Qui si narra di come cominciò il legame con Mirella e quanto uniti saremmo stati in futuro.


 


Ebbe tutto inizio il primissimo giorno di università, quando le matricole entrano per la prima volta in quelle grandissime aule con i posti a sedere tutti vicini, non più i banchi di scuola. Gli sguardi, così come gli atteggiamenti sono di ogni genere, timidi, curiosi, scrutatori. C'era chi prendeva immediatamente posto e chi invece tentennava qualche istante appena dopo aver varcato la soglia della porta. L'aula si riempie pian piano e dai posti più alti si osservano le ultime dozzine di persone che arrivano, non mancano neanche le sfilate delle ragazze più fighe che nonostante la fine dell'estate non hanno ancora chiuso la caccia all'uomo, anzi, per alcune era appena cominciata nell'ambiente universitario che dava aria di freschezza.


 


Molte persone avevano già creato dei gruppetti formati da ex compagni di scuola che lì si rincontravano. Altri, come me, dovevano stringere amicizie da zero, ed io ne ero entusiasta, era un mondo nuovo pieno zeppo di gente di ogni tipo e proveniente da ogni dove, paesi e città vicine, anche da altre regioni. Non persi tempo per individuare le persone all'apparenza più solari e che sembravano sfoggiare sorrisi sinceri, ne approfittavo sia durante le lezioni che nelle pause, tanto che all'ora di pranzo, finito tutto decidemmo di mangiare qualcosa assieme con i nuovi colleghi. La facoltà era un pò isolata e non sapendo come organizzarci ecco che la più parlantina di tutte esclamò "che ne pensate se andiamo tutti a casa mia? Ho già conosciuto le mie coinquiline e sono tipe tranquille, non credo sia un problema per loro, anzi vista l'ora staranno mangiando proprio in questo momento, così ci diamo il cambio e non intasiamo la cucina".


 


Mirella era il suo nome, capelli raccolti all'indietro, occhiali da sole che coprivano due grandi occhi che esprimevano la sua personalità, l'abbronzatura perfetta, dei vestiti alla texana, con quella camicetta che lasciava intravedere un seno sodo di pari merito ad un culetto rotondo e delle gambe bellissime, e proprio in quel preciso istante in cui il sole la illuminava frontalmente l'ammirai in tutto il suo splendore.


 


Trasportati da quell'allegria acconsentimmo alla proposta e dopo un'oretta (il tempo di tornare e prendere qualcosa al supermercato) arrivammo a casa sua. Di fronte all'entrata era situata la cucina, le camere da letto erano separate da un corridoio che aveva la porta chiusa, infatti dopo aver comunque fatto un gran baccano durante il pranzo solo al momento del caffè conoscemmo le coinquiline di Mirella. Eravamo almeno dieci persone in una cucina strettissima scherzando a gran voce, predominava l'accento calabrese che mi affascinava non poco, ognuno a raccontare cose di sè, e subito si creò una forte intesa. Intesa che si consolidò ancor di più tra me e Mirella soprattutto nei giorni successivi dato che le davo un passaggio con lo scooter per andare in facoltà e lei ovviamente ne approfittava; in fin dei conti nessuno avrebbe preferito viaggiare con i mezzi pubblici con quel caldo. Ricordo che ogni mattina, durante il tragitto parlavamo parecchio, spesso facevamo deviazioni in qualche bar prima delle lezioni, e a volte le lezioni le saltavamo del tutto per andare in giro per la città, era curiosa di conoscere posti nuovi e cominciava a piacerci quello stare insieme.


 


Aveva un modo di fare disinvolto ed istintivo, le piaceva sfottere e allo stesso tempo stava allo scherzo quando era lei la vittima. Era abbastanza intraprendente e non si tirava mai indietro, da quel modo di fare pian piano cominciò a uscir fuori la sua vera essenza che apprezzavo sempre più con il passare del tempo.


 


Un giorno, mentre gironzolavamo per la città, ovviamente saltando le lezioni, il caldo era asfissiante e decisi di portarla in spiaggia almeno la brezza marina sarebbe stata di sollievo. Ancora le persone andavano a mare e lei non passò inosservata su quella spiaggia quando tolse le scarpe e andò in riva al mare bagnandosi il collo per rinfrescarsi. Era proprio di fronte a me, la vidi chinarsi in avanti dando mostra di quel bel panorama che è il suo culo, e fu lì che, mentre rinfrescava viso e collo con l'acqua del mare, la maglietta larga lascia intravedere da sotto le sue tette, fu solo un attimo, ma giusto il tempo di pensare che non era possibile che non mi fossi accorto prima che era senza reggiseno. Questo dubbio ebbe solo il tempo di prendere forma che subito la vedo girarsi e tornare verso dove ero seduto ad aspettarla. Aveva ecceduto con l'acqua, o forse colpa del venticello, ma si era bagnata gran parte della maglietta, e sedutasi accanto a me, alzò il volto verso il sole in maniera tale che si sarebbe asciugata. Io restai a fissarla, come molti altri maschietti della spiaggia del resto, la maglietta bagnata era diventata trasparente e il venticello aveva fatto inturgidire i capezzoli, ed i capezzoli stavano facendo lo stesso effetto sul mio uccello. Si girò notando che la stavo palesemente mangiado con gli occhi, e non feci nulla per nasconderlo, ma lei come se nulla fosse tornò in posizione a prendere il sole "forse non è stata una buona idea togliermi il regiseno prima al bar, ma stavo morendo di caldo e portava troppo calore".


 


Ridacchiando dissi "hai fatto bene invece, sicuramente se ne trae sollievo, sollievo per il caldo e sollievo per la vista"


 


"Sollievo alla tua vista e a quella degli altri " ribatte guardandosi attorno.


 


Siamo rimasti lì a guardare il mare e goderci la brezza marina, nel frattempo lei si asciugò e decidemmo di fumarci una sigaretta prima di andar via, ma ahimè avevamo l'ultima, quindi proposi di fumarcene mezza ciascuno che le avrei ricomprate nella strada di ritorno. Scuotendo la testa dissentì e voltandosi verso uno di quei maschietti che più l'aveva fissata oltre me per tutto il tempo, si diresse verso di lui restando a parlare per qualche minuto. Nel frattempo mi stavo spazientendo, soprattutto dopo che ero stato gentile in fondo, ma quando tornò aprì un pacco di sigarette quasi intatto e me lo porse dicendo "Tieni, puoi conservarle"


 


"Ma che..." furono le uniche sillabe che mi uscirono dalla bocca


 


mi spiegò "Adesso crede di avere un appuntamento con me questa sera, anche se non credo che a quel numero che gli ho lasciato, sempre che esista, risponderà una certa Giusy"


 


dovemmo trattenere le risate dato che quel tizio continuava a guardarla compiaciuto


 


aggiunse "Tienile tu così non le compri, almeno pian piano mi sdebito per il fatto che mi scarrozzi in giro ogni giorno praticamente"


 


Ci guardammo sorridendo per qualche secondo, terminammo la sigaretta e ci rimisimo in viaggio verso casa. Sul motorino tra un discorso e l'altro si avvicina a me poggiando quel seno fantastico sulla mia schiena, adagia la testa sulla mia spalla e dice sorridendo "Mi piace il mare, qualche volta dovresti portarmici la sera, è ancora più bello sai?"


 


Arrivati sotto casa sua "Tieniti pronta per stasera, ti ci porto dopocena al mare" mi sorrise felice e mi avviai verso casa.


 


Come promesso passai a prenderla intorno alle 22:00, stavolta con la macchina, il freschetto serale era un pò fastidioso sul motorino. La musica ad alto volume ci accompagnò durante il viaggio e girando le stazioni radio ci guardavamo con complicità quando scoprivamo che per lo più avevamo gli stessi gusti musicali. Giungemmo sotto il pilone, all'epoca c'era una vasta area adibita a parcheggio, poco illuminato dove in realtà le persone facevano di tutto, ma sinceramente nel mezzo della settimana era un posto abbastanza tranquillo per chi voleva stare un pò in disparte.


 


Scendiamo dall'auto e dopo qualche passo potevamo già sentire la morbidezza della sabbia. Togliamo le scarpe e un brivido lampo ci travolge, era la frescura della sabbia, andiamo verso la riva del mare continuando a parlare finchè Mirella inizia a punzecchiarmi e farmi il solletico approfittando del fatto che dovevo stare attendo a non rompere le preziose bottiglie di birra che avevamo saggiamente preso lungo il tragitto e che io custodivo.


 


Nonostante ciò la rincorsi facendo la massima attenzione, mentre io poggiavo a terra le birre lei ne approfittò per bagnare i piedi in quell'acqua che di sera è calda alzando la gonna lunga che indossava giusto sopra le caviglie per non farla bagnare. Era bellisima illuminata dalla luna, ero imbambolato a guardarla, poi però mi avvicinai lentamente mordendomi le labbra e la minacciavo scherzosamente che le avrei fatto fare il bagno per vendicarmi del solletico di prima, a meno che non si fosse scusata. Ovviamente tentò si sfuggirmi a gran risate, alzando sempre più la gonna per non inzupparla e io mi distraevo nel mio intento per via delle sue bellissime gambe che saltellavano. L'acchiappai e la strinsi a me rimproverandola "Ho deciso che per stavolta la passi liscia, la ma prossima volta ci penso io a te...".


 


Abbiamo bevuto qualche birra e fumato alcune sigarette, era uno spettacolo, ci trovavamo nella parte di spiaggia più vicina alla Calabria, sembrava che si potesse toccare l'altra sponda semplicemente allungando le braccia, potevamo osservare quella meravigliosa vista che lo Stretto di Messina ci offriva, ma non finiva qui, quando ci siamo sdraiati l'oscurità che ci avvolgeva permetteva di vedere una miriade di stelle sopra le nostre teste, e Mirella ne era estasiata.


 


Fu proprio una bella serata passata a scherzare continuamente, punzecchiarci e un panorama unico, soprattutto quando la guardavo. E ripensando a quello che era successo nella mattinata mi accorgevo di quanto poteva essere bella, delicata e porca allo stesso tempo.


 


Dopo qualche ora il freschetto si fece sentire, e lei più di me che indossava una magliettina smanicata, lo si poteva notare dalla sua pelle quando passavo la mia mano per accarezzarla e dai suoi capezzoli che nuovamente liberi spuntavano come due chiodini. 


 


"Vuoi che torniamo a casa? comincia a far freschetto" le proposi.


 


Dopo tutta la serata passata a sfottermi bonariamente concluse con "vedi che dovevi essere tu a fare l'uomo, non che te ne vuoi tornare a casa per un pò di venticello" e ridacchiò.


 


Diciamo che in un certo senso mi sentì ferito nell'orgoglio a maggior ragione che avevo pensato per un attimo teneramente a lei. Presi la mira, chiusi l'indice dentro il pollice, e con un colpo come quando si colpiscono le biglie.. SBEM!! dritto sul capezzolo turgido.


 


Ero cosciente che doveva fare un male cane, ma in fondo noi eravamo costantemente in sfida ed io non ero uno come quelli che aveva addomesticato quella stessa mattinata in spiaggia.


 


"Ahi! Stronzo!" urlò lei scattando all'inpiedi con lo sguardo pieno d'odio.


 


"Lo dicevo per te di andare via, ti stavi prendendo di freddo tanto che sui tuoi capezzoli si poteva ergere il ponte sullo Stretto.... e poi te l'avevo detto che alla prossima te l'avrei fatta pagare"


 


a questa mia risposta prepotente scorsi un mezzo sorriso annientato però dal dolore ancora pulsante. Tornammo in auto come se nulla fosse accaduto, il pareggio tra i due aveva calmato le acque. Saliti in auto accesi una sigaretta e stavo per mettere in moto quando Mirella "Aspetta, accendi lo stereo, voglio godermi ancora un pò il paesaggio con della buona musica", l'assecondai mentre lei si avvolse tra le mie braccia per riscaldarsi "Avevi ragione, scaldami e non dire nulla", mi zittì.


 


Una volta ripresa la temperatura quel tepore le piacque e si accovacciò sulle mie gambe. Non potevo fare a meno di scrutare il suo corpo illuminato dal chiarore della luna, aveva disteso le gambe ed i piedi sporgevano dal finestrino, la gonna risaliva fino al ginocchio per la pendenza e brillava la cavigliera che indossava.


 


Evidentemente, in quel momento forse stavo fantasticando in maniera esagerata nella mia mente tanto che mi imbarazzai un poco quando il mio uccello cominciò a gonfiarsi senza sosta andando a pressare contro la faccia di Mirella che usava le mie gambe come cuscino. Più ripetevo di calmarmi per non rovinare quel momento e più lo sguardo incontrollabilmente puntava le tette che per la postura assunta sembrava volessero uscire dalla maglietta, per poi passare ai fianchi e alle sue gambe. Lei restava impassibile, era sicuramente in dormiveglia ma era impossibile che non si fosse accorta che il mio uccello le aveva anche girato leggermente la testa. Per darci un taglio a quel momento di imbarazzo le accarezzai il braccio e sussurrai "Forse è meglio tornare adesso, almeno dormi più comodamente nel tuo letto".


 


"Ma sto comoda, mi sto rilassando un pochino" ribattè Mirella.


 


Non era per niente addormentata dalla voce che udì, proprio per niente. Lei stava semplicemente con gli occhi chiusi, a rilassarsi sì, ma anche a godersi la reazione che mi procurò, voleva solo vedere che succedeva. Lo intuì benissimo e decisi di mettermi al passo suo.


 


Aspettai qualche altro minuto, nel frattempo sentivo il mio cazzo pulsare ma tentavo di ridurre al minimo i suoi battiti. Non volevo di certo dargliela vinta. Finché "Mirella, ascoltami, forse è meglio andare, fidati"


 


"ma sono bella rilassata, perchè mai dovremmo andare via?" mi chiese con voce pacata.


 


Anche io che ero curioso delle sue reazioni continuai "Perchè se continui a lasciar qui la tua testa, credo che il mio uccello possa uscire dalla gabbia e colpirti in faccia"


 


Mi sorprese "Lascialo pure uscire, qui c'è posto per tutti e due, magari con un pò d'aria fresca si calma"


 


Ero curioso di sapere fin dove potevamo spingerci entrambi in questa soffusa indifferenza degli avvenimenti. Sbottonai i pantaloni, neanche il tempo di allargare l'elastico delle mutande che salta fuori il mio uccello sbattendole davvero in faccia, sulla quale si adagiò dopo qualche rimbalzo. La naturalezza dell'evento (era palese che non era stata pilotata quella dinamica) giocò a mio favore. Mirella si incuriosì talmente tanto che non resistette e dovette aprire gli occhi portandoli all'insù, osservando la mia cappella che le arrivava fin sopra la fronte, e piano piano scese lo sguardo fino alla base che arrivava in prossimità del suo mento.


 


"Non mi sarei mai aspettata di potermi trovare nel lato lungo dello Stretto con te" esclamò.


 


"Devo proprio dirtelo, sei una bella faccia di cazzo" ebbi modo di ribattere con un ghigno.


 


Chiuse gli occhi, sospirò profondamente e disse "Allora vedi che sei tu a cercartela?!" 


 


Riaprì gli occhi guardando fisso i miei, spalancò la bocca e addentò il mio cazzo proprio nel mezzo, come un cane con il suo osso, applicava la giusta pressione per tenerlo fermo. Fortunatamente ero all'inizio dell'eccitazione e ce l'avevo così duro che non sentivo dolore, però certamente non era una bella situazione in cui trovarmi, ma lei stringeva sempre di più ogni qualvolta tentassi di liberarmi da quella morsa. Più tentavo di liberarmi e più lei stringeva. Ad un mio urlo di dolore però afferrò il cazzo in mano e con atteggiamento di sfida "Chiedi scusa adesso!"


 


Avendomi dato qualche secondo di libertà "Non ci penso nemmeno" ebbi modo di ribattere


 


Allora lei, continuando a stringere ancora con energica forza il mio cazzo in mano spalancò le fauci e lo inserì meticolosamente dentro la sua bocca facendo attenzione che non toccasse con nulla per non farmene trarre piacere, se non che con i suoi denti che strinse nuovamente facendomi prigioniero, stavolta cominciava a far male. Tentai di resistere più che potevo e tentai di liberarmi stringendole forte anche io il suo capezzolo già sensibile per il colpo in spiaggia. Con il mio gesto non feci altro che peggiorare la mia situazione, lei addentava sempre più forte emettendo dei versi di sfida che palesemente non riuscivo più a fronteggiare. Cominciai a dire "scusa" ripetutamente, a voce bassa e poi alta, nella speranza che mollasse la presa il prima possibile, ma lo fece così lentamente che mi sembrò un'eternità. Quando arrivò alla minima pressione che poteva applicare sentì una sensazione di sollievo e sentì soprattutto le sue labbra chiudersi lentamente attorno al mio cazzo, e la lingua poggiarsi delicatamente su di esso. Naturalmente il sollievo aumentò a dismisura in quella sua calda bocca di diavoletta che adesso mi stava facendo assaporare il calore di un inferno paradisiaco. Probabilmente sono parole che si contraddicono ed un poco alla rinfusa, ma esprimono perfettamente la sensazione che provavo in quel momento, paura, sollievo, dolore, piacere, Mirella era riuscita a mettere il caos in me.


 


Continuava a pompare adesso, eccome se lo faceva! Teneva sempre fermo il mio cazzo a metà altezza con la mano contro la quale erano poggiate le sue labbra, ed il mio cazzo dentro la sua bocca. Scendevano in contemporanea mano e bocca, e risalivano sempre con coordinazione, aumentava anche la sua salivazione che rendeva tutto molto più scivoloso e gradevole. Dopo qualchè minuto si staccò e guardando i miei occhi, sempre col suo solito ghigno "Non era poi così difficile chiedermi scusa, ma tu sei testardo... Non preoccuparti, come vedi ci penso io a leccarti le ferite". E lo stava facendo letteralmente, nel miglior modo possibile!


 


Godevo dannatamente. Le alzai la gonna e lei istintivamente spalancò le gambe sulle quali feci scorrere la mia mano. Ecco un altro desiderio che si avverava dopo giorni interi. Scostai le sue mutandine che erano zuppe di umori. Non ero l'unico ad essere eccitato da quella situazione. Per quanto mi disse nei giorni seguenti, lei proprio ci godeva di quelle situazioni in cui teneva le redini, e in quell'istante ne godeva davvero, potevo tastarlo con mano, letteralmente parlando. Medio e anulare entrarono ben lubrificati dai suoi stessi umori, mentre il palmo della mano pressava contro la clitoride. Ad ogni affondare delle mie dita lei portava in avanti il suo ventre, e un gemito usciva dalla sua bocca assieme ad un rigolo di saliva che le sfuggiva. Con faccia compiaciuta si staccò dal mio membro. Gli sguardi complici continuavano imperterriti, poggiai pollice ed indice rispettivamente agli angoli della sua bocca, togliendo la saliva in eccesso, stringendo le sue labbra inferiori, carnose, e avvicinai la sua bocca alla mia per baciarla. Per farlo si era alzata, e reggendosi dallo sterzo con una mano e dal sedile con l'altra, spingeva il suo seno verso di me. Lo afferrai come se fosse la cosa più preziosa al mondo e spingendo le mie labbra contro le sue ci catapultammo sul sedile passeggero, portando il sedile indietro, abbassando lo schienale, mi sdraiai in quello spazio appena creato e lei si mise a cavalcioni su di me. Aveva le labbra semiaperte e lo sguardo porco mentre con la mano pressò il mio cazzo durissimo sulla sua fica calda, lo strusciò appena un attimo per poi infilarlo dentro. 


 


Cominciò a cavalcare come un'amazzone, la gonna lunga ormai era tirata tutta sù, e io le tolsi la magliettina godendomi lo spettacolo delle sue bocce che ondeggiavano su e giù ad ogni colpo.


 


Aveva gli occhi semichiusi quando le dissi "Ti sei comportata da gran puttana lo sai?" e Mirella si morse le labbra a quelle parole.


 


"Tu sapevi già che questo cazzo sarebbe stato tuo, dici la verità" continuai io senza ricevere nessun tipo di risposta verbale, ma sentivo che si bagnava sempre di più e il suo ansimare lo confermava.


 


"Avevi pianificato tutto o ti viene sempre così naturale?" mentre le infilavo un dito in bocca che venne immediatamente risucchiato.


 


Cavalcava sempre più intensamente e con la bocca succhiava il mio dito finchè rivolse lo sguardo all'insù e strofinando forte la sua passera su di me potevo sentire che era appena venuta accompagnata da un urlo liberatorio.


 


Abbassò la testa e mi fissò intensamente "In realtà la mia anima è puttana, e tu mi hai reso tanto felice stasera" continuava ad ansimare nel post orgasmo con le labbra schiuse e lucenti. La luna la illuminava attraverso il finestrino.


 


"La mia anima allora sarà molto felice di fare la conoscenza della tua, succhiatela via" le dissi mettendole una mano sulla testa e spingendola giù in basso al sedile in modo da poterle infilare l'uccello in bocca.


 


Adesso era lei a fare quello che le dicevo, e con la mano ancora sulla sua testa le comandavo il ritmo e l'intensità. Non fu certamente un tocco tenue il mio, anzi l'affondavo con irruenza, era lei che con un impercettibile cenno mi faceva capire di allentare la presa, per poi ricominciare. Sapeva proprio come farlo, non erano di certo le sue prime volte, e non ne disdegnava affatto. La sue esperienza si manifestò soprattutto quando raggiunto il culmine lei lo percepì, afferrò le mie mani per tenermi fermo e cominciò a scuotere la testa con un movimento ondulatorio che moltiplicava il mio piacere di quel pompino. Esplosi dentro di lei, fece come le avevo detto, mi succhiò l'anima quella sera. Alzò la testa e si rialzò con aria vittoriosa inarcando un sopracciglio, si affacciò dal finestrino e sputò fuori. 


 


"Hai appena gettato via la tua vittoria" le dissi, "Ce l'avevi quasi fatta, devi accontentarti del pareggio anche questa volta"


 


Si morse le labbra pensandoci sù e rispose "Bhe, vuol dire che dovremmo disputare un altro round"


 


"Con immenso piacere" conclusi.


 

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