi docenti di psicologia non siamo mica stregoni voodo sai?-
-Ma...-
-Si chiama Another Life la serie, c’e’ questo personaggio che si chiama Vanessa, ed e’ una delle cattive della serie, visto che e’ una psicologa fra le altre cose e ha un colorito abbronzato e i capelli vaporosi come la sottoscritta, la mia amica mi prende sempre in giro... dicendomi che le somiglio...-
Sarah rimase in silenzio imbarazzata.
Le erano stati forniti troppi dettagli e con una naturalezza disarmante.
Magda scosse i ricci doro e le prese la mano.
-Cara non ti preoccupare, la colpa e’ mia, so di aver iniziato col piede sbagliato, non vi ho ancora ringraziato per la vostra ospitalita’...-
Cominciava a dondolare il tacco della gamba accavallata.
Di nuovo la ragazza lascio’ che il suo sguardo indugiasse sul viso malizioso e piacevole dell’interlocutrice.
La lampada del como’ dietro Magda tingeva i suoi ricci di una tonalita' dorata che ricordava quello delle aureole della Madonna nei dipinti medioevali.
-Non avrei dovuto avere quell’atteggiamento di sufficienza prima, tuo marito non avra’ notato, ma si sa... Noi donne...- Ammicco’.
La ragazza trovava imbarazzante quel cameratismo femminile, solitamente, ma il sollievo per aver chiarito quel dettaglio inquietante e il fatto che Magda si stesse aprendo nei suoi confronti (e non il contrario!), le fece rispondere con complicita’ al cenno.
La voce vellutata della Matrona, le sue curve imponenti sedute li sopra di lei e il cigolio ritmico del tacco che dondolava l’avevano messa in uno stato di relaxa e docilità.
-La verita’ e’ che dopo che ti ritrovi a stare senza casa in uno squallido Hotel per proteggerti dall’uomo che ami... tendi inconsciamente a renderti odiosa per non farti amare... ed dover amare.
La casa e’ bellissima e penso tu abbia fatto un lavoro straordinario... ecco!-
Sarah che gia’ pendeva dalle labbra di Magda e cominciava a sentirsi in colpa, si senti’ colta da un improvviso bisogno di compiacere la donna molto piu’ forte di quello del pomeriggio.
-Perdonami tu Magda!
Sono stata molto superficiale a giudicarti.
Marco mi ha parlato della tua situazione brevemente, se c’e’ altro che possiamo fare per te...-
-Beh... ecco Cara... una cosa ci sarebbe...
Il tacco in bilico sulla scarpa cadde per terra con un suono sordo.
Un odore acre e pungente di piede invase le narici di Sarah che si drizzo’ sul letto boccheggiando.
-Voglio che tu e Marco dormiate separati!-
CONTINUA!