Assunto da una importante multinazionale americana, ricomincio a viaggiare e... non riesco a stare lontano dai guai.
Dedico un intero racconto a Francesca, la mia ex assistente: ho sconvolto la sua vita, e lei ha lasciato un segno nella mia.
Una coppia rumorosa
Erano ormai due anni che lavoravo per una multinazionale americana e più o meno dallo stesso tempo ero sposato. La vita stava girando per il verso giusto e tutto sembrava tranquillo. Troppo, per i miei gusti. Il team europeo cresceva e mi avevano da poco assegnato una assistente in Italia.
Francesca era una ragazza molto bella, anche se piuttosto timida. Sempre curatissima nel vestire, truccata al punto giusto… insomma, una perfettina. I primi tempi insieme non furono così idilliaci: a me piacciono le persone estremamente veloci ed efficienti, mentre lei aveva bisogno di molta supervisione. Nonostante questo mi facesse spesso innervosire, c’erano giorni in cui la osservavo e la trovavo particolarmente sexy con quell’aria da santarella... ma era fuori discussione che succedesse qualcosa. Non con le colleghe, assolutamente mai con una che riporta direttamente a te.
Dopo qualche settimana mi ero pure reso conto di piacerle, e molto. Mi faceva spesso complimenti, mi diceva che uomini come me non si trovano facilmente e che mi invidiava la calma e la sicurezza di fronte ad ogni situazione. A volte questo suo adorarmi era imbarazzante. Non stava cercando di sedurmi, e nemmeno di provarci. Non credo l’avrebbe mai fatto. Era solo chiaro che non le fossi indifferente.
Viaggiavamo anche spesso insieme, soprattutto quando si organizzavano meeting importanti, e questo comportava a volte anche lo stare fuori a dormire per una o due notti. Così ci capitò diverse volte di uscire a cena noi due da soli, dopo lunghe giornate di trasferimenti e lavoro. Cercavo di mantenere una certa distanza, ma in quelle situazioni è abbastanza normale che le persone sviluppino un rapporto più confidenziale, favorito anche dalle nostre policy interne per cui si usa il tu con tutti. Lei mi raccontava spesso della sua vita privata, si apriva e si confidava molto alla ricerca di consigli e supporto. Io ascoltavo, a volte le davo un’opinione spassionata, ma avevo sempre evitato di coinvolgermi troppo. Sapevo come sarebbe finita e volevo evitarlo accuratamente. La cosa cambiò una sera, mentre eravamo in un piccolo hotel fuori Roma e ci stavamo organizzando per uscire a cena. Siccome ci metteva sempre un sacco di tempo a prepararsi, era ormai una prassi che io la aspettassi in camera mia e che lei bussasse quando era pronta, così io potevo dedicarmi al mio tipico lavoro serale: le email non lette durante il giorno. Quando arrivò io mi ero perso dietro al computer.
- Entra un secondo. Devo finire una e-mail e poi andiamo.
Si sedette sul letto. Aveva indosso una camicia un po’ scollata che non nascondeva un seno rotondo e prosperoso, una gonna appena sopra il ginocchio, stivali alti neri. Non era male. Rimanemmo in silenzio per qualche minuto mentre battevo sui tasti per poter spedire il mio messaggio, ma quel debole rumore di fondo fu rotto da inequivocabili gemiti di una donna provenienti dalla stanza attigua. Le pareti erano evidentemente piuttosto sottili e sembrava quasi che fosse lì con noi. A Francesca scappò una risatina
- senti questa.... e diventò tutta rossa
Mi alzai e avvicinai l’orecchio al muro
- ma... cosa faiiiii !!! Dai.... andiamo a cena!
- no, aspetta... vieni a sentire... ora parlano
si lasciò tentare dalla curiosità e venne vicino a me, anche lei con l’orecchio attaccato alla parete.
Nella camera accanto lei dirigeva il suo lui dandogli chiare indicazioni su come muoversi.
- Dai… così amore… più veloce…. Che bel cazzo che hai…
Si sentiva il letto cigolare e lui grugnire.
Francesca, senza accorgersene, aveva iniziato a mordicchiarsi il labbro inferiore.
La cosa non mi stava lasciando indifferente.
- Lo trovi eccitante? Le chiesi.
Si irrigidì all’istante.
- non c’è nulla di male... E’ del sano sesso. Si stanno divertendo… Io lo trovo molto eccitante
- si…anche io... mi rispose abbassando gli occhi
Nell’altra stanza intanto divenne chiaro che lui voleva incularla e lei non era del tutto pronta
- No, dai... aspetta... piano, entra piano.... così me lo sfondi...
Francesca aveva gli occhi spalancati ed era diventata rossissima. Sussurrava a bassa voce
- Oddio… cosa fanno… andiamo…
Io ridevo.
-dai... senti cosa combinano ora... torna qui
L’uomo doveva essere riuscito nel suo intento e la ragazza ora godeva ad alta voce.
Si risistemò contro il muro, ma molto più vicino a me.
Respirava velocemente, come se a fare sesso fosse stata lei. Mi guardava, poi abbassava gli occhi e poi mi guardava nuovamente. Le sue mani davano segni di nervosismo.
Fu come istinto animale. Il suo profumo mi invase le narici.
Avevo voglia di averla.
Spostai la mano lungo il muro, fino a sfiorare la sua. Ebbe un sussulto, ma non la spostò.
Mi guardava fissandomi negli occhi.
Dall’altra parte della parete i due avevano iniziato ad urlare dal tanto che godevano.
Io mossi la testa avvicinandomi alla sua ancora un po’, fino a pochi centimetri.
E lei mi baciò.
Le labbra sulle mie, la lingua che me le aveva sfiorate prima di ritrarsi, la mano che aveva afferrato saldamente la mia.
Si fermò quasi subito, impietrita, per poi ritrarsi.
- io... io non so cosa... davvero.... scusa…
La girai contro il muro e le fui addosso con tutto il mio corpo.
Le misi la lingua in bocca. Un bacio dolce ma deciso.
Non se lo aspettava, lo percepii, ma non ci fu resistenza.
Continuai a baciarla mentre una mano le scendeva lungo il viso, passando sul seno.
La sentii avere un piccolo sussulto. Le sue mani cinsero la mia testa.
Continuai sui fianchi, per poi risalire sotto la gonna.
Aveva le mutandine fradice.
Mi staccai dalla sua bocca per guardarla in faccia. Aveva gli occhi spalancati. Il respiro si era fatto breve e veloce.
Riuscì solo a dire – Oddio... poi spalancò la bocca lasciandosi sfuggire un gemito mentre le mie dita entravano in lei.
Le gambe le tremavano.
Mi misi in ginocchio e le abbassai le mutandine, poi le sollevai la gonna e iniziai a masturbarla e leccarla mentre le afferravo il seno. Mi mise una mano tra i capelli, e mentre allargava di più le gambe mi spingeva il viso con forza verso la sua figa. Tra un sospiro e l’altro continuava a ripetere quella parola.
- Oddio…… oddio….. ahhhh…. Oddio….
Mi alzai in piedi, smettendo di toccarla. La guardavo dritta negli occhi mentre lei cercava di sostenere lo sguardo. Mi slacciai i pantaloni, lentamente. Non riuscivo a capire se fosse più eccitata o tesa. La presi e, girandomi, lei si trovò con il letto alle spalle. Le tolsi anche la gonna e la forzai a sdraiarsi. La camicetta in parte aperta, autoreggenti e stivali.
La tenevo per le caviglie. Le sue gambe aperte davanti a me, con la figa ben rasata esposta al mio sguardo. Lei respirava davvero velocemente mentre mi fissava. I suoi occhi nei miei, poi in mezzo alle mie gambe. I miei pantaloni erano a mezza gamba con i boxer. Il cazzo duro davanti a lei. Mi chinai e la penetrai. Lanciò un urlo. Poi mi abbracciò e cercò la mia bocca.
Me la scopai ferocemente. Il mio cazzo entrava ed usciva da quella figa stretta e bagnata facendo molto rumore, un suono che mi piaceva sentire. E mi piaceva vedere il suo volto, le sue smorfie di piacere intenso. La vidi piangere, contorcersi, godere.
Quando sentì che acceleravo il ritmo riuscì a dirmi solo
- Non dentro… Ti prego... non venirmi dentro...
Mi sfilai e le sborrai sulla pancia, sporcandole una delle calze.
Continuò a guardarmi mentre mi segavo davanti a lei, con ancora una delle sue gambe sulle spalle.
- Non credevo di piacerti...
me lo disse senza guardarmi.
Io non le risposi. Avevo appena fatto una cazzata gigante.
- Credo sia meglio se ti vai a cambiare... mi spiace...
Si alzò dal letto, evidentemente imbarazzata, tenendosi una mano sul sesso e una sul seno come se fosse stata completamente nuda. Però mi baciò prima di sparire in bagno.
La sua mano mi sfiorò l’uccello. Ero quasi certo l’avesse fatto di proposito.
Quando tornò si era aggiustata abbastanza ma mi disse che sarebbe stato meglio se fosse tornata in camera sua.
Passai un paio d’ore a riflettere sulle conseguenze possibili di quello che avevo fatto, mentre cenavo da solo al terribile ristorante dell’hotel.
Mi arrivò un sms:
era dal primo giorno che avevo voglia che accadesse.
Risposi – sarà il nostro piccolo segreto.
Speravo davvero rimanesse tale. Ancora non immaginavo dove quella prima volta ci avrebbe portati.
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Categorie: Etero