Mi chiamo Massimiliano e la mia storia inizia intorno ai miei 26 anni, alla morte di mio padre. Era un grosso imprenditore, aveva molte attività, molti terreni e molti appartamenti più un conto bancario a 7 zeri. Aveva ereditato parte della sua attività da suo padre, mio nonno, ma lui ne fece un impero.
Mi ritrovai così alla morte di mio padre ricco e unico erede. Non avevo mai avuto un buon rapporto con lui, mi ha sempre ritenuto responsabile per aver “ucciso” mia madre durante il parto. Mi ha trattato sempre duramente e quando iniziai a lavorare per lui mi fece partire dal basso, fu proprio durante il giorno del suo funerale che rincontrai dopo anni mia zia Clelia, ne rimasi subito affascinato e attratto, era vestita a lutto e coperta da testa ai piedi, con un vestito drappeggiato, forse un po’ troppo sensuale per un funerale, spiccava su tutti: capelli neri, occhi scuri, una terza di seno, fisico atletico e uno sguardo magnetico un po’ spocchioso. Ricordavo benissimo la zia, quando ero adolescente fantasticavo spesso su di lei, all’epoca era una trentenne ed era bellissima, tuttavia non era proprio una persona amabile: era una tipa sempre seria, altezzosa e cinica. Mio padre la rimproverava sempre e la chiamava “Zitella isterica”. Ai miei 16 anni, quando nonno morì ebbe una grossa lite con mio padre a causa dell’eredità e d’allora era sparita dalla nostra vita, aveva dato le dimissioni dalla società e aveva cambiato città.
Quando mi fece le condoglianze chiese di potermi parlare in privato, io acconsentii e le diedi appuntamento alla villa di papà per il giorno seguente. La villa di papà era la casa più sfarzosa ed esagerata di tutta la città, aveva 50 stanze, 3 piscine, un hangar pieno di macchine e 2 aerei, un eliporto e un campo da tennis. Era la sua reggia. Zia mi raggiunse nella dimora la mattina del giorno seguente, a differenza del giorno precedente aveva un vestito rosso molto sensuale e corto che faceva risaltare le forme perfette del suo corpo e metteva in bella vista le sue lunghissime gambe bianche, il seno appariva molto pushappato e le unghie color nero risultavano in tinta con la borsetta in pelle. Il suo sguardo però era ancora meglio, quei penetranti occhi neri, un make-up da Cleopatra, labbra carnose color terra di Siena e in testa i capelli corvini a caschetto piastrati. Non era più una ragazzina, ormai andava per i 39, ma era davvero uno schianto. La invitai a seguirmi in salone, dove prese posto sul divano senza tanti complimenti. Si sedette accavallando le gambe, chiedendo da bere. La spocchia di quella donna era incredibile, si comportava come se fosse la padrona di casa, ma non riuscii a farmi valere visto che prima di aprire bocca mi fulminò con lo sguardo “allora Massimiliano? Lo vai a prendere un bicchiere di vino a tua zia?” domandò facendomi scattare. Confuso la servii, eseguendo l’ordine il più velocemente possibile, la mangiai letteralmente con gli occhi mentre beveva avidamente il calice di vino. “Io e tuo padre avevamo un accordo, doveva corrispondermi 3.000 euro ogni mese fino alla mia dipartita, in cambio gli ho lasciato le mie quote della società…ora che sei tu il capo mi corrisponderai tu i miei 3.000” annunciò la zia. Conoscevo quell’accordo, me ne aveva parlato il notaio di mio padre, “si ne sono al corrente, avrai i tuoi soldi ogni mese non preoccuparti” annunciai quasi con tono servile, lei ridacchiò “bravo ragazzo…ok…posso anche andare” esclamò alzandosi dirigendosi verso l’entrata. Ero attratto da quella donna e dalla sua sensualità…il suo atteggiamento autoritario poi mi faceva eccitare da morire, “aspetta…so che lavoravi nella società del nonno e che eri una dirigente…ti interesserebbe lavorare per me? Ovviamente oltre ai 3.000 euro avrai anche un ricco stipendio” esclamai quasi inseguendola come un cagnolino. Lei si fermò sulla soglia lanciandomi un sorriso scaltro “ci vediamo domani. So dove trovarti…decimo piano edificio del Chief” annunciò lasciando la villa.
Quella sera non facevo altro che pensare alle gambe accavallate della zia e del suo fare da dominatrice, mi masturbai venendo copiosamente in meno di un minuto, non vedevo l’ora di incontrarla il giorno successivo.
Non fu una giornata facile per i miei dipendenti. Dopo aver analizzato i conti Clelia convocò una riunione, presentandosi ai dipendenti riprendendoli già al primo giorno, non era soddisfatta dei dati produttivi e lo sottolineo con una certa enfasi, ma la mattinata non era finita li e a mezzogiorno aveva già intimorito tutti coi suoi modi: strillò la segretaria dell’area marketing facendola piangere, richiamò pesantemente 2 dipendenti che facevano una pausa troppo lunga, tolse le provigioni al responsabile vendite e licenzio 2 contabili. In un giorno aveva creato un clima di terrore che nemmeno con mio padre al comando si era mai visto. Io restai in disparte, affascinato e anche un po’ spaventato dal temperamento e dal pugno di ferro della zia e la sera una volta giunto a casa non potei far altro che segarmi. Me la immaginai in ufficio con i tacchi a spillo e gli occhiali, seduta sulla mia scrivania a comando della società, con io ridotto a suo schiavo che le leccavo i tacchi, mentre di tanto in tanto mi colpiva con la frusta. Quella fantasia mi fece venire a litri, non solo, non pago dovetti masturbarmi di nuovo. Immaginavo di massaggiarle i piedi mentre mi rimproverava, immaginavo di essere usato come zerbino mentre lei mi calpestava, immaginavo di restare nudo come un verme di fronte a lei servendole champagne davanti al caminetto.
Le settimane seguenti zia si impose sempre più come una furiosa dittatrice, in società tutti lavoravano sodo per non essere ripresi e anche il fatturato aumentò notevolmente, i metodi della zia stavano dando i suoi frutti, mentre io non facevo altro che aumentare le mie fantasie e perversioni su di lei. Il giorno del suo 39esimo compleanno la invitai alla villa, le regalai un grosso diamante, per il quale mi ringraziò appena, come se fosse un regalo pidocchio, le offrii il miglior champagne della riserva di mio padre e una cena intima con aragosta e caviale. La zia fu molto pacata e seriosa e mentre eravamo pronti a mangiare il dolce lasciò cadere uno dei suoi gioielli sotto il tavolo, “Max, me lo raccogli?” domandò, scattai quasi su attenti e mi chinai per raccoglierlo, andando sotto il tavolo, ritrovandomi di fronte a una visione celestiale, potevo vedere sotto la gonna della zia…non aveva le mutandine. Rimasi accucciato per secondi interminabili a guardare la sua splendida vagina depilata, prima che una risatina mi riportasse alla realtà, “visto nulla di interessante Max?” chiese sorniona, non riuscivo a fare niente, ero troppo attratto dalla sua pussy per muovermi. Lei lo sapeva “Massi…toglimi i tacchi e massaggiami i piedi” esclamò con tono autoritario, deglutii nervoso, ma eseguii. Le tolsi i tacchi uno alla volta a cominciai a massaggiarle i piedi, andai avanti per 2 minuti eccitandomi sempre più finchè zia non mi fermò, “andiamo in salotto” ordinò alzandosi. Io la seguii come un cagnolino, portandole i tacchi, lei si gettò sul divano di fronte al fuoco, invitandomi a continuare. Mi inginocchiai di fronte a lei, teneva ancora le gambe divaricate permettendomi la vista della sua vulva, e ripresi a massaggiarle i piedi. “Ti piace farti comandare nipotino?” mi domandò mordendosi il labbro, “no…ma sono come succube di te” esclamai baciandole addirittura i piedi, lei sorrise infilandosi la mano sotto la gonna iniziando a toccarsi la patata, “vorresti vederla più da vicino?” mi chiese guardandomi dritto negli occhi, annui, facendola scoppiare a ridere “se tuo padre ti vedesse…in ginocchio a baciare i piedi di sua sorella, quella stessa sorella che ha sempre denigrato” esclamò divertita. Con un deciso calcione mi spinse via, alzandosi, lasciò cadere la gonna ai miei piedi e mi portò la figa a un palmo dal naso, “leccala” ordinò, non me lo feci ripetere e con coraggio e audacia cominciai a passare la lingua sul clitoide mentre lei mi accarezzava la nuca. Mi sentivo in paradiso, era un sogno, ero lì che leccavo avidamente la fica di mia zia mentre questa incominciava a gocciolare umore, il mio cazzo esplodeva nei pantaloni e lei mi guardava dall’alto con uno sguardo appagato, estrassi il mio durissimo cazzo e cominciai a segarmi, ma la voce autoritaria della zia mi bloccò “non ho detto che puoi masturbarti” esclamò dandomi un buffetto sulla testa, lasciai il mio pene e con le mani afferrai i glutei di zia, azione che sembrò gradire. La zia gemeva e senza avvisarmi venne, riversandomi il suo nettare nella mia bocca. Lo gustai tutto mentre la zia si sedeva di fronte a me. “masturbati Massimiliano” esclamò autoritaria guardandomi, esegui ben lieto, sfregai il mio cazzo per non più di un minuto venendo copiosamente ai piedi della zia, ero eccitatissimo e ancora durissimo. Clelia mi spinse col piede facendomi sdraiare sul tappeto, si alzò e divaricando le gambe si mise parallela al mio cazzo, stava per accucciarsi per prenderlo, ma si fermò sogghignando a pochi centimetri dal mio sesso. “Vorresti entrare vero?” mi domandò. Annui con la testa, lei sorrise alzandosi, lasciandomi confuso col cerino in mano mentre lei si rivestiva. Rimasi in silenzio rialzandomi, lei si stava dirigendo verso la sala pranzo, quando si fermò “ti piace quando ti domino nipotino?” mi domandò con tono malizioso, balbettai “si”, uno sguardo scaltro si dipinse sul volto della zia “ti piacerebbe diventare il mio schiavetto a tempo pieno?” mi chiese leccandosi un dito, risposi prontamente “si, voglio essere il tuo schiavo” esclamai. Lei ridacchio, “e a cosa sei disposto per esserlo?” mi chiese, “sono disposto a tutto” esclamai con tono fermo, lei rimase in silenzio sorridendo “ok…se vuoi esserlo allora…devi darmi tutto l’impero di tuo padre…la società, conti in banca, le case, i terreni, gli appartamenti, le macchine e tutto quello che ti appartiene. In cambio sarai il mio cagnolino ubbidiente e ti garantisco la mia esclusività sessuale…la mia vagina, la mia bocca e il culo saranno solo per il mio schiavetto” esclamò zia sorridendo malefica. Mi stava chiedendo di rinunciare a tutto, di darle tutte le mie ricchezze, tutti i miei possedimenti, la mia dignità…per stare ai suoi piedi. Ero tentennante, lei se ne rese conto “hai tempo per pensarci fino a domani, ma sarà la tua unica occasione, non ne avrai altre” annunciò allontanandosi verso l’uscita.
«Abbiate pazienza per la seconda parte. Ho qualche problema al momento????»