Quando frequentavo il liceo, ero molto timido e parlavo molto poco, soprattutto con le ragazze. Un giorno la prof riprese due mie compagne di classe, le separò e ne mise una vicino al mio banco. Il suo nome era Agnese, alta 1,65 e due tette da far paura, culetto bello sodo e sguardo provocante. Erano tre anni che frequentavamo la stessa classe ma io ci avevo parlato solamente un paio di volte.
Nei giorni successivi mi iniziò a rivolgere la parola ma io gli diedi veramente poca confidenza, rispondendo quasi a monosillabi. Tutto continuò così fino ad un giorno d'aprile. Iniziava a fare caldo e lei si presentò più scollata che mai. Le sue mastodontiche tette sbucavano quasi dalla magliettina attillata. Non riuscivo a toglierli gli occhi di dosso e mio malgrado mi si iniziò a gonfiare il pene. Cercai di non farmi vedere, ma lei notò la mia mano sulla patta, come a voler nascondere qualcosa. Mi guardò con fare provocante e mi tolse la mano. La mia erezione era evidente e lei iniziò incredibilmente ad accarezzarmi il pacco. Io provai a spostargli la mano, ma dopo poco ero completamente in trance e la feci continuare. Ad un certo punto si guardò intorno e con fare disinvolto prese il suo giubbetto e lo mise sopra di me. Mi stavo chiedendo cosa diavolo volesse fare quando infilò la mano sotto il giubbetto, mi sbottonò i pantaloni e iniziò ad accarezzarmi le mutande. Ero al settimo cielo. Lei continuava con un ritmo sempre più incessante, finchè mi scostò i boxer e iniziò a toccarmi il pisello. Era incredibile. Dopo qualche carezza iniziò a segarmelo con fare esperto. Me lo scappellava in maniera straordinaria, con un ritmo cadenzato, il che raddoppiava il piacere. Mi guardai intorno. Incredibilmente nessuno si era accorto di nulla e io la feci continuare, ormai succube della sua mano. Dopo quelli che parvero 5 minuti, non riuscii più a resistere. Socchiusi gli occhi e esplosi in una sborrata pazzesca. Lei continuò imperterrita, sorridendomi e facendomi l'occhiolino. Dopo un po' tolse la mano dal mio pisello e la tirò fuori dal giubbetto. Con un gesto repentino si iniziò a leccare le dita, pregustando il mio seme.
Fu un'esperienza bellissima e anche se purtroppo le nostre strade si separarono alla fine di quell'anno, ricordai sempre con affetto quella straordinaria esperienza giovanile.
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